Talvolta accade che eventi diversi di portata globale convergano nei tempi e nei contenuti a segnalare un passaggio cruciale nella storia del nostro pianeta, nell’evoluzione della vita sulla sua sottile superficie.
È il caso del succedersi di tre diversi incontri, la COP161 sulla biodiversità che si è svolta a Calì in Colombia, la COP 29 sul clima appena conclusa a Baku ed infine l’incontro Intergovernmental Negotiating Committee on Plastic Pollution INC5,il quinto della serie, convocato dalle Nazioni Unite a Bausan nella Corea del sud, per giungere ad un accordo sulla riduzione della produzione e del consumo delle materie plastiche per porre un freno all’inquinamento ormai pervasivo e globale degli ecosistemi e delle matrici ambientali, acqua e suolo in primo luogo, ma anche l’atmosfera da parte delle microplastiche.
Nel marzo 2022, alla ripresa della quinta sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEA-5.2)2, è stata adottata una risoluzione storica per sviluppare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica, incluso nell’ambiente marino. La risoluzione (5/14) ha chiesto al direttore esecutivo del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) di convocare un comitato intergovernativo di negoziazione (INC) per sviluppare “lo strumento”, che deve essere basato su un approccio globale che affronta il ciclo di vita completo della plastica, compresa la produzione, la progettazione e lo smaltimento. L’INC ha iniziato i suoi lavori durante la seconda metà del 2022, con l’ambizione di completare i negoziati entro la fine del 2024. La prima sessione dell’INC (INC-1) si è svolta a Punta del Este, in Uruguay, dal 28 novembre al 2 dicembre 2022, seguita da una seconda sessione (INC-2) dal 29 maggio al 2 giugno 2023 a Parigi, in Francia. La terza sessione (INC-3) ha segnato il punto intermedio del processo dal 13 al 19 novembre 2023 a Nairobi, in Kenya, seguita dalla quarta sessione (INC-4) dal 23 al 29 aprile 2024 ad Ottawa, in Canada. La quinta sessione (INC-5) è prevista dal 25 novembre al 1o dicembre 2024 a Busan, Repubblica di Corea.
Tre conferenze, un’unica crisi.
Questi tre incontri convergono su quell’unico tema la crisi radicale delle condizioni nelle quali sino a pochi decenni fa, la vita si riproduceva sul nostro pianeta. Il tema dell’inquinamento, della contaminazione dei cicli biologici e delle matrici ambientali è stato visto sino ad ora certo come un problema globale, con punte particolari relative ad alcune situazioni e ad alcune sostanze, ma di portata inferiore alla minaccia che il riscaldamento globale porta alla vera e propria sopravvivenza di ampie fette di umanità. In realtà ciò che emerge dall’incontro di Bausan, da ciò che ci raccontano le molte ricerche che per l’occasione vengono segnalate, la contaminazione prodotta dalle diverse tipologie di materia plastiche costituisce una minaccia per gli ecosistemi e contribuisce ad aggravare i processi di cambiamento climatico3. “Un nuovo documento mostra che l’inquinamento da plastica aggrava gli impatti di tutti i confini planetari, compresi il cambiamento climatico, l’acidificazione degli oceani e la perdita di biodiversità. Le plastiche non sono così sicure e inerti come molti potrebbero pensare, secondo un nuovo articolo di ricerca scritto da un team internazionale di ricercatori. Utilizzando il quadro dei confini planetari [planetary boundaries framework], i ricercatori concludono che l’inquinamento da plastica influisce su tutti i nove confini che influenzano l’ambiente, la salute e il benessere umano. Ogni anno vengono prodotte oltre 500 milioni di tonnellate di plastica, ma solo il 9% viene riciclato in tutto il mondo. Questa produzione diffusa e l’insufficiente riciclaggio causano problemi ovunque, dalla vetta del monte Everest alla parte più profonda della fossa delle Marianne.” In nota4 il documento citato. Quando si parla di materie plastica parliamo di sostanze artificiali non esistenti in natura, in letteratura ‘novel entities’5, per le quali si vanno a definire nuovi confini, nuove soglie per il degrado irreversibile delle dinamiche, degli equilibri climatico-ecologici. Nell’introduzione del testo citato si legge quanto segue.
“Noi sosteniamo che lo spazio operativo sicuro del confine planetario di nuove entità è superato poiché la produzione e le uscite annuali aumentano ad un ritmo che supera la capacità globale di valutazione e monitoraggio. Il confine di entità nuove nel quadro dei confini planetari si riferisce a entità che sono nuove in senso geologico e che potrebbero avere impatti su larga scala che minacciano l’integrità dei processi del sistema terrestre. Esaminiamo la letteratura scientifica pertinente per quantificare il confine per le entità nuove e evidenziare l’inquinamento da plastica come un particolare aspetto di grande preoccupazione.”
L’orizzonte oltre il quale la contaminazione da materie plastica di estrema gravità diventerà sostanzialmente ingovernabile è stato indicato nell’intervallo di 10 anni a partire da oggi6. “Il mondo sarà “incapace di far fronte” al volume enorme di rifiuti plastici tra un decennio a meno che i paesi non si accordino per limitare la produzione, ha avvertito il co-presidente di una coalizione di paesi impegnati, prima di incontri decisivi sulla riduzione dell’inquinamento globale da plastica. Parlando prima del turno finale, passaggio critico dei colloqui delle Nazioni Unite sul primo trattato globale per porre fine ai rifiuti di plastica, a Busan, in Corea del Sud, questa settimana, il ministro norvegese per lo sviluppo internazionale, Anne Beathe Tvinnereim, ha riconosciuto il conflitto che si era sviluppata tra plastica-paesi produttori e altri. Parlava come rappresentante dipiù di 60 nazioni7 “con ambizioni di portata strategica”, guidate da Ruanda e Norvegia, che vogliono affrontare l’inquinamento plastico investendo tutto il suo ciclo di vita. Ciò significa, soprattutto e innanzitutto, un forte contenimento della produzione.”
I veri confini del mondo.
Il riferimento ai confini planetari, in letteratura il cosiddetto planetary boundaries framework, è fondamentale per cogliere l’articolazione e le interconnessioni delle crisi climatico-ecologiche.
“Il concetto di confini planetari (PBc) è emerso come un concetto chiave di sostenibilità globale nelle arene internazionali dello sviluppo sostenibile. Inizialmente presentata come un’agenda per la ricerca globale sulla sostenibilità, ora mostra il potenziale della governance di sostenibilità. 8
“Il concetto di confini planetari presenta un insieme di nove confini planetari all’interno dei quali l’umanità può continuare a svilupparsi e prosperare per le generazioni future per la prima volta, tutti i nove processi che regolano la stabilità e la resilienza del sistema terrestre. Questi nove confini planetari sono stati proposti per la prima volta dall’ex direttore del centro, Johan Rockström, e da un gruppo di 28 scienziati di fama internazionale nel 2009. I Confini Planetari sono i limiti sicuri per la pressione umana sui nove processi critici che insieme mantengono una Terra stabile e resiliente.
L’aggiornamento 2023 non solo quantifica tutti i confini, ma conclude anche che sei dei nove confini sono stati trasgrediti. Il varco dei confini aumenta il rischio di generare cambiamenti ambientali improvvisi o irreversibili su larga scala. Cambiamenti drastici non accadranno necessariamente in una notte, ma insieme i confini segnano una soglia critica per l’aumento dei rischi per le persone e gli ecosistemi di cui facciamo parte. I Confini Planetari sono interdipendenti, il che significa che se attraversiamo un Confine ne influenzeremo altri o li faremo uscire dallo spazio operativo sicuro.”9.
Tutta la complessità del mondo.
I tre eventi, il cui intreccio tematico e la cui convergenza nel segnalare il rischio di una catastrofe globale attraverso il superamento irreversibile si sogli di rischio, si sono applicati -in realtà con scarso successo- ad una complessità di processi, fortemente interrelati tra loro –secondo il concetto di complessità– senza giungere ad accordi sostanziali in grado di invertire il superamento della varie soglie di rischio e tanto meno di affrontare le dinamiche che emergono dalla complessità delle relazioni trai singoli processi.
La COP29 sul clima di Baku, aveva come tema principale, cuore delle trattative, la questione dei flussi finanziari verso i paesi più colpiti dalle conseguenze del riscaldamento globale e sprovvisti di risorse per farvi fronte; il risultato rispetto alle necessità è del tutto inadeguato sebbene la cifra citata i 300 miliardi/ anno10 possa fare effetto, ma è ben poca cosa rispetto a necessità valutate attorno ai 1500 miliardi di dollari/anno, il che ci offre un parametro, ultra semplificato, della gravità dei processi in corso. Questo parametro è comunque significativo rispetto al nesso che lega le crisi climatico-ecologiche alle diseguaglianze sociali, tra i diversi paesi e regioni del globo oltre che al loro interno. Viene spontaneo il confronto, più volte segnalato con le spese militari globali11.
Ci sono confini e confini.
Le spese militari si applicano alla costruzione di apparati destinati ad operare su e tra i confini delle nazioni, oltre che ai confini che caratterizzano le differenze, le diseguaglianze i conflitti nelle nazioni al loro interno; in realtà i veri confini del mondo sono quelli di cui abbiamo appena trattato e sono confini che riguardano tutto il mondo, la formazione sociale globale in tutti i suoi processi, dinamiche e regioni, riguardano tutti e ognuno di noi. Purtroppo, come abbiamo in vario modo evidenziato negli articoli delle ultime settimane, quei confini, quei limiti, quelle soglie che definiscono drammaticamente futuri alternativi per l’umanità non sono globalmente, concordemente ed in modo cooperativo affrontati allo scopo di rimanere al qua di essi. Purtroppo come in tutti i processi caratterizzati da una estrema complessità, per quanto si analizzi la realtà allo scopo di individuare soglie di cambiamento radicale, l’emergere di nuove configurazioni delle dinamiche coinvolte, che superano e innovano quanto conosciuto, riservano sempre nuove sorprese ed i limiti, i confini cambiano forma e collocazione. Un classico esempio è la possibilità di un cambiamento sostanziale della circolazione delle correnti oceaniche nell’oceano Atlantico, il cosiddetto AMOC Atlantic Meridional Overturning Circulation12, la cui dinamica sembra superare le previsioni elaborate sino ora13.
Il risultato delle lezioni presidenziale degli Stati Uniti, annuncia un indubbio e drastico peggioramento nella capacità di costruire un coordinamento che affronti queste crisi globali, con l’affermarsi di una logica negazionista, una linea di governo che privilegia la continuità rispetto al modello sociale e di produzione che fa rotta verso la catastrofe, che coniuga la logica del profitto immediato, in grandissima parte a vantaggio di una ristrettissima minoranza, secondo una logica neodarwiniana, applicata all’umanità, laddove lo sviluppo straordinario delle tecnologie -trainato dall’ecosistema digitale- esalta questa dinamica selettiva che porta non solo alla costruzione di isole di sopravvivenza e benessere per pochi su nostro pianeta, ma si proietta in una distopia estrema verso lo spazio.
“Alla base di queste visioni e progetti su futuro dell’umanità ci sta una visione elitaria, che esalta – come abbiamo detto più volte- una sorta di darwinismo sociale, col quale si concentrano le risorse per garantire oggi la ricchezza di pochi e domani la sopravvivenza. Un orizzonte nel quale gran parte dell’umanità non ha un futuro, o quanto meno un futuro degno di essere vissuto ed una minoranza si proietta già in un futuro che solo li riguarda.”14, una connessione si trova in due precedenti articoli15.
Riprendendo l’incipit di questo scritto il combinato disposto delle tre conferenze globali che si sono succedute nelle scorse settimane, l’ultima è ancora in corso, ci mettono di fronte alle reali poste in gioco che definiscono il nostro comune futuro, in quanto umanità, persone e comunità. Questa convergenza non pare aver attirato una sufficiente attenzioni da parte di soggetti, movimenti e d organizzazione che fanno della critica radicale allo stato presente delle cose la loro ragion d’essere. Consessi internazionali come BRICS, G7 e G20, hanno mostrato, hanno dato segnali di essere ovviamente al corrente di queste prospettive drammatica, ma le mediazioni, le alleanze, la competizione ed i conflitti in cui sono impegnati rimandano ad un futuro non meglio definito.
Purtroppo è il pensiero e la prassi di critica radicale che non ne prende atto.
Roberto Rosso
- https://www.cbd.int/conferences/2024 [↩]
- https://eccoclimate.org/it/a-nairobi-un-accordo-storico-per-clima-e-ambiente-2/ [↩]
- https://www.stockholmresilience.org/research/research-stories/2024-11-08-new-study-plastic-pollution-worsens-the-impacts-of-all-planetary-boundaries.html [↩]
- https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2590332224005414?via%3Dihub [↩]
- Outside the Safe Operating Space of the Planetary Boundary for Novel Entities https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acs.est.1c04158# [↩]
- https://www.theguardian.com/environment/2024/nov/24/world-unable-cope-10-years-talks-un-global-treaty-to-end-plastic-waste [↩]
- https://hactoendplasticpollution.org/# [↩]
- https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1748-9326/ab22c9[↩]
- https://www.stockholmresilience.org/research/research-news/2023-09-13-all-planetary-boundaries-mapped-out-for-the-first-time-six-of-nine-crossed.html https://www.stockholmresilience.org/research/planetary-boundaries.html [↩]
- https://www.nytimes.com/2024/11/22/climate/global-warming-disasters.html https://www.nytimes.com/2024/11/23/climate/cop29-climate-talks-conclusion.html https://www.theguardian.com/environment/2024/nov/25/cop29-deal-fails-consider-inflation-not-tripling-target-economists https://www.theguardian.com/environment/2024/nov/26/how-late-deal-left-a-sense-of-dissatisfaction-and-betrayal-at-cop29-baku [↩]
- https://www.sipri.org/media/press-release/2024/global-military-spending-surges-amid-war-rising-tensions-and-insecurity https://www.sipri.org/databases/milex [↩]
- https://it.wikipedia.org/wiki/Capovolgimento_meridionale_della_circolazione_atlantica [↩]
- https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.adk1189 [↩]
- https://transform-italia.it/no-future-future-now/ [↩]
- https://transform-italia.it/schiacciati-nel-presente-mentre-si-decide-del-nostro-futuro/ https://transform-italia.it/catastrofi-politica-utopie-e-distopie/ [↩]