articoli

Nuovo presidente tunisino eletto dagli islamisti e dalle persone di sinistra

di Suad
Gharbi

di Suad Gharbi –

Il nuovo presidente della Tunisia, accademico, giurista e costituzionalista, Kais Saied è stato eletto con il 72,71% dei voti, il 55% del tasso di partecipazione (secondo gli ultimi dati dell’Autorità per le elezioni ISIE), quasi 3 milioni di elettori (mentre il suo predecessore Béji Caid Essebsi era stato eletto con 1,7 milioni di voti nel 2014 e 5 volte il numero di voti raccolti da Ennahdha[1], arrivato primo alle elezioni legislative) e secondo l’istituto di sondaggi Sigma Conseil ha votato per lui il 90% dell’elettorato più giovane (tra 18 e 25 anni). La folla in festa, il 13 ottobre, nelle strade di tutte le città del paese, dimostra che è molto più di un voto scontato, contro Nabil Karoui che incarnava l’alleanza denaro-media-potere e la congrega degli affaristi, ma l’espressione di un bisogno di cambiamento e di un rifiuto dell’intera classe politica post 2011 e dei partiti politici sia della destra che della sinistra. Kais Said vuole incarnare i valori rivoluzionari che i tunisini, nella loro diversità, pretendono dai loro governanti. Questa elezione chiamata anche “rivoluzione delle urne” è una manifestazione massiccia del desiderio di rompere definitivamente la corruzione della vita pubblica e del sistema clientelare e fraudolento e la volontà di non lasciare che il denaro inquini il panorama democratico.

Hanno invitato a votare per lui: Ennahdha, i nazionalisti arabi del Movimento del Popolo, Watad (il partito di Chokri Belaid[2] di ispirazione marxista-leninista), i socialdemocratici di Ettakatol e altre famiglie centriste, ed infine un’intera generazione di giovani attivisti di sinistra senza affiliazione e grandi figure della vita culturale.

Hanno votato per lui sia islamisti (20% dell’elettorato di Ennahdha) sia persone di sinistra e il 31% di giovani che votavano per la prima volta. Questi elettori non sono tutti d’accordo sul contenuto del suo progetto. Peraltro la sua legittimità non la deve agli islamisti. Per rispondere ai tentativi di “presa in ostaggio” da entrambe le parti, in particolare quelli di Ennahdha, che considerava questa candidatura il suo cavallo di Troia, ma anche quelli della “Coalizione della dignità” e delle Leghe di Protezione, che sembra abbiano creato falsi profili, Kais Said dichiara inequivocabilmente: “Non ho mai fatto parte di un partito, non sono il candidato di nessun partito, e rimarrò tale”. Egli non benedice il sostegno di Ennahdha e degli altri, dicendo “tutti coloro che vogliono sostenermi li ringrazio, quelli che non vogliono, li ringrazio lo stesso”.

Nato politicamente al momento della rivoluzione, ha scelto di correre come indipendente, di non fare campagna e rifiutatando i finanziamenti pubblici elettorali. Durante la sua campagna “esplicativa”, Kais Saied non ha fatto “promesse elettorali” e ha insistito sul rifiuto di formulare progetti concreti per un popolo “stanco delle promesse dei politici” a cui intende fornire gli strumenti per definire i propri obbiettivi. Ha anche rilasciato in questo senso 5 o 6 dichiarazioni a importanti media tra cui la televisione nazionale, Al Jazira, il sito di Nawat, il Nouvelle Observateur.

K.S. ha un progetto e non un programma. Il suo progetto di ristrutturazione istituzionale si basa sull’idea di sostituire lo Stato di diritto con una “società di diritto”, in cui la norma è interiorizzata da ognuno. Propone un progetto di riforma su due assi: la ristrutturazione delle assemblee rappresentative, che parte dalla constatazione del fallimento della democrazia rappresentativa (nomadismo parlamentare, assenteismo, ecc.). Il primo asse consiste nella ristrutturazione dello Stato che dovrebbe diventare l’esecutore della volontà popolare, elaborata da assemblee i cui membri lavorano sotto la sorveglianza dei cittadini. Per questo sarà necessario un processo di revisione della Costituzione nonché una revisione della legge elettorale al fine di cambiare il sistema di voto.

Per quanto riguarda il secondo ha fatto riferimento al ripristino delle fondamentali funzioni sociali dello Stato: salute e istruzione (come intenda farlo non è chiaro), con la creazione di un Consiglio superiore dell’educazione che dovrebbe contribuire a innalzare il livello di istruzione, introducendo, per esempio, l’insegnamento precoce della filosofia, propone inoltre la revisione della formazione del Consiglio superiore della magistratura e del Consiglio costituzionale (che è ancora in fieri).

Bisogna dire che Kais Saied aveva iniziato a far conoscere il proprio “progetto”, percorrendo la Tunisia da nord a sud dal 2012, che voleva preparare anche i giovani “istruiti e disoccupati, considerati in questa fase la vera forza del cambiamento”, ad assicurare la successione politica in un quadro di legalità e attraverso le urne. Evoca spesso alla “gioventù”, al singolare, come un corpo omogeneo.

Nel frattempo, si dichiara a favore della pena di morte, della criminalizzazione dell’omosessualità, ritiene che i dossier sugli omicidi politici e sui servizi segreti di Ennahdha debbano essere affidati alla giustizia. Si oppone ferocemente all’uguaglianza uomo-donna nell’eredità (afferma che il testo coranico è chiaro e non interpretabile e che chiunque voglia fare ereditare i suoi figli su un piano di parità deve farlo in vita e che questa proposta di uguaglianza, non proveniva dal popolo ma dall’Unione Europea già dal gennaio 2011). Inoltre, ha sottolineato che “i diritti e le libertà stabiliti nella Costituzione, come i diritti dei bambini e delle donne, contrariamente a quanto qualcuno sostiene, non possono essere né elusi né lesi “.

Gli strumenti con cui questo sarà concretizzato non sono indicati. Dovrà mostrare non solo la potenzialità di trasformazione, ma anche la fattibilità. Le domande sul tavolo sono: in che modo questa proposta è in grado di risolvere i problemi strutturali alle origini delle ingiustizie sociali? Non vola troppo al di sopra della realtà? Non si resta condannati all’inazione fintanto che non esiste quel meccanismo con cui il popolo definisce esso stesso le sue volontà?

In questo senso, suo fratello e consigliere politico, Nawfel Saied, assicura che egli “intende effettuare questa riforma in modo graduale. Innanzitutto sensibilizzare e spiegare il significato del suo progetto a UGTT (sindacato dei lavoratori), all’UTICA (organizzazione dei datori di lavoro) e ai partiti. Una revisione del sistema di voto, uno slancio per accelerare l’attuazione del decentramento, potrebbero ad esempio essere un primo passo. “La chiave è avviare un movimento”, afferma Nawfel Saied. “E questo non è l’unico cantiere che dobbiamo avviare. È necessario districare le relazioni tra denaro e politica”.

Dietro al “progetto” di K.S., si trova principalmente il gruppo di riflessione e azione “Lega delle Forze della Tunisia libera – LFTL”, in particolare Sonia Charbti e il Chihab AlMakki (alias Ridha Lenin, direttore della sua campagna elettorale) il quale afferma: “La condizione per raggiungere uno sviluppo sociale sostenibile è l’affermazione della volontà degli uomini e delle donne tunisini, in particolare dei gruppi svantaggiati, negli organi decisionali popolari a livello locale e regionale. Attraverso questo approccio, i sistemi di governo e di sviluppo sono invertiti dal basso verso l’alto della piramide, adottando meccanismi politici che stabiliscono una volontà popolare basata su un sistema di voto che garantisca l’effettiva libertà di votare e di votare individui in circoli ristretti piuttosto che sull’arroganza di liste e quote di partito.

Partendo dal territorio, come fattore chiave nello sviluppo democratico e sociale, il singolo cittadino diventa attore chiave nei sistemi di governance e di sviluppo sia come partecipante, che decisore. Pertanto, il sistema elettorale deve essere in linea con le aspirazioni politiche e sociali dei cittadini, nel senso che si tratta di votare degli individui in collegi elettorali più ristretti possibili (eleggendo la persona più competente e successivamente controllandola), questa è l’unica condizione e il modo migliore per concepire e attuare un modello di sviluppo giusto e imporre una sovranità reale alle decisioni e alla ricchezza nazionale, una indipendenza totale, una rinascita globale, la forza e l’immunità dello stato, non perché questa sia una soluzione magica, ma perché si sviluppa in un contesto rivoluzionario e diventa un meccanismo rivoluzionario attraverso il quale si realizzano le ambizioni rivoluzionarie”.

La Costituzione conferisce al Capo dello Stato un potere di iniziativa legislativa. Può anche rinviare ad una seconda lettura leggi votate che potranno a quel punto essere adottate soltanto con la maggioranza assoluta dei membri (e non dei votanti).

Durante il dibattito televisivo ha anche menzionato la possibilità di rimodulare con decreti presidenziali le leggi approvate che non gli sembrano andare nella direzione che auspica. Il campo di applicazione di questo tipo di decreti è limitato dalla Costituzione. Il fatto che lui non sia espressione di un partito e si ponga di fatto al di sopra dei partiti (promettendo di “rimanere indipendente fino alla sua morte”) ovviamente lo costringe a convincere i deputati su ciascuna delle sue proposte. Ha annunciato: “Proporrò iniziative. Se i partiti non le approvano, se ne assumeranno la responsabilità politica davanti al popolo” lasciando intendere di passare sopra le istituzioni per mobilitare direttamente il popolo e fare pressione sui partiti. Ricorda continuamente: “Il mio gruppo parlamentare è il popolo”.

Per il momento nessuna affermazione va nella direzione della volontà di interrompere i rapporti di cooperazione con i partner della Tunisia. Al contrario, le sue intenzioni sembrano limitarsi a far valere di più il ruolo positivo della Tunisia nella risoluzione della crisi libica e a negoziare meglio gli accordi commerciali. Tuttavia, durante il dibattito del secondo turno, ha indicato la “normalizzazione con Israele” come un “crimine di alto tradimento”, probabilmente per attribuirsi uno status symbol panarabo.

La costante evocazione del “popolo”, di un rapporto diretto con questo (che rimane pieno di ambiguità visto, tra l’altro, che questo nega gli antagonismi sociali e che rende invisibili coloro che non aderiscono al progetto, ecc.) come potrà evolversi concretamente? Può diventare un modo per sfuggire al suo isolamento e instaurare un rapporto di forza con i partiti e con alcuni paesi stranieri che cercherebbero di impedirne l’azione?

In definitiva c’è chi presenta Kais Saied come ultra conservatore, populista, nazionalista arabo o persino salafita (negato dal filosofo Youssef Essedik), venduto ai giovani come “gentiluomo pulito” simbolo di integrità e onestà ma a detrimento delle sue capacità e del suo programma, cioè un prodotto fabbricato dagli architetti della primavera araba, in complicità con Ennahdha, per dare il potere totale agli islamisti e smantellare lo stato alla maniera di Gheddafi. C’è chi lo considera un nazionalsocialista, ancorchè conservatore, ma portatore di un “progetto” liberatore e di sovranità nazionale, che vuol tentare di sperimentare altre soluzioni che vengano buon senso e dalla capacità di sopravvivenza del popolo. E ancora c’è chi cerca di prenderlo in ostaggio per sfuggire a sospetti di corruzione e nel tentativo di permettersi una vittoria per procura, trovandosi in una chiara regressione elettorale, e infine tra tutte queste posizioni e la sua stessa intenzione di realizzare l’opera di Dio e di Marx, potrà essere messa in campo una vigilanza e un impegno di un’altra maggioranza, contro ogni attacco religioso e integralista alle libertà fondamentali, in attesa di altre offerte migliori che, certamente, arriveranno? Sembra che anche i suoi elettori, non intendano dargli un assegno in bianco. E lo sa, sa che i tunisini saranno vigili, perché non vogliono essere ingannati ancora una volta.


[1] Il più importante Partito Islmista Tunisino.

[2] Leader del partito assassinato nel 2013.

elezioni 2019, Tunisia
Articolo precedente
Non è un governo per, ma neanche contro
Articolo successivo
Svizzera: l’anno dei movimenti porta al successo i Verdi

3 Commenti. Nuovo commento

  • Fabrizio Paloni
    23/10/2019 17:59

    Buonasera, mi permetto di segnalare che il cognome dell’autrice dovrebbe essere Gharbi e non Garbi.
    Comunque grazie per la pubblicazione molto interessante

    Rispondi
  • Maria Merelli
    03/11/2019 9:55

    Un articolo decisamente utile a mostrare la complessita’ della situazione tunisina che non consente semplificazioni sul nuovo presidente

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.