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Schiacciati nel presente, mentre si decide del nostro futuro

di Roberto
Rosso

Nel mondo della scienza, dell’astrofisica e della cosmologia una notizia ha aperto straordinarie prospettive per le ricerche sulla natura del cosmo peri prossimi anni e decenni. Si tratta della scoperta di una lente gravitazionale, vale a dire un ammasso di galassie che curva lo spazio tempo e quindi curva la la luce emessa da galassie più lontane disposte lungo la linea che parte dal nostro pianeta, dal nostro punto di osservazione1. “L’ammasso della lente, a 5 miliardi di anni luce dalla Terra, è rappresentato dalle quattro galassie più luminose e massicce (indicate con La, Lb, Lc e Ld), che costituiscono il primo piano dell’immagine. Attraverso la lente appaiono sette galassie (numerate da 1 a 7), che si trovano molto lontano, a distanze comprese tra 7,6 e 12 miliardi di anni luce dalla Terra.” È stata denominata lente Carosello, essa permette in buona sostanza di osservare galassie lontane miliardi di anni luce, in pratica vicine al Big Bang -vicine significa qualche centinaio di milioni di anni.

Perché questa citazione in una rivista che certo di astrofisica non si occupa, occupandosi di scienza e tecnologia in relazione alle trasformazioni delle nostre società?

Sono stato colpito da una straordinaria contraddizione, l’occhio della scienza verso il passato si spinge indietro nel tempo per miliardi di anni –i segnali che arrivano a noi non possono superare la velocità della luce quindi si parla di miliardi di anni luce– contemporaneamente molta delle scelte che regolano le trasformazioni delle società in cui viviamo si misurano con obiettivi che si collocano nell’immediato futuro e quando si tratta di trasformazioni radicali e decisioni strategiche, come quelle relative al cambiamento climatico ed alle crisi ecologiche non si giunge alla realizzazione di reali forme di cooperazione solidali, basate sulla condivisione delle risorse necessarie a raggiungere l’obiettivo globale di impedire nei prossimi decenni una catastrofe climatica globale, mentre sin da ora cambiamenti significativi avvengono nei cosiddetti hot spot climatici, le regioni dove il riscaldamento supera in modo significativo la media globale; uno di questi è il bacino del mediterraneo, nel quale l’ultimo evento ha colpito la Spagna, il territorio della città di Valencia e continua a colpire le regioni limitrofe, come la Catalogna. Oltre al danno in termini di vite umane, quello misurato sulle attività economiche ammonta, ad una prima stima, a 11 miliardi di euro.

Il 2024 si avvia ad essere definito come l’anno ‘più caldo di sempre’ avendo raggiunto un aumento della temperatura media di 1,5 gradi centigradi rispetto al periodo preindustriale, il limite da non superare fissato nel 2015 negli accordi siglati nella COP di Parigi.

Nei giorni scorsi si è chiusa a Cali in Colombia la COP16 sulla biodiversità, di cui abbiamo già scritto, senza raggiungere un accordo2 sul flusso dei finanziamenti realmente necessario a sostenere gli obiettivi di salvaguardia della  biodiversità, come si evince dal documento finale3. In questo numero della rivista Alessandro Scassellati commenta il libro di Alessandro Volpi I padroni del mondo: Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia ovvero come i fondi speculativi – a cominciare da Vanguard e BlackRock – sono diventati i ‘padroni del mondo’. Ancora marginali all’inizio del nuovo millennio, hanno cavalcato le crisi, hanno beneficiato dell’operato delle banche centrali e dei governi e hanno sfruttato, accelerandolo, il processo di smantellamento degli Stati sociali e di privatizzazione della società.

Se da un lato risalta la sproporzione dei mezzi a disposizione di questi nuovi padroni del mondo e quelli mobilitati per affrontare l’orizzonte catastrofico, verso cui ci stiamo incamminando velocemente, della crisi ecologica e climatica globale, dall’altro è del tutto evidente che dentro strategie di gestione sempre più raffinate, i fondi finanziari hanno come obiettivo fondamentale quello del dividendo da erogare ad ogni scadenza dell’anno finanziario, piegando a questo obiettivo la penetrazione in ogni settore dell’economia e dello sviluppo tecnologico sottolineando il proprio impegno nella transizione climatico-energetica4. Si manifesta una contraddizione fondamentale tra il funzionamento del sistema capitalistico e l’obiettivo dichiarato di voler combattere il cambiamento climatico. D’altra parte con l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti si afferma alla guida della maggiore economia mondiale un negazionista del cambiamento climatico sostenitore del massimo sfruttamento delle fonti energetiche fossili, del resto gli USA sono diventati esortatori di petrolio e gas naturale. Il trionfo di Trump nelle elezioni presidenziali e nel rinnovo del congresso, si realizza con la creazione di un nuovo blocco sociale, che si allarga a nuove componenti etniche della popolazione, trova diverse motivazioni, ma al centro c’è l’inflazione che ha colpito duramente nei consumi di base, acuendo il timore della concorrenza da parte delle ultime ondate migratorie, dove i penultimi temono la concorrenza degli ultimi. Al polo opposto della scala sociale, rispetto ai magnati dei fondi finanziari, si afferma la mancanza –necessitata– di un orizzonte futuro da condividere attraverso un’azione comune, partecipata e solidale, prodotto di un progetto condiviso, di una condivisione di conoscenze e consapevolezza dello stato di cose presente e del suo evolversi nel futuro prossimo e d in quello lontano.

Si alleano la ricerca del dividendo e del pane quotidiano. Si realizza il paradosso di delegare la difesa del presenta, in buona sostanza il proprio futuro, a chi manifesta l’intenzione di abolire ogni forma di difesa del clima, ogni controllo sui processi di accumulazione del profitto, ogni intervento mirato a ridurre le diseguaglianze le forme residuali di garanzia dei servizi sociali fondamentali. La creazione del dipartimento per l’efficienza del governo, sotto la guida di Elon Musk, che insieme a Vivek Ramaswami, il cosiddetto Doge, va nella direzione di smantellare la struttura attuale della amministrazione federale che nella sua dimensione e organizzazione non sarà più necessaria avendo abolito le politiche che oggi gestisce.

Si parla di tecno-fascismo, mentre si porta l’analisi sul confronto che si può fare tra le condizioni che portarono all’affermarsi del fascismo, del nazismo alleati col regime imperiale nipponico e quelle attuali in cui si affermano regime autoritari e si acuisce la crisi e l’instabilità, il grado di partecipazione nei regimi liberal-democratici.  Vero è che si concentra sempre di più -in quel pugno di corporations le cosiddette big tec- il controllo sulla produzione di tecnologie digitali che pervadono ogni nesso economico, sociale e relazionale, dalle reti sociali all’intelligenza artificiale, alle gigantesche infrastrutture necessarie al diffondersi del digitale. Ad esso corrisponde la crescita del valore finanziario di quelle attività. Nel dominio delle garanzie nel presente, del pane e del dividendo, senza alcuna proiezione sul futuro che non sia puro marketing, l’utopia digitale e tecnologica fornisce un orizzonte futuro nella sua concretezza profondamente distopico.  Orizzonte distopico che propone una sostanziale rottura radicale col presente, l’affermarsi di quella singolarità nella trasformazione tecnologica delle formazioni sociale di cui profetizza Ray Kurzweil nel suo libro del 2005 ‘La singolarità è vicina’, oggi sarebbe più vicina con lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, entro questo decennio.

La politica dell’amministrazione Trump verso l’intelligenza artificiale, non può esser che quella di dare mano libera abolendo l’ordine esecutivo del presidente Biden sull’A.I.5 siglato nell’ottobre del 20236.

Il manifesto elettorale del MAGA affermava “Abrogheremo il pericoloso Executive Order di Joe Biden che ostacola l’innovazione nel campo del l’IA e impone idee radicali di sinistra sullo sviluppo di questa tecnologia. Al suo posto, i repubblicani sostengono lo sviluppo dell’IA radicato nella libertà di parola e nel fiorire umano.”

Il documento Project 2025 dell’Heritage Foundation, di ispirazione per i programmi repubblicani a guida Trump, tra le ultime raccomandazioni per un governo Trump di “transizione all’uso della tecnologia, tra cui… intelligenza artificiale/apprendimento automatico”.

La fondazione ha affermato che l’AI, quando viene incorporata nelle pratiche commerciali esistenti, “consente l’interpretazione automatica di testi e dati non strutturati, applica tecnologie di supporto decisionale per consentire decisioni di classificazione più coerenti ed accelera le revisioni tra agenzie”. Inoltre, ha chiesto l’espansione dei servizi cloud commerciali per facilitare il test e la distribuzione rapida di nuovi strumenti e tecnologie. Ha aggiunto che “gruppi di lavoro permanenti” dovrebbero essere istituiti e dotati di “funzionari politici adeguatamente allineati e personale di carriera affidabile” per accelerare l’azione sull’IA come priorità politica.

Ogni problematicità sull’equità, l’etica e la trasparenza nell’uso dell’I.A. scompare, tanto meno si parla degli effetti sul mercato del lavoro, sulla sostituzione da parte delle nuove tecnologie   di molti profili professionali e lavorativi. L’ I.A. applicata alla robotica porta alla realizzazione di robot umanoidi con capacità crescenti di manipolazione di oggetti e di esecuzione di procedure complesse. La loro introduzione nei processi produttivi e nelle catene logistiche e commerciali, può avere un impatto straordinario in quanto si limiterebbe all’automazione di procedure ripetitivi, ma introdurrebbe capacità di apprendimento e di controllo in contesti e ambienti complessi.

Una riflessione si impone sul nesso tra questi nuovi processi di automazione dei processi lavorativi basati sull’I.A. ed il programma di espulsione di milioni di ‘immigrati illegali’ la cui presenza è fondamentale in molte attività negli stati come in tutti i paesi sviluppati. È del tutto evidente come non ci sia un progetto reale di gestione della composizione sociale, della sua trasformazione; vero è che si indurranno effetti imprevisti, eterogenesi dei fini come effetto di misure che non appaiono comprese entro una progettualità coerente. Le politiche e le strategie prospettate sono destinate a costruire un potere politico autoritario, finalizzato a elidere i confini dettati dalla divisione costituzionale dei poteri, mirato al rilancio in patria del sistema capitalistico degli Stati Uniti, in una fase di trasformazioni radicali, eliminando ogni limitazione e controllo pubblico.  Stante il ruolo trainante del cosiddetto sistema militare-industriale, la dimensione crescente degli investimenti militari, la diffusione dell’uso duale delle tecnologie è tutto da capire quale strategia svilupperà la nuova amministrazione oltre alla volontà di centralizzare ogni forma di controllo e di fidelizzare tutti gli apparati compreso quello militare; oltre alla volontà di scaricare sugli alleati una quota delle spese militari in Europa e nell’indopacifico.  Peraltro la competizione con la Cina si svolge anche sul piano militare, nell’Indopacifico in particolare, area su cui ormai da anni si concentra l’attenzione strategico-militare degli USA, mentre preoccupanti appaiono lo sviluppo di tecnologie militari da parte cinese, come è evidente da ultimo nel settore dell’aeronautica e dei droni. Forse le strategie dell’amministrazione Trump sul piano strategico militare sono in gran parte ancora da definire, salvo la volontà esplicitata anche con le nomine di centralizzare il controllo sugli apparati e di fidelizzare i gruppi e le strutture dirigenti.

Al superamento della tradizionale tripartizione dei poteri si aggiunge anche la volontà di controllo sul quarto potere, che non è la stampa, ma la banca centrale la Federal Reserve, per mettere le mani sulla politica monetaria, mentre la presa sulla SEC l’agenzia  di controllo e regolamenta zione della borsa dovrebbe essere cosa facile.

Il futuro per tornare alla questione iniziale appare tutto da determinare, slavo la volontà di concentrare il potere politico, ogni forma di potere pubblico, di controllo, riducendo ogni garanzia, lasciando mano libero al processo di concentrazione e centralizzazione capitalistica, avendo interiorizzato nell’amministrazione alcuni suoi rappresentanti, Elon Musk per primo, che oltre ad avere ora un ruolo formale ne ha uno di fatto di straordinaria importanza, la cui evoluzione è una incognita non da  poco.

Fatte queste brevi osservazioni, che peraltro possono essere rubricate nel contesto della categorie dell’evoluzione dell’occidente, nel mutamento nel suo ruolo materiale ed ideologico, non saprei dire quanto nel suo decadimento, resta -si fa per dire- come i rapporti sociali di produzione capitalistici, i regimi politici che in vario modo li governano, si trasformano nel resto del mondo in particolare nei paesi protagonisti nel presente e nel futuro prossimo, che ritroviamo nei BRICS in particolare Cina, india e Brasile, assieme al continente africano nel suo complesso diventato lugo fondamentale della competizione globale.

Cina in primo lugo e l’India, con molto ritardo, sono state e sono protagoniste delle più grandi trasformazioni di indubbio successo degli ultimi decenni e di questo secolo in particolare. Quali categorie utilizzare per definire gli indubbi caratteri autoritari dei relativi regimi politici è una discussione aperta che richiede sicuramente una innovazione dell’impianto categoriale. È questione di non poco conto, molto concreta su ci dovremo misurare per poter interpretare l’evoluzione della formazione sociale globale in tutte le sue articolazioni e manifestazioni, per orientarci in essa e trovare un senso alle scelte.

Roberto Rosso

  1. https://www.media.inaf.it/2024/09/20/lente-carosello/ []
  2. https://asvis.it/goal15/notizie/503-22322/fallisce-la-cop-16-sulla-biodiversita-niente-soldi-per-la-tutela-della-natura   []
  3. https://www.cbd.int/doc/c/bd4f/2861/9dce4f46d43a637231a442e0/cop-16-l-32-rev1-en.pdf ). Quando si calcolano i flussi finanziari necessari a salvaguardare ed implementare la biodiversità e a sostenere i paesi più colpiti dal cambiamento climatico, si parla in entrambi i casi di cifre attorno ai 7-800 miliardi di dollari annui; cifre rispetto alle quali non sono all’orizzonte impegni concreti da parte dei paesi donatori. I congressi delle COP si iscrivono in queste settimane in una serie di incontri che dovrebbero contribuire a ridefinire l’ordine -se così si può definire- globale o meglio contribuire a governarne il disordine globale conflittuale, che vanno dai BRICS, al G7, al G20, prossimo in Brasile, al Fondo Monetario ed alla banca Mondiale(( https://transform-italia.it/catastrofi-politica-utopie-e-distopie/ []
  4.   https://www.blackrock.com/corporate/responsibility/environmental-sustainability []
  5. https://www.globalgovernmentforum.com/what-trumps-presidency-means-for-ai/ []
  6. https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2023/10/30/fact-sheet-president-biden-issues-executive-order-on-safe-secure-and-trustworthy-artificial-intelligence/     https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2023/10/30/fact-sheet-president-biden-issues-executive-order-on-safe-secure-and-trustworthy-artificial-intelligence/ []
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