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Quando il cacciatore diventa la preda: il caso Adani

di Alessandro
Scassellati

Il gruppo indiano Adani ha visto crollare il suo valore di mercato dopo che una società di investimento statunitense ha avanzato accuse di frode nei suoi confronti. Il caso ha reso evidente il ruolo centrale del Gruppo Adani nell’economia indiana e lo stretto rapporto del suo fondatore con il primo ministro indiano Narendra Modi per costruire un capitalismo politico con una missione nazionalista. Riusciranno i loro ambiziosi piani di crescita a sopravvivere?

Un’incredibile svendita delle azioni del Gruppo Adani, uno dei principali conglomerati indiani, con 7 imprese quotate alla Borsa di Delhi, comprendente gestione di porti e aeroporti, produzione e distribuzione di elettricità, estrazione del carbone, automotive (marchio Tata), produzione di attrezzature militari, telecomunicazioni, cemento ed energie rinnovabili, è stata innescata il 24 gennaio da un rapporto pubblicato dal fondo statunitense Hindenburg Research che in un rapporto di 129 pagine, frutto di 2 anni di inchiesta, ha sollevato interrogativi sui livelli di indebitamento del gruppo (stimato in circa 27 miliardi di dollari, quasi raddoppiato negli ultimi tre anni, poiché le ambizioni di Adani si sono estese a settori come il 5G e l’idrogeno verde) e sull’uso dei paradisi fiscali, accusando la famiglia Adani di “sfacciata manipolazione delle azioni e frode contabile” condotta per decenni1. Società finanziarie offshore sono state utilizzate anche per “riciclare” denaro nei bilanci delle società quotate, che aiutano a mantenere l’apparenza di salute finanziaria e solvibilità, ha affermato Hindenburg. Il rapporto stima che le valutazioni delle società Adani siano state sopravvalutate fino all’85%. Al suo apice a dicembre 2022, il titolo di punta del Gruppo, Adani Enterprises era salito del 1.700% in due anni.

Il Gruppo ha respinto le critiche “malevoli” e ha negato gli illeciti con dettagliate confutazioni in un rapporto di 413 pagine, sostenendo che non hanno “fondamento e che il rapporto di Hindenburg rappresenta un “attacco calcolato all’India“. Il Gruppo Adani ha cercato riparo sotto il nazionalismo, dichiarando che si trattava di un attacco a “l’indipendenza, l’integrità e la qualità delle istituzioni indiane e la storia di crescita e l’ambizione dell’India“.

Ma non è riuscito ad arrestare il calo senza sosta delle sue azioni causato dalla svendita da parte di molti investitori. Il valore delle azioni è sceso di oltre il 50% dopo la pubblicazione del rapporto (arrivando a perdere fino a 115 miliardi di dollari di valore dei 218 miliardi attribuiti prima del rapporto Hindenburg che rappresentavano il 6% del valore totale dei titoli quotati in India) e tale diminuzione ha avuto un effetto enorme sulla ricchezza dell’uomo che controlla il gruppo di società, Gautam Adani, che fino all’attacco della Hindenburg era stata la terza persona più ricca del mondo dietro Elon Musk e Bernard Arnault, e la più ricca dell’Asia (con il suo maggiore concorrente Mukesh Ambani, secondo).

Dopo tre settimane di perdite di valore delle azioni si sono diffusi i timori di contagio finanziario in India, mentre la crisi del Gruppo Adani è peggiorata, con l’agenzia di rating Moody’s che ha avvertito che il conglomerato potrebbe avere difficoltà a raccogliere capitali e S&P che ha tagliato le prospettive su due delle sue attività. La maggior parte dei suoi ambiziosi progetti dovrà essere fortemente ridimensionata in termini di ambizione e tempistica, perché non avrà quasi nessuna capacità di raccogliere fondi in questo momento. Allo stesso tempo, con l’aumentare della pressione, la capacità del Gruppo Adani di vincere facilmente contratti governativi per aumentare le entrate sarà messa a dura prova. Troverà inoltre difficile ripristinare la propria credibilità creditizia.

Il capitalismo politico con una missione nazionalista: l’asse Adani-Modi

La vicenda Adani-Hindenburg ha finito per focalizzare l’attenzione sul ruolo centrale del Gruppo Adani nell’economia indiana e sullo stretto rapporto del suo fondatore con il primo ministro indiano Narendra Modi. L’opposizione parlamentare (il partito del Congresso) sta cercando di attirare l’attenzione su quelli che descrivono come gli stretti legami tra i due, con alcuni legislatori che hanno chiesto di avviare un’inchiesta2. Lunedì centinaia di membri dei partiti di opposizione indiani sono scesi in piazza per sollecitare un’indagine sulle accuse di Hindenburg contro il conglomerato Adani e per esprimere rabbia per gli investimenti effettuati dalla Life Insurance Corporation (controllata dallo Stato) e dalla State Bank of India nel Gruppo Adani, oltre ai prestiti per miliardi di dollari elargiti da molte banche indiane a società collegate al gruppo.

Cosa spiega l’ascesa di Adani? Qual è la base del suo stretto rapporto con Modi? E che ruolo gioca il Gruppo Adani nell’economia indiana? Queste sono alcune delle domande che sono emerse a seguito della vicenda.

Adani ha una storia piuttosto impressionante di ascesa verso la grande ricchezza e il potere economico. Per tanti versi la sua è una storia affascinante. È nato nel 1962 a Ahmedabad, nel pieno del boom demografico dell’India, non in una famiglia povera, ma in una famiglia di piccoli commercianti tessili. Dopo aver abbandonato la scuola, nel 1978 è entrato nel commercio dei diamanti, un settore economico molto importante nello Stato nord-occidentale del Gujarat. Poi, è diventato un commerciante di import-export. Solo a partire dagli anni ’90 in poi si cimenta nei progetti infrastrutturali – gestione dei porti, costruzione di ferrovie – che lo renderanno famoso, anzi leggendario. Quella di Adani è una storia classica dell’accumulazione di capitale per mezzo del commercio, trading sui margini, fondamentalmente, e poi un passaggio ai settori delle grandi infrastrutture.

Ed è qui che entra in gioco l’elemento chiave della storia di Adani, che è la politica e la politica delle connessioni e del clientelismo. Il momento decisivo della sua carriera arriva dopo i terribili progrom contro la popolazione musulmana del Gujarat nel 2002 (oltre mille musulmani vennero uccisi negli attacchi degli indù3), quando Nerendra Modi (allora governatore dello Stato) è sotto una forte pressione. Adani solidarizza con Modi contro, all’epoca, l’umore prevalente dell’establishment economico-imprenditoriale indiano. Rompe i ranghi e forma una sua associazione di imprese, e su questa base forma un legame duraturo con Modi – nel frattempo diventato leader del partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party – BJP e primo ministro dell’India dal 2014 (sulla figura di Nerendra Modi e la politica e società indiana si vedano i nostri articoli qui e qui).

Questa è stata davvero la caratteristica distintiva della sua avventura imprenditoriale. Infatti, è questo asse con Modi4 che ha permesso la crescita assolutamente esplosiva del suo gruppo dalle relativamente modeste dimensioni degli anni ’90 e dei primi anni 2000, fino a divenire un conglomerato rilevante su scala globale con partnership con il capitale statale e internazionale (come la francese TotalEnergies). La base per un’enorme ricchezza per Adani e la sua famiglia.

Alla base dell’alleanza tra Adani e Modi c’è una condivisione ideologica. Entrambi condividono una visione di che tipo di paese dovrebbe essere l’India. Adani rappresenta il braccio economico dello Stato indiano sotto il BJP al servizio di un ulteriore sviluppo economico e della costruzione della nazione (nation-building). Da quando Modi è arrivato al potere, al gruppo Adani è stata affidata la realizzazione di giganteschi progetti nazionali che mirano a modernizzare l’intero subcontinente indiano. Non sorprende che la filosofia che guida il Gruppo Adani, come delineato sul suo sito web, sia “Nation Building” guidata da “Crescita con Bontà” (“Growth with Goodness“).

Progetti infrastrutturali giganteschi che hanno consentito al Gruppo Adani di affermarsi come il principale produttore di energia nel settore privato, l’assoluto protagonista nelle infrastrutture portuali su scala nazionale (ne controlla 13), e l’assoluto protagonista negli aeroporti (ne controlla 7) – la mobilità aerea è fondamentale in un Paese delle dimensioni dell’India -, di immagazzinare il 30% dei cereali e ora di diventare il produttore dominante nel settore del cemento5. I giganteschi progetti infrastrutturali gestiti dal Gruppo Adani stanno creando un’economia nazionale che si impone sulle strutture economiche regionali rimaste finora relativamente decentralizzate.

Quello che finora Adani ha offerto a Modi e al BJP è la capacità di realizzare la loro visione nazionalista di costruzione e modernizzazione della “nazione” indiana. Dai tempi dell’indipendenza dal dominio coloniale inglese, infatti, la politica indiana ha avuto a disposizione una macchina statale molto poco efficiente ed efficace. In India non mancano certo menti brillanti in grado di concepire grandi piani per lo sviluppo economico del paese. Il maggiore problema ha sempre riguardato l’incapacità della macchina statale di implementare concretamente questi piani politico-economici, seguendo l’esempio tracciato durante la Guerra Fredda dagli “Stati sviluppisti” (“developmental States” o “State-guided market capitalisms”) asiatici di successo – come Giappone, Corea del Sud, Hong Kong, Taiwan e Singapore6 – ed arrivando ad incidere al livello dei villaggi di questo vasto paese.

È la combinazione di questi due elementi che ha davvero forgiato la relazione tra Modi da un lato e due grandi gruppi imprenditoriali: da un lato il Gruppo Adani e dall’altro il Gruppo Reliance Industries Ltd guidato dall’uomo d’affari Mukesh Ambani, anch’egli del Gujarat. La relazione di Modi con Adani e Ambani ha dato vita ad una narrativa ideologica basata sul “modello Gujarat”, quella che indentifica la versione indiana del neoliberismo. Frutto di una rottura guidata dall’interno della macchina governativa, a partire dallo Stato del Gujarat, contro il modello verticistico diretto dallo Stato ereditato dal periodo dell’indipendenza, dagli anni ’40-’50 del secolo scorso, sotto il controllo politico di Nehru e Indira Gandhi e del partito del Congresso, in cui l’India ha cercato di applicare i modelli di pianificazione socialista e socialdemocratica. A partire dai primi anni 2000 questo modello è stato sostituito dal “modello Gujarat”, che si basa su una stretta relazione tra i grandi interessi economici e il governo.

Stati Uniti e paesi europei sono interessati all’India per motivi sia geopolitici (contrastare l’ascesa dell’alleanza Russia-Cina) sia economici. A partire dalla fine degli anni ’80 del secolo scorso la Cina e altri paesi dell’Asia orientale hanno fornito al mondo occidentale enormi quantità di prodotti industriali di alta qualità a prezzi relativamente bassi, contribuendo ai profitti delle global corporations e ad assicurare i mezzi di sussistenza delle popolazioni americane ed europee. Oggi, un’altra Cina pronta non c’è, nonostante vi sia un’esaltazione di paesi come India, Vietnam, Malaysia o Messico, ma l’Occidente spera che l’India di Modi (quest’anno presidente del G20) possa diventare, oltre che un affidabile alleato politico-militare, anche una nuova “fabbrica del mondo” in grado di sostituire la Cina.

Hindenburg Group, un fondo che specula sulla vendita di azioni allo scoperto

Il Gruppo Adani contesta vigorosamente le accuse fatte da Hindenburg che attraverso una rete di holding, essenzialmente sotto il controllo della famiglia Adani, detenute al di fuori dell’India, il gruppo Adani abbia notevolmente gonfiato il valore delle sue azioni. Circa il 75% delle azioni di Adani è detenuto da altre aziende, secondo Hindenburg Group, che però sono semplicemente delle entità domiciliate in luoghi offshore come Mauritius, Emirati Arabi Uniti, Singapore, Cipro e i Caraibi utilizzate per far aumentare il valore delle azioni del gruppo Adani e delle 578 aziende controllate dalle 7 società quotate. La conseguenza di questo meccanismo non è solo che porta guadagni per le partecipazioni dei membri chiave della famiglia Adani7, ma, cosa molto più importante, consente a loro, al Gruppo nel suo insieme e alle singole società che ne fanno parte di sfruttare gli alti valori azionari per ottenere prestiti (con le azioni utilizzate come garanzia collaterale) che poi possono essere trasformati in potere finanziario reale con il quale lanciare grandi progetti di investimento, rilevare rivali e rimodellare effettivamente l’economia politica dell’India8. Negli ultimi giorni, nel tentativo di calmare gli investitori, Adani e la sua famiglia hanno annunciato il rimborso anticipato 1,11 miliardi di dollari di prestiti presi a fronte di azioni impegnate in Adani Ports and Special Economic Zone, Adani Transmission e Adani Green Energy, consentendo loro di ottenere indietro le azioni. Una mossa che ha prodotto una reazione positiva della Borsa verso i titoli del Gruppo.

Non a caso, l’attacco di Hindenburg ad Adani è arrivato alla vigilia del lancio da parte della società di punta del Gruppo, Adani Enterprises (che gestisce la maggior parte delle nuove attività ad alto consumo di capitale del Gruppo, come l’energia verde, gli aeroporti e le strade), della più grande offerta di azioni secondarie pubbliche dell’India, con l’obiettivo di raccogliere 2,5 miliardi di dollari per finanziare le spese in conto capitale (tra cui il rinnovamento di un aeroporto, la costruzione di superstrade e un ambizioso ecosistema di idrogeno verde) e ripagare parte del debito. Nella brutale ricaduta del rapporto Hindenburg, la Adani Enterprises è stata costretta ad abbandonare l’offerta pubblica, portata a termine il giorno prima con successo, perché gli investitori partecipanti avrebbero subito grosse perdite se la vendita fosse andata avanti a causa del calo dei prezzi delle azioni. Gli investitori saranno rimborsati (tra questi c’erano investitori istituzionali e privati indiani del calibro dei multimiliardari Mukesh Ambani, Sajjan Jindal, Sunil Mittal e Pankaj Patel, e la International Holding Company di Abu Dhabi con legami con la famiglia reale che aveva sottoscritto una quota pari a 400 milioni di dollari)9.

Hindenburg è un gruppo di ricerca piccolo, specializzato nel fare un lavoro da investigatore privato sulle società quotate che operano nell’ambito dell’economia globale. È stato fondato dall’investitore Nate Anderson nel 2017 e prende il nome dal disastro del dirigibile del 1937. Identifica un possibile obiettivo, un’azienda che ritiene sia enormemente sopravvalutata, abbia troppi debiti e sia gestita male o in modo fraudolento. Fa ricerca su di essa e prende “posizioni corte”, ossia pratica il cosiddetto “shortselling”, la vendita allo scoperto (vendita di azioni non direttamente possedute dal venditore). È attraverso la forza dei risultati della ricerca e della narrativa mediatica che ne scaturisce, che tenta di far scendere il valore dei titoli azionari dell’azienda. È il movimento ribassista che genera grandi profitti sulle sue “posizioni corte10. Hindenburg era nota per aver messo in cortocircuito il produttore di camion elettrici Nikola Corp – il cui fondatore è stato successivamente riconosciuto colpevole di frode in titoli – e Twitter. Hindenburg ha annunciato di detenere “posizioni corte” nelle società Adani tramite obbligazioni negoziate negli Stati Uniti e strumenti derivati non negoziati in India.

Per molti investitori e cittadini indiani, in realtà, Hindenburg ha svelato una sorta di “segreto di Pulcinella”. Ritengono che sia praticamente impossibile stabilire quale sia il valore reale di mercato di un Gruppo come quello di Adani tenendo conto del modo in cui opera l’economia politica indiana e l’apparato istituzionale che dovrebbe regolare i mercati finanziari. Gli investitori finanziari indiani sanno bene che il Gruppo Adani utilizza pratiche non ortodosse di gestione dei propri titoli azionari, ma hanno investito perché sanno che con il sostegno di cui gode a livello politico, non solo è troppo grande per fallire, ma si identifica essenzialmente con il progetto del primo ministro Modi (ovviamente, il governo di Modi ha negato le accuse di favorire Adani, così come Adani ha negato che il suo successo imprenditoriale dipende dal sul legame con Modi). Finché Modi rimane egemonico nella politica indiana (le prossime elezioni generali saranno nel 2024), le imprese del Gruppo Adani non possono fallire. Quindi, in realtà in tempi “normali” c’è un rischio minimo nell’investire in quei titoli azionari. Lo stesso Adani è fiducioso che con il sostegno del governo Modi potrà superare l’attuale tempesta11.

Allo stesso tempo, però, ciò che in realtà sta accadendo è che l’economia indiana sta diventando progressivamente sempre più distorta da questo legame autosufficiente tra alte valutazioni di mercato, grande credito bancario e profonde connessioni politiche che danno vita ad una specie di colosso troppo grande per fallire e che non può essere fermato. La conseguenza negativa di ciò non è in termini di protezione degli investitori dato che chi è su questo treno, probabilmente starà bene e guadagnerà dai dividendi e dalla crescita del valore delle azioni nel medio e lungo periodo. La vera questione su cui interrogarsi è cosa il “modello Gujarat” comporta per l’economia e la società indiana.

Il caso Adani rivela bene quale sia il ruolo dei super-ricchi in un paese in via di sviluppo come l’India. Per ora Adani non porta i suoi soldi fuori dal paese per isolarsi dall’economia indiana (come invece hanno fatto e fanno gli oligarchi russi), ma funge da motore dello sviluppo domestico attraverso reinvestimenti nel Paese e attraverso la filantropia. La famiglia Adani è diventata una famiglia immensamente ricca che avrà anche proprietà ed interessi economici in molte parti del mondo, ma persegue un modello di accumulazione molto diverso da quello dell’oligarchia russa che pompa petrolio e gas in Russia, lo vende per dollari, e poi mette quei dollari in un conto bancario svizzero, prosciugando risorse del proprio paese.

Per quello che è possibile valutare, il gruppo Adani sta utilizzando denaro offshore per sostenere e rafforzare le proprie posizioni in India. Lo scopo è raccogliere più credito in modo da poter fare più investimenti in India12. Quindi questo non è un esempio di un gruppo economico che opera principalmente con una modalità estrattiva.

Gli Adani sono anche fortemente coinvolti nella filantropia in India attraverso la Adani Foundation. In occasione del 60° compleanno di Gautam, hanno lanciato una delle più grandi iniziative filantropiche che l’India abbia visto dai tempi d’oro della famiglia Tata. Nel 2022 hanno promesso di destinare 7,7 miliardi di dollari per interventi sociali, sanitari ed educativi, quindi somme di denaro molto considerevoli nel tipo di lega del miliardario Bill Gates.

Molti osservatori ritengono che il modello capitalistico indiano stia cercando di ripercorrere il sistema dei chaebol sudcoreani in cui i player chiave sono delle famiglie che controllano dei conglomerati industriali e finanziari molto potenti come i gruppi Daewoo, Samsung e Hyundai. Quindi, la visione più ottimista è che queste potenti partnership private e pubblico-private a guida familiare saranno i motori di uno sviluppo industriale indiano o di una modernizzazione come quella della Corea del Sud.

Il timore è che si possa vedere lo sviluppo di un capitalismo clientelare che si sposta sempre più verso il modello dell’oligarchia russa in cui si ha un’erosione sostanziale dello stato di diritto. L’altra vera preoccupazione è che si possa vedere una degenerazione della concorrenza economica e del controllo della società civile con la creazione di potenti monopoli che appoggiano un governo sempre più ancorato ideologicamente al nazionalismo indù (Hindutva), all’autoritarismo e alla segregazione del 15% della popolazione musulmana. Per sostenere le sue strategie di crescita e per sostenere le forze politiche che lo supportano, il Gruppo Adani, come altri, ha acquisito il controllo di mezzi di informazione, alimentando il rischio della limitazione della libertà di parola. Le acquisizioni dei media indipendenti si inseriscono in una tendenza più ampia e preoccupante in cui lo spazio mediatico per l’informazione democratica e il dibattito in India si è inesorabilmente ridotto negli ultimi anni. La democrazia indiana viene sventrata dall’interno con gli acquisti e gli attacchi ai media indipendenti, ma anche con gli arresti di giornalisti critici. Una evoluzione che spinge molti a rimanere in silenzio per paura, mentre le notizie a pagamento e la disinformazione contro le minoranze e i dissidenti sono aumentate senza controllo13.

In ogni caso, alla fine la prova del fuoco di questo capitalismo politico nazionalista sarà la capacità di realizzare l’output, di portare a termine la missione che la politica gli ha assegnato. Sarà davvero in grado di realizzare i grandi progetti infrastrutturali di cui l’India ha bisogno nei prossimi decenni per assicurarsi una crescita macroeconomica su una base più ampia, in particolare, ad esempio, nel settore delle energie rinnovabili e dell’energia sostenibile?

Alessandro Scassellati

  1. Il Gruppo Adani è già stato al centro di quattro importanti indagini delle autorità per frode che hanno ipotizzato diversi reati, tra i quali riciclaggio di denaro, furto di fondi dei contribuenti e corruzione. Per un totale stimato di 17 miliardi di dollari.[]
  2. Il Ministero degli Affari Societari indiano ha avviato una valutazione preliminare dei bilanci del Gruppo Adani e di altri documenti normativi presentati nel corso degli anni. La banca centrale ha chiesto agli istituti di credito i dettagli dell’esposizione al gruppo.[]
  3. Modi fu accusato di non aver fatto nulla per fermare le stragi compiute casa per casa, ma lui e il suo ministro dell’Interno, Amit Shah (presidente del BJP e attuale ministro dell’Interno del governo federale), sono usciti indenni dalle indagini.[]
  4. Tra le varie cose, Adani ha concesso a Modi l’utilizzo del suo jet privato durante tutta l’ultima campagna elettorale presidenziale.[]
  5. L’anno scorso, il Gruppo Adani ha acquistato le società di cemento ACC e Ambuja Cements dalla svizzera Holcim per $ 10,5 miliardi. Giorni dopo, ha promesso azioni delle due società, per un valore di circa $ 12,5 miliardi all’epoca, alle banche in un accordo di non cessione che le impedisce di scaricare le azioni fino a quando i creditori non acconsentiranno a pagare i debiti.[]
  6. Le strategie di sviluppo economico seguite da questi paesi erano fondate su burocrazie esperte e qualificate che sotto leadership autoritarie hanno portato avanti progetti nazionali di sviluppo rispettando solo formalmente (o ignorando del tutto) le regole democratiche e dello Stato di diritto. Il regime dittatoriale di Park Chung-hee in Corea del Sud ha brutalmente torturato migliaia di persone e ne ha uccise molte negli anni ’60 e ’70, mentre a Taiwan la legge marziale è stata eliminata solo nel 1987. Corea del Sud e Taiwan hanno operato una transizione verso la democrazia liberale solo a partire dagli anni ’80 del secolo scorso. Nel contesto politico della Guerra Fredda, gli “Stati sviluppisti” hanno deciso e pianificato le priorità e commissionato la realizzazione delle attività economiche a delle imprese private. Un modello che ha evitato i difetti del sistema economico del “comunismo reale” sovietico che aveva messo la proprietà e il controllo dei mezzi di produzione nelle mani dello Stato. I privati investivano in attività produttive, mentre i governi intervenivano per aiutarli a costruirsi un vantaggio competitivo, favorendo al contempo la stabilità sociale attraverso riforme fondiarie, politiche per l’istruzione, per l’innovazione tecnologica e per contenere le disuguaglianze. Per ovviare ai “fallimenti del mercato” che precludono l’emergere di produttori nazionali in settori sofisticati nelle fasi iniziali, al di là del vantaggio comparativo iniziale, gli “Stati sviluppisti” avevano assunto un ruolo centrale nella definizione di politiche industriali e finanziarie basate sul protezionismo commerciale, sovvenzioni, un’allocazione selettiva del credito e una gestione distorta dei tassi d’interesse, finalizzate ad incanalare capitali finanziari a buon mercato verso “campioni nazionali” in grado di perseguire strategie aggressive di crescita basate prima su modelli di import substitution (anni ’60-’70) e poi su export-push strategies di prodotti industriali sempre più sofisticati verso i mercati americani, asiatici ed europei.[]
  7. Hindenburg accusa che il fratello di Gautam Adani, Vinod, sarebbe a capo di “un grande labirinto di società di comodo offshore” che hanno l’obiettivo di proteggere parte del patrimonio della famiglia Adani all’estero e riciclare denaro per dimostrare la solidità delle aziende. Il fratello più piccolo di Gautam, Rajesh Adani, così come il cognato Samir Vora, sarebbero coinvolti, invece, in una truffa legata al contrabbando di diamanti.[]
  8. Da questo punto di vista, il maggiore rischio per il Gruppo Adani è che lo scandalo finanziario abbia seriamente intaccato la sua credibilità e che quindi possa avere un effetto estremamente negativo sulla possibilità di raccogliere capitali per nuovi investimenti o rifinanziare il debito in scadenza nei prossimi 1-2 anni, soprattutto perché le agenzie di rating l’hanno declassato. Quasi due terzi del debito del Gruppo Adani proviene da fonti estere nella forma di obbligazioni o prestiti da parte di banche straniere, secondo un rapporto del broker globale Jefferies. Le unità che operano nel campo della ricchezza privata di due grandi banche, Credit Suisse e Citigroup, hanno smesso di accettare le obbligazioni Adani come garanzia, ha riferito Bloomberg. Al momento i mercati dei capitali in Europa e negli Stati Uniti si sono effettivamente chiusi ad Adani che comunque potrebbe rinviare nuovi progetti e vendere alcuni assets a qualche alleato, provando a vestirle in modo che non sembrino delle svendite. Le oscillazioni selvagge dei prezzi delle azioni hanno fatto emergere forti preoccupazioni sulla corporate governance, soprattutto perché l’India cerca di corteggiare gli investitori stranieri globali.[]
  9. Date queste circostanze straordinarie, il consiglio di amministrazione della società ha ritenuto che andare avanti con la questione non sarebbe moralmente corretto. Una volta che il mercato si sarà stabilizzato, rivedremo la nostra strategia per il mercato dei capitali“, ha affermato Adani. Questa decisione improvvisa sembra essere motivata anche dal fatto che sono sorte accuse secondo cui due società di copertura di Adani avrebbero investito nell’offerta. “. Durante il tentativo di raccolta fondi, i post sui social media in India che elogiavano Adani hanno guadagnato terreno, con “#IndiaStandsWithAdani” un hashtag di tendenza su Twitter. Alcuni politici indiani hanno espresso il loro sostegno ad Adani contro gli “interessi stranieri”. []
  10. Lo shorting convenzionale prevede che un investitore scommetta che un particolare asset diminuirà di valore, tradizionalmente fatto in mercati che consentono agli investitori di “prendere in prestito” un titolo, venderlo e quindi riacquistarlo, si spera, a un prezzo inferiore. Esistono altri strumenti finanziari più complessi che possono essere utilizzati per trarre profitto dal calo dei prezzi che di solito coinvolgono due parti che stipulano un contratto. I venditori allo scoperto attivisti come Hindenburg in genere prendono una “posizione corta” in una società negoziabile che ritengono sia fortemente sopravvalutata prima di rendere pubblici i loro rapporti, aspettandosi che gli investitori abbassino il prezzo dei loro obiettivi.[]
  11. Da questo punto di vista si tratterà di vedere se gli organi di controllo e le forze dell’ordine indagheranno sull’intera attività finanziaria e commerciale del gruppo Adani. Se verrà costituita una squadra investigativa di alto livello per verificare ed approfondire le accuse mosse da Hindenburg Research contro il gruppo Adani e se sarà monitorata dalla Corte Suprema.[]
  12. Anche gli investimenti fatti all’estero dal Gruppo Adani riflettono gli “interessi nazionali” indiani. Ad esempio, Adani gestisce miniere di carbone in Indonesia, la controversa miniera di carbone australiana Carmichael, un progetto ferroviario nel Queensland e detiene un contratto di locazione sul terminal portuale di Abbot Point. Il carbone rimane un combustibile fossile fondamentale per alimentare le sue 6 centrali elettriche indiane. Il governo Modi ha nominato l’area in cui sorge una centrale termoelettrica di Adani al confine del Bangladesh “zona economica speciale” per permettere al Gruppo di importare carbone dall’Australia esentasse.[]
  13. Gli Adani hanno usato il loro potere finanziario e politico per intimidire e sopprimere i giornalisti che mettevano in dubbio i loro affari poco trasparenti. Sono state intentate cause civili per diffamazione contro giornalisti e agenzie di stampa che hanno riportato storie sui discutibili affari degli Adani. Il Gruppo Adani ha cercato di mettere a tacere i media attraverso azioni legali.[]
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