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Sesto rapporto IPCC sul cambiamento climatico: previsioni più precise ed orizzonti più drammatici

di Roberto
Rosso

Questo articolo può essere considerato come un addendum a quello pubblicato il 16/2/2022, Migrazioni, conflitti e cambiamento climatico ed assieme una dichiarazione di intenti sui prossimi contributi relativi al cambiamento climatico.

Il sesto rapporto dell’IPCC1, la cui uscita è stata rinviata di un anno a causa della pandemia, è ormai disponibile in gran parte delle sue parti, benché pur approvato sia soggetto ad un editing finale e si raccomandi di non citarlo, quotarlo o distribuirlo. Con questo limiti tuttavia nell’attuale situazione, nella quale le scelte strategiche di tutti i paesi e di tutti i governi, in tutte le regioni del globo, si muovono in un contesto di massima incertezza, dove diversi livelli di crisi si intrecciano, si sovrappongono e si esaltano l’un l’altro; è necessario che il cambiamento climatico – indotto dal riscaldamento globale e dalla devastazione degli ecosistemi – sia preso in considerazione come il contenitore di tutte le crisi, che esalta le conseguenze di ognuna e ne viene a sua  volta incrementato.

Questo articolo, contiene alcune primissime osservazioni, rispetto ad un testo di estrema complessità a cui seguirà necessariamente un percorso di analisi di tutte le parti, nessuna delle quali può essere ignorata.

Esso rappresenta un ulteriore passo in avanti nella puntualità delle sue previsioni, per ognuna delle quali è disponibile il grado di affidabilità2.

Entro il novembre del 2022 saranno completati tutti i documenti, quelli già disponibili 3 indicano con chiarezza le alternative possibili rispetto a 5 scenari che vengono prospettati in relazione all’aumento previsto delle temperature globali.

La struttura dei report è necessariamente estremamente complessa, le 41 pagine del ‘Summary for Policymakers’ sintetizzano il full report che, compreso il summary, conta 3.676 pagine. In queste pagine ritroviamo ciò che negli ultimi anni abbiamo letto nelle cronache degli eventi estremi che hanno colpito più o meno tutte le diverse regioni del globo e nelle previsioni che li accompagnano.

Il technical summary di 96 pagine costituisce il testo di collegamento tra il sommario per i decisori politici ed il rapporto completo4.

Sono molte le considerazioni contenute nel TS, che sintetizzano gli effetti del riscaldamento globale già in atto, tuttavia un  passaggio è particolarmente significativo per quanto riguarda i progressi negli strumenti di analisi e nelle conclusioni a cui arrivano tra il quinto ed il sesto rapporto5, vale a dire che il superamento della soglia d di 1,5° dovrebbe verificarsi negli anni ’30 del secolo vale dure 10 anni prima del punto medio del range temporale previsto nel quinto rapporto.

In quest’ultimo rapporto sono stati di molto ridotti i gradi di incertezza rispetto a quello precedente per quanto riguarda le miriche, i parametri di misura del camminato del clima, grazie al fatto che  stato ridotto in particolare di oltre il 50% il grado di incertezza relativo all’effetto dei sistemi nuvolosi sul riscaldamento6.

Obiettivo immediato delle analisi e delle previsioni a livello regionale e globale è quello di disporre di metodologie adeguate a effettuare una analisi di rischio, a valutare gli impatti specifici del cambiamento climatico  a livello locale o regionale per fornire quindi una informazione adeguata a tutti i soggetti coinvolti sulla scala analizzata, dai governi alle popolazioni, sino ad arrivare alle singole località o specifiche attività7.

Un altro concetto chiave introdotto nel rapporto è quello delle forme di giustizia necessarie per affrontare il cambiamento climatico e le sue conseguenze.

Il rapporto evidenzia tre diversi principi di giustizia climatica.

La Giustizia distributiva si riferisce sulla allocazione di pesi, conseguenze negative e positive tra individui, persone e generazioni. La giustizia procedurale invece si riferisce a chi prende le decisioni o comunque partecipa al processo decisionale. Il terzo principio riguarda il corretto riconoscimento delle diverse culture e prospettive sul proprio futuro8.

Possiamo osservare come i due punti precedenti siano strettamente correlati tra loro laddove una corretta valutazione dei rischi connessi al cambiamento climatico ed una condivisione delle conoscenze e delle informazioni che la motivano e ne derivano siano alla base poi di processi decisionali partecipati, condizioni necessarie affinché decisioni tempestive, efficaci e giuste nel senso indicato siano prese. In realtà la COP26 ha mostrato come si sia ben lontani dalla realizzazione di questa condizione, mentre l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ed il conseguente cambiamento nei rapporti internazionali a tutti i livelli, politico, militare, economico e diplomatico rendono sempre più lontana la possibilità di accordi a livello globale che la COP26 non è stata in grado di raggiungere. Non solo, l’accento delle scelte dei governi si sposta l’aumento delle spese militari in un contesto di deterioramento della situazione economica globale in cui solo i grandi gruppi dell’industria militare e della speculazione finanziaria sui mercati delle materie prime -quelle energetiche in primo luogo, ma non solo- aumentano fatturati ed accumulano profitti.

L’analisi di rischio e la pratica di principi di giustizia, dovrebbero -sottolineiamo dovrebbero- guidare tutti i processi di adattamento al cambiamento climatico nel senso di prevenirlo in tutte le forme possibili ed a tutti i livelli -dai singoli alle nazioni, ai continenti,  all’umanità tutta- ed in quello di adattarsi alle nuove condizioni che cambiamento climatico produce; vale la pena considerare il fatto  che la globalità del cambiamento, ma anche la differente intensità con cui colpisce diverse regioni del globo e diverse settori sociali delle popolazioni, richiederebbe il massimo di solidarietà e coordinamento cosa che in tutta evidenza non avviene, limitando di molto l’efficacia delle politiche che vengono messe in atto. Si tratta di processi fortemente dinamici ed iterativi, vale dire i processi non hanno un andamento liberare ed ogni passo dipende dal precedente, ciò che richiede un aggiornamento costante delle analisi di rischio e degli interventi, con un coordinamento tra le diverse aree ed i diversi livelli coinvolti9.

Teniamo presente che quando si parla di aumento della temperatura media a livello globale non si rende conto delle differenze tra le diverse aree e situazioni in particolare il riscaldamento accentuato delle terre emerse e il moltiplicarsi ed intensificarsi dei fenomeni estremi10 che in Italia ben conosciamo.

Credo che queste primissime considerazioni con le citazioni prese dal primo capitolo del report, dedicato ai punti di partenza ed ai concetti chiave dell’analisi, siano più che sufficienti a introdurre le ulteriori analisi e considerazioni che potremo fare prendendo in considerazione i singoli capitoli del sesto rapporto dell’IPCC ed a rendere conto della drammaticità della situazione e dell’inadeguatezza dei provvedimenti che i governi prendono e dei processi di riconversione delle diverse filiere produttive e delle diverse formazioni sociali.

La guerra nella sua forma globale, complessa ed ibrida spinge in tutt’altra direzione verso un uso dlle risorse ben diverso da quello che sarebbe auspicabile. La situazione europea in particolare, sotto la spinta della guerra in Ucraina, va verso una crescente militarizzazione dell’economia e della politica oltre che delle coscienze, tendenza in atto che sarà molto difficile invertire, su questo non ci possiamo fare illusioni, ma contro la quale il movimento globale incarnato dai Friday For Future11 possono e debbono essere una componente fondamentale in quell’intreccio di movimenti e di culture che solo può ambire a cambiare radicalmente lo stato di cose presenti.

Roberto Rosso

  1. https://ipccitalia.cmcc.it/cose-lipcc/.[]
  2. Confidence1 is a qualitative measure of the validity of a finding, based on the type, amount, quality and consistency of evidence (e.g., data, mechanistic understanding, theory, models, expert judgment) and the degree of agreement; and
    (2) Likelihood2 provides a quantified measure of confidence in a finding expressed probabilistically e.g., based on statistical analysis of observations or model results, or both, and expert judgement by the author team or from a formal quantitative survey of expert views, or both.[]
  3. https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg2/.[]
  4. The Working Group I (WGI) contribution to the Intergovernmental Panel on Climate Change Sixth 4Assessment Report (AR6) assess the physical science basis of climate change. As part of that contribution, this Technical Summary (TS) is designed to bridge between the comprehensive assessment of the WGI Chapters and its Summary for Policymakers (SPM). It is primarily built from the Executive Summaries of the individual chapters and atlas and provides a synthesis of key findings based on multiple lines of evidence (e.g., analyses of observations, models, paleoclimate information and understanding of physical, chemical and biological processes and components of the climate system).[]
  5. In AR6, combining the larger estimate of global warming to date and the assessed climate response to all considered scenarios, the central estimate of crossing 1.5°C of global warming (for a 20-year period) occurs in the early 2030s, ten years earlier than the midpoint of the likely range assessed in the SR1.5.[]
  6. Magnitude of climate system response: In this Report, it has been possible to reduce the long standing uncertainty ranges for metrics that quantify the response of the climate system to radiative forcing, such as the equilibrium climate sensitivity (ECS) and the transient climate response (TCR), due to substantial advances (e.g., a 50% reduction in the uncertainty range of cloud feedbacks) and improved integration of multiple lines of evidence, including paleoclimate information. Improved quantification of effective radiative forcing, the climate system radiative response, and the observed energy increase in the Earth system over the past five decades demonstrate improved consistency between independent estimates of climate drivers, the combined climate feedbacks, and the observed energy increase relative to AR5.[]
  7. With the aim of informing decision-making at local or regional scales, a common risk framework has been  implemented in AR6. Methodologies have been developed to construct more impact- and risk-relevant  climate change information tailored to regions and stakeholders. Physical storyline approaches are used in order to build climate information based on multiple lines of evidence, and which can explicitly address physically plausible, but low-likelihood, high-impact outcomes and uncertainties related to climate variability for consideration in risk assessments.[]
  8. AR6 highlights three principles of climate justice: distributive justice, procedural 1 justice and  recognition. Distributive justice refers to the allocation of burdens and benefits among individuals, nations and generations; procedural justice refers to who decides and participates in decision-making; and recognition entails basic respect and robust engagement with and fair consideration of diverse cultures and perspectives. This report considers all three principles in the assessment of adaptation options and evaluates the extent to which better outcomes are obtained by choosing just ones. Since potential trade-offs exist among the principles, adaptation assessments will in general involve normative judgements as well as 8 science-based evidence.[]
  9. tracking adaptation progress over time, improving adaptation effectiveness and successful iterative risk management. Monitoring usually refers to continuous information gathering whereas evaluation denotes more comprehensive assessments of effectiveness and equity, often resulting in recommendations for decision makers. In some literatures M&E refers solely to efforts undertaken after implementation. In other literatures, M&E refers both to efforts conducted before and after implementation. Since AR5, a growing literature provides initial inventories of adaptation plans and implementation worldwide, but information on effectiveness remains scare (high confidence).

    The concept of limits to adaptation is dynamic in terms of the temporal, spatial and contextual  dimensions of climate change risks, impacts and response. Socioeconomic, technological, governance and institutional systems or policies can be changed or transformed in responses to the different dimensions  of adaptation limits to climate change and extreme events. Adaptation limits can be soft or hard. Soft. adaptation limits occur when options may exist but are currently not available to avoid intolerable risks through adaptive actions and hard adaptation limits occur when no adaptive actions are possible to avoid intolerable risks. The level of greenhouse gas reduction, adaptation and risk management measures are the key factors determining if and when adaptation limits are reached. When a limit (soft) is reached, then 56 intolerable risks and impacts may occur and additional adaptations (incremental or transformational) would be required. Transformational adaptation can allow a system to extend beyond its soft limits and prevent soft.[]

  10. Land surface air temperatures have risen faster than the global surface temperature since the 1850s, and it is virtually certain that this differential warming will persist into the future. It is virtually certain that the frequency and intensity of hot extremes and the intensity and duration of heat waves have increased since  1950 and will further increase in the future even if global warming is stabilized at 1.5°C.

    Observed temperatures over land have increased by 1.61 [1.341.83] °C between the period 18501900 and 20112020. Warming of the land is about 45% larger than for global surface temperature, and about 80% larger than warming of the ocean surface.[]

  11. https://fridaysforfutureitalia.it/.[]
cambiamento climatico, guerra, IPCC, riscaldamento globale
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