Dal trionfo di Trump nelle elezioni americane alla catastrofe climatica di Valencia, tra crisi climatica, transizione energetica e tecnologica, crescita esponenziale delle diseguaglianze e tendenza alla guerra.
In pochi giorni siamo passati al centro delle cronache dalla disastrosa inondazione di Valencia all’esito delle elezioni per il presidente ed il congresso negli Stati Uniti.
Questi eventi si collocano in un presente che si caratterizza come epoca segnata da straordinari processi di crisi tra loro intrecciati ormai inscindibili nel loro procedere e nel reciproco influenzarsi tanto da essere definiti col termine di policrisi, un procedere che si colloca nel contesto e nell’orizzonte di transizioni epocali quella energetico-climatica e quella tecnologico-digitale. Crisi e transizioni, trasformazioni radicali che procedono devastando equilibri globali, configurazioni geostrategiche, esaltando la tendenza alla guerra, il suo manifestarsi esplicito e dentro una attività indefessa di riarmo di tutti i soggetti in competizione e conflitto, assorbendo crescenti risorse finanziarie, tecnologiche e produttive.
Collocare questi due eventi -certo di portata diversa- entro il contesto appena sommariamente descritto è necessario poiché ne spiegano la natura e la rilevanza ed anche la connessione possibile.
La violenza dell’evento meteorologico che ha devastato la regione di Valencia costituisce la manifestazione più evidente, si potrebbe dire la dimostrazione, del processo di riscaldamento del mediterraneo, il suo essere quindi un Hot Spot del riscaldamento globale, in grado quindi di scaricare le energie accumulate in fenomeni come quello che ha devastato una intera regione e provocato più di 200 morti. Per l’ennesima volta esso non costituisce una assoluta sorpresa, in quanto il suo verificarsi, era una possibilità ampiamente prevista dai modelli che simulano il procedere del cambiamento climatico ed il manifestarsi di eventi metereologici di estrema potenza e violenza. Il quadro che emerge è l’inadeguatezza delle amministrazioni e dei governi a limitare quanto meno le conseguenze di questi eventi, mettendo al riparo per quanto possibile le popolazioni coinvolte, e persino ad intervenire per portare i soccorsi. Se questo riguarda il presente immediato, la condizione fondamentale su cui le istituzioni ad ogni livello dovrebbero affrontare è la non sostenibilità degli attuali equilibri territoriali, dalle forme di insediamento delle attività umane; un ripensamento quindi degli assetti territoriali, economici e sociali che si configura quindi come transizione necessaria di lungo periodo delle società umane, che per essere realizzata richiede una mobilitazione straordinaria di ogni risorsa disponibile, finanziaria e tecnologica, tanto globale quanto articolata nelle diverse regioni caratterizzata tanto dai caratteri della formazione sociale quanto dalla transizione ambientale in corso. Una mobilitazione di risorse che richiede per essere realizzata la partecipazione più ampia, una condivisione delle conoscenze e degli obiettivi, in buona sostanza una ristrutturazione complessiva degli assetti sociali, economici e politici vigenti. Insomma una trasformazione che non pare manifestarsi né palesarsi all’orizzonte. Per inciso nelle sue dichiarazioni e nella sua azione come Presidente Trump si presenta come un negazionista del cambiamento climatico, vedi a suo tempo i suoi interventi sull’EPA, l’agenzia Usa per la protezione dell’ambiente e su leggi e regolamenti: in quattro anni l’amministrazione Trump smantellò le principali politiche climatiche abolì un centinaio di regolamenti riguardanti l’inquinamento atmosferico, delle acque, le sostanze chimiche tossiche la protezione degli habitat naturali1.
La nostra vita quotidiana e le sue prospettive future si svolgono entro una sorta di tenaglia costituita dalla crisi climatica e dall’innovazione tecnologica che procede esponenzialmente, la seconda è un elemento determinante dei caratteri del processo di accumulazione, delle trasformazioni sociali e della crescita delle diseguaglianze nei e tra i diversi paesi e regioni del globo.
Non dobbiamo dimenticare, analizzando lo stato presente delle cose, l’irruzione della pandemia da Sars-Cov-2 il Covid, che ha investito tutte le regioni del globo ed ha devastato il procedere delle relazioni sociali economiche, culturali e politiche, a livello collettivo ed interpersonale, ha lasciato segni profondi nella psicologia individuale e collettiva. Peraltro la sua origine, la cui spiegazione ha oscillato tra la fuga del virus da un laboratorio di ricerca ed un processo di trasmissione da specie animali all’uomo, dovuto alla devastazione degli habitat di quelle specie, si sta orientando verso la seconda spiegazione. In ogni caso ci troviamo sempre nell’incrocio tra crisi ecologico-climatica e innovazione tecnologica, nella quale è bene ricordarlo è centrale il connubio tra tecnologie digitali e bio-tecnologie.
La pandemia costituisce un rimosso clamoroso, spiegabile solo con la violenza con cui essa ha investito le nostre vite personali e le comunità, eppure essa ha determinato un blocco delle attività economiche, dei flussi delle merci e delle persone. Ricordiamo che con la ripresa degli scambi dopo la fase acuta della pandemia si venne a creare una disarticolazione ed un intasamento delle catene di approvvigionamento si creò un blocco degli snodi dei flussi delle merci, un intasamento dei porti, come accadde in particolare per quelli sulla costa occidentale degli Stati Uniti, assieme ad una crescita del costo dei noli. Una delle conseguenze fu l’impennarsi del processo inflazionistico, in particolare negli USA con il conseguente innalzamento dei tassi di sconto da parte delle banche centrali, agendo in questo modo a tenaglia sulle attività economiche e sui livelli di vita delle classi subalterne, compresi i mitici ceti medi.
La risposta negli Stati Uniti, per restare sul tema, furono stimoli fiscali a partire dal marzo 2021, in quel contesto l’inflazione raggiunse il 7%. Il blocco delle attività dovuto alla pandemia porto anche ad una riduzione delle spece ed un aumento dei risparmi delle famiglie, si stima che i risparmi in eccesso a fine 2020 fossero poco meno di 2.000 miliardi di dollari. Rispetto alle possibili cause inflazionistiche si osserva in alcune analisi che a fronte di una crescita della domanda non corrispose una equivalente crescita dell’offerta. A questo proposito un altro elemento sono le politiche anticinesi di Trump che hanno limitato l’afflusso di merci sul mercato americano, influenzando l’equilibrio tra domanda ed offerta nel periodo post-pandemico. Riferimento per questo paragrafo l’articolo di Sbilanciamoci Inflazione e pandemia: Usa e Ue a confronto2
A distanza di quattro anni dall’inizio della pandemia il ciclo economico e finanziario, le trasformazioni strutturali dell’economia ha prodotto un forte impatto dell’inflazione sui livelli di vita di gran parte della popolazione ed una crescita della finanziarizzazione dell’economia, della capitalizzazione della borsa in particolare delle Big Tech protagoniste della diffusione delle social network prima ed ora delle tecnologie di intelligenza artificiale.
Ricordiamo che durante la pandemia il ricorso alla connettività di rete fu fondamentale per mantenere il coordinamento e la continuità delle attività lavorative, finanziarie e produttive per mantenere invita legame sociale e interpersonale, sino alle attività educative e formative. Uno stimolo fondamentale per tutto il settore del digitale, materiale e immateriale.
In proposito è necessario sfatare il mito dell’immaterialità del digitale, il suo svolgersi in un contesto puramente virtuale. La creazione di questo mondo virtuale da cui dipende ormai lo svolgimento e la regolazione di ogni attività umana, in realtà si fonda su un sostrato materiale di sempre maggior rilevanza, a partire dalle materie prime necessarie al funzionamento dei dispositivi digitali. Il digitale globale si svolge su una struttura di rete fatta di cavi, dispositivi di trasmissione e reti satellitari, centri di elaborazione, server farm, costituiti da centinaia di migliaia di nodi, server, di nodi di elaborazione e di memoria, il cosiddetto cloud, la nuvola, che non sta sospesa in cielo, ma strutturata in data center che divorano quantità straordinarie di energia necessaria per l’elaborazione di ogni singolo bit di informazione, assieme ad enormi quantità d’acqua necessaria al loro raffreddamento. L’energia utilizzata si trasforma in informazione da un lato ed in calore dall’altro una forma di energia con il minimo contenuto d’informazione. Grandi profitti delle Big Tech vengono dalla gestione di data center sempre più estesi, sistemi di Cloud da affittare a chi ha bisogno di potenza di elaborazione, facendo fronte ad una domanda crescente. L’attuale sviluppo delle tecnologie di I.A. sta producendo una crescita mai nella domanda di potenza di elaborazione.
Uno dei protagonisti di questo sviluppo a livello produttivo e di valorizzazione borsistica è la società Nvidia che realizza i processori necessari per supportare le attività di elaborazione richiesti dalla I.A. quella generativa in particolare.
Il mitico Elon Musk, capofila dei sostenitori ‘digitali’ di Trump, oltre ad aver acquisito Twitter, rinominato come ‘X’, ha realizzato il sistema satellitare per la comunicazione Star Link, composto da miglia di satelliti in grado di sostenere la comunicazione in ogni angolo del pianeta, molto richiesto in situazioni di guerra e di catastrofi naturali e conseguente crollo delle infrastrutture, assieme allo sviluppo necessario di tecnologie e realizzazione di vettori per le attività spaziali, materiale e immateriale a braccetto. Ogni elaborazione dati si basa su flussi di elettroni ed onde elettromagnetiche, trasformazioni della configurazione di materiali il cui approvvigionamento è e sarà causa di conflitti sempre più duri. La distanza tra i magnati delle big tech che gestiscono le cui società sono quotate tra i due ed i tremila miliardi di dollari ed i lavoratori colpiti dall’inflazione non potrebbe essere più ampia eppure il paradosso che si realizza -certo non è la prima volta nella storia- è che i primi ed i secondi si trovano a convergere verso il sostegno a Donald Trump.
Il senso di onnipotenza, l’hybris dei detentori potere che nasce dal disporre senza limiti della potenza del digitale nel governare le società, influenzare profondamente i comportamenti individuali e collettivi, possedere la quota smisurata di informazione che nasce dell’intermediazione digitale di goni sorta di relazione, li porta, forse non tutti, a sentirsi investiti di un ruolo inedito nel governo delle cose del mondo. IL connubio Elon Musk, Donald Trump è l’attuale sbocco nella situazione di questa evoluzione politica e sociale.
A fronte di processi radicali di trasformazione i ‘liberals’, in questo caso l’amministrazione Biden non è stata in grado di intervenire profondamento nella condizione di vita di gran parte dei propri cittadini se non iniettando straordinarie quote di capitali nel funzionamento dell’economia, senza per nulla modificare la sostanza dei rapporti e delle gerarchie sociali. Non basta supportare i sindacati dell’auto nella loro vertenza. La gestione del contesto internazionale, dei conflitti, dall’uscita dall’Afghanistan, alla guerra russo-ucraina ed al conflitto israelo-palestinese dal 7 ottobre 2023, ha mostrato inoltre un crollo nella capacità di incidere su ognuno di quei conflitti e sui rapporti di forza e le alleanze a livello globale.
La rabbia, il rancore sociale si esprimono ancora una volta nella ricerca del capro espiatorio, nella ricerca di un salvatore della patria, entro una regressione generale delle logiche che guidano i rapporti sociali ed interpersonali; ciò in assenza di un esteso e articolato conflitto sociale che crei in sé i propri riferimenti, logiche di autodeterminazione e di legami soldali aperti ad ogni forma di espressione umana. Ci si riconosce in una volontà di potenza, nella volontà di esercitare un potere assoluto che faccia piazza pulita di soggetti, regole ed istituzioni incapaci di fornire protezione di fare scuso nei confronti di ciò da cui ci si sente minacciati, la cui origine sia conosciuta o sconosciuta non importa. In questo contesto ovviamente il machismo viene premiato, mentre parole che promettono liberazione senza appoggiarsi su fatti concreti perdono di attrattività. Questa volta Trump ha vinto anche nel voto popolare.
Nel frattempo, come abbiamo già scritto, si succedono incontri mondiali che devono discutere e decidere se ne posseggono gli strumenti, il potere e le volontà condivise, dei destini del mondo: dal G7 al G20, dalla Fondo Monetario, la banca mondiale sino ai BRICS passando per la COP sulla biodiversità e quella sul clima a Baku. LA COP sulla biodiversità è fallita nell’obiettivo di condividere le risorse 7-800 miliardi di dollari l’anno, per conservare biodiversità, habitat e sistemi ecologici, come già è accaduto nelle COP per il clima.
In questo contesto a gennaio 2025 irromperà il nuovo governo statunitense, crisi transizioni e guerre lo attendono.
Roberto Rosso