“Mi mostri una strada per eliminare i combustibili fossili che consenta uno sviluppo sostenibile, a meno di non volere riportare il mondo nelle caverne” ha dichiarato Sultan Ahmed Al Jaber, il ministro dell’Industria degli Emirati Arabi Uniti (EAU), CEO della compagnia di stato ADNOC e presidente della conferenza. Al Jaber si è rivolto così durante un evento on-line a novembre all’ex inviata speciale delle Nazioni unite e già presidente dell’Irlanda, Mary Robinson, come rivelato domenica dal quotidiano britannico The Guardian1. Questa dichiarazione di per sé qualifica la direzione che può prendere la conferenza delle parti numero 28, che si svolge sul finire dell’anno 2023 il quale si appresta ad essere dichiarato come l’anno più caldo di sempre. L’allarme dev’essere suonato ai piani alti delle maggiori industrie petrolifere poiché si sono premurate di far seguire i lavori della conferenza da un numero spropositato di lobbisti. Almeno 2456 lobbisti dei combustibili fossili partecipano alla Conferenza delle parti sul clima, spesso molti di più rispetto ai delegati delle singole nazioni2.
La lobby del petrolio l’altro giorno ha fatto una mossa, che però ha tutta l’aria di essere un bluff: cinquanta compagnie, tra cui l’italiana Eni, hanno sottoscritto la Carta Globale per la Decarbonizzazione (Ogdc). Le major dell’oil and gas si sono in effetti impegnate a ridurre le proprie emissioni di gas serra. “Ma la promessa riguarda la produzione di petrolio e gas, non le emissioni derivanti dal loro consumo e dal loro trasporto”, fa notare Luca Bergamaschi, cofondatore di Ecco, il think tank italiano per il clima. “L’accordo è volontario e ripropone in larga misura vecchi impegni assunti nel 2021. Non sono previste sanzioni per il mancato raggiungimento degli obiettivi volontari. E senza obiettivi quantificabili, questa promessa è troppo vaga per essere significativa. Dovrebbe essere accompagnata da una data di eliminazione graduale della produzione”, continua Bergamaschi3.
Più in generale si deve osservare che se si riduce la quota delle fonti fossili nella produzione energetica nel contesto di una crescente produzione, la situazione quanto ad emissioni è destinata a migliorare molto lentamente.
Diversi impegni vengono presi da un certo numero di paesi, trai quali normalmente mancano i maggiori produttori di emissioni, come Usa, Cina e India, nonostante le cronache trionfalistiche della presidenza della conferenza4; in particolare rispetto al carbone l’India ha sempre dichiarato di non poter ridurre, tanto meno rinunciare, al suo utilizzo pena il blocco del suo sviluppo economico, stiamo parlando di un paese che ha uno dei maggiori tassi di crescita del PIL5. Le condizioni di vita dei cittadini indiani sono sempre più colpite dalle ondate di calore, rendendo necessario per ragioni di sopravvivenza l’uso sempre più esteso di impianti di condizionamento6,
A prescindere dalle invitabili diseguaglianze nell’accesso ai dispositivi di condizionamento, il problema di mantenere fresco l’ambiente in cui si vive e si lavora, a fronte di temperature sempre più calde – senza esacerbare la crisi climatica in corso – non è solo dell’India. A livello globale, il numero di condizionatori è aumentato a oltre 2 miliardi. Più del 20% di tutta l’elettricità mondiale è utilizzata da ventilatori o condizionatori, una percentuale che si prevede aumenterà ulteriormente nei prossimi anni.
Il fenomeno appena citato è indicativo della complessa interazione dei processi che si scatenano nel contesto del riscaldamento globale e del conseguente cambiamento climatico; la concentrazione della popolazione mondiale in aree metropolitane, in megalopoli sempre più affollate, ne espone una quota crescente alle conseguenze delle ondate di calore, della scarsità d’acqua potabile, inquinamento delle matrici ambientali -aria, acqua suolo- in generale ai fenomeni metereologici estremi, come le inondazioni che devastano di intere regioni se non paesi interi, come nel caso del Pakistan7 o i lunghi periodi di siccità che tradizionalmente colpiscono Etiopia8, ma nell’ultimo anno anche tutto il bacino del rio delle amazzoni e dei suoi affluenti9.
Nel nostro precedente articolo10 riportavamo quanto segue.
Un articolo del Guardian intitolava Extreme drought in northern Italy mirrors climate in Ethiopia11 faceva un parallelo tra i periodi di siccità che hanno colpito l’Italia del Nord e L’Etiopia. Citando una ricerca di WaterAid e dalle università di Cardiff e Bristol12 si sottolinea il carattere erratico, imprevedibile dei fenomeni metereologici estremi, non solo, anche l’incremento e l’alternarsi nelle stesse regioni di fenomeni opposti. “La siccità estrema nell’Italia settentrionale è raddoppiata negli ultimi due decenni, creando un clima che rispecchia sempre più quello dell’Etiopia e del Corno d’Africa. L’analisi delle immagini satellitari e dei dati da parte degli scienziati rivela come il riscaldamento globale stia creando un ‘effetto colpo di frusta’, creando fenomeni estremi dal carattere erratico. L’analisi dei dati climatici rilasciati da WaterAid e dalle università di Cardiff e Bristol rileva che, sotto pressioni climatiche estreme, le aree che prima sperimentavano frequenti siccità sono ora più soggette a frequenti inondazioni, mentre altre regioni storicamente soggette a inondazioni ora sopportano siccità più frequenti.” L’innovativa ricerca ha esaminato la frequenza e l’entità dei rischi di inondazioni e siccità negli ultimi 41 anni in sei paesi in cui opera WaterAid: Pakistan, Etiopia, Uganda, Burkina Faso, Ghana e Mozambico, aggiungendo l’Italia per un confronto europeo per evidenziare il fatto che gli impatti del cambiamento climatico non discriminano per regioni del globo.
Quest’ultima considerazione è fondamentale, nessuna regione del globo è al sicuro da fenomeni metereologici estremi, con una alternanza di fenomeni opposti, come stiamo già sperimentando nel nostro paese.
Ricordiamo che oltre alle COP sul cambiamento climatico si svolgono le COP sulla Biodiversità che i cambiamenti climatici ed i processi di antropizzazione in generale stano riducendo drasticamente. . Sulla biodiversità si è conclusa a dicembre 2022 la COP15, Convenzione sulla biodiversità, che richiede ai diversi paesi precisi impegni sul mantenimento della biodiversità nel proprio territorio13, ciò avviene all’interno del cosiddetto Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (GBF)14 adottato a conclusione della conferenza, qualificato come segue.
“Il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (GBF) è stato adottato durante la quindicesima riunione della Conferenza delle Parti (COP 15) a seguito di un processo di consultazione e negoziazione durato quattro anni. Questo quadro storico, che sostiene il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e si basa sui precedenti piani strategici della Convenzione, delinea un percorso ambizioso per raggiungere la visione globale di un mondo che vive in armonia con la natura entro il 2050. Tra gli elementi chiave del Quadro ci sono 4 obiettivi per il 2050 e 23 traguardi per il 2030. L’attuazione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework sarà guidata e sostenuta da un pacchetto completo di decisioni adottate anche alla COP 15. Il pacchetto comprende un quadro di monitoraggio per l’SBG, un meccanismo rafforzato per la pianificazione, il monitoraggio, la comunicazione e la revisione dell’attuazione, le risorse finanziarie necessarie per l’attuazione, quadri strategici per lo sviluppo delle capacità e la cooperazione tecnica e scientifica, nonché un accordo sulle informazioni di sequenza digitale sulle risorse genetiche”
La conferenza di Dubai si è aperta con l’annuncio che il fondo Loss and Damage, destinato a finanziare i paesi più poveri e maggiormente colpiti dal cambiamento climatico, stava finalmente diventando operativo con l’arrivo dei primi finanziamenti, in realtà ad oggi dovremmo essere arrivati a 725 milioni di dollari a fronte di necessità che sono valutate attorno ai 100 miliardi annui. A proposito dell’entità dei gli investimenti necessari per attuare la transizione energetica ed ecologica in un altro precedente articolo15 citavamo i seguenti dati.
Bank New York Mellon Investment Management, in collaborazione con Fathom Consulting, ha pubblicato recentemente una nuova ricerca, ‘Una guida per gli investitori verso lo zero netto entro il 2050’, che mostra che l’economia globale è significativamente in ritardo rispetto ai tempi previsti nel raggiungimento degli obiettivi zero netto del 2050, ma può colmare il divario con 100 trilioni di dollari di investimento ‘verde’. Secondo, invece, le stime dell’Ocse per avere almeno il 66% di probabilità di contenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia dei 2°C, saranno necessari investimenti per oltre 103.500 miliardi di dollari nel periodo che va dal 2016 al 2030, con un aumento di quelli per il clima di circa il 590% l’anno rispetto alle cifre attuali. Sebbene gli investimenti verdi siano in crescita, la ricerca di BNY Mellon evidenzia che saranno necessarie più azioni da parte di governi, asset allocator e società per facilitare la transizione verso lo zero netto. Questi 100 trilioni di dollari rappresentano circa il 15% dell’investimento globale totale nei prossimi 30 anni, o circa il 3% del prodotto interno lordo globale nello stesso periodo.
In realtà l’enormità delle cifre da mettere in campo per contrastare il cambiamento climatico per porre un qualche rimedio alle sue conseguenze, dice poco dello sconvolgimento progressivamente crescente che colpisce e colpirà tutte le regioni del globo, la complessità delle trasformazioni, delle rotture, spesso irreversibili, e delle nuove configurazioni che le formazioni sociali, la formazione sociale globale, in un modo o in un altro dovrà assumere.
Questo è il punto, le valutazioni di ordine finanziario sono costruite costruendo macro scenari ed hanno una loro attendibilità, ma la complessità dei processi rende l’orizzonte degli eventi prevedibili- oltre il quale il grado di incertezza cresce verticalmente- sempre più ravvicinato. I processi reali mostrano un effetto sinergico delle diverse criticità, quella che ormai è generalmente definita con un neologismo come una condizione di policrisi. Quando usiamo il termine formazione sociale, intendiamo il procedere di tutte le sue articolazioni, stratificazioni, processi e rapporti, modi di riproduzione; il cambiamento climatico ha conseguenze su tutte le dimensioni della formazione. Come abbiamo sottolineato esso entra come componente essenziale di ogni strategia di governo dal livello geopolitico alla singola comunità o impresa locale, a partire da strategie, tattiche e apparati militari. Ogni modello strategico o tattico, in qualsiasi campo e contesto, deve quindi prevedere di far fronte alla crescente incertezza che il cambiamento climatico produce.
Questa aggiunta significativa di quote di incertezza, riguarda quindi tutti i dispositivi di governo, modelli di previsione e richiede lo sviluppo di un apparato digitale fondato sulle tecnologie della cosiddetta Intelligenza Artificiale -nelle sue diverse declinazioni- nel tentativo di tenere i passo dei cambiamenti in corso, delle loro complesse interazioni, investigando sempre più a fondo la struttura e le dinamiche del clima e degli ecosistemi, di cui nella loro riproduzione le formazioni sociali utilizzano i cosiddetti servizi ecosistemici16. La rottura dei nessi tra i diversi ecosistemi. La riduzione di complessità del mondo della vita, il cambiamento delle sue forme da cui si produce ad esempio il fenomeno della zoonosi ossia il trasferirsi sull’uomo di agenti patogeni in precedenza confinati in un ambiente separato, con poche o nulle interazioni con le comunità umane.
È sempre più necessario un surplus di informazioni, di dispositivi di controllo direttamente operanti sul mondo della vita in generale, in grado di realizzare condizioni ‘artificiali’ di riproduzione e connessione degli ecosistemi, necessarie a mantenere le condizioni globali di riproduzione della vita ed a garantire l’erogazione dei cosiddetti servizi ecosistemici necessari alla riproduzione delle comunità umane. Tutto questo avviene inevitabilmente in condizioni di competizione e scontro globale per il controllo sui dispositivi finanziari, tecnologici, sociali e politici che devono guidare questo processo che chiamiamo di artificializzazione. È questa nuova configurazione di artificiale e naturale, di immissione sempre più pervasiva di processi informazionali, di flussi di informazione digitalmente trattata nei processi di riproduzione sociali e naturali che definiamo come Cyborg Globale e che Sergio Bellucci definisce come terra-formattazione, intendendo con questo la riduzione a digitale di ogni percezione e descrizione del reale rilevante entro tutti i processi di relazione riproduzione.
Il procedere del cambiamento climatico, motore di questo complesso di trasformazioni globali, è ben definito dagli ultimi allarmi che provengono dal mondo scientifico17 nel cosiddetto Tipping Point Report18 –report sui punti critici, di non ritorno- nel quale vengono peraltro elencati anche i punti, le soglie positivamente superate nella innovazione tecnologica, a cui vengono necessariamente affidate le future sorti dell’umanità.
Il quadro reale che si va configurando è caratterizzato da un grado di incertezza crescente, di instabilità degli assetti economico-sociali, naturali e climatici, da cui si genera una crescente conflittualità a livello globale e regionale, una ridefinizione e concentrazione dei poteri, una crescita dei livelli di diseguaglianza in forme che innovano e accentuano quanto già prodotto dal trentennio neoliberista.
Questo quadro complessivo di incertezza pervade ogni forma di rapporto sociale, relazione ed espressione delle comunità, delle singole persone e non può che esaltarne le espressioni patologiche ad ognuno di questi livelli e contesti, dal globale, all’interpersonale, passando per conflitti regionali e locali di ogni genere. Non si può pensare di vivere entro un orizzonte di incertezza, di crisi incombenti, di diseguaglianze strazianti, senza che questo produca effetti profondi sui comportamenti individuali e collettivi, sulla percezione e rappresentazione della realtà e di conseguenza sul rapporto che si istituisce con le istituzioni che governano le società.
Si autoalimenta il ruolo dei dispositivi digitali che globalmente e pervasivamente si innestano nelle società sempre più come fattori di controllo e risposta di ultima istanza delle crisi e contraddizioni, da cui la crescente attenzione dei governi al loro controllo e contemporaneamente dei soggetti pubblici e privati al loro sviluppo.
In questa condizione di incertezza e instabilità globalmente caratterizzate e diffuse, lo sviluppo delle tecnologie di I.A. deve essere preso in considerazione non solo per le proprie potenzialità, ma anche e forse soprattutto per i bisogni che esse sono chiamate a soddisfare e la funzione che quindi vengono a svolgere; da qui la sottolineatura sul nesso tra cambiamento climatico e innovazione tecnologica e digitale, tra crisi/trasformazione dei maccanismi di riproduzione della vita sul nostro pianeta e loro artificializzazione, cui fa riferimento il confronto sempre più aspro sulla manipolazione tecnologica degli organismi viventi e delle loro relazioni.
Continuiamo a seguire i lavori della COP28, attendendone le conclusioni, che molto probabilmente, arriveranno dopo il 12 dicembre, con poche speranze che qualcosa di decisivo avvenga, in grado di governare la complessità, ridurre l’incertezza e l’angoscia.
Roberto Rosso
- https://www.theguardian.com/environment/2023/dec/03/back-into-caves-cop28-president-dismisses-phase-out-of-fossil-fuels [↩]
- https://www.ansa.it/ansa2030/notizie/lavoro_formazione/2023/12/05/presenza-record-di-lobbisti-delle-fonti-fossili-a-cop-28_860c2b1d-aa7f-4015-97a6-5ababbe8179c.html [↩]
- https://www.greenandblue.it/2023/12/04/news/cop28_dubai_petrolio_accordo-421570714/ [↩]
- https://www.cop28.com/en/news/2023/12/COP28-Presidency-launches-landmark-initiatives-accelerating-the-energy-transition https://prod-cd-cdn.azureedge.net/-/media/Project/COP28/feature/events/Day-4.pdf?rev=56cfc55ed8ce4c709d31576737094a18 https://prod-cd-cdn.azureedge.net/-/media/Project/COP28/Home/Carousel-Banners/DAY-3-COP28-Presidency-Summary–Health-Relief-Recovery-and-Peace-Day-Dec-3.pdf?rev=48dadb6684f1476b81916fb4fe363fd1 [↩]
- https://www.ilsole24ore.com/art/india-prospettive-crescita-paese-primo-mondo-popolazione-e-quinto-pil-AEMuhbVD https://www.infomercatiesteri.it/quadro_macroeconomico.php?id_paesi=128# [↩]
- https://www.theguardian.com/world/2023/dec/05/india-unstoppable-need-air-conditioners [↩]
- https://en.wikipedia.org/wiki/2022_Pakistan_floods , https://www.unicef.org/emergencies/devastating-floods-pakistan-2022, https://reliefweb.int/disaster/fl-2023-000119-pak [↩]
- https://reliefweb.int/disaster/dr-2015-000109-eth , https://www.un.org/africarenewal/news/drought-ethiopia-10-million-people-need [↩]
- https://rainforestfoundation.org/communities-in-the-amazon-worst-drought-in-recent-history/ [↩]
- https://transform-italia.it/la-cop28-non-sara-lannuncio-di-una-costituzione-della-terra/ [↩]
- https://www.theguardian.com/environment/2023/nov/14/extreme-drought-in-northern-italy-mirrors-climate-in-ethiopia [↩]
- https://www.wateraid.org/uk/media/africa-droughts-became-more-frequent-more-intense-and-widespread-over-the-last-four-decades https://phys.org/news/2023-11-reveals-extreme-fluctuations-drought-devastating.html [↩]
- https://www.cbd.int/nbsap/ National Biodiversity Strategies and Action Plans (NBSAPs[↩]
- https://www.cbd.int/gbf/ [↩]
- https://transform-italia.it/note-sparse-alla-vigilia-della-cop28-il-ruolo-di-cina-e-stati-uniti/ [↩]
- https://www.ipbes.net/the-values-assessment [↩]
- https://www.theguardian.com/environment/2023/dec/06/earth-on-verge-of-five-catastrophic-tipping-points-scientists-warn [↩]
- https://global-tipping-points.org/ [↩]