articoli

Indietro miei Prodi

di Roberto
Musacchio

Qualche tempo fa aveva detto che a lui, uomo del pubblico, le privatizzazioni le avevano sostanzialmente chieste.

Ora apre a Berlusconi gigioneggiando sui due vecchietti che ora potrebbero anche fare un po’ di strada insieme.

Con la sua aria bonaria il professore addolcisce cose che dolci non sono.

Le privatizzazioni sono un pezzo saliente del modo con cui si è realizzata l’integrazione dell’Italia nella globalizzazione e nella fattispecie nella UE. Le difficoltà terribili che vive oggi il nostro sistema industriale sono segnate da questa scelta a richiesta.

Il bipolarismo maggioritario si è imposto spiantando soggetti e culture politiche, forme istituzionali, sentire del Paese grazie alla costruzione sistematica di un nemico, di una coppia bene/male.

In realtà con quel nemico si facevano il 90% delle scelte in comune e si evitava di colpirlo ad esempio nei suoi conflitti d’interesse che lo rendevano realmente un problema minaccioso.

Ma quello che ha contato è la chiamata alle armi orwelliana.

Per altro in un’epoca in cui vocabolari e mappe cognitive si sono andate confondendo, con le “destre” a “prendersi” parole della sinistra (si veda su questo il bel lavoro che il cantiere delle idee sta portando avanti settimanalmente su Left) e la “sinistra” a prendersi le parole d’ordine della destra, da ultime le gabbie salariali, l’attacco al lavoro pubblico, l’esaltazione dello stato di emergenza.

Ora che c’è un nuovo arci-nemico, Salvini, nel gioco delle parti ci sta anche la rimozione di 25 anni di antiberlusconismo e l’arruolamento bonario.

Intanto con Salvini succedono in buona parte le cose che succedevano con Berlusconi. Si vota insieme, da tempo, su moltissime cose. Da ultime Tav e autonomia differenziata.

Ma il bipolarismo orwelliano (in 1984, distopico romanzo di Orwell, i Mondi in lotta erano tre) consente che dopo il governo PD-Cinquestelle ci sia l’apertura a Berlusconi.

Perché poi il vero mondo cui si “appartiene” è l’Europa reale dove per Ursula Von der Leyen hanno votato sia il PD sia i grillini sia Berlusconi. E anche Orban, a dire che col nemico populista si condivide appunto la realtà orwelliana.

Sarà che qualche strana vicenda mi ha protetto dal condizionamento sistemico ma io non capisco come si faccia a non sentirsi turlupinati, a pensare questo come “politica”.

Prodi, e con lui subito “autorevoli” esponenti del “bene”, aprono a Berlusconi, lo definiscono liberal democratico e si assiste al video come in 1984?

Purtroppo qualcosa di profondo si è guastato nelle coscienze di sé, individuali e collettive.

Il che è un problema non solo per la sinistra ma per la democrazia.

Dopo tanto parlare in tempo di lockdown di non tornare al passato, ora con la pandemia ancora a rendere il futuro incerto, gli orwelliani lo riempiono ancor più di angoscia.

Chi ha lavorato da casa viene quasi accusato di essere stato in vacanza. E un gigantesco riassetto del lavoro dei servizi nel pubblico verso il telelavoro lo si fa con decreti, deroghe e senza reale contrattazione. Magari pensando di arrivare a ciò che succede nel privato con lavoratori remotissimi da Paesi in cui si sottopaga.

Intanto chi al lavoro è sempre andato fisicamente sul posto continua ad ammalarsi come nella logistica.

Sulle pensioni si inventa, leggendo a proprio uso e consumo le statistiche europee, che in Italia bastano 32 anni di contributi per andarci quando la realtà è che con precarietà, disoccupazione e lavoro nero i 32 anni sono il massimo che si riesce a fare e che la legge Fornero porta ad andare in pensione tardi e con quattro soldi.

Perfino le gabbie salariali vengono riproposte, dal “nord che non si ferma” ma il cui modello di sviluppo ha fermato l’Italia. Ma che pretende ancora nonostante tutto ciò che il Covid dovrebbe aver insegnato, col suo partito trasversale a favore dell’autonomia differenziata.

E poi c’è lo stato d’emergenza che si vorrebbe mantenere, unico Paese in Europa. Stato di emergenza che non è servito a commissariare la Lombardia e che ha lasciato troppe fabbriche aperte. Basterebbe applicare i poteri sanitari e di protezione civile per fare ciò che è necessario se riparte più forte il virus. Soprattutto se si sarà fatto ciò che serve e cioè ricostruire la sanità pubblica.

Ma non è che nell’Europa reale le cose vadano meglio. Basta pensare alla “guerra dei fondi” e ai frugali contro gli sperperatori.

Naturalmente Prodi sta col Mes. Come Berlusconi.

I due si ammiccano. E ci fanno micchi, direbbero a Roma. Ma anche no, dico io che di Roma sono mentre loro no.

Bipolarismo, lavoro, No Mes
Articolo precedente
Leggere Boris Pahor nei giorni della memoria e del ricordo
Articolo successivo
La crisi galiziana di Unidas Podemos

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.