editoriali

Quale lezione?

di Roberto
Morea

Suonano le trombe dell’esercito di confindustria e risuonano quelle delle armate di Maastricht facendo un gran fracasso nei media, invocando a proprio vantaggio l’utilizzo di tutte le risorse europee messe a disposizione per rimettere in funzione il sistema produttivo. Una rincorsa alla restaurazione dell’Ancien Regime, che cerca di rinascere dalle proprie ceneri, anche contando sulla desertificazione costruita e perseguita con meticolosa perizia.

Eppure i giorni dello “state a casa”, in cui i nuovi eroi e le nuove eroine della sanità pubblica sembravano avessero squarciato il velo sulla menzogna dell’efficienza e la supremazia del privato, avevano rimesso al centro della scena le scelte e il ruolo del Pubblico e ridato una centralità alla politica.

Invece oggi il riflusso della marea non trova ostacoli e la “riapertura” viene spintonata e tirata da una parte e dall’altra senza un obiettivo a cui mirare, o almeno questo è quello che appare.

Le risorse economiche che l’Europa mette a disposizione sono in attesa di progetti, proposte di cose da fare, in termini di sanità, lavoro e innovazione tecnologica.

Partito Democratico e 5 Stelle procedono a tentoni con idee del ruolo del governo e delle scelte da fare che spesso sembrano inconciliabili, ma che non si discostano tanto dalle scelte che Salvini e le destre farebbero.

Il Pd ha definitivamente perso la sua identità di sinistra e con il tempo è diventato l’estremo difensore dell’Europa Felix e delle regole del mercato, incapace di una autocritica sul modo in cui è stato svenduto il sistema pubblico per accedere alla stanza dei bottoni. Fiero propugnatore delle liberalizzazioni e della fine della difesa degli interessi dei lavoratori, ha finito per incarnare gli interessi di imprenditori e finanzieri.

Dall’altra parte i 5 stelle, nati per combattere l’appiattimento delle politiche Prodi/Berlusconi e il ruolo dell’Unione Europea, oggi sembrano convertiti alla real politik e si aggrappano a delle battaglie anti casta (non sempre visto quello che succede con la ricandidatura della Raggi a Roma) che altro non sono che il vuoto dell’anti politica.

Alla fine la legge dei vasi comunicanti fa si che il PD accetti di legittimare le leggi e le posizioni 5 stelle sui migranti, nonché di partecipare al gioco al massacro della democrazia, con il sostegno alla riduzione dei parlamentari e della rappresentanza, e che i 5 stelle prendano “indicazioni” da mercati finanziari e Unione Europea, fino a fare il favore di salvare i Benetton e Atlantia che oggi vola nelle borse.

In tutto questo resta assordante il vuoto di presa di parola delle organizzazioni sindacali maggiori, che dovrebbero e potrebbero consolidare quel largo movimento di opinione che, di fronte alla crisi sanitaria, ha riconosciuto la necessità di una svolta contro le politiche di tagli alla spesa pubblica e fare di questa una battaglia per il rafforzamento del ruolo dell’interesse generale contro il continuo richiamo all’impresa privata come motore della rinascita, una leva per ridefinire in termini di giustizia ambientale e sociale il nuovo modello di società tanto auspicato.

A quella opinione pubblica resta ancora una possibilità per far sentire la propria voce: il voto al referendum. Una vittoria del No al taglio del parlamento, sarebbe davvero un bel segnale per consolidare una alternativa. 

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