L’ascesa dell’estrema destra a livello globale è un fatto politico incontestabile, confermato dalla vittoria di Trump negli Stati Uniti e dalla crescente influenza ottenuta dai partiti riconducibili a quest’area nel Parlamento europeo emerso dalle elezioni del giugno del 2024.
La natura, le implicazioni e le politiche necessarie per contrastare questa ascesa sono oggetto di un ampio dibattito che attraversa da tempo tutti i paesi interessati. Negli Stati Uniti, ci si confronta da tempo tra chi pensa che il fenomeno Trump vada considerato come una forma di “fascismo” e chi invece respinge questa classificazione. Nelle settimane precedenti al voto ha riaperto il dibattito l’intervista rilasciata dallo storico Robert Paxton, che si è occupato della Francia di Vichy con un testo che resta un riferimento indispensabile per chi si interessa all’argomento, nella quale per la prima volta sostiene che l’etichetta di “fascismo” si possa adattare a Trump e al movimento MAGA.
In Francia nel dibattito corrente viene ampiamente utilizzato a sinistra il termine “fachos” quando si parla della Le Pen e dei suoi seguaci anche se nel volume dedicato dall’Istituto La Boetie, vicino alla France Insoumise, a decifrare tutti gli aspetti dell’ascesa del Front National, diventato poi Rassemblement National, si usa piuttosto la definizione di “estrema destra”.
Analogo dibattito si è espresso anche sulla vicenda italiana, tra chi sottolinea gli elementi di continuità tra il partito di Giorgia Meloni ed il neofascismo e, a sua volta, di questo con il fascismo storico e chi invece vede solo la presenza di un normale partito conservatore che persegue determinate politiche più o meno criticabili.
In queste analisi si riscontra anche un diverso giudizio sull’impatto che l’ascesa al potere dell’estrema destra può avere sulle strutture democratiche così come si sono andate affermando dopo la seconda guerra mondiale. Gli assetti democratici seguiti alla sconfitta del nazifascismo, modificavano le vecchie democrazie liberali, tendenzialmente oligarchiche, garantendo un certo equilibrio sociale con le classi popolari ed in particolare con la classe operaia politicamente e sindacalmente organizzata.
Se il liberalismo è stato storicamente e innanzitutto la difesa della proprietà privata e con essa di alcuni diritti individuali fondamentali, la presenza conflittuale del movimento operaio e gli effetti della rivoluzione d’ottobre (con la nascita di un rivale sistemico del capitalismo liberale) hanno portato a fondare le democrazie liberali anche su diritti sociali e non solo individuali.
Se il liberalismo ha sempre vissuto la contraddizione tra il riconoscimento dell’uguaglianza degli individui e la loro differenza e contrapposizione sul terreno economico e della produzione, l’affermazione dei principi di uguaglianza sociale ha allargato le basi sulle quali si fondava la democrazia liberale.
Con la svolta del capitalismo neoliberista si è entrati in una nuova fase nella quale le basi sociali della democrazia (tutela del lavoro nei confronti del padronato, welfare state, redistribuzione della ricchezza socialmente prodotta) sono state via via rimesse in discussione. Questo ha indubbiamente determinato una crisi dei meccanismi democratici e aperto una evidente e crescente contraddizione tra capitalismo neoliberista e principio democratico della sovranità popolare, costituzionalmente affermata seppure in forma delegata ed entro un principio di equilibri di poteri, alcuni dei quali non di diretta emanazione popolare (il giudiziario).
La crescita dell’estrema destra va collocata entro questo contesto. Emergono qui possibili divaricazioni di analisi e quindi anche di conseguente risposta strategica. Abbiamo una tendenza già citata che non vede alcun pericolo per gli assetti democratici e quindi saremmo dentro una normale oscillazione politica tra settori tutti considerati fondamentalmente pro-sistemici. Anzi il richiamo alla minaccia di un ritorno del fascismo è considerato un inutile e fastidioso artificio retorico.
Questa lettura rintracciabile in autori ed editorialista moderati ha una sua contropartita di sinistra tra chi ritiene che fondamentalmente non vi siano divergenze sostanziali tra le forze di destra radicale emergenti e gli schieramenti di centro-sinistra. Il sistema sarebbe fondamentalmente truccato e il conflitto tra poli alternativi sarebbe un gioco teatrale del tutto ingannevole. Le classi dominanti tirerebbero le fila di entrambi gli schieramenti convergenti su tutte le questioni fondamentali (neoliberismo, guerra, ecc.).
Un altro tema che merita un approfondimento riguarda le ragioni di fondo della crescita dell’estrema destra (utilizzo questa formulazione più comprensiva, lasciando aperto il quesito se e in che misura si possa e si debba parlare esplicitamente di “fascismo”). Spesso, e non del tutto a torto, si sostiene che l’ascesa dell’estrema destra sia solo un riflesso dell’insoddisfazione nei confronti delle politiche di centro-sinistra. Avendo queste deluso determinati settori popolari, si sarebbe prodotto uno spostamento a destra di cui avrebbe beneficiato, suo malgrado verrebbe da dire, la destra.
Questa analisi presenta diversi problemi che la rendono a mio parere del tutto inadeguata e foriera di risposte politiche sbagliate. Inevitabilmente in sistemi più o meno bipolari, gli errori o le scelte politiche impopolari compiute da una parte vanno a beneficio dell’altra. È altrettanto certo che l’orientamento di fondo seguito dalle forze di centro-sinistra a partire dalla caduta del blocco sovietico e dall’affermarsi dell’egemonia neoliberista abbiano determinato la rottura dei legami con ampi settori popolari non compensata dall’emergere del consenso di nuovi ceti sociali ascendenti.
Tutto ciò considerato, la destra, quella nuova e quella tradizionale che si è andata radicalizzando, è portatrice di una propria “visione del mondo” che ha una sua relativa organicità e che offre una soluzione, per quanto illusoria, agli effetti delle contraddizioni emerse dallo sviluppo del capitalismo neoliberista e dalla sua attuale crisi. Gli elementi caratterizzanti di questa weltanschauung mi sembrano i seguenti: l’accettazione di una concezione gerarchica della società contrapposta all’idea dell’uguaglianza degli individui, il tribalismo come identificazione di gruppo contrapposto ad altri, l’antistatalismo strabico dove si rifiuta il ruolo dello Stato come produttore di regole e ridistributore della ricchezza ma lo si esalta nella sua funzione di strumento di repressione di ogni forma di contestazione o di messa in discussione dell’ordine proprietario. Questi elementi si innestano su diverse forme di reazione ai processi economici e sociali che influiscono sulle condizioni di vita delle persone o che sono percepite come minaccia: la trasformazione dei processi produttivi derivata sia dalla globalizzazione che dalle innovazioni tecnologiche, l’immigrazione con tutti gli effetti di trasformazione del contesto sociale in cui si vive, l’emergere di nuovi equilibri e di nuove identità di genere (sul rapporto tra estrema destra e patriarcato torneremo in una successiva occasione di confronto).
Il successo dell’estrema destra si presenta quindi come elemento di aggregazione tra questi due elementi che tendono ad intrecciarsi. Una idea di società e di relazione tra gli individui da un lato e la reazione a processi di cambiamento percepiti come negativi e totalmente sottratti alla possibilità di decisione degli individui dentro lo schema della democrazia liberale.
Resta quindi aperto il tema del rapporto tra fascismo storico e attuale configurazione della estrema destra, di quali siano gli elementi di continuità e di cambiamento. E di quanto i secondi siano semplice adattamento (a volte opportunistico) al mutamento del contesto o frutto di una reale cambiamento di identità.
Resta cruciale la valutazione sugli effettivi pericoli determinati dalla conquista del potere da parte di queste formazioni politiche. A me sembra che questi non possano essere sottovalutati. Certamente esiste una tendenza a scardinare alcuni dei meccanismi democratici e di tutela delle libertà individuali frutto di conquiste di lungo periodo da parte delle classi popolari. In secondo luogo si interviene sui rapporti di forza tra potere economico e classi lavoratrici sia direttamente (ostacolo alla sindacalizzazione, limitazione del diritto di sciopero, libertà di licenziamento) sia indirettamente (smantellamento del welfare state pubblico). Questi aspetti non sono semplicemente riconducibili a scelte politiche contestabili che possano essere facilmente corrette con una normale alternanza di forze politiche, in quanto determinano un mutamento che interviene sulla struttura della società e non solo sulla dimensione sovrastrutturale. Quello che si sta consolidando è un vero e proprio “blocco sociale reazionario” non facilmente smantellabile.
Questa consapevolezza dei pericoli insiti nella conquista del potere da parte dell’estrema destra pongono al tema di come si possa sconfiggere, con quali politiche, con quale visione del mondo, con quale “blocco sociale alternativo”. Una nuova forma di fascismo necessita del sorgere di una nuova forma di “fronte popolare”, per usare la denominazione adottata dalla sinistra francese? Avendo ben presente che il “fronte popolare” degli anni ’30 non fu semplicemente una forma difensiva di fronte all’ascesa dell’estrema destra ma fu ampia affermazione offensiva (nel senso di spostamento in avanti dei rapporti di forza) di nuovi diritti e di nuove libertà, innanzitutto sul terreno sociale ed economico.
Di questi temi parleremo venerdì 20 dicembre alle ore 18,30 sul canale Youtube di Transform! Italia, con Steven Forti, autore di “Extrema derecha 2.0” (Siglo XXI), e con David Broder, autore di “I nipoti di Mussolini” (Ponte alle Grazie).
Franco Ferrari
Riferimenti
Segnalo gli articoli che tra il 2022 e il 2024 ho pubblicato sul tema in vari siti.
FdI tra nuovo conservatorismo e vecchio neofascismo, 2021, Transform! Italia qui e qui
Fratelli d’Italia: neofascisti a loro insaputa?, 2021, Transform! Italia qui
Giorgia Meloni e la parola impronunciabile, 2021, Rvista Il Mulino, qui
Fratelli d’Italia sostiene Draghi sulle armi all’Ucraina, 2022, Transform! Italia, qui
A chi l’Agenda Draghi? “A noi!”, 2022, Transform! Italia, qui
Italy’s Poll Leader Says It’s “Conservative” — but Its Ideology Has Clear Fascist Elements, 2022, Jacobin, qui, in spagnolo qui, qui e qui, in francese qui, in portoghese qui.
Il partito di Meloni tra neofascismo e liberismo, 2022, Su la testa, qui
Fratelli d’Italia e il passato che verrà, 2023, Transform! Italia, qui
“Brothers of Italy” and the Past to Come, 2023, Transform! Europe, qui
Il panorama ideologico italiano sotto il governo di Giorgia Meloni, 2024, Transform! Italia, qui
The Ideological Landscape of Italy Under Giorgia Meloni’s Government,2024, Tranform! Europe qui
Dall’analisi alla strategia per fermare l’ascesa dell’estrema destra, 2024, Transform! Italia, qui