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America first 2.0: squadra di Trump, prime indicazioni sulle politiche e prospettive

di Alessandro
Scassellati

Con il controllo repubblicano del Congresso, Donald J. Trump ha la strada spianata per portare avanti il suo programma MAGA – Make America Great Again – all’insegna di tagli alle tasse, riduzione drastica del ruolo dello Stato federale, dazi sulle merci di importazione, espulsioni di milioni di immigrati clandestini ed epurazioni per tutti coloro che verranno identificati come parte del “deep State”, lo “Stato profondo”. Nelle ultime tre settimane ha messo insieme una squadra controversa, composta da fedelissimi imprenditori/oligarchi, politici MAGA, manager di Wall Street, scettici sul ruolo di scienza e Stato, personaggi eccentrici, fanatici religiosi, suprematisti bianchi, islamofobi, sinofobi, filo-israeliani, presunti molestatori sessuali e outsider della politica dal profilo divisivo, che gestirà la Casa Bianca e il governo federale e dovrà implementare quel programma MAGA facendolo digerire al Congresso, ai mercati finanziari, ai cittadini statunitensi e al resto del mondo. Con Trump apparentemente pronto a dare seguito alle sue promesse di deportazioni di massa di lavoratori stranieri illegali, tagli alle tasse a ricchi e imprese e dazi sui beni di importazione, è solo questione di tempo prima che i suoi sostenitori siano delusi. Non c’è modo che un programma del genere riduca l’inflazione e porti prosperità, mentre è assai probabile che farà l’opposto.

Le scelte di Trump

In vista del suo ritorno alla Casa Bianca il 20 gennaio 2025, Donald J. Trump ha passato le ultime tre settimane a scegliere il suo futuro staff per la Casa Bianca e il governo federale. I criteri per la scelta di quelli che dovrebbero essere i suoi collaboratori per i prossimi 4 anni non sono stati quelli della competenza o dell’apporto di punti di vista critici, seppure costruttivi e compatibili con la visione politico-ideologica di Trump, quanto quelli dell’assoluta fedeltà a lui e alla piattaforma MAGA.

Dopo il 20 gennaio, i nominati trumpiani (almeno quelli destinati a posizioni governative) dovranno essere approvati dal Senato controllato (53 a 47) dai repubblicani che, nel frattempo, hanno eletto speaker del Senato il moderato John Thune del Sud Dakota. Alcuni di loro, ultimi esponenti del tradizionale conservatorismo repubblicano, non sono molto contenti per la presenza di diversi candidati controversi e in gran parte senza nessuna esperienza governativa. Il controverso ex deputato della Florida Matt Gaetz che era stato indicato da Trump come Procuratore Generale, ha dovuto rinunciare dopo che era diventato evidente che non avrebbe avuto i voti di molti senatori repubblicani (tra le altre cose era accusato di uso illegale di droga e di aver fatto sesso con una minorenne). Anche altre nomine potrebbero incontrare il veto degli stessi senatori repubblicani: una situazione che potrebbe indurre Trump a provare ad aggirare il processo di conferma del Senato, utilizzando la tattica del “recess appointment”1.

I nominati sono destinati a sostenere lo sforzo di Trump di licenziare i funzionari e rivoltare le istituzioni federali che disprezza o considera come minacce al suo potere o alla sua persona. Sono le sue fedeli truppe d’assalto – i “disruptors”, ossia coloro che dovranno contribuire a sconvolgere lo status quo – che credono ciecamente nell’ideologia trumpiana. D’altra parte, se le scelte del gabinetto di Trump, vengono disprezzate e stroncate dai critici di Washington (che vedono candidati sottoqualificati e discutibili), entusiasmano molti dei suoi elettori che li descrivono come degli anticonformisti reclutati per scuotere Washington.

Lo staff della Casa Bianca

Per quanto riguarda lo staff della Casa Bianca (nomine che non richiedono l’approvazione del Senato), ossia di coloro che saranno gli stretti collaboratori giorno-per-giorno del presidente, oltre al vicepresidente JD Vance, ci sono Susie Wiles, scelta come Capo dello staff della Casa Bianca2 che sarà coadiuvata da 4 vice Capi dello staff, tutti consiglieri senior della campagna di Trump: per la politica Stephen Miller, che è stato stretto consigliere e speechwriter di Trump dal 2015 e che durante il primo mandato di Trump, è stato coinvolto nello sviluppo di alcune delle più severe politiche sull’immigrazione dell’amministrazione; per gli affari legislativi James Blair che è stato il direttore politico della campagna ed è il fondatore e presidente di Rapid Loop Consulting, una società di consulenza politica e affari pubblici con sede a Tampa, Florida; per la comunicazione e il personale Taylor Budowich, che ha diretto il principale super PAC di Trump, MAGA Inc., prima di unirsi alla campagna durante l’estate; e come assistente del Presidente Dan Scavino che è stato un assistente senior durante il primo mandato di Trump ed è stato un punto di riferimento per la presenza sui social media di Trump durante i suoi quattro anni in carica. L’avvocato Will Scharf sarà il Segretario dello staff della Casa Bianca (in precedenza era stato candidato alle elezioni di procuratore generale del Missouri del 2024). Trump ha nominato Vince Haley, che ha contribuito a guidare il dipartimento di scrittura dei discorsi durante il suo primo mandato, direttore del consiglio di politica interna, che guida l’attuazione dell’agenda dell’amministrazione. Il consigliere di Trump e sostenitore dell’immigrazione Stephen Miller ha applaudito l’annuncio in un post sui social media, affermando che “il talento, la dedizione, la determinazione e il profondo impegno filosofico di Haley per l’agenda America First sono ineguagliabili”.

Il deputato della Florida ed ex membro delle Forze speciali dell’esercito americano, Michael Waltz, è stato scelto come prossimo Consigliere per la Sicurezza Nazionale e dovrà aiutare a gestire la posizione degli Stati Uniti sulle guerre in Medio Oriente e in Ucraina e sui rapporti con Cina, Russia e Iran3. Il suo vice sarà Alex Wong che è stato vice rappresentante speciale per la Corea del Nord durante la prima amministrazione Trump. Il controverso Sebastian Gorka è stato scelto come capo dell’antiterrorismo. È apertamente filo-israeliano e pro Netanyahu e ha dovuto affrontare accuse di islamofobia per aver sostenuto il divieto di viaggio per i musulmani imposto da Trump nel 20174. Lo “zar del confine”, l’ex agente di polizia che è stato direttore ad interim dell’US Immigration and Customs Enforcement (ICE) durante il primo mandato di Trump, Tom Homan, un coautore del Progetto 2025, ricoprirà lo stesso incarico, fondamentale per il programma MAGA perché include la responsabilità delle deportazioni di massa di oltre 11 milioni di migranti clandestini da parte di Trump. Homan ha garantito che gestirà “la più grande operazione di espulsioni che questo paese abbia mai visto”.

L’avvocato repubblicano William McGinley assumerà il ruolo di direttore legale della Casa Bianca e ha prestato servizio come segretario di gabinetto della Casa Bianca durante parte del primo mandato di Trump ed è stato il consigliere del Republican National Committee per l’integrità elettorale nel 2024. Sergio Gor, socio in affari di Donald Trump Jr. sarà il direttore del personale della Casa Bianca. Karoline Leavitt sarà l’addetta stampa (la portavoce) della Casa Bianca, con Steven Cheung che sarà il direttore della comunicazione ed è parte del team di Trump dal 2016. Il repubblicano Brendan Carr sarà a capo della Federal Communications Commission (FCC), di cui è un membro attuale, che regolamenta l’uso di Internet e delle trasmissioni della comunicazione. Ha scritto la sezione sulla FCC nel famigerato Progetto 2025 della Heritage Foundation. È un sostenitore della deregolamentazione delle Big Tech: “Facebook, Google, Apple, Microsoft e altri hanno svolto un ruolo centrale nel cartello della censura che deve essere smantellato”, ha scritto su X.

Infine, ci sono i due sostenitori miliardari Elon Musk e Vivek Ramaswamy (biotech) che avranno un ruolo nel taglio dei costi. Sono loro che dovranno condurre l’attacco frontale contro il ruolo dello Stato federale, cercando di trovare le modalità per scardinarne o ridurne le funzioni. Ramaswamy e Musk, l’uomo più ricco del mondo che ha investito 132 milioni di dollari nella campagna di Trump, sono destinati a guidare il nuovo Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE), la commissione consultiva (non un dipartimento governativo) che, secondo Trump, condurrà un “audit finanziario e delle prestazioni completo dell’intero governo federale e formulerà raccomandazioni per riforme drastiche”. DOGE avrà come obiettivo quello di “smantellare la burocrazia governativa, tagliare la regolamentazione eccessiva, tagliare le spese inutili e ristrutturare le agenzie federali”. Musk ha proposto di tagliare di 2 trilioni di dollari il budget federale (nonostante tutta la spesa discrezionale nel 2024 ammonterà a soli 1,6 trilioni di dollari, circa il 25% del totale, mentre la restante parte è fatta di programmi obbligatori – la cosiddetta spesa per diritti acquisiti), corrispondente a poco meno di 1/3 di quest’ultimo. L’obiettivo è lo “slash-and-burn”, il fare terra bruciata per arrivare allo “Stato minimo” (seguendo il modello dei drastici tagli sperimentato nell’ultimo anno dal presidente argentino Javier Milei) con la drastica riduzione della burocrazia (almeno 1/3) per “decostruire il deep-State” (a partire dai vertici militari e dell’intelligence), la radicale privatizzazione del sistema del welfare e di altre funzioni regolative e gestionali. In un editoriale sul Wall Street Journal, Musk e Ramaswamy hanno affermato che si affideranno a due recenti sentenze della Corte Suprema che hanno limitato l’autorità delle agenzie di regolamentazione federali per “liberare individui e aziende da regolamentazioni illecite mai approvate dal Congresso”. Lavoreranno con esperti legali all’interno delle agenzie governative e utilizzeranno tecnologie avanzate per identificare le normative di cui Trump potrebbe “immediatamente sospendere l’applicazione” e sottoporre a “revisione e revoca”. Sarà una guerra complicata e difficile da vincere considerati gli evidenti conflitti di interesse in campo5 e dato che i dipendenti del governo federale godono di forti tutele occupazionali che ostacolerebbero l’approccio di Musk alla riduzione dei costi, rendendolo forse impossibile. Il DOGE sarà solo un organo consultivo per cui le sue raccomandazioni, per poter diventare operative, dovranno essere portate avanti dai diversi Dipartimenti governativi, a cominciare da quelli del Tesoro e del Bilancio.

La composizione del governo federale

In passato, numerosi candidati alle posizioni di governo hanno fatto ricorso a una retorica che avrebbe indebolito la missione delle agenzie per le quali sono stati proposti. Le nomine dell’avvocato ambientalista, scettico sui vaccini e nipote dell’ex presidente John F. Kennedy, Robert F. Kennedy, Jr., come Segretario della Salute e dei Servizi Umani “per affrontare il complesso industriale della malattia e tutte le orribili malattie croniche che lascia dietro di sé”, ha scritto Trump6, un ministero che supervisiona 13 agenzie, tra cui la Food and Drug Administration, l’agenzia che regola cibo e farmaci7, e che Kennedy ha già dichiarato di voler smantellare; del conduttore di Fox News e veterano militare Pete Hegseth come Segretario della Difesa e l’ex deputata democratica delle Hawaii (fino al 2022), Tulsi Gabbard, come Direttore dell’Intelligence Nazionale (con un budget di circa 70 miliardi), sono il residuo dei risentimenti di Trump e della sua sete di vendetta contro i suoi oppositori del “deep State” che comprende le agenzie di intelligence, il Dipartimento di Giustizia e l’esercito. Durante il primo mandato di Trump, questi organismi si sono opposti alle sue mosse più autoritarie, come l’impiego di truppe contro i manifestanti e la dichiarazione di illegittimità delle elezioni del 2020. Trump ha scelto anche il suo ex direttore dell’intelligence nazionale, l’ex membro del Congresso del Texas e fedele attivista MAGA, John Ratcliffe, per ricoprire il ruolo di direttore della Central Intelligence Agency (CIA). Ratcliffe è stato accusato di aver politicizzato il suo incarico di direttore dell’Intelligence Nazionale durante il primo mandato di Trump. Trump ha anche detto che licenzierà il direttore dell’FBI Chris Wray, che aveva nominato nel 2017, ma con cui da allora ha litigato. Il controverso consigliere di Trump, Kash Patel (un feroce avversario retorico del “deep State” e appartenente alla fazione MAGA di Steve Bannon), e Jeffrey Jensen, un ex procuratore degli Stati Uniti nominato da Trump, vengono presi in considerazione per sostituire Wray.

In Kennedy, un teorico della cospirazione anti-vaccino, Trump vede una rivendicazione del suo stesso sospetto sulla scienza e la sua gestione selvaggiamente irregolare della crisi del CoVid-19. In Hegseth, che difende i criminali di guerra e critica i generali “risvegliati”, vede una vendetta contro gli esponenti dell’establishment militare che lo hanno definito inadatto8. In Gabbard, che trova il buono nei dittatori stranieri (ha espresso simpatia per Bashar Assad e Putin), ha espresso il suo sostegno al genocidio di Israele a Gaza e si autodefinisce “un falco sul terrorismo” e oppositrice dell’“islamismo”, Trump vede qualcuno che potrebbe modellare il lavoro delle 18 agenzie di intelligence (tra cui CIA e NSA) per contrastare gli oppositori interni9 ed esterni e per aiutare a giustificare la fine del sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina. In altre parole, le nomine di Trump, nel loro sconsiderato sostegno a chi è pericolosamente non qualificato, sembrano essere frutto di un flagrante atto vendicativo. Ma sta andando anche oltre i limiti che la maggioranza dei senatori repubblicani sembrano essere disposti a tollerare.

Come Procuratore Generale, dopo la rinuncia forzata di Matt Gaetz (la prima sconfitta di Trump), Trump ha scelto la fedelissima Pam Bondi, ex procuratore generale dello Stato della Florida. Una ricompensa per anni di lealtà nei confronti di Trump, iniziata durante la campagna del 2016, quando divenne una schietta ma feroce sostenitrice della sua candidatura. Ha anche aiutato con la difesa legale di Trump durante il suo primo processo di impeachment, ha ripetuto a pappagallo le affermazioni secondo cui le elezioni del 2020 erano state rubate e ha continuato a lavorare come surrogata durante la campagna del 2024 quando ha assistito al processo penale di Trump a New York. Inoltre, gli avvocati penalisti personali di Trump, Todd Blanche ed Emil Bove, sono stati scelti per i ruoli più importanti nel Dipartimento di Giustizia. Nelle intenzioni di Trump, queste nomine dei vertici del Dipartimento hanno l’obiettivo di prendere il controllo del sistema giudiziario a tutti i livelli. Mentre la Corte Suprema è già in gran parte trumpizzata (con una maggioranza 6 a 3), i gradi inferiori del sistema giudiziario statunitense non lo sono necessariamente, così come non lo è il Dipartimento di Giustizia, che storicamente ha goduto di ampi margini di indipendenza nei confronti dell’amministrazione in carica. Per Trump, prendere il controllo del sistema giudiziario a tutti i livelli è una priorità. I prossimi quattro anni verranno utilizzati per occupare sistematicamente il maggior numero di posizioni nel sistema giudiziario federale e “normalizzare” il Dipartimento di Giustizia, con l’obiettivo di utilizzare la giustizia a fini politici ed eventualmente elettorali.

A questi si aggiungono altri fedelissimi di Trump come il ricco Doug Burgum, governatore del Dakota del Nord, per guidare il Dipartimento degli Interni, l’agenzia responsabile della gestione e della conservazione delle terre federali e delle risorse naturali. L’ex membro del Congresso della Georgia (ha perso la corsa al Senato) e cappellano della US Air Force Reserve, Doug Collins, è stato scelto per guidare il Dipartimento per gli Affari dei Veterani. La governatrice del Sud Dakota Kristi Noem va alla Homeland Security, un ruolo ministeriale chiave di supervisione della sicurezza degli Stati Uniti, compresi i confini, le minacce informatiche, il terrorismo e la risposta alle emergenze (l’agenzia ha un budget di 62 miliardi di dollari e impiega migliaia di persone). Noem, insieme a Miller e Homan,  rappresenta la fazione dei sostenitori della linea dura sul controllo di confine e immigrazione e Trump stesso ha suggerito che dichiarerà l’emergenza nazionale e userà l’esercito per portare avanti le deportazioni di massa10. Il fondatore e CEO di Liberty Energy del settore petrolifero e del gas (fracking) Chris Wright guiderà il Dipartimento dell’Energia, dove dovrebbe mantenere la promessa della campagna elettorale di Trump di “trivellare, baby, trivellare” e massimizzare la produzione energetica fossile degli Stati Uniti (ha definito allarmisti gli attivisti per il clima, ha paragonato la spinta dei Democratici per le energie rinnovabili al comunismo in stile sovietico e in un video pubblicato sul suo profilo LinkedIn l’anno scorso, ha affermato: “Non c’è alcuna crisi climatica e non siamo nemmeno nel mezzo di una transizione energetica”). L’ex deputato repubblicano e tra i dirigenti del think-tank trumpiano America First Policy Institute (AFPI)11, Lee Zeldin, guiderà l’Environmental Protection Agency (EPA) e si occuperà della politica climatica americana in questo ruolo (ha già detto che ha intenzione di “ridurre le normative” fin dal primo giorno). Scott Turner, un ex giocatore di football che aveva lavorato nella sua prima amministrazione, è stato nominato Segretario per l’Edilizia Abitativa. Ha diretto il White House Opportunity and Revitalization Council durante il primo mandato di Trump. Il consiglio era stato costituito per coordinare meglio le partnership federali con gli investitori delle Opportunity Zone.

Per il Dipartimento dei Trasporti (che ha un budget di circa 110 miliardi di dollari, oltre a finanziamenti significativi rimanenti nell’ambito della legge sulle infrastrutture da 1 trilione di dollari del 2021 dell’amministrazione Biden), Trump ha scelto il collaboratore di Fox News Sean Duffy, un ex membro repubblicano della Camera (2011-2019) per il Wisconsin che è stato anche parte del cast della serie The Real World: Boston (1997) prodotta da MTV. “Darà priorità a eccellenza, competenza, competitività e bellezza quando ricostruirà le autostrade, i tunnel, i ponti e gli aeroporti americani”, ha affermato Trump in una dichiarazione che annunciava la sua nomina. “Si assicurerà che i nostri porti e le nostre dighe servano la nostra economia senza compromettere la nostra sicurezza nazionale e renderà di nuovo sicuri i nostri cieli eliminando la DEI per piloti e controllori del traffico aereo” (DEI sta per “diversità, equità e inclusione” e sono dei quadri organizzativi che mirano a promuovere il trattamento equo e la piena partecipazione di tutte le persone, in particolare dei gruppi che sono stati storicamente sottorappresentati o soggetti a discriminazione sulla base dell’identità o della disabilità). Trump ha promesso di annullare le norme sulle emissioni dei veicoli dell’amministrazione Biden. Ha affermato che intende iniziare il processo di annullamento delle severe norme sulle emissioni, finalizzate all’inizio di quest’anno, non appena entrerà in carica. Le norme riducono i limiti delle emissioni allo scarico del 50% rispetto ai livelli del 2026 entro il 2032 e spingono le case automobilistiche a costruire più veicoli elettrici. John Phelan, che ha co-fondato MSD Capital per gestire il capitale di Michael Dell, sarà segretario della marina. Phelan e sua moglie hanno organizzato una cena privata di raccolta fondi per Trump nella loro casa da 38 milioni di dollari ad Aspen, Colorado, ad agosto.

In una scelta a sorpresa come sua candidata per il Segretario del Lavoro, Trump ha nominato la deputata Lori Chavez-DeRemer, una repubblicana dell’Oregon. Chavez-DeRemer ha perso di misura la sua rielezione all’inizio di questo mese. Ha un forte sostegno dei membri del sindacato del suo distretto e del presidente dei Teamsters Sean O’Brien, l’unico leader sindacale ad aver parlato alla Convention Nazionale Repubblicana. È una dei pochi repubblicani della Camera ad aver sostenuto il “Protecting the Right to Organize” o PRO Act che consentirebbe a più lavoratori di condurre campagne di organizzazione e aggiungerebbe sanzioni per le aziende che violano i diritti dei lavoratori. L’atto indebolirebbe anche le leggi sul “diritto al lavoro” che consentono ai dipendenti in più della metà degli Stati di evitare di partecipare o pagare quote ai sindacati che rappresentano i lavoratori nei loro luoghi di lavoro. Trump ha affermato in una dichiarazione che contribuirà a “garantire che il Dipartimento del Lavoro possa unire gli americani di ogni estrazione sociale dietro il nostro programma per un successo nazionale senza precedenti”. È probabile che con la nomina di Chavez-DeRemer Trump stia seguendo una politica del “dividi et impera” dei sindacati statunitensi (che in maggioranza hanno appoggiato Harris), mentre si prepara ad attaccare i sindacati dei dipendenti federali.

La cofondatrice e presidente del think-tank filo-trumpiano AFPI Brooke Rollins è stata scelta per guidare il Dipartimento dell’Agricoltura12, un’agenzia di 100 mila impiegati con uffici in ogni contea del paese, il cui mandato include programmi agricoli e nutrizionali, silvicoltura, prestiti per case e aziende agricole, sicurezza alimentare, sviluppo rurale, ricerca agricola, commercio e altro. Ha un budget di 437,2 miliardi di dollari nel 2024. Se confermata, Rollins supervisionerà anche il più grande programma anti-fame del paese, noto come Supplemental Nutrition Assistance Program. Fornisce sussidi alimentari a più di 40 milioni di americani a basso reddito e i repubblicani stanno valutando modi per frenare la spesa futura per il programma come parte di un importante pacchetto di riconciliazione del 2025. Avrà inoltre un’influenza enorme nel definire la politica agricola e i sussidi agricoli, che costituiscono il fondamento del sistema alimentare statunitense, che Robert F. Kennedy Jr. è ansioso di riformare. Il settore agricolo si appoggerà anche a Rollins per moderare i piani di Trump di imporre un’altra ondata di tariffe estese alla Cina e ad altri importanti partner commerciali agricoli. I legislatori di Capitol Hill che rappresentano gli Stati agricoli sono diventati sempre più diffidenti nei confronti della spinta di Trump per ulteriori tariffe, dopo che la sua guerra commerciale del 2018 ha innescato paralizzanti tariffe di ritorsione contro gli agricoltori statunitensi. Ma è improbabile che Rollins, una fedele sostenitrice di Trump che ha elogiato i suoi piani economici, offra una forte resistenza.

Al Dipartimento dell’Istruzione, che durante la campagna elettorale Trump ha promesso di chiudere per restituire gran parte dei suoi poteri agli Stati13, ma per farlo servirebbe l’approvazione del Congresso, ha nominato Linda McMahon, co-presidente del Team di Transizione14. In una dichiarazione, Trump ha esaltato il lavoro “incredibile” che McMahon, la miliardaria co-fondatrice della WWE con il suo ex-marito Vince, ha svolto come co-presidente del Team di Transizione e ha affermato: “Come Segretario all’istruzione, Linda combatterà instancabilmente per estendere ‘Choice’ [la libera scelta della scuola] a ogni Stato d’America e dare ai genitori gli strumenti per prendere le migliori decisioni in materia di istruzione per le loro famiglie. … Rimanderemo l’istruzione AGLI STATI e Linda guiderà questo sforzo”.

Il senatore della Florida (dal 2010) Marco Rubio, ex cubano anticastrista, scelto come prossimo Segretario di Stato è un falco neoconservatore. Sarà il primo latino nella storia degli Stati Uniti e ha una visione aggressiva verso Cina (ha descritto il rivale americano come la “minaccia che definirà questo secolo”), Iran, Cuba e Venezuela. È probabile che con Rubio l’amministrazione Trump cercherà di liberarsi dagli obblighi dell’interdipendenza diplomatica e commerciale, che invertirà il già limitato multilateralismo dell’amministrazione Biden (si pensi all’affossamento del WTO, fondato sul multilateralismo come “rule of law” per governare l’apertura dei mercati), tra cui il taglio dei finanziamenti, il ritiro e l’imposizione di sanzioni a varie organizzazioni internazionali. Ciò è particolarmente vero per quelle che Trump ritiene siano dominate da stati ostili agli Stati Uniti o a Israele15. La deputata di New York Elise Stefanik è stata scelta per ricoprire il ruolo di ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite16. Trump ha nominato il suo ex procuratore generale ad interim (dal 2018 al 2021), Matthew G. Whitaker, membro del think-tank AFPI, ambasciatore degli Stati Uniti presso la NATO. “Matt è un forte guerriero e un leale patriota, che garantirà che gli interessi degli Stati Uniti siano promossi e difesi. Matt rafforzerà i rapporti con i nostri alleati della NATO e resterà saldo di fronte alle minacce alla pace e alla stabilità. Metterà l’AMERICA AL PRIMO POSTO”, ha affermato Trump in una dichiarazione. Trump ha scelto l’investitore immobiliare e filantropo Steve Witkoff per il ruolo di inviato speciale in Medio Oriente. Witkoff farà coppia con l’ex governatore dell’Arkansas e fervente pastore evangelico Mike Huckabee che sarà ambasciatore degli Stati Uniti in Israele (Huckabee è fermamente filo-israeliano e in precedenza ha respinto l’idea della “soluzione dei due Stati” per risolvere il conflitto israelo-palestinese). Né Witkoff né Huckabee hanno precedenti esperienze diplomatiche, né tantomeno una profonda conoscenza del Medio Oriente.

Le scelte per attuare l’agenda economica

Per quel che riguarda l’economia, Trump ha scelto come Segretario al Tesoro Scott Bessent, il fondatore della società di investimenti Key Square Capital Management ed ex gestore finanziario di George Soros, che è diventato un importante fundraiser e consigliere economico di Trump17. La scelta di Bessent, considerato dall’establishment economico come parte di esso e da alcuni analisti come colui che “avrà il compito di fungere da voce della ragione” nell’amministrazione, è venuta dopo un lungo ballottaggio con Howard Lutnick, CEO della società di Wall Street Cantor Fitzgerald (oltre ad essere presidente di BGC Group Inc., una società di brokeraggio e tecnologia finanziaria, e di Newmark Group, un fornitore di servizi immobiliari commerciali), capo del Transition Team e sostenuto da Musk18, che poi è stato nominato Segretario al Commercio. “Guiderà la nostra agenda tariffaria e commerciale, con un’ulteriore responsabilità diretta per l’Office of the United States Trade Representative”19, ha detto Trump. Se confermato, Lutnick supervisionerebbe 12 uffici, un budget di oltre 11 miliardi di dollari e circa 51 mila dipendenti che gestiscono compiti che vanno dal finanziamento della produzione nazionale di chip (CHIP Act) alla creazione di restrizioni commerciali e alla pubblicazione di statistiche economiche20. Lutnick, uno dei principali sostenitori di Trump a Wall Street21, è noto per le sue posizioni aggressive sulla Cina (pur facendo le sue aziende affari con imprese cinesi) e per il forte sostegno ai dazi, che descrive come uno “strumento straordinario” per “proteggere i lavoratori americani”. Ha tuttavia suggerito che dovrebbero essere utilizzati per negoziare accordi commerciali con altri paesi e che i beni che gli Stati Uniti non producono non dovrebbero necessariamente essere soggetti a dazi.

Kevin Hassett, economista di Stanford che ha ricoperto la carica di presidente del consiglio dei consulenti economici durante la prima amministrazione di Trump, guiderà National Economic Council che coordina la politica economica dell’amministrazione ed è a diretto contatto col presidente. Hassett “ha svolto un ruolo cruciale nell’aiutarmi a progettare e approvare il Tax Cuts and Jobs Act del 2017”, ha affermato Trump in una dichiarazione. “Insieme, rinnoveremo e miglioreremo i nostri record di Tax Cuts e garantiremo un commercio equo con i Paesi che hanno tratto vantaggio dagli Stati Uniti in passato”.

Come direttore dell’Ufficio di Gestione e Bilancio degli Stati Uniti (OMB), una potente agenzia che aiuta a decidere le priorità politiche del presidente e come finanziarle, Trump ha scelto Russ Vought, un architetto chiave del “Progetto 2025” della Heritage Foundation, il controverso piano conservatore per riformare il governo22. Vought, che è stato capo dell’OMB durante il primo mandato di Trump, svolgerebbe un ruolo importante nella definizione delle priorità di bilancio e nell’attuazione della promessa della campagna di Trump di ridimensionare le normative governative. Presso l’OMB, Vought collaborerà con Musk e Ramaswamy per realizzare l’impegno preso da Trump durante la campagna elettorale di tagliare la spesa pubblica e le normative23.

Sarà Bessent che dovrà varare e gestire le principali misure contenute nel programma elettorale di Trump, vale a dire l’estensione delle riduzioni d’imposta contenute nel Tax Cuts and Jobs Act del 2017 (criticate per essere sbilanciate a favore dei ricchi, per le famiglie nella fascia di reddito più alta dell’1%), gestendo il loro impatto sul deficit federale24, nonché ulteriori riduzioni d’imposta (la promessa di abolire le tasse sulle mance per i lavoratori dei ristoranti), l’imposizione di tariffe generalizzate sulle importazioni americane25, e la deregolamentazione delle cripto-valute.

Trump ha promesso in campagna elettorale che vuole implementare un piano per imporre tariffe elevate (dal 10-20% al 60%) su migliaia di miliardi di dollari di importazioni che riporterà immediatamente le fabbriche negli Stati Uniti. “Torneranno subito”, ha detto. Pochi economisti sono d’accordo, avvertendo che rispettare questa promessa causerà invece un aumento dei prezzi al consumo (inflazione), con gli oneri più pesanti che ricadranno sulle famiglie a basso reddito26. La combinazione di tariffe generalizzate, deportazioni di massa e tagli fiscali probabilmente costringerà la FED a rallentare la riduzione dei tassi di interesse o, addirittura, a rialzarli. Il che aumenterebbe il valore del dollaro e renderebbe i beni americani meno competitivi all’estero. Ciò, a sua volta, tenderebbe a far aumentare il già grande deficit commerciale (attualmente in gran parte nei confronti di Cina e Unione Europea, ma crescente con Messico, Vietnam, altri paesi orientali e Australia).

Anche se la maggior parte delle tariffe verrà probabilmente introdotta in congiunzione con le riduzioni d’imposta e i programmi di spesa della nuova presidenza (almeno è quello che auspica Bessent), Trump ha già annunciato che firmerà un ordine esecutivo che impone una tariffa del 25% su tutti i prodotti provenienti da Messico e Canada in arrivo negli Stati Uniti, e tariffe aggiuntive del 10% sulla Cina, una volta che diventerà di nuovo presidente degli Stati Uniti. “Il 20 gennaio, come uno dei miei primi ordini esecutivi, firmerò tutti i documenti necessari per imporre a Messico e Canada una tariffa del 25% su TUTTI i prodotti in arrivo negli Stati Uniti, e le sue ridicole frontiere aperte”, ha detto Trump in un post su Truth Social27. Trump ha detto che le tariffe rimarranno in vigore finché i due paesi non reprimeranno il traffico di droga, in particolare il fentanyl, e le persone che attraversano illegalmente il confine. In un post successivo, Trump ha annunciato che gli Stati Uniti “addebiteranno alla Cina un’ulteriore tariffa del 10%, oltre a qualsiasi tariffa aggiuntiva, su tutti i loro numerosi prodotti in arrivo negli Stati Uniti d’America”. Ha affermato che il motivo della tariffa aggiuntiva era l’incapacità della Cina di frenare il numero di oppioidi in arrivo negli Stati Uniti. La Cina è un importante produttore di precursori chimici che vengono acquisiti dai cartelli della droga, incluso il Messico, per produrre il fentanyl, un oppioide sintetico altamente potente. In risposta, la Cina ha avvertito: “Nessuno vincerà una guerra commerciale28.

Comunque vada, è possibile che alcuni dazi verranno imposti già nei primi mesi del 2025. Si tratterebbe di misure concentrate in alcuni settori ed essenzialmente focalizzati sulla Cina. La finalità di una tale strategia sarebbe doppia. Da una parte, segnalerebbe che con il nuovo corso la Casa Bianca è ben determinata a introdurre altri dazi. In questo modo costringerebbe i partner commerciali degli Stati Uniti ad aprire negoziati per ottenere eventuali esenzioni e riduzioni in cambio di concessioni su questioni di accesso ai loro mercati di esportazioni e investimenti americani. Dall’altra parte, invierebbe il messaggio alla Cina che l’amministrazione Trump è pronta al decoupling, a meno che i leader di Pechino non tornino al tavolo dei negoziati e si impegnino a ridurre drasticamente il surplus cinese nei confronti degli USA.

Almeno alcuni dei partner commerciali degli Stati Uniti e tra questi sicuramente l’Unione Europea e la Cina reagiranno alle tariffe di Trump introducendo a loro volta misure di ritorsione29. Questo creerà il rischio di una guerra commerciale generalizzata (“tit for tat”) nonché di un forte rallentamento dell’attività economica negli Stati Uniti stessi. Poiché Trump si considera un “transactional president”, non si può escludere che apra a negoziati prima dell’introduzione dei dazi con l’obiettivo di negoziarne esenzioni e riduzioni in cambio di concessioni in favore degli interessi economici americani nei Paesi interessati da queste trattative. Mentre è certo che Trump introdurrà nuove tariffe perché ha bisogno di entrate addizionali per finanziare i propri programmi domestici, è possibile che alla fine i loro livelli risultino meno elevati di quelli minacciati negli scorsi mesi e vi siano più esenzioni per i Paesi con cui vengono raggiunti accordi commerciali.

Attualmente, l’economia statunitense sembra essere riuscita a effettuare il tanto agognato “soft landing” dalla stretta sui tassi di interesse imposta dalla FED per bloccare il processo inflattivo post-CoVid-19. Di conseguenza, i rischi di recessione nei prossimi mesi sono bassi. Le previsioni di crescita per il 2025 si situano attorno al 2% (nelle sue previsioni autunnali il FMI stima la crescita americana per l’anno prossimo al 2,1%), mentre l’inflazione potrebbe scendere al di sotto del 2% (sempre l’FMI prevede un’inflazione media dell’1,9% per il 2025, ma senza dazi addizionali). Inoltre, ci si può attendere che nel periodo della transizione e nei primi mesi dell’amministrazione Trump vi sia un “feel-good factor” tra gli investitori, che, anticipando tagli di tasse e deregolamentazione, potrebbero decidere di aumentare i loro investimenti. È anche assai probabile che, così come avvenne all’inizio della prima presidenza Trump, Wall Street abbia un’impennata (Trump è molto attento e sensibile alle evoluzioni della borsa), trainata innanzitutto dalle azioni delle imprese che producono e distribuiscono energie fossili (per le quali Trump ha promesso una forte deregolamentazione) e della difesa (dove ha promesso aumenti di spesa, in particolare nei comparti high-tech, molti dei quali sono guidati da finanziatori della sua campagna). Con un robusto tasso di crescita e l’inflazione sotto controllo, ci sarà meno urgenza di prendere provvedimenti immediati di grandi dimensioni, preparando il terreno al fine di assicurare il passaggio delle misure previste (tagli fiscali e imposizione di dazi)30.

Tra le questioni sul tavolo dell’amministrazione Trump vi è anche la possibile rimessa in discussione dell’indipendenza della Federal Reserve (FED). Durante la campagna elettorale Trump ha indicato che il presidente degli Stati Uniti dovrebbe “avere una voce in capitolo” nella politica monetaria. Resta da vedere se queste intenzioni sono reali o sono invece un modo per esercitare una pressione indiretta sulle decisioni della stessa FED. Anche per evitare un conflitto col Congresso, dove diversi repubblicani sono in favore dell’indipendenza della banca centrale, Trump potrebbe limitarsi a imporre alla sua guida qualcuno di cui si fida quando il termine di Jerome Powell verrà a scadenza nel maggio 2026. A questo proposito il nome di Kevin Warsh – ex-Morgan Stanley ed ex membro del Consiglio della FED, vicino al Partito repubblicano – è stato menzionato. Tra l’altro una tale soluzione gli permetterebbe, come già nel primo mandato, di far ricadere sulla FED eventuali risultati economici che considera non pienamente confacenti con gli obiettivi che si era fissato.

Appena insediata, l’amministrazione Trump potrà procedere velocemente nell’azione di deregolamentazione. Molti degli ordini esecutivi emanati da Biden volti a favorire la transizione climatica verranno rapidamente revocati e lo stesso dicasi per le normative volte a incentivare la diversità e l’inclusione nel posto di lavoro (i cosiddetti programmi DEI – Diversity, Equity, Inclusion). Inoltre, Trump, come già fece nel 2017, probabilmente annuncerà nuovamente l’abbandono degli Accordi di Parigi per la lotta al cambiamento climatico31. Inoltre, tenterà di porre fine ad alcuni meccanismi di sostegno per le filiere verdi nel quadro dell’Inflation Reduction Act (IRA) come i crediti d’imposta per i veicoli elettrici, anche se una buona parte della legislazione potrebbe rimanere in vigore. Molti investimenti previsti dall’IRA, infatti, sono destinati a Stati controllati dai repubblicani.

Una delle questioni chiave riguarda il peso che avrà il vincolo di bilancio nel determinare le scelte di politica economica. Nell’attuale situazione di apparente piena occupazione e di crescita gli Stati Uniti hanno nondimeno un deficit federale superiore al 6% del PIL. I piani economici di Trump, così come annunciati nella campagna elettorale, rischiano di far aumentare ulteriormente tale disavanzo (al 10%) e con esso il debito pubblico. Tuttavia, una dinamica del genere rischia di ritorcersi contro l’amministrazione repubblicana, se non nel 2025 negli anni successivi. Durante la campagna elettorale Trump ha annunciato una drastica riduzione della spesa federale. Tuttavia, senza intaccare le principali voci di tale spesa (la sicurezza sociale, le spese sanitarie e la difesa – e Trump ha assicurato che non lo farà) l’impatto di altri eventuali tagli, anche drastici, avrà un impatto macroeconomico molto limitato. Di conseguenza, se vuole riportare il bilancio sotto controllo, Trump dovrà rivedere al ribasso alcune delle sue promesse riguardanti le riduzioni d’imposta.

Come andrà a finire?

Trump è sempre stato ossessionato dai drammi di dominio e sottomissione, forza e debolezza, chi ride di chi. Questa è la sua lente per le relazioni umane in generale, e in particolare quando si tratta di politica, estera e interna. Durante la campagna presidenziale, Trump ha detto a una folla a Mar-a-Lago, “Il 5 novembre passerà alla storia come il giorno più importante nella storia del nostro paese. In questo momento, non siamo rispettati. In questo momento, il nostro paese è considerato una barzelletta. È una barzelletta”. Ora i critici di Trump e un numero crescente di suoi sostenitori stanno facendo il punto sulle sue nomine più vergognose: questi uomini e donne con mascelle perfette, reputazioni dubbie e idee marce. Si chiedono se questa non sia la barzelletta definitiva, con il pericolo di un clamoroso insuccesso politico ed economico e il declino nazionale come battuta finale.

Alla fine del suo primo mandato, attraverso un ordine esecutivo, Trump introdusse il cosiddetto Schedule F (scritto da Russ Vought), che consentiva al presidente e alla sua amministrazione di modificare la natura di posizioni nel governo federale – non necessariamente apicali (negli Stati Uniti esiste già uno spoil system che concerne 4 mila posizioni apicali) – rendendole di nomina politica (consentendo così di licenziare o muovere ad altra posizione funzionari non considerati fedeli o sospettati di appartenere al “deep State”). Appena eletto, Biden abrogò la misura. Se reintrodotto e applicato in modo sistematico (come indicato da Trump durante la campagna elettorale), Schedule F renderà la burocrazia federale statunitense succube del potere politico, trasformandola in uno strumento per perpetuare il potere del partito al governo.

Con Trump di nuovo presidente le forze politiche che animano la gigantesca macchina-Stato statunitense diventeranno faziose ed incoerenti all’interno di una battaglia tra il pluralismo della liberal-democrazia oligarchica e il fascismo autoritario proposto da Trump (una “democrazia oligarchica” o una “democrazia autoritaria”). Potrebbe essere solo questione di tempo prima che quell’incoerenza politica cominci a colpire le maggiori leve del potere economico e militare. Dal 20 gennaio 2025, con il ritorno alla presidenza di Trump dovremmo aspettarci che le disfunzioni diventino evidenti. L’enigma che devono affrontare gli alleati dell’America – a cominciare dagli europei che fanno parte della NATO, un’alleanza apparentemente difensiva, che dovrebbe garantire la sicurezza militare europea, rilanciata dagli USA come strumento per restaurare il proprio dominio sull’Europa e sul resto del globo – è come far fronte al declino rancoroso e alla possibile implosione di una grande potenza imperiale che è ancora una grande potenza imperiale (con oltre 800 basi militari sparse nel mondo), il garante dell’ordine mondiale politico e commerciale (basato sui principi organizzativi della globalizzazione, capitalismo del libero mercato e neoliberismo), ma che è anche la più grande fonte potenziale del suo disordine e smantellamento32. È assai probabile che Trump 2.0 sferrerà il colpo mortale definitivo all’ordine liberale internazionale – con il suo presunto impegno per lo stato di diritto, i diritti umani e l’uguaglianza per tutti -, già allo stremo a causa del sostegno incondizionato dell’Occidente alla guerra genocida di Israele33.

Alessandro Scassellati

  1. Molte delle nomine trumpiane sono così controverse da rischiare di essere rigettate nelle audizioni del Senato. Per evitare un tale esito, Trump ha chiesto alla maggioranza repubblicana di rinunciare volontariamente a effettuare tali audizioni (nonostante la Costituzione affidi al Senato il compito di confermare o rigettare le nomine del presidente) in modo da poter procedere lui stesso alla conferma dei membri del proprio gabinetto governativo. Lo speaker Thune non ha escluso di poter ottemperare a tale procedura.[]
  2. Wiles è una consulente politica e una lobbista per le grandi aziende che è stata co-presidente della campagna presidenziale di Trump per il 2024, avendo precedentemente lavorato alla sua campagna del 2016 e a quella di Ronald Reagan del 1980.[]
  3. Mike Waltz è un ex consigliere dei Segretari neoconservatori di Bush Donald Rumsfeld e Robert Gates. È praticamente una copia carbone di Marco Rubio, anche se probabilmente è ancora più estremo nei confronti della Cina: la definisce una “minaccia esistenziale” per l’America e afferma che dobbiamo “fare investimenti significativi nella nostra preparazione” per affrontare l’esercito cinese.[]
  4. Sebastian Gorka, un ex scrittore di Breitbart News e sostenitore di lunga data di destra di MAGA con credenziali discutibili, è stato licenziato dalla Casa Bianca nel 2017. Si ritiene che la sua partenza sia stata orchestrata da John Kelly, che era diventato capo dello staff della Casa Bianca nel luglio 2017 con il compito di portare ordine nel caos che ha caratterizzato i primi mesi di Trump. Kelly, che in seguito si è dimesso, da allora si è rivoltato contro Trump, affermando di aver incontrato “la definizione generale di fascista” in interviste rilasciate poco prima delle elezioni presidenziali del 5 novembre. Gorka aveva lavorato come vice assistente del presidente, consigliando Trump sulla sicurezza nazionale. Ma le sue responsabilità erano vaghe. Appariva spesso come sostituto di Trump nei notiziari via cavo, dove sembrava divertirsi a suscitare polemiche durante il suo mandato durato pochi mesi.[]
  5. I conflitti di interesse segnalano la degradazione della relazione malsana tra potere esecutivo e poteri economici. Già con il primo mandato di Trump, la relazione transattiva con il big business aveva assunto in alcuni casi caratteri quasi clientelari: favori economici in cambio di appoggio politico. Ora, con l’entrata in forza nella cerchia ristretta di Trump di Elon Musk e di altri tecno-oligarchi come Peter Thiel (il grande sponsor di JD Vance alla vicepresidenza), che teorizzano l’incompatibilità tra capitalismo e democrazia (il primo dovrebbe avere la precedenza sulla seconda), la relazione è diventata molto più organica. La deregolamentazione dei mercati finanziari, delle criptovalute, dell’alta tecnologia, dell’ambiente potrebbe venire subappaltata ai gruppi industriali e finanziari favorevoli alla nuova amministrazione. La democrazia americana è già da tempo profondamente minata dal potere delle lobby e del denaro. Tuttavia negli ultimi mesi c’è stato un salto di qualità importante: l’aristocrazia del denaro e della tecnologia si dichiara ormai apertamente in carica delle politiche governative e della regolamentazione dell’economia, saltando così ogni intermediazione e spingendosi al di là della definizione data da Marx ed Engels di “comitato d’affari della borghesia” in riferimento al potere esecutivo dello Stato moderno.[]
  6. Jim O’Neill sarà vicesegretario della Salute e dei servizi umani sotto Robert F Kennedy Jr. O’Neill ha prestato servizio nel dipartimento sotto George W Bush, prima di andare a lavorare nella Silicon Valley, dove ha investito molto in iniziative tecnologiche insieme al direttore generale di PayPal Peter Thiel. Thiel, che ha consigliato la prima amministrazione di Trump, ha incoraggiato il presidente eletto a nominare O’Neill a un ruolo sanitario di alto livello nell’amministrazione. O’Neill è stato apertamente critico nei confronti della Food and Drug Administration, affermando in un discorso del 2014 che la FDA dovrebbe approvare i farmaci “dopo che i loro sponsor hanno dimostrato la sicurezza e lasciare che le persone inizino a usarli a proprio rischio” e “dimostrare l’efficacia dopo che sono stati legalizzati”. Kennedy lavorerà anche in stretto rapporto con Mehmet Oz, meglio conosciuto come Dr. Oz, nominato da Trump come amministratore dei Centers for Medicare and Medicaid Services (CMS). “Il nostro sistema sanitario in rovina danneggia gli americani di tutti i giorni e schiaccia il bilancio del nostro Paese”, ha scritto Trump nel suo annuncio della nomina di Oz. “Il Dr. Oz sarà un leader nell’incentivare la prevenzione delle malattie, così da ottenere i migliori risultati al mondo per ogni dollaro che spendiamo per l’assistenza sanitaria nel nostro grande Paese. Ridurrà anche gli sprechi e le frodi all’interno dell’agenzia governativa più costosa del nostro Paese, che rappresenta un terzo della spesa sanitaria della nostra nazione e un quarto dell’intero bilancio nazionale”. La combinazione di Kennedy e Oz nei ruoli di leadership della politica sanitaria ha già ricevuto un forte rifiuto da parte delle organizzazioni sanitarie. Il ruolo di Oz non richiede la conferma del Senato, mentre quello di Kennedy sì. Oz è stato il conduttore del Dr Oz Show e un ospite frequente del programma di Oprah Winfrey, dove spesso forniva consigli medici. È un chirurgo cardiotoracico che ha co-fondato un centro di assistenza cardiaca all’inizio della sua carriera e ha insegnato alla Columbia University. Come Trump, ha attirato l’attenzione nazionale attraverso i reality show. I suoi consigli si sono rivelati così controversi che uno studio del British Medical Journal del 2014 ne ha dichiarato la metà “infondati o sbagliati”. Un anno dopo, nel 2015, un gruppo considerevole di dottori ha scritto al preside di medicina della Columbia, criticando la partnership della scuola con lui e definendola “inaccettabile”. All’inizio della pandemia di Covid-19, Oz ha promosso farmaci contro la malaria, tra cui l’idrossiclorochina per curare il coronavirus, in un’apparizione su Fox News, definendo i trattamenti screditati un “punto di svolta”. I suoi commenti sul farmaco hanno catturato l’attenzione di Trump.[]
  7. Trump ha nominato il dottore Marty Makary a capo della Food and Drug Administration. Il chirurgo e professore alla Johns Hopkins University ha attirato l’attenzione nazionale per essersi opposto ai mandati vaccinali e ad altre misure di salute pubblica durante la pandemia di CoVid-19. La collaboratrice di Fox News Janette Nesheiwat è destinata a diventare il prossimo Surgeon General, mentre il medico ed ex rappresentante repubblicano Dave Weldon della Florida è stato scelto per guidare i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie. Trump ha nominato Jay Bhattacharya, accademico e medico di Stanford, a capo dei National Institutes of Health. Bhattacharya è stato un critico esplicito delle politiche CoVid-19 del governo durante la pandemia e ha pubblicato la Great Barrington Declaration nell’ottobre 2020, che chiedeva un ritorno alla vita normale per coloro che non erano vulnerabili al virus.[]
  8. Il futuro Segretario alla Difesa Pete Hegseth è piuttosto giovane e nuovo in questo campo politico, oltre che molto vicino a Trump. Si è laureato a Princeton e Harvard, poi ha prestato servizio come ufficiale militare in Iraq e Afghanistan e infine ha sostenuto le posizioni conservatrici di Trump lavorando come conduttore televisivo della Fox negli ultimi otto anni. Nel 2016 era stato considerato per alcune posizioni junior all’interno del Dipartimento veterani ed era stato ritenuto non qualificato dallo stesso personale repubblicano. Hegseth ha numerosi tatuaggi che celebrano le Crociate e ne ha uno sul bicipite con scritto “Deus Vult”, frase che si rifà a gruppi di suprematisti bianchi, e per questo è stato segnalato nel 2021 da un membro della Guardia Nazionale come possibile “minaccia interna”. Ha attaccato diverse alleanze chiave degli Stati Uniti come la NATO, paesi alleati come la Turchia e istituzioni internazionali come le Nazioni Unite in due libri recenti, oltre ad affermare che le truppe statunitensi non dovrebbero essere vincolate dalle convenzioni di Ginevra e da tutte le leggi internazionali che regolano la condotta della guerra. Allo stesso tempo, ha legato la politica estera degli Stati Uniti quasi interamente alla priorità di Israele, un paese di cui dice: “Se ami l’America, dovresti amare Israele”. “Il nostro momento attuale è molto simile all’XI secolo”, ha scritto Hegseth, aggiungendo: “Non vogliamo combattere, ma, come i nostri fratelli cristiani mille anni fa, dobbiamo farlo. Abbiamo bisogno di una crociata americana”. Aggiunge: “Noi cristiani, insieme ai nostri amici ebrei e al loro straordinario esercito in Israele, dobbiamo prendere la spada dell’americanismo senza scuse e difenderci”. Hegseth continua: “Per noi crociati americani, Israele incarna l’anima della nostra crociata americana: il “perché” del nostro “cosa”. Hegseth conclude: “Fede, famiglia, libertà e libera impresa; se ami queste cose, impara ad amare lo Stato di Israele. E poi trova un’arena in cui combattere per esso”. Il nazionalismo cristiano di Hegseth, radicato nel cristianesimo fondamentalista, è la chiave per comprendere la sua prospettiva su Israele. Sta mettendo Israele al centro di tutto per via della teologia. C’è un’escatologia e un’interpretazione profetica del Libro delle Rivelazioni: la Seconda Venuta, l’Apocalisse, il ritorno di Gesù, e Israele è centrale in quell’escatologia. Indagando sul suo passato, il Washington Post ha poi scoperto che una donna lo ha accusato di violenza sessuale nel 2017, ma la polizia non ha mai aperto un’inchiesta e lui ha sempre dichiarato che l’incontro fosse stato consensuale: nonostante questo, Hegseth e la donna hanno firmato un Non-Disclosure Agreement, un accordo legale attraverso il quale si compra il silenzio di una persona in cambio di soldi.[]
  9. Trump ha accennato alla possibilità di una utilizzazione degli apparati di sicurezza, della guardia nazionale ed eventualmente dell’esercito per reprimere i “nemici interni” (“the enemy from within”), quelli che Trump intende come “gente malata, lunatici della sinistra radicale”, ma talora annovera tra di essi anche esponenti dell’establishment politico (per esempio, Nancy Pelosi, Hilary Clinton e Liz Cheney). Tuttavia, per poter utilizzare gli apparati di sicurezza nel modo desiderato, deve prima prenderne il controllo. Le nomine della Gabbard e di Hegseth inviano un segnale molto chiaro: sia Gabbard sia Hagseth hanno come compito principale di fidelizzare a Trump l’esercito e gli apparati di sicurezza.[]
  10. Trump ha detto che sta valutando di usare l’esercito e di affidarsi all’Alien Enemies Act del 1798 per facilitare le deportazioni e l’internamento degli immigrati clandestini. Entrambe le proposte incontrerebbero quasi certamente sfide legali in tribunale. Il Posse Comitatus Act del 1878 limita l’uso dell’esercito degli Stati Uniti per l’applicazione della legge interna e l’Alien Enemies Act è stato usato solo per le deportazioni o gli internamenti durante guerre dichiarate, più di recente per il controverso internamento di giapponesi-americani durante la seconda guerra mondiale.[]
  11. L’America First Policy Institute (AFPI) è un think-tank di destra il cui personale ha lavorato a stretto contatto con la campagna di Trump per contribuire a dare forma alla politica della sua amministrazione entrante.[]
  12. Brooke Rollins ha presieduto il consiglio di politica interna durante il primo mandato di Trump. Rollins ha anche una laurea in sviluppo agricolo. I grandi gruppi agricoli del sud saranno rafforzati dal fatto che Rollins è del Texas.[]
  13. I Repubblicani contestano l’orientamento considerato troppo progressista dei programmi scolastici del Dipartimento dell’Istruzione nato nel 1979.[]
  14. McMahon è stata nominata presidente del Team di Transizione ad agosto, dopo aver donato 814.600 dollari alla campagna di Trump del 2024 a luglio. Ha prestato servizio nel gabinetto di Trump nella sua prima amministrazione come amministratrice della Small Business Administration dal 2017 al 2019. McMahon ha presieduto America First Action, un super PAC che ha sostenuto la campagna di rielezione di Trump, dove ha raccolto 83 milioni di dollari nel 2020. Ha fornito 6 milioni di dollari per aiutare la candidatura di Trump dopo che si è assicurato la nomination presidenziale repubblicana nel 2016, secondo l’Associated Press. Si è candidata due volte per un seggio al Senato degli Stati Uniti nel Connecticut, ma ha perso nel 2010 contro Richard Blumenthal e nel 2012 contro Chris Murphy. Dal 2021, McMahon è presidente del consiglio direttivo del think-tank America First Policy Institute (AFPI) e presidente del suo Center for the American Worker. A ottobre, McMahon è stata citata in giudizio in una causa che coinvolge la World Wrestling Entertainment (WWE). La causa sostiene che lei e altri dirigenti della compagnia hanno permesso l’abuso sessuale di ragazzini da parte di un annunciatore a bordo ring, l’ex capo della crew della WWE Melvin Phillips Jr. La denuncia sostiene specificamente che i McMahon erano a conoscenza dell’abuso e non sono riusciti a fermarlo.[]
  15. Ad esempio, è probabile che l’amministrazione Trump rifiuti i finanziamenti per l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione in Palestina (UNRWA). All’inizio di quest’anno, in risposta alle “prove” israeliane del coinvolgimento dei dipendenti dell’UNRWA negli attacchi del 7 ottobre 2023 in Israele, il Congresso ha sospeso i finanziamenti all’UNRWA fino a marzo 2025. Il presidente Trump aveva precedentemente tagliato i finanziamenti all’UNRWA nel 2018 ed è improbabile che continui, soprattutto dopo che Israele ha approvato una legge il mese scorso che proibisce all’UNRWA di operare all’interno di Israele. Trump potrebbe anche ritirarsi di nuovo dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO). L’amministrazione Biden è rientrata nell’organismo nel 2023, nonostante le obiezioni dei repubblicani al Congresso, dopo che l’amministrazione Trump si era ritirata nel 2017. Trump si era anche ritirato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 2018. L’amministrazione Biden è rientrata nel Consiglio nel 2021 per un mandato di tre anni, ma all’inizio di quest’anno ha deciso di non cercare la rielezione per un secondo mandato negli Stati Uniti. Trump potrebbe anche potenzialmente reimporre le sanzioni statunitensi alla Corte penale internazionale (CPI) e al suo procuratore, Karim A.A. Khan, per punirlo per aver chiesto mandati di arresto per il primo ministro israeliano Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Gallant per presunti crimini di guerra a Gaza.[]
  16. La più grande pretesa di fama di Stefanik è quella di aver guidato le udienze congressuali maccartiste dell’anno scorso, progettate per intimidire i presidenti delle università affinché reprimessero più duramente i discorsi pro-Palestina dei loro studenti, per cui le accuse di antisemitismo sono state utilizzate per lanciare una repressione “anti-woke” nelle università americane. C’è da aspettarsi che blocchi qualsiasi risoluzione delle Nazioni Unite che sia anche solo leggermente critica nei confronti di Israele, persino più di quanto non facciano già gli Stati Uniti.[]
  17. Prima di diventare un donatore e consigliere di Trump, Bessent è stato un donatore democratico nei primi anni 2000, in particolare alla corsa presidenziale di Al Gore. Ha anche lavorato per George Soros, un importante sostenitore dei democratici. Bessent ha avuto un ruolo influente nelle operazioni londinesi di Soros, inclusa la sua famosa scommessa del 1992 contro la sterlina, che ha generato enormi profitti (almeno un miliardo di dollari) nel “mercoledì nero”, quando la sterlina è uscita dal meccanismo europeo di cambio.[]
  18. Elon Musk è arrivato ad attaccare pubblicamente Scott Bessent, definendolo come un rappresentante del “business as usual”, che sarebbe dunque incapace di realizzare il cambiamento promesso da Trump.[]
  19. Jamieson Greer, un avvocato che ha lavorato sotto il precedente rappresentante commerciale di Trump, il falco Robert Lighthizer, ricoprirà il ruolo di rappresentante commerciale degli Stati Uniti. Nel suo annuncio, Trump ha affermato: “Jamieson ha svolto un ruolo chiave durante il mio primo mandato nell’imporre tariffe alla Cina [su circa 370 miliardi di dollari di importazioni cinesi] e ad altri per combattere pratiche commerciali sleali e sostituire il fallito accordo NAFTA con l’USMCA, rendendolo quindi molto migliore per i lavoratori americani”. Se confermato dal Senato, Greer avrà il compito di frenare il deficit commerciale e di aprire “mercati di esportazione ovunque”, tra le altre cose, ha affermato Trump. Le opinioni di Greer sulla Cina sono fermamente in linea sia con quelle di Trump che di Lighthizer e con la necessità di azioni forti contro la Cina per contrastare i suoi sforzi, promossi dallo Stato, di dominare le industrie globali e proteggere i posti di lavoro e le industrie statunitensi.[]
  20. L’agenzia è il principale sostenitore nazionale degli interessi commerciali delle aziende statunitensi a livello globale. Tuttavia, supervisiona anche un sistema sempre più importante di restrizioni tecnologiche, che impediscono l’esportazione di determinate tecnologie, tra cui i semiconduttori, in Cina, Russia e altrove, per motivi di sicurezza nazionale.[]
  21. Negli ultimi due anni, Lutnick ha donato 1 milione di dollari al super PAC di Trump, secondo i registri elettorali federali, e ha organizzato una raccolta fondi nella sua casa di Bridgehampton, New York, che ha raccolto 15 milioni di dollari. In totale, ha donato o raccolto più di 75 milioni di dollari per gruppi che sostengono Trump nel ciclo del 2024.[]
  22. Vought ha scritto un capitolo per il Progetto 2025 incentrato sulla gestione dell’ufficio esecutivo del presidente. Sebbene molti dei suggerimenti da lui esposti siano altamente tecnici, sono per la maggior parte volti ad ampliare le autorità del presidente e a ridurre il potere dei dipendenti pubblici di carriera.[]
  23. Dopo la fine del primo mandato di Trump, Vought ha fondato il Center for Renewing America, un think tank che descrive la sua missione come il rinnovamento di “un consenso dell’America come nazione sotto Dio”. Il Center for Renewing America ha pubblicato la sua proposta di bilancio per il 2023 intitolata “Un impegno per porre fine al lavoro e al governo armato”. La proposta prevedeva riduzioni della spesa per un valore di 11,3 trilioni di dollari in 10 anni e circa 2 trilioni di dollari in tagli alle imposte sul reddito per portare il bilancio in surplus entro il 2032. “La minaccia immediata che la nazione deve affrontare è il fatto che il popolo non governa più il paese; al contrario, il governo stesso è sempre più armato contro il popolo che dovrebbe servire”, ha scritto Vought nell’introduzione. Il suo piano di bilancio proposto taglierebbe la spesa per gli aiuti alimentari attraverso il Dipartimento dell’Agricoltura. Ci sarebbe una riduzione di 3,3 trilioni di dollari nella spesa nel Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, in gran parte attraverso la contrazione dei fondi Medicaid e Medicare. Contiene anche circa 642 miliardi di dollari di tagli all’Affordable Care Act. Anche i bilanci per i dipartimenti di edilizia abitativa e sviluppo urbano e istruzione verrebbero tagliati.[]
  24. Il rinnovo delle misure contenute nel Tax Cuts and Jobs Act del 2017 che vengono a scadenza alla fine del 2025, nonché eventuali ulteriori tagli fiscali (tra cui la riduzione della tassazione sulle società dal 23% al 15%), richiedono l’approvazione del Congresso. La nuova amministrazione Trump, non disponendo di una maggioranza del 60% al Senato, per evitare il “filibuster” (l’ostruzionismo) dovrà far passare la legislazione attraverso il cosiddetto “processo di riconciliazione” tra Camera e Senato. Tale processo necessita solo di una maggioranza semplice del Senato. Tuttavia, impone che la proposta di legge sia valutata dal Congressional Budget Office (CBO), un’agenzia federale non-partisan che fornisce informazioni economiche e fiscali al Congresso. Il CBO deve verificare che dopo un decennio la legislazione sia fiscalmente neutra così da evitare che si creino deficit permanenti. Di conseguenza, è molto probabile che diverse riduzioni d’imposta contenute nella proposta di legge dovranno di nuovo venire a scadenza entro un decennio. L’intera procedura è complessa, richiede tempo e deve essere preparata accuratamente per evitare blocchi istituzionali, tra cui quello del CBO. Sicuramente il Congresso a maggioranza repubblicana comincerà da subito a occuparsi della legislazione visto che il taglio delle tasse è un tratto unificante all’interno del partito repubblicano. Tuttavia, data la complessità della materia, è improbabile che il testo di legge vedrà la luce prima della seconda metà dell’anno, soprattutto se esso comprenderà anche una componente tariffaria. I consiglieri economici di Trump e i repubblicani del Congresso stanno già discutendo di possibili tagli a Medicaid, buoni pasto (food stamps, ufficialmente noto come Supplemental Nutrition Assistance Program) e altri programmi di assistenza sociale governativi per coprire i costi dell’estensione del taglio fiscale multimiliardario del presidente eletto del 2017. I tagli potrebbero significare nuovi requisiti di lavoro e limiti di spesa, secondo il Washington Post, che cita fonti coinvolte nei colloqui, tra cui assistenti del team di transizione di Trump. L’estensione dei tagli fiscali, la maggior parte dei quali scadrà l’anno prossimo, potrebbe aggiungere 4 trilioni di dollari al debito nazionale, che ammonta già a 36 trilioni di dollari. Ma i repubblicani temono di scatenare una reazione politica tagliando i programmi che, secondo le stime, servono a circa 70 milioni di americani, per finanziare un taglio delle tasse che avvantaggia in modo sproporzionato i ricchi. I criteri di qualificazione sono pensati per assistere le famiglie più povere, con idoneità determinata dal reddito e dalle dimensioni della famiglia. Una persona singola senza persone a carico deve guadagnare meno di 1.354 dollari al mese per qualificarsi. Anche una famiglia con due o più persone ma che guadagna 1.800 dollari al mese sarebbe idonea. Tagliare il welfare è stata una proposta avanzata nel Project 2025 della Heritage Foundation per una radicale revisione del governo degli Stati Uniti.[]
  25. Trump è convinto che l’imposizione di dazi presenti solo aspetti positivi: “tariff is the most beautiful word in the dictionary”. Nonostante la questione sia controversa e possa dar luogo a ricorsi giudiziari, Trump in linea di principio dispone del potere discrezionale di imporre tariffe (del 10% o del 20%) su tutte le importazioni americane già all’inizio della sua presidenza, anche senza la necessità di passare attraverso una decisione del Congresso. L’impatto di una tale misura universale finirebbe però per rivelarsi restrittivo e ridurrebbe attività economica e occupazione. È dunque probabile che l’aumento generalizzato dei dazi verrà spostato a ridosso delle riduzioni d’imposta, diventando eventualmente, ma non necessariamente, parte di un Tax Cuts, Trade and Growth Act inglobante le principali iniziative di politica economica annunciate da Trump durante la campagna elettorale. Una tale mossa gli consentirebbe di far diventare permanenti molte riduzioni d’imposta, che verrebbero finanziate dalle tariffe addizionali, e di rendere molto più difficile l’abrogazione delle suddette tariffe perché, rientrando in un pacchetto legislativo approvato dal Congresso, la loro rimozione richiederebbe un aumento della tassazione o riduzioni della spesa pubblica.[]
  26. I ricercatori del Peterson Institute for International Economics hanno affermato ad agosto che una tariffa del 20% su tutta la linea, insieme a una tariffa del 60% sulla Cina, “costerebbe a una tipica famiglia statunitense nella fascia media della distribuzione del reddito più di 2.600 dollari all’anno”. Una tariffa è fondamentalmente un’imposta sulle vendite, che aumenta il prezzo di quasi tutto ciò che si compra. È anche regressiva, poiché sottrae una percentuale maggiore dalle buste paga dei lavoratori rispetto alle tasche dei ricchi. La scorsa settimana, i principali rivenditori hanno avvertito che se Trump andrà avanti e imporrà tariffe, saranno costretti ad aumentare i prezzi. Un portavoce di Walmart ha affermato, in una dichiarazione, “Siamo preoccupati che tariffe notevolmente aumentate possano comportare costi maggiori per i nostri clienti in un momento in cui stanno ancora risentendo dei resti dell’inflazione”. Philip Daniele, amministratore delegato della società di ricambi per auto AutoZone, ha affermato senza mezzi termini, in una conference call sui guadagni, “Se otteniamo tariffe, trasferiremo quei costi tariffari al consumatore”.[]
  27. I dazi proposti potrebbero essere un segnale dei piani di Trump per rivedere l’accordo tra Stati Uniti, Messico e Canada (USMCA), che ha rinegoziato durante il suo primo mandato, e presagire una futura guerra commerciale. Lo scorso anno, oltre l’83% delle esportazioni dal Messico è stato destinato agli Stati Uniti, mentre il 75% delle esportazioni canadesi è stato destinato agli USA. Qualsiasi forma di ritorsione potrebbe danneggiare gli Stati Uniti: Canada, Messico e Cina hanno acquistato più di 1 trilione di dollari di esportazioni statunitensi e venduto quasi 1,5 trilioni di dollari di beni e servizi agli Stati Uniti l’anno scorso. ING ha calcolato che se i nuovi dazi di Trump venissero trasferiti completamente, potrebbero costare ai consumatori americani fino a 2.400 dollari l’uno all’anno.[]
  28. Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese negli USA, ha affermato che la Cina ha preso misure per combattere il traffico di droga dopo un accordo raggiunto l’anno scorso tra Joe Biden e Xi Jinping. “La parte cinese ha informato la parte statunitense dei progressi compiuti nelle operazioni di polizia contro gli stupefacenti legate agli Stati Uniti”, ha affermato in una dichiarazione. “Tutto ciò dimostra che l’idea che la Cina consenta consapevolmente ai precursori del fentanyl di fluire negli Stati Uniti è completamente contraria ai fatti e alla realtà”. Si veda anche il nostro articolo qui.[]
  29. Oltre ai dazi, la Cina dispone di potenti armi di rappresaglia sottoforma di restrizioni autoimposte all’export cinese di materie prime strategiche per la transizione energetica, non facilmente sostituibili da altre catene di fornitura (litio, nickel, cobalto e terre rare come gallio e germanio). Una guerra di tariffe doganali riceverà senza dubbio risposte simmetriche e dolorose, mettendo in difficoltà soprattutto chi, come i paesi occidentali, negli ultimi 4 decenni ha delocalizzato gran parte della propria industria a caccia di profitti più alti.[]
  30. Nel 2017, Trump e la maggioranza repubblicana nel Congresso scelsero, come primo atto politico, di cercare di abolire l’Affordable Care Act (Obamacare), senza però aver un piano concreto per la sua sostituzione. Alla fine, la mossa fu un clamoroso insuccesso, con una parte degli stessi repubblicani che votarono contro, e Obamacare rimase in vigore.[]
  31. Trump potrebbe andare oltre questa volta e provare a ritirarsi dall’Accordo quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, un trattato a cui gli Stati Uniti hanno aderito nel 1992 durante l’amministrazione di George H.W. Bush e in base al quale è stato negoziato l’Accordo di Parigi (che è un accordo esecutivo che non raggiunge il livello di un trattato che richiede l’approvazione del Senato). Poiché l’Accordo quadro delle Nazioni Unite è un trattato approvato dal Senato (con un voto a maggioranza dei due terzi), alcuni studiosi sostengono che Trump non potrebbe ritirarsi da esso senza la stessa approvazione del Senato. Questa questione non è mai stata risolta dai tribunali, ma i sostenitori dell’ambiente ne contesterebbero sicuramente la legalità, il che richiederebbe probabilmente diversi anni di contenzioso per essere risolto.[]
  32. La nuova amministrazione di Trump probabilmente spingerà duramente gli alleati europei ad aumentare la loro spesa per la difesa al 3% del PIL e, in continuità con quella di Joe Biden, cercherà di radunare il sostegno dell’Europa per contenere e ridimensionare l’influenza della Cina sulla scena globale. Allo stesso tempo, è altamente improbabile che Trump cerchi di ritirarsi dalla NATO (anche perché un ritiro dal trattato NATO richiederebbe una maggioranza di due terzi al Senato per diventare realtà, ed è quindi impossibile che accada) o in qualche modo rompere l’alleanza. Trump cercherà piuttosto un accordo di pace con Mosca sull’Ucraina a spese di Kiev, il che rappresenterà un primo bivio per l’Europa. Le élite europee (soprattutto quelle di alcuni paesi orientali) temono che una pace troppo favorevole alla Russia potrebbe incoraggiare il Cremlino a testare la deterrenza e la difesa collettive della NATO, il che costituirebbe un secondo bivio per gli alleati europei.[]
  33. Alle Nazioni Unite, la maggior parte del mondo ha costantemente approvato risoluzioni che condannano le azioni di Israele a Gaza e chiedono la fine dell’occupazione. Israele ha risposto rendendo le agenzie e il personale delle Nazioni Unite obiettivi di guerra. La Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto contro i leader israeliani. Gli Stati Uniti hanno respinto la decisione della Corte e Israele ha continuato a bombardare Gaza. Tutto questo è accaduto sotto una leadership democratica degli Stati Uniti. Con il ritorno di Trump, possiamo aspettarci uno smantellamento accelerato di ciò che resta di questo ordine liberale.[]
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