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Da Draghi alla Marmolada

di Roberto
Rosso

Dalla crisi climatica alla crisi sociale e politica in Italia

Le cronache delle ultime settimane, in un crescendo negli ultimi giorni, raccontano degli effetti della crisi climatica indotta dal riscaldamento globale, mentre si dispiegano gli effetti dei conflitti e delle contraddizioni geopolitiche. Delle considerazioni che è possibile fare su questo sato di cose, in rapido divenire, molte sono state scritte in precedenti articoli1, i tre citati in nota le riassumono, nel senso che era nell’incipit dell’articolo ‘Appunti sul groviglio delle crisi2L’intreccio tra diverse crisi è il carattere fondante dello sviluppo degli eventi in queste settimane’.

La complessità del quadro3- che possiamo definire come iper-complessità -per sottolineare lo stato di criticità raggiunto dal ricambio organico della società, dal rapporto rapporti sociali di produzione/riproduzione e natura, ambiente, mondo della vita che dir si voglia- e a dir il vero  lo straordinario patrimonio di conoscenze, in continua evoluzione, trasformazione e crescita che lo descrivono, propongono inevitabili interrogativi sulle forme di governo attuali e possibili della trasformazione in corso, della quale  in diversi scenari sono stati descritti esiti sostanzialmente e comunque catastrofici. Il soggetto, le soggettività politiche, sociali e culturali, gli stati e le forme di governo a cui la domanda può essere posta sono -come ovvio- a loro volta parte dello scenario, oggetto e soggetto delle trasformazioni in corso. Il fallimento sostanziale della COP264, a cui continuiamo per forza di cose a far riferimento, lo sviluppo di una condizione di ‘belligeranza globale’ di volta in volta latente o attuale che si manifesta nelle alleanze a geometria variabile che si strutturano sul piano economico, militare, monetario e finanziario5, raccontano dell’incapacità di affrontare quella complessità, a partire dalla crisi climatica.

Il movimento no-global o alter-mondialista di inizio secolo aveva ben individuato questa incapacità degli attuali assetti politici economici e sociali di governare la transizione, se non nella direzione di avvicinarne gli esiti catastrofici e di aggravarne le diseguaglianze sociali. Quella capacità di critica radicale, di condivisione delle conoscenze, delle culture e dei linguaggi, quella capacità di incontro, collaborazione e riconoscimento reciproco tra i più diversi movimenti di tutte le regioni del globo hanno caratterizzato una breve stagione, benché abbiano segnato e influenzato ogni evoluzione successiva dei movimenti di liberazione, di critica e prassi radicali nei confronti dei rapporti sociali dominanti; le trasformazioni radicali di questo inizio secolo hanno determinato delle cesure anche generazionali nel processo di trasformazione continua delle culture critiche, di cui i Fridays For Future sono una delle poche espressioni globali, cui la pandemia ha imposto una interruzione, ma che si ripresentano sulla scena6 con il 2° Meeting Europeo di Fridays For Future dal 25 al 29 luglio a Torino in parallelo con il Climate Social Camp7.

 I precedenti due paragrafi ripropongono il nesso tra forme di governo delle società e conflitto sociale, tra dispositivi di estrazione di valore -sempre più pervasive e profonde- dalle forme di relazione e collaborazione sociale e movimenti di critica radicale; la critica delle forme di governo, in Europa e in Italia in particolare porta a parlare di democratura, una sorta di ‘democrazia reale’ in analogia alla definizione di ‘socialismo reale’.

Le vicende della crisi di governo in corso in queste ore, di cui si scrive in altri articoli della rivista, illustrano lo sato delle cose nel nostro paese: il riferimento  del dimissionario presidente del consiglio Draghi all’appello degli Italiani ovvero di diversi rappresentanti di categoria, di sparuti gruppi di cittadini, ma di un numero cospicuo e significativo di sindaci, oltre duemila, gli stessi appelli mostrano con evidenza l’esistenza di un cortocircuito nei meccanismi istituzionali del nostro paese.

La complessità delle crisi e delle trasformazioni in atto le peculiarità locali delle loro manifestazioni assieme ai nessi tra locale e globale, attraverso peraltro una complessità di livelli propri delle dinamiche economiche, climatiche, sociali ed ambientali richiederebbero invece il massimo di articolazione e di partecipazione dei processi conoscitivi e decisionali per non dover arrivare a soluzioni di emergenza in condizioni di emergenza, che poi di emergenza non sono, poiché costituiscono la manifestazione di processi reali fondamentali  e di lungo periodo. Nella situazione attuale il perno dell’azione di governo ed il cuore degli appelli alla continuità dell’azione di governo di Draghi è costituito dal PNRR dall’espletamento delle ‘azioni’ e delle ‘riforme’ necessarie per ricevere i fondi.

Da un lato abbiamo quindi la personalizzazione, il riassunto in una figura, dell’azione di governo dall’altro la visione salvifica del PNRR come soluzione a tutti i mali del paese; PNRR che nasce come risposta dell’UE alla crisi globale indotta dalla pandemia, incardinando questa risposta in elementi di trasformazione strutturale. Un duplice corto circuito che vede la mancanza di una riflessione, di una pianificazione strategica della trasformazione sociale, di una struttura democratica e partecipata della società che la renda possibile in luogo di un affidamento all’uomo del destino.

Il protagonismo delle città e dei territori

Non a caso nella progettazione del PNRR la transizione ecologica e climatica, come punto di riferimento per la necessaria trasformazione radicale degli assetti produttivi, riproduttivi e territoriali, ha un ruolo marginale e qui torniamo al punto. Il ruolo dei sindaci in questo contesto è particolarmente significativo, in particolare di quelli delle maggiori città, ma non solo. Le aree metropolitane sono il fulcro di quello che possiamo definire il metabolismo sociale, dove si concentrano i flussi di materia, energia, formazione e relazioni sociali. In Italia la struttura del territorio accanto alle aree metropolitane più concentrate giocano un ruolo le città diffuse, che hanno prodotto uno straordinario processo di antropizzazione e urbanizzazione del territorio con conseguente consumo di suolo, delle matrici ambientali in generale, ricorse naturali e biodiversità; per la configurazione orografica l’equilibrio complessivo idrogeologico è affidato anche alle comunità delle cosiddette aree marginali. In buona sostanza il processo di antropizzazione delle diverse aree del nostro paese -per come si è storicamente determinato in particolare negli ultimi decenni- richiede una trasformazione radicale della formazione sociale. Oggi, invece di assistere al protagonismo di metropoli, città e territori, assistiamo all’appello all’azione salvifica dell’uomo solo al comando, visto peraltro come unico rappresentante possibile della dignità del paese nel contesto internazionale.

Purtroppo questo stato di cose non ha origini recenti, non è di questi mesi e queste settimane, neanche degli anni a partire dal manifestarsi della pandemia, ma è il prodotto della trasformazione del paese almeno negli ultimi trent’anni; le forme del conflitto sociale, delle rappresentanze, della politica sono a loro volta l’esito del processo di questa ‘stagnazione’ pluridecennale di cui sono al contempo parte, così come accade per ogni manifestazione della società.  Come abbiamo detto altre volte, non mancano indicazioni, manifestazioni in controtendenza, purtroppo inadeguate e disperse, forse complessivamente inconsapevoli della natura e della gravità del problema, qui ci siamo dentro tutti, nessuno escluso.

L’incapacità di affrontare la crisi climatica e ambientale, in un rapporto di reciproco aggravamento con tutte le altre crisi, è espressione del modello sociale, in una modalità che differenzia la realtà italiana da quella degli altri paesi; vale la pena di leggere in proposito l’articolo di Sergio Bologna ‘Fine del lavoro come la fine della storia?8 che produce un quadro descrittivo ed una chiave interpretativa della realtà del lavoro, dell’organizzazione produttiva e delle diseguaglianze sociali nel nostro paese. Negli otto punti finali Sergio propone pratiche ed obiettivi che … “Le proposte concrete sono forse banali e non infiammano gli animi, ma secondo me sarebbe già un grosso passo avanti se si riuscisse a spostare tutte le energie che si spendono in inutili ricerche o in fuorvianti dibattiti sulle trasformazioni del lavoro verso questi banali (ma non tanto) obbiettivi.” Vale la pena di leggere il lungo articolo e di riflettere sulle proposte finali.

Da Draghi alla Marmolada

Torniamo al clima. L’evento emblematico di questa stagione di siccità e di caldo insopportabile è la tragedia del crollo del ghiacciaio della Marmolada; emblematico di una stagione, ma anche del collasso del sistema alpino, che sta procedendo da anni e si manifesta in modo particolarmente drammatico in stagioni come quella che stiamo attraversando. Il riscaldamento globale, particolarmente accentuato nell’area del mediterraneo e alle alte quote rende fragile la criosfera, quelle che erano nevi e ghiacci  perenni, che costituiscono il legame delle rocce -il cosiddetto permafrost- che si infragiliscono se il ghiaccio ce le tiene assieme si scioglie; cambia la condizione di rischio, la cui misura richiede di far riferimento a processi complessivi e a pratiche di osservazioni locali, poiché se tutto l’assetto del territorio alpino va in crisi, ogni località, ogni sistema montuoso ha le sue particolarità. Non vale quindi fare riferimento semplicemente alle conoscenze, alle abilità o al coraggio dei singoli: valutazioni e scelte dei singoli nelle particolari situazioni devono essere assistite da una analisi di rischio che fa riferimento al contesto, al suo procedere. Non si tratta quindi di ragionare astrattamente sulla opportunità di mettere divieti di accesso, ma su valutazioni complessive che uniscono analisi dei processi globali, sorrette da osservazioni e conoscenze locali; in questo senso la riflessione sulla tragedia del ghiacciaio della Marmolada ci introduce alla necessità di un metodo che riguarda tutti gli assetti sociali e territoriali, una metodologia rosso-verde poiché la crisi climatica non è socialmente neutra, ma dispiega i suoi effetti in modo differenziato sulle diverse classi sociali e sui diversi territori, esaspera le diseguaglianze.

Gli appuntamenti di Torino sono allora da connettere -idealmente e concretamente- all’appello dei lavoratori della GKN e dei COBAS per la dichiarazione di uno sciopero generale ed all’appello alla mobilitazione di SICOBAS e USB dopo l’incarcerazione di attivisti sindacali e lavoratori per le lotte nel settore della logistica dal 2014 ad oggi. Nessuna occasione di mobilitazione, di condivisione di conoscenze ed obiettivi deve essere tralasciata, un collegamento pratico ed ideale tra di esse deve essere costruito; sino ad arrivare all’appuntamento di novembre a Firenze nel ventennale del Forum Sociale Europeo del 2002, che deve essere -oltre che occasione di elaborazione, condivisione ed incontro- momento di mobilitazione generale e partecipata.

 

Roberto Rosso

  1. Transizioni e trasformazioni di un mondo di rischi interconnessi https://transform-italia.it/transizioni-e-trasformazioni-di-un-mondo-di-rischi-interconnessi/ Crisi locali/globali, movimenti e trasformazione sociale https://transform-italia.it/crisi-locali-globali-movimenti-e-trasformazione-sociale/  Cosa ne è della pretesa di pianificare la trasformazione sociale? https://transform-italia.it/cosa-ne-e-della-pretesa-di-pianificare-la-trasformazione-sociale/ []
  2. https://transform-italia.it/appunti-sul-groviglio-delle-crisi/  []
  3.   https://transform-italia.it/tutta-la-complessita-del-mondo/  []
  4. https://transform-italia.it/sesto-rapporto-iocc-sul-cambiamento-climatico-previsioni-piu-precise-ed-orizzonti-piu-drammatici/  []
  5. La guerra dei trent’anni https://transform-italia.it/la-guerra-dei-trentanni/  Il digitale al servizio della militarizzazione delle società   https://transform-italia.it/il-digitale-al-servizio-della-militarizzazione-delle-societa/  []
  6. https://fridaysforfutureitalia.it/2-meeting-europeo-di-fridays-for-future/ []
  7. https://www.climatesocialcamp.com/[]
  8. https://sinistrainrete.info/lavoro-e-sindacato/23308-sergio-bologna-fine-del-lavoro-come-la-fine-della-storia.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook&fbclid=IwAR2nj0W9H8DOniLqLgYJTDbeY1UaOeOfmjTHYeoSZxWqB-kpLYGl-y6piDY   []
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