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Voto difficile per l’amministrazione rosso-rosso-verde di Berlino

di Franco
Ferrari

I cittadini di Berlino sono chiamati, domenica 12 febbraio, a rieleggere i 130 componenti del Parlamento della loro città. Si tratta di un appuntamento straordinario, dovuto alla decisione della Corte costituzionale del Land di annullare le elezioni tenutesi il 26 settembre 2021 e di imporne la ripetizione. Il nuovo parlamento regionale resterà in carica fino a quella che dovrebbe essere stata la sua scadenza naturale nel 2026.

Il 28 settembre 2022, il partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) e una formazione minore, la Die Partei, avevano presentato un ricorso alla Corte costituzionale sulla validità dell’esito del voto avvenuto un anno prima. La Corte aveva considerato che una serie di errori di gestione e di problemi organizzativi avevano influenzato il risultato elettorale e, conseguentemente la composizione della camera dei deputati berlinese. La Corte imponeva, pertanto, la ripetizione del voto entro novanta giorni dal momento della sua decisione, avvenuta il 16 novembre scorso. Il nuovo appuntamento elettorale è stato fissato per l’ultimo giorno utile indicato dalla sentenza della Corte costituzionale. Trattandosi di una ripetizione del voto e di non una dissoluzione anticipata, che pure è prevista dalla Costituzione del Land berlinese, i deputati eletti resteranno in carica per la parte restante della legislatura.

Le elezioni del 2021 avevano confermato l’SPD, il partito socialdemocratico, al governo di Berlino da vent’anni, quale prima formazione politica della città, riuscendo a fronteggiare la crescita dei Verdi di Bettina Jarasch. La domenica elettorale era stata effettivamente turbata dal caos organizzativo e dalla confusione. Seggi a cui erano state fornite schede di circoscrizioni differenti avevano dovuto interrompere le operazioni di voti e annullare i voti già effettuati. In più la distribuzione delle schede era stata ostacolata da una maratona in corso a Berlino quello stesso giorno.
I socialdemocratici ottennero il 21,4% dei voti con 36 seggi, i Verdi il 18,9% e 32 seggi, la CDU il 18,0% e 30 seggi, la Linke il 14,1% e 24 seggi, l’AfD l’8,0% e 13 seggi, l’FDP il 7,2% e 12 seggi. Il voto era stato caratterizzato da un sostanziale incremento dei Verdi che guadagnavano 5 seggi, e da un crollo dell’AfD che si dimezzava perdendone 12. La Linke manteneva il primato in 6 circoscrizioni nelle quali eleggeva un proprio esponente essendo il primo partito. Il 21 dicembre del 2021 la leader dell’SPD, Franziska Giffey veniva eletta borgomastro-governatrice con 84 voti contro 52, sulla base di un accordo raggiunto tra SPD, Verdi e Linke.

La campagna elettorale è condizionata dalle violenze avvenute nella notte di capodanno. Secondo le ricostruzioni giornalistiche sarebbero stati attaccati a colpi di fuochi d’artificio e bottiglie non solo la polizia ma anche i vigili del fuoco che hanno avuto 15 feriti. Un autobus era stato incendiato. Il fatto che fra i 159 fermati a seguito delle violenze vi fossero, a fianco di 45 tedeschi, molti immigrati, in particolare 27 afghani e 21 siriani ha dato fiato alle polemiche sull’immigrazione e sulle politiche di integrazione. Lo stesso Presidente della CDU al Bundestag, Jens Spahn alimentava la polemica, in contrasto con il ruolo svolto dal governo della Merkel nell’accogliere molti emigranti in fuga dalle guerre. Questa polemica, spostando l’attenzione dai temi sociali che le forze di sinistra hanno cercato di affrontare, ma non risolto, negli ultimi anni (in particolare la questione della disponibilità di case a prezzi sostenibili dai ceti popolari) verso la questione immigrazione, rappresenta certamente un aiuto elettorale per la destra.

Nel novembre scorso, la conferenza dei delegati dei Verdi, oltre a confermare con oltre il 90% dei voti la leadership di Bettina Jarasch, ha ribadito la disponibilità a ripetere la coalizione rosso-rosso-verde ma puntando ad assumerne la guida. Un obbiettivo che era loro sfuggito nel 2021.
Da parte sua, la CDU mira a diventare il primo partito di Berlino e a costituire una coalizione con i Verdi e i liberali, con il loro leader Kai Wegner alla testa. Sembrano escludere al momento l’ipotesi di allearsi con l’estrema destra dell’AfD, un tabù che in qualche parte della Germania (come la Turingia) ha iniziato a scricchiolare.
Le aspirazioni della CDU sembrano al momento confortate dai sondaggi che la vedono in testa alla competizione elettorale. Le ultime quattro indagini demoscopiche realizzate ai primi di febbraio le attribuiscono tra il 22 e il 26% dei voti. Come secondo partito è in atto una competizione tra SPD e Verdi. Questi ultimi si attestano tra 18% e il 19%, mentre i socialdemocratici variano tra il 17 e il 21%. I democristiani vedrebbero una crescita significativa, a differenzia dei Verdi che resterebbero stabili e i socialdemocratici oscillerebbero tra la stabilizzazione del loro voto e una netta sconfitta.  Se diventassero il terzo partito potrebbero difficilmente guidare l’amministrazione berlinese qualsiasi fosse la coalizione composta dopo il voto. All’AfD i sondaggi assegnano tra il 10 e l’11,5%, mentre i liberali con previsioni che oscillano tra il 5 e il 6% rischiano di restare esclusi dal nuovo parlamento berlinese.

Per la Linke, le previsioni vanno dall’11 al 12,5%, un risultato negativo ma non disastroso in sé. Confermerebbe però la progressiva erosione del consenso anche in una città dove hanno sempre avuto un peso importante, soprattutto per l’insediamento nei quartieri orientali che erano parte della vecchia DDR. Nelle sei circoscrizioni nelle quali erano risultati il primo partito nel 2021, il loro consenso andava dal 24,0% del collegio Marzahn-Hellersdorf 2 al 29,4% di Lichtenberg 4. In alcune di queste circoscrizioni il vantaggio sul secondo arrivato era ridotto ad un margine di poche centinaia di voti.

Il punto di vista della sinistra sulle elezioni berlinesi è stato espresso alla fine di gennaio sul mensile Sozialismus, vicino alla Linke. Per gli autori, i partiti di governo berlinesi stanno facendo quello che hanno sempre fatto nelle due elezioni precedenti: combattersi l’un l’altro. Anziché, come viene suggerito dall’articolo, di puntare a sottolineare i successi ottenuti dall’amministrazione uscente con la riforma amministrativa, voluta soprattutto dall’SPD, e la liberazione dalle auto del centro della città, voluta dai Verdi.

Con la sua consapevole decisione di non dare seguito al referendum sull’espropriazione delle grandi proprietà immobiliari, la borgomastro-governatrice Franziska Giffey ha mostrato la sua scarsa considerazione sia per la volontà popolare che per la base del suo partito. D’altra parte, nel corso dei negoziati per la coalizione rosso-rosso-verde non aveva nascosto la sua preferenza per un’alleanza “semaforo” con i liberali al posto della Linke. Con la ripetizione delle elezioni imposta dalla Corte costituzionale e la guerra in Ucraina, i problemi più pressanti della città sono finiti in secondo piano.

La questione delle abitazioni resta il problema centrale con il crescente bisogno insoddisfatto di case e l’aumento degli affitti che colpiscono soprattutto le fasce a basso reddito. CDU e FDP hanno fatto di tutti per bloccare, con iniziative legali, la possibilità di attuare politiche di abitazioni sociali e affitti sostenibili. Anche i grandi media si sono scatenati contro l’idea di proprietà comune.

Vi sono anche importanti difficoltà nel settore dell’istruzione e dell’assistenza. Mancano molti insegnanti e l’aumento delle ore lavorative, nonché del numero degli alunni per classe, introdotti a partire dagli anni ’90, hanno prodotto una crisi per questa categoria che ha subito un vero e proprio effetto generalizzato di “burn-out”.

Non è chiaro quale potrà essere la ricaduta sul voto della guerra in Ucraina e della recente decisione da parte del governo tedesco di inviare i carri armati Leopard nella “guerra contro la Russia” come l’ha definita la Ministra degli Esteri, Annalena Baerbock. I Verdi, un tempo partito pacifista, hanno perso fiducia dei settori più radicalmente contrari al coinvolgimento tedesco nel conflitto, anche se per ora questo non viene registrato in modo significativo nei sondaggi, probabilmente perché riescono ad attrarre elettori moderati. Il fatto che il capolista della Linke, Klaus Lederer sia a favore di ulteriori armamenti per l’Ucraina e delle sanzioni alla Russia, osservano gli autori dell’articolo di Sozialismus, non sembrano aumentare le chance elettorali del partito. Il rischio, aggiungiamo noi, è che i timori per le conseguenze sociali ed economiche della guerra diffuse tra i settori popolari trovino espressione nell’AfD.

Nel loro complesso le previsioni di voto per i partiti che formano l’attuale coalizione variano tra in minimo del 47% e un massimo del 50,5%. Una situazione quindi, di grande incertezza, che si potrà sciogliere solo domenica sera.

Franco Ferrari

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