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Il semaforo si è spento in Germania. La pesante sconfitta della coalizione di governo

di Alessandro
Scassellati

In Germania, a pagare lo scotto maggiore alle elezioni per il Parlamento Europeo sono stati i tre partiti di governo: socialdemocratici, verdi e liberali. Due elettori su tre hanno votato contro il governo federale della coalizione “semaforo” guidato da Olaf Scholz. Una mozione di sfiducia. Mentre tutti gli occhi sono puntati sulle elezioni anticipate in Francia, anche i tedeschi potrebbero presto dover affrontare un voto anticipato. Le due destre, quella democristiano-conservatrice della CDU/CSU e quella xenofoba e ultranazionalista di AfD, hanno sbancato. Ha ottenuto un risultato positivo anche BSW, il nuovo partito dell’ex capogruppo della Linke Sahra Wagenknecht, con il 6,2%, più che doppiando la Linke. Ma se la scommessa era quella di una nuova sinistra che, moderando le proposte economiche e di classe e inseguendo la destra sul piano dell’immigrazione, recuperasse voti popolari e di massa, contendendoli all’estrema destra, non sembra essere pienamente riuscita.

I partiti di governo – socialdemocratici, verdi e liberali – hanno incassato una sonora sconfitta alle elezioni politiche europee: insieme hanno ottenuto meno di un terzo dei voti totali. La SPD è scesa al 13,9% (il peggior risultato della sua storia), regredendo a terzo partito dopo l’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD) che ha conquistato il 15,9% dei consensi (un guadagno di oltre 5 punti percentuali rispetto alle elezioni europee del 2019.). Ma, in netto calo, rispetto alle elezioni europee del 2019, anche i Verdi (solo il 11,9%), mentre i liberali della FDP del ministro delle Finanze Christian Linder hanno ottenuto il 5,2%, appena sopra la soglia di sbarramento per avere rappresentanti nel Bundestag. Linder si è spesso irritato per l’approccio fiscale e di spesa dei propri partner di governo. Da mesi è in disaccordo con i leader socialdemocratici e verdi sulle priorità di spesa del governo. In parole povere, la SPD e i Verdi vogliono spendere più soldi e la FDP, citando il freno costituzionale al debito tedesco (e la loro stessa ortodossia fiscale), meno. Questa situazione di stallo è destinata a raggiungere il culmine nelle prossime settimane, quando i partiti della coalizione si avviano al round finale dei negoziati sul bilancio 2025. Le parti vogliono raggiungere un accordo entro l’inizio di luglio, prima della pausa estiva, ma con tutte le parti che puntano i piedi nel tentativo di salvare le proprie fortune politiche, un accordo sembra improbabile1.

Gli osservatori si interrogano su quale sia il futuro della litigiosa coalizione semaforo: per quanto sarà in grado di sopravvivere? L’alleanza ha faticato a trovare risposte a una serie di gravi problemi che il paese deve affrontare, da un’economia stagnante alla profonda disfunzione del suo sistema di asilo. Le persistenti lotte interne all’alleanza su tutto, dalla guerra della Russia all’Ucraina ai sussidi agli agricoltori e al bilancio, alimentano la speculazione secondo cui il governo potrebbe crollare da un momento all’altro2. Il giorno dopo le elezioni il cancelliere Olaf Scholz si è rifiutato di sciogliere il Bundestag e di cedere alle richieste dell’opposizione, incoraggiata dall’esempio francese (l’umiliante sconfitta di Emmanuel Macron per il 15% del suo partito contro il 32% del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, ha spinto il presidente francese all’enorme rischio di indire elezioni legislative anticipate)3. Il cancelliere tedesco e il presidente francese Macron sono risultati i principali perdenti del voto. In teoria, Scholz e i suoi partner potrebbero continuare a governare per altri 15 mesi (autunno del 2025), ma già entro il 3 luglio dovranno essere in grado di trovare un difficile accordo sulla questione del bilancio federale per il 2025. Poi, in settembre/ottobre sono previste nuove elezioni in tre Land dell’est del paese (Turingia, Sassonia e Brandeburgo), diventati bastioni di un partito di destra radicale (ma con anche una forte presenza di BSW). Una vittoria dell’estrema destra in un Land sarebbe una novità assoluta dopo la riunificazione della Germania, avvenuta più di trent’anni fa4.

Dall’altra parte, ancora una volta la CDU/CSU è risultata il partito più votato con una percentuale di consensi – 30% – simile al totale dei voti delle formazioni che compongono la coalizione semaforo. I cristiano-democratici di centrodestra hanno vinto nettamente, ma a crescere sono state anche le polarità estreme e antagoniste del quadro mainstream della rappresentanza politica che, note per le loro politiche orientate alla pace (favorevoli alla fine del conflitto ucraino, enfatizzando la diplomazia rispetto alle soluzioni militari), hanno approfittato del calo di popolarità dei Verdi e della coalizione di governo5. Per ora intorno all’AfD vige una sorta di “cordone sanitario” che, a parte alcune particolari situazioni locali, ha sostanzialmente tenuto. Il partito fondato undici anni fa è stato protagonista di una serie infinita di scandali, che nei mesi scorsi avevano provocato oceaniche proteste di piazza, soprattutto contro il progetto di espulsione degli immigrati. L’AfD è stato espulso da Marine Le Pen dal gruppo parlamentare Identità e Democrazia a Strasburgo e ha dovuto modificare le liste a causa delle dichiarazioni negazioniste del suo candidato di punta6. Eppure si è imposto ovunque nell’ex Germania Est, tranne che a Berlino. Il processo di “demonizzazione” dell’AfD non ha logorato più di tanto il credito della formazione. Forse ne ha ridotto la crescita (a gennaio-febbraio i sondaggi la davano al 22%), ma l’ha trasformata in forza anti-establishment7. Un sondaggio dell’emittente pubblica ARD ha rilevato che un buon 44% ha votato per l’AfD per la delusione verso gli altri partiti. All’improvviso, un paese che pensava di aver seppellito per sempre il nazifascismo comincia a vedere il suo spettro risorgere8. “Abbiamo fatto bene perché le persone sono diventate più antieuropee”, ha detto la co-leader dell’AfD Alice Weidel. “La gente è infastidita da così tanta burocrazia da parte di Bruxelles”, ha aggiunto, citando come esempio il piano per vietare le auto che emettono CO2.

Se l’estrema destra è cresciuta, il Bündnis Sahra Wagenknecht (BSW), la formazione animata da Sahra Wagenknet nata poco più di 5 mesi fa con la fuoriuscita dalla Linke di una parte di parlamentari e quadri, ha ottenuto il 6,2%, ponendosi come nuovo punto di riferimento, anche a livello elettorale, della sinistra radicale, per ciò che riguarda la questione sociale e l’opposizione al coinvolgimento alla guerra in Ucraina9. La Wagenknecht ha più che doppiato il risultato della Linke (2,7%), e porta al Parlamento Europeo 6 deputati. Ha fatto una campagna elettorale che ha toccato 18 eventi in 18 differenti città in 23 giorni, in cui i candidati hanno spiegato il proprio programma nei comizi. “C’erano molte persone che non sapevano per chi votare e ora hanno ritrovato una casa politica“, ha detto lunedì ai giornalisti un’esultante Wagenknecht. “Il nostro obiettivo prima di tutto è dare una nuova casa alle persone che sono furiose, arrabbiate e disperate per la cattiva politica della Germania“. Gli exit poll danno ragione a Wagenknecht: il suo partito ha raccolto circa 500 mila elettori dai socialdemocratici del cancelliere Scholz, 400 mila dalla Linke in crisi e 140 mila dall’AfD, secondo l’emittente pubblica ARD. L’esito del voto del Parlamento Europeo, tenutosi dopo un periodo di inflazione che ha paralizzato molti a basso reddito e in un momento di profonda ansia per lo stato dell’economia tedesca e l’impatto dell’invasione russa dell’Ucraina, è stato caratterizzato anche da un ampio senso di disillusione nei confronti dei partiti tradizionali (si veda l’intervista a Sahra Wagenknecht pubblicata qui da New Left Review).

La mappa elettorale tedesca fotografa bene la situazione. Sul territorio dell’ex Germania Ovest domina il nero, il colore della CDU/CSU. Anche nel territorio dell’ex Germania Est trionfa un unico colore, il blu (AfD), di estrema destra. Qua e là emerge qualche macchia rossa o verde, i colori dei partiti al potere, in modo particolare a Berlino. Ma bisogna sforzarsi parecchio per trovarli su una mappa che segna la loro sconfitta. L’avanzata dell’estrema destra riflette il fossato – sociale, economico e politico-culturale – che separa le due Germanie.

I tre partiti della coalizione guidata da Scholz hanno subito perdite enormi, pagando la scomparsa della fiducia nel governo e l’aumento dei prezzi dell’energia dovuto alla fine delle importazioni di gas russo dopo l’invasione dell’Ucraina. La coalizione, inoltre, ha pagato i dubbi sulla tenuta di un’industria che appare indebolita e sul tema dell’immigrazione. Dopo aver gestito male una riforma storica volta a spostare l’infrastruttura di riscaldamento della Germania dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, il governo di Scholz ha subito un’umiliante sconfitta per mano dell’alta corte del paese, che ha dichiarato incostituzionale il suo bilancio. La decisione di novembre ha privato la coalizione di 60 miliardi di euro su cui contava per finanziare il resto della sua agenda.

La cultura, la mentalità tedesca che andava dalla Linke alla SPD, passando per i Grünen, si è suicidata due volte: una prima volta con la transizione energetica, programmata in maniera del tutto ideologica (non realistica), mettendo in crisi la parte fondamentale dell’industria tedesca, l’automotive. La follia di cancellare il Diesel e di volerlo sostituire con l’elettrico di punto in bianco ha colpito una specializzazione produttiva che aveva il suo centro nei territori dell’Est (dove i salari sono il 60% di quelli dell’Ovest). Ha trascinato nella crisi tutto il settore manifatturiero, industriale (sulla crisi del modello economico-politico tedesco si vedano i nostri articoli qui, qui, qui). Una seconda volta si è suicidata con il suo bellicismo. La Germania, più che diventare “nera” si ritrova catapultata all’indietro all’era Adenauer, ma senza la “economia sociale di mercato” di Erhard, allora ministro dell’Economia. Si ritrova nelle mani di Friedrich Merz, un ex-dirigente del fondo d’investimento BlackRock, oggi il politico più importante nel paese, leader CDU/CSU succube degli USA sia che vinca Biden, sia che vinca Trump. Il risultato delle elezioni europee darà a Merz una spinta nel suo tentativo di trascinare il suo partito in un’era più conservatrice post-Merkel, e getterà le basi per il suo tentativo di diventare il prossimo cancelliere della Germania l’anno prossimo.

Alessandro Scassellati

  1. Il mancato raggiungimento di un compromesso potrebbe portare il FDP, che fin dall’inizio è stato l’elemento marginalizzato nella coalizione, a uscire dall’alleanza. Nonostante le persistenti tensioni su questioni fondamentali come il bilancio, il FDP è stato riluttante ad abbandonare la nave per paura di far arrabbiare gli elettori. Ma a seguito dei deludenti risultati ottenuti dall’SPD e dai Verdi alle elezioni europee, il calcolo politico per l’FDP potrebbe essere cambiato.[]
  2. Un’analisi pubblicata dal quotidiano tedesco Handelsblatt cerca di offrire alcune chiavi di lettura del voto. Il 66% dei cittadini intervistati è insoddisfatto del governo federale, mentre solo il 30% ritiene che la CDU/CSU, se fosse al governo, farebbe meglio. Stando a questa inchiesta sarebbe in atto un processo di delegittimazione che comprenderebbe l’intero establishment politico. Gli elettori sono egualmente scontenti della politica interna che della politica estera, afferma l’analisi.[]
  3. Il fatto è che il governo di coalizione è stato battuto nel voto e Olaf Scholz deve indire nuove elezioni come Macron“, ha detto il premier bavarese della CSU Markus Söder alla televisione pubblica tedesca dopo le elezioni. Anche un commentatore del quotidiano “Die Zeit” ha chiesto nuove elezioni già quest’estate. “Proprio come in Francia, le elezioni europee sono state un voto di sfiducia nei confronti del governo”, ha scritto Alan Posener. A livello europeo, i due principali paesi dell’Unione, Francia e Germania, vivono due situazioni politiche destabilizzanti. Di sicuro questo non era lo scenario previsto fino a poche settimane fa, quando l’Europa cercava di prepararsi a una possibile vittoria di Donald Trump alle presidenziali statunitensi di novembre. L’asse franco-tedesco che aveva ritrovato una certa unità d’intenti su questioni dirimenti rischia di vacillare considerando l’estrema incertezza del voto in Francia.[]
  4. Forse la cooperazione tra CDU e BSW potrebbe essere l’unica opzione per formare un governo regionale in Turingia e Sassonia senza l’AfD. Per ora, Lindner, il leader del liberale FDP, si oppone a questa ipotesi. In alcuni stati dell’est, roccaforti dell’estrema destra AfD, il BSW ha ottenuto un comodo terzo posto con ben il 15%.[]
  5. Il bastione elettorale del primo partito in Germania rimangono coloro che hanno 60 anni e più, un bacino dove ottiene il 39% di voti. Un dato interessante è il voto giovanile tra i 16 e i 24 anni, dove i partiti maggiormente votati sono la CDU/CSU e “a sorpresa” la AfD che ha conquistato il 17% dei consensi, più dell’11% dei Verdi che nel 2019, monopolizzavano 1/3 dei votanti giovani. In genere il 27% di questa fascia d’età scegli i “partiti minori”, testimoniando la disaffezione per l’establishment politico. Se i Verdi avevano rappresentato un’ipotesi alternativa per il voto giovanile, ora a causa della loro politica guerrafondaia, hanno dilapidato il loro consenso e vedono enormemente ridimensionate le loro aspirazioni.[]
  6. L’espulsione è avvenuta a maggio in seguito a una serie di scandali (con accuse di spionaggio in favore della Cina e corruzione con fondi di Russia e Cina) che hanno danneggiato la popolarità di AfD e ne hanno fatto una sorta di paria. La mossa è arrivata dopo che Maximilian Krah, il candidato principale del partito alle elezioni europee, ha dichiarato a La Repubblica che i membri delle SS naziste non erano necessariamente criminali, un riferimento al romanziere tedesco Günter Grass, che ammise in tarda età di essersi unito alle Waffen-SS da adolescente. Krah, pur essendo stato eletto, non farà parte della futura delegazione dell’AfD al Parlamento Europeo. Lo hanno deciso lunedì mattina i copresidenti dell’AfD Alice Weidel e Tino Chrupalla durante un incontro con i neoeletti eurodeputati del partito a Berlino per formare la futura delegazione del partito al Parlamento europeo e nominare un leader per il gruppo. Un tentativo che mira ad una riammissione del partito nel gruppo ID[]
  7. I leader del partito hanno definito gli scandali una “campagna mediatica”. I giudici che si pronunciano contro l’AfD in tribunale, o i servizi segreti che indagano sul partito, sono condannati perché motivati politicamente. Questa narrazione della vittimizzazione sembra aver funzionato. “Abbiamo problemi reali in questo Paese che devono essere risolti, invece di insultarci“, ha detto il co-leader dell’AfD Tino Chrupalla. “Non funziona con gli elettori“.[]
  8. Il mese scorso, un video girato sull’isola di Sylt mostrava giovani e ricchi vacanzieri che cantavano una canzone nazista e facevano il saluto hitleriano. Lo stesso mese, un gruppo di insurrezionalisti di estrema destra è stato processato a Francoforte con l’accusa di aver pianificato un violento rovesciamento del governo. A novembre, gruppi di estrema destra si sono incontrati segretamente a Potsdam per discutere della “remigrazione” forzata di milioni di cittadini tedeschi con origini straniere, nel caso in cui l’AfD dovesse mai andare al governo. Che l’AfD si avvicini o meno al potere, è riuscita clamorosamente a spostare il dibattito sul suo territorio. Il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz ha severamente intensificato la sua retorica sull’immigrazione negli ultimi mesi, promettendo di “deportare” migranti e criminali nati all’estero su larga scala. In un certo senso, l’attuale angoscia esistenziale della Germania assomiglia a una sorta di rivisitazione totale di ciò che significa essere tedesco, un vuoto di fiducia e di sé in cui si sono riversati tutti i tipi di attori maligni. L’erosione della supremazia tedesca, economica e politica, la guerra in Ucraina e la crisi energetica, hanno portato alla sensazione che le cose abbiano smesso di funzionare, che i legami che un tempo legavano una società orgogliosa si stiano lentamente allentando.[]
  9. Sia BSW sia AfD hanno boicottato il discorso del presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy al Bundestag nei giorni scorsi. L’evento del Bundestag e il più ampio successo elettorale di questi due partiti suggeriscono un potenziale riorientamento della politica estera tedesca e della sua posizione sul conflitto ucraino.[]
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