La conferenza del 15 gennaio ‘HO VISTO COSE CHE…L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E IL LAVORO METALMECCANICO’1 organizzata dalla Fondazione di Vittorio ha avuto il merito di focalizzare l’ampio dibattito in corso sugli sviluppi delle tecnologie che vanno sotto la definizione di Intelligenza Artificiale(I.A.) sul tea del lavoro, a partire dal settore metalmeccanico, nel cui processo di trasformazione si riassume, forse più che in ogni altro, l’evoluzione del sistema produttivo, economico e sociale del nostro paese ed evoca contemporaneamente l’epopea del conflitto, dell’organizzazione operaia.
Alla mente di chi ha vissuto nella propria giovinezza quegli anni di conquiste salariali, normative e sociali e successivamente il rovesciarsi dei rapporti di forza -sotto la spinta di cambiamenti epocali nell’economia mondiale, nel pieno di una ristrutturazione dei processi produttivi con l’introduzione sempre più spinta delle tecnologie digitali, dell’automazione- oggi ritorna il ricordo ancora vivo di quel processo storico che ha portato al presente e si pongono interrogativi, necessariamente senza risposte certe, sulle trasformazioni che l’I.A. induce nel lavoro genericamente inteso, nei processi produttivi, nella produzione di valore nel complesso delle relazioni sociali.
Di questo da tempo stiamo scrivendo, sotto diverse angolature, su questa rivista; l’evoluzione delle tecnologie è ovviamente rapidissima e pervasivo il loro utilizzo nei più diversi settori. È di cruciale importanza cogliere le mutazioni indotte nell’organizzazione del lavoro, nella qualità, nella forma del lavoro, nella struttura e stratificazione del mercato del lavoro, dal lavoro schiavizzato dei campi alla manipolazione più sofisticata delle informazioni. Tutto ciò nello specifico del nostro paese e nel contesto europeo da cui molto dipende in termini di relazioni economiche e quadro normativo. Alla conferenza abbiamo potuto partecipare solo nella prima parte, in attesa della messa in rete del dibattito, possiamo dire che se sono hanno avuto conferma alcuni aspetti dei processi di innovazione tecnologica in corso su altri e fondamentali sono più gli interrogativi che le certezze. In particolare cruciale è la conseguenza sull’occupazione in termini di trasformazione dei profili lavorativi, nuova creazione o loro scomparsa. Secondo Sergio Bellucci con l’I.A. viene di fatto a cessare il processo ricorsivo indotto sino ad oggi dall’innovazione tecnologica, per cui a fronte della scomparsa di una parte dei ruoli lavorativi esistenti altri ne venivano creati, mentre secondo Annarosa Pesole la trasformazione è più che altro qualitativa.
Il quesito è cruciale, esso implica l’analisi di tutti i processi scatenati dall’introduzione dell’ecosistema tecnologico dell’I.A. nella struttura dell’intero sistema economico e produttivo, alla stratificazione del marcato del lavoro in termini di funzioni e qualità, dal salario, all’orario alla durata del rapporto, ai suoi effetti sulla salute dei lavoratori, infine dal ruolo che in questa trasformazione è in grado di giocare il conflitto sociale, la lotta dei lavoratori. Proprio perché la questione coinvolge la totalità dei processi in atto, risposte di una qualche solidità possono scaturire da un lavoro di analisi straordinario che coinvolga tutti i soggetti coinvolti, da un punto di vista di critica degli attuali rapporti sociali di produzione; un lavoro di analisi nella carne viva dei processi sociali, secondo la metodologia della ‘ricerca azione’, laddove l’analista è assieme osservatore e partecipe del processo e i soggetti attivi nel processo non solo oggetti dell’osservazione, ma ne vengono influenzati acquisendo conoscenza e consapevolezza della propria condizione. In questo senso il ruolo del sindacato in questo processo è cruciale, benché oggi la presa del sindacato sul complesso della composizione, dell’organizzazione del lavoro sia molto parziale, parlando in particolare del nostro paese e questo è un aspetto cruciale per capire quali forme di conflitto sociale l’introduzione delle tecnologie di I.A. troverà sul suo cammino; quali forme di conflitto e quali forme di organizzazione, poiché di forme nuove di organizzazione e di conflitto è necessario parlare a fronte delle trasformazioni atto, stante l’esperienza fatta negli anni e nei decenni passati.
Il ruolo della gestione delle informazioni in tutte le sue forme -laddove l’informazione esplicita, formalizzata è trattata in modo pervasivo nella trama delle relazioni sociali e dei processi produttivi- costituisce una componente sempre più rilevante del valore prodotto, mentre il grafico dei dati prodotti se confrontata coi decenni precedenti si impenna verticalmente, anche facendo la tara dei dati -diciamo personali- che fluiscono nei social network, facendo riferimento a dati riferiti direttamente a processi di valorizzazione. D’altra nella discussione è stato evidenziato il ruolo che gioca nella produzione di valore la semplice -si fa per dire -partecipazione alle relazioni digitali, quindi non solo lo scambio di beni, ma semplice comunicazione a partire dalla pubblicazione delle foto dei gattini e gli auguri agli amici. Questione controversa certo, ma che si basa sulla esposizione di ognuno di noi, delle nostre relazioni reciproche, della focalizzazione e condivisione degli interessi, delle preferenze e delle opinioni, ad uno sguardo che proietta tutto questo materiale sul mondo delle merci e viceversa. Il confine tra il potenziale e l’attuale è sempre più indistinto ed è in costante aggiornamento, la qualifica della merce è sempre più sfumata, con un ciclo di vita ben più complesso del semplice oggetto materiale.
Nell’Unione Europea (UE) il processo di regolamentazione è molto avanzato, l’Artificial Intelligence Act2 ha classificato le applicazione dell’I.A. secondo un indice di pericolosità per cui quelle considerate più pericolose sono vietate mentre per la altre a scalare si definiscono criteri di controllo, ne abbiamo discusso su queste pagine ed è del tutto evidente la difficoltà nel tener dietro al processo di innovazione, all’introduzione di nuove funzioni, a partire dalla diffusione delle diverse funzioni sui dispositivi di uso personale, certo il riconoscimento facciale sul nostro cellulare è diverso dall’uso che una qualsiasi autorità ne può fare in uno spazio pubblico, tuttavia le eccezioni per ragioni di sicurezza aprono una vera e propria prateria per un utilizzo di funzioni he sono formalmente vietate. La definizione assai diversificata da parte dei diversi stati e regimi politici di cosa si possa definire comportamento illegale, rende l’applicazione del regolamento assai problematica.
Della regolamentazione a livello europeo ha trattato in conferenza Nicola Countouris, che ha collegato il regolamento sull’I.A. a quello sulle macchine3 che negli anni precedenti vigeva solo come direttiva, quindi con la riserva dell’applicazione da parte dei singoli stati. Il giudizio sulla applicabilità delle norme secondo Counturis è riassunto nel testo di una slide.
Conclusioni
- Quadro normative ma anche lacune normative
Soluzioni concettualmente sviluppate (ma politicamente complesse – specie una direttiva quadro su Lavoro e IA)
- Scarsa attenzione per aspetti quantitativi
- Potenziale della contrattazione collettiva (ma maggior successo nei paesi e settori con istituzioni sindacali e di relazioni industriali già solide)
Il rimando quindi è all’intervento delle organizzazioni sindacali per quanto riguarda la regolamentazione dell’I.A. nell’ambito lavorativo, su cui si auspica l’introduzione di una norma specifica.
Un giudizio su questo stato di cose può essere riassunto dal commento di Sergio Bellucci per cui in campo vince una delle due squadre, mai l’arbitro, in altre parole il rischio è che l’UE non sia in partita, non avendo la capacità di competere con i protagonisti dell’innovazione tecnologico-digitale Cina e Stai Uniti, rimanendo il ruolo di arbitro delle controversie in un campo dove i protagonisti sono altri ed il quadro istituzionale è comunque frammentato.
La diffusione dei Large Language Modules (LLM) la cui tecnologia ha fatto un salto a partire dall’introduzione del cosiddetto meccanismo dell’attenzione di cui all’articolo ‘Attention is all you need’4 col quale oltre a considerare la probabile successione di parole in un enunciato sulla base dell’analisi statistica e quindi dell’inferenza probabilistica di una mole smisurata di testi si introduce l’analisi della connessione, della coerenza interna nella successione dei termini. L’utilizzo nella produzione di risposte ad domande nella creazione di testi su un determinato argomento ha posto il problema della attendibilità di queste risposte, dei contenuti prodotti- si è introdotto il termine antropomorfo di allucinazione per risposte del tutti errate. La filosofa Teresa Numerica ha posto il problema del valore di verità di questa produzione di contenuti, della capacità reale di produrre nuova conoscenza sulla base di una semplice rielaborazione statistica di quanto prodotto in passato oltre alla problema della trasparenza dei processi che hanno portato ad un determinato risultato anche quando usando le reti neurali si arriva alla definizione di nuove configurazioni proteiche, a cui senza l’ausilio dell’I.A non si sarebbe potuti venire a capo. È indubbio che esista il problema della verificabilità di un qualsiasi enunciato secondo i criteri universalmente adottati dalla pratica scientifica, tuttavia il problema è sempre più rilevante nel momento in cui reti neurali il cui numero di parametri, nell’ordine delle decine di miliardi, è destinato a crescere ulteriormente. Siamo di fronte quindi ad una duplice problematica quella della assuefazione a quanto gli algoritmi dei LLM producono ed alla verificabilità del prodotto delle diverse tipologie di reti neurali. A seconda dell’ambito a cui ci riferiamo i criteri, i tempi e quindi le risorse dedicate alla verifica di quanto prodotto dai dispositivi di I.A. sono de tutto diversificati, l’I.A. appare sempre più interno ai rapporti sociali di produzione, ai processi di riproduzione il tema che si pone è quello della collaborazione uomo-macchina come condizione permanente nel campo dell’elaborazione e condivisione della conoscenza e nella strutturazione dei processi decisionali. L’elaborazione sempre più raffinata delle conoscenze prodotto sino ad un certo momento, nell’interrogazione dei diversi livelli espressi in un testo, da parte dei processi delle reti neurali su cui si fondano i LLM, lasciano impregiudicato il giudizio sulla loro capacità innovativa; le metodologie per porre le domande, il cosiddetto prompt, mostrano la variabilità possibile dei risultati. D’altra parte la complessa interazione dei processi di interrogazione ed elaborazione, il loro accumulo, la possibile ricorsività e riflessività, aprono ad orizzonti che senza il minimo dubbio i principali produttori stano già esplorando.
Detto tutto questo il consumo energetico delle factory digitali dei sistemi cloud su cui grano le reti neurali cresce esponenzialmente e globalmente è paragonabile a quello di un paese come la Francia, analogamente crescono gli investimenti in termini finanziari; mentre si assiste alla valorizzazione in borsa delle principali imprese indubbiamente ci sarà un momento di consolidamento nel breve periodo di tutti i dati economici nel momento in cui si cominceranno a verificare gli effettivi risultati degli investimenti realizzati, delle anticipazioni di capitale, dei nuovi rapporti di forza che si saranno venuti realizzando nei mercati finanziari e dei prodotti tecnologici. Quali assetti produttivi, economici e sociali, politici e strategici si determineranno per ora è un quesito senza risposta. La transizione tecnologico-digitale è la gemella della transizione energetica-climatica-ecologica, ne è possiamo dire lo strumento fondamentale come tessuto tecnologico-informativo dei processi da attuare. Purtroppo allo stato delle cose il regime complessivo di competizione a livello globale orienta più e risorse verso la guerra che verso la collaborazione necessaria per attuare la seconda transizione ed allontanare l’orizzonte catastrofico della crisi climatica prodotta dal riscaldamento globale. Il lavoro in tutte le sue forme, i lavoratori subisce in questo contesto un processo di frammentazione, ricollocazione, ridefinizione senza produrre conflitto e progetto all’altezza della crisi-transizione in atto. Dopo decenni di subordinazione ai processi di innovazione capitalistica in atto è necessaria una rottura nelle pratiche di organizzazione del lavoro, una rivoluzione interna, che da pratiche locali e settoriali si rivolga ad un orizzonte globale. Di questo vorremmo cominciare a ragionare, a presto troveremo modo e luogo per dare un contributo.
Roberto Rosso
- https://www.fondazionedivittorio.it/it/ho-visto-cose-chelintelligenza-artificiale-e-lavoro-metalmeccanico ,conferenza preceduta l’otto luglio dalla conferenza a Bologna “INTELLIGENZA ARTIFICIALE: DEMOCRAZIA E LAVORO”https://www.cgilbo.it/tutte-le-news/intelligenza-artificiale-democrazia-e-lavoro.html [↩]
- https://www.cybersecurity360.it/news/ai-act-pubblicato-in-gazzetta-ufficiale-europea-non-ci-sono-piu-scuse-per-adeguarsi/ [↩]
- https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/%3Furi%3DCELEX:32023R1230&ved=2ahUKEwi4nrye762HAxUKgf0HHaFYDpgQFnoECBMQAQ&usg=AOvVaw2CaWQKb9PyKa2lxvqViSYI https://www.certificazionece.it/2022/01/18/nuovo-regolamento-macchine-2023-1230/ [↩]
- https://arxiv.org/abs/1706.03762 [↩]