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“Perché non ci sono scuole a Gaza? Non ci sono più bambini lì”

di Alessandra
Fiumara

Giorno 07.11.2024, Amsterdam ha dovuto affrontato un’ondata di atti violenti contro i tifosi di calcio israeliani che sono stati attaccati dopo una partita di Europa League tra Ajax e Maccabi Tel Aviv. Gli incidenti che si sono svolti in tutta la capitale olandese, hanno portato a decine di arresti e hanno messo in evidenza l’escalation delle tensioni legate al conflitto in corso a Gaza.
A far precipitare la situazione è stata la coincidenza della data della partita con l’86° anniversario della Kristallnacht (la Notte dei cristalli), il pogrom del 1938 nella Germania nazista in cui le attività commerciali ebraiche furono saccheggiate, le sinagoghe bruciate e gli ebrei attaccati e arrestati.
Il sindaco Halsema aveva espresso grande preoccupazione per il fatto che l’anniversario avrebbe potuto aumentare le tensioni a causa dell’attuale clima geopolitico.
Il preludio alla violenza è iniziato a crescere mercoledì sera, un giorno prima della partita, in cui i tifosi israeliani non appena arrivati ad Amsterdam hanno aggravato la situazione già tesa agendo in maniera provocatoria: sui social media infatti circolano alcuni video che mostrano un gruppo di sostenitori israeliani che strappano una bandiera palestinese da un edificio nel centro della città, mentre altri gridano slogan contro i palestinesi. Un uomo ha gridato in ebraico: “Il popolo di Israele vive”.
Secondo il capo della polizia di Amsterdam, Peter Holla, i sostenitori del Maccabi Tel Aviv hanno attaccato anche un taxi.
Gli incidenti hanno sollevato fortissime preoccupazioni tra i funzionari della città per potenziali escalation, infatti il sindaco di Amsterdam, Femke Halsema, aveva vietato le proteste pro-palestinesi pianificate vicino alla Johan Cruyff Arena, dove si sarebbe tenuta la partita. La decisione mirava a prevenire scontri tra gruppi opposti e a mantenere l’ordine pubblico.
Dagli anni ’30, l’Ajax è stato popolarmente visto come avente radici ebraiche, in parte perché il suo stadio si trovava vicino a un quartiere ebraico di Amsterdam-Est.
Gli oppositori avrebbero visto molti tifosi dell’Ajax camminare attraverso il Nieuwmarkt e il Waterloopleinbuurt – aree conosciute come “l’angolo degli ebrei” – per raggiungere lo stadio.
Nel corso del tempo, i tifosi dell’Ajax hanno abbracciato questa identità, definendosi come “super ebrei”, cantando “ebrei, ebrei” durante le partite e usando simboli ebraici come la stella di David e la bandiera israeliana. Questo immaginario ebraico è diventato parte centrale della cultura dei tifosi dell’Ajax, anche se pochi di loro sono effettivamente ebrei.
Tuttavia, questa associazione ha anche portato a un aumento della retorica antisemita da parte dei tifosi rivali, che hanno cantato slogan offensivi e hanno compiuto gesti dispregiativi durante le partite. In risposta, molti tifosi ebrei dell’Ajax hanno smesso di assistere alle partite a causa dell’ambiente super ostile.
Negli ultimi anni, il club ha tuttavia cercato di prendere le distanze da questa immagine ebraica per ridurre le tensioni e combattere l’antisemitismo.

Il giorno della partita, l’atmosfera ad Amsterdam era molto tesa. La polizia ha schierato una forza straordinaria di 800 agenti per mantenere l’ordine. Gli agenti avevano il compito di scortare i tifosi israeliani e monitorare i manifestanti filo-palestinesi per prevenire scontri.
Tuttavia, l’assenza di violenza all’interno dello stadio non rifletteva la situazione che si stava svolgendo all’esterno. In tutta la città, secondo quanto riferito, piccoli gruppi si stavano preparando a prendere di mira i tifosi israeliani dopo la partita.
Infatti sarebbero emersi nel web alcuni video in cui si vedono i tifosi israeliani che cantano slogan provocatori mentre vengono scortati dalla polizia vicino alla stazione ferroviaria centrale di Amsterdam. Secondo quanto riferito, alcuni canti includevano frasi come: “Perché non c’è scuola a Gaza? Non ci sono più bambini lì”, un riferimento profondamente offensivo dato il conflitto in corso e le vittime civili a Gaza.
Dopo la conclusione della partita, gli scontri sono scoppiati in diversi quartieri di Amsterdam. La polizia olandese ha riferito che alcuni gruppi di persone in sella ai motorini hanno effettuato attacchi “mordi e fuggi” contro i tifosi israeliani prendendoli a calci e picchiandoli.
Cinque cittadini israeliani sono stati ricoverati in ospedale a causa delle ferite riportate, ma successivamente dimessi, inoltre circa 30 persone hanno riportato ferite lievi che non hanno richiesto il ricovero. L’ambasciata israeliana nei Paesi Bassi ha dichiarato che centinaia di tifosi del Maccabi sono stati attaccati mentre tornavano nei loro hotel, scortati dalla polizia.

Peter Holla ha espresso shock in una conferenza stampa venerdì, affermando che “uno dei più grandi dispiegamenti che noi, come polizia di Amsterdam, con l’assistenza nazionale, abbiamo fatto in un anno non è riuscito a prevenire questa violenza”. Ha osservato che gli attacchi sono stati di natura inaspettata, essendo stati effettuati da piccoli gruppi mobili piuttosto che da grandi folle.
In risposta agli attacchi, la polizia ha arrestato almeno 62 persone in tutta la città. Mentre la maggior parte è stata successivamente rilasciata, quattro persone sono rimaste in custodia a partire da sabato, sospettate di violenza pubblica. Tra gli arrestati c’era un uomo di 26 anni identificato attraverso i filmati delle telecamere di sicurezza e i video dei social media.
“Stiamo esponendo i fatti e indagando sui motivi antisemiti”, ha detto il capo Holla. La polizia ha avviato un’ampia indagine e ha fatto appello al pubblico per ulteriori immagini o informazioni che potrebbero aiutare a identificare i responsabili.
Amsterdam è rimasta sotto un ordine di emergenza per tutto il fine settimana, mobilitando altri agenti di polizia e concedendo loro l’autorità di fermare e perquisire le persone. Ha anche vietato le manifestazioni e proibito l’uso di maschere o di qualsiasi altra copertura per il viso. La sicurezza è stata rafforzata nelle istituzioni ebraiche, nelle sinagoghe e nei centri comunitari in tutta la città.

Il governo israeliano, preoccupato per la sicurezza dei suoi cittadini, ha reagito rapidamente agli eventi di Amsterdam, l’ambasciata israeliana nei Paesi Bassi infatti ha emesso avvertimenti consigliando ai cittadini israeliani di rimanere in hotel e di evitare tutti gli spazi pubblici. I tifosi sono inoltre stati esortati a non esporre simboli israeliani o ebraici che potrebbero identificarli.
El Al, la compagnia aerea nazionale israeliana che solitamente non opera di sabato, ha organizzato voli per riportare i cittadini in Israele.

Amsterdam è una città nota per la sua diversità culturale e la sua storia di tolleranza, adesso purtroppo è alle prese con le conseguenze dei recenti attacchi. Il sindaco Halsema ha espresso una profonda preoccupazione per i motivi antisemiti dietro le violenze.
Gli eventi hanno stimolato una riflessione più ampia sulle divisioni sociali e sull’ascesa di ideologie estremiste.
I leader e le organizzazioni della comunità chiedono il dialogo e si stanno sforzando di trovare soluzioni per colmare le divisioni e le tensioni future, infatti non va dimenticato il legame storico di Amsterdam con la cultura ebraica e i tragici eventi della seconda guerra mondiale aggiungono un contesto molto toccante alla situazione attuale.
I recenti attacchi hanno acceso un forte dibattito politico all’interno dei Paesi Bassi, mettendo in luce le divisioni sull’immigrazione, l’integrazione e l’ascesa di ideologie estremiste. Il politico Wilders, noto per la sua retorica anti-musulmana, ha condannato la violenza contro i tifosi israeliani e ha usato gli scontri per criticare quello che definisce “Islam radicale”, impiegando un linguaggio incendiario.
“Mi vergogno che questo possa accadere nei Paesi Bassi”, ha scritto Wilders sui social media. Ha chiesto che i “musulmani criminali” siano espulsi e ha criticato il governo per non aver fatto abbastanza per proteggere i tifosi israeliani e la comunità ebraica.
All’estremo opposto della politica, troviamo Stephan van Baarle, leader del DENK – un partito politico focalizzato sulla protezione della diversità e degli interessi degli immigrati che ha accusato vivamente le autorità di non aver impedito le provocazioni da parte dei tifosi israeliani. “Dov’era la polizia quando i teppisti del Maccabi cantavano slogan genocidi e razzisti su Gaza?”, si è chiesto in un video pubblicato sul sito web del partito.
Gli eventi hanno suscitato reazioni anche da parte di altri leader europei come il re Willem-Alexander dei Paesi Bassi che, parlando con il presidente israeliano Isaac Herzog, ha dichiarato: “La nostra storia ci ha insegnato come l’intimidazione vada di male in peggio, con conseguenze orribili”, alludendo alla seconda guerra mondiale e all’Olocausto.

La polizia di Amsterdam sta conducendo un’indagine completa sugli attacchi, analizzando tutti i filmati delle telecamere di sicurezza, i post sui social media, per poter identificare tutte le persone coinvolte. Le autorità hanno esortato i testimoni a farsi avanti con le informazioni.
Gli attacchi hanno messo in evidenza le sfide che le città europee devono affrontare per  poter bilanciare la libertà di espressione, la sicurezza pubblica e la prevenzione dei crimini d’odio, soprattutto nel contesto di conflitti internazionali che risuonano a livello locale come campane dell’orrore.

Alessandra Fiumara

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1 Commento. Nuovo commento

  • Giuliana
    13/11/2024 19:03

    Un po’ sconcertata dalla ricostruzione fatta dall’articolo. L’autrice ha assistito a quanto successo ad Amsterdam o si è basata sul sentito dire?
    Giuliana Beltrame

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