Ammettiamolo serenamente ma, di fronte al tema della guerra in Ucraina – come se le altre 55 dimenticate fossero miracolosamente sparite – il tema migrazioni, diritto d’asilo, convivenza, è pressoché sparito dalla campagna elettorale soprattutto dalle liste sedicenti o realmente progressiste. Ha prevalso, come spesso capita, una tendenza a evitare di parlarne, a tenere il tema sottotraccia, in quanto soltanto esporsi chiaramente equivale a rischiare di perdere consenso. Questo è accaduto in Italia, ha avuto modalità diverse negli altri paesi UE mentre in contemporanea, non potendo mantenere le promesse sociali fatte nei mesi passati, le destre, di vario tipo, hanno provato a ritrovare una propria identità in proclami apertamente xenofobi se non dichiaratamente razzisti. Con variazioni sul tema che proviamo a descrivere.
Partiamo dall’Italia
Da noi, dei 76 elette/i, ben 32 (sommando FdI e Lega) faranno parte dei due gruppi in cui è ad oggi divisa la destra in Europa, Conservatori e riformisti europei (ECR) in cui è il partito di Giorgia Meloni, Identità e democrazia, dove è collocato Salvini. Ci permettiamo di analizzare il profilo pubblico di alcune/i di loro per render l’idea. Sul fronte FdI il più noto resta Carlo Fidanza, che si era autosospeso nell’ottobre del 2021 a seguito di un’inchiesta giornalistica di Fan Page, dove veniva definito fra coloro che promuovono personaggi loschi che inneggiano a Hitler, fanno battute sugli ebrei e rimpiangono la dittatura fascista”. È invece di questi giorni la battuta più infelice, che pure non le ha eroso le preferenze di Elena Donazzan “I matrimoni misti facilitano le infiltrazioni del terrorismo”. Infelice anche perché pronunciata pochi giorni prima dell’inizio dei campionati europei di Atletica leggera, in cui gran parte del ricco medagliere italico sono giunte da figlie e figli di quei matrimoni che lei aborrisce o dalle cittadinanze ottenute unicamente per meriti sportivi – altra vergogna del Paese – e che hanno fatto esultare milioni e milioni di connazionali. Si parli almeno di “infiltrazioni di energia sportiva”. FdI ha improntato buona parte della propria campagna sulla retorica sbarchi / invasione / sostituzione etnica. C’è stato chi come Lara Magoni twitta “stop immigrazione, investiamo in Africa”, chi come Pietro Fiocchi presentava nel 2021 un’interrogazione parlamentare sul “Ruolo delle navi delle Ong nel contesto delle attività criminali condotte dai trafficanti di esseri umani”.
Sergio Berlato, invece, in campagna elettorale dichiarava assertivo: ” i migranti hanno già il numero di telefono della nave Ong che li prenderà”. Come lo ha saputo? Per poi riprendere la solita tiritera del nesso fra reati e immigrazione. Sulla lotta agli sbarchi hanno poi fatto gran parte della propria campagna elettorale, eletti come Antonella Sberna, Francesco Torselli e Chiara Gemma, eletta nella precedente legislatura con M5S, passata poi con Di Maio e infine approdata nel partito di Meloni dove è stata rieletta. Alessandro Ciriani, sulla sua pagina fb il 10 aprile scorso ha mostrato velleità letterarie “Noi desideriamo soltanto essere liberi e continuare a vivere come sempre, conservando ciò ch’è nostro senza dover obbedire a signori stranieri, buoni o cattivi che siano. In tempi migliori solevamo accogliere gli ospiti più calorosamente, ma ormai lo straniero che giunge inatteso ci trova risoluti e duri” (citazione finale da Il Signore degli Anelli ). Recentemente il parlamento europeo ha votato il Patto sull’immigrazione. I leghisti, come l’intero gruppo ID hanno votato contro, l’ECR l’ha approvato con freddezza. Nicola Procaccini è fra questi ed intende operare per renderlo più restrittivo. Qualcuno dei nuovi come Marco Squarta, umbro, ha fatto campagna chiedendo conto dei soldi spesi nella sanità per i clandestini (vecchia storia), da ultimo Paolo Inselvini ha promesso che opererà per far inserire l’ identità cristiana, nella Carta UE. Dal fronte leghista c’era da aspettarsi una maggiore durezza dovuta alla concorrenza spietata con FdI e c’è stata. E desta preoccupazione, inutile aggiungere particolari, il numero di preferenze riscosse dal generale Roberto Vannacci. Centinaia di migliaia di persone che non solo hanno “fatto la decima sulla scheda”, ma che ne condividono il pensiero dichiaratamente fascistoide e razzista. Nel Nord Est, dopo il generale, a prendere il maggior numero di preferenze è stata la sindaca di Monfalcone, definita “l’ultima dei salviniani”. E se recentemente il suo pensiero, come quello di Vannacci, lo si trova negli scaffali col titolo “Basta. Immigrazione, islamizzazione, sottomissione”, con tanto di lugubre copertina raffigurante donne in burka rigorosamente nero e prefazione di Matteo Salvini. Monfalcone è il Comune, superiore a 15.000 abitanti col maggior numero di cittadini migranti regolarmente presenti, in gran parte provenienti dal Bangladesh. Si tratta di lavoratori assunti, spesso in subappalto, da Fincantieri che, riuscendo a stabilizzarsi portano con sé le proprie famiglie. La reazione della prima cittadina non si è fatta attendere: prima ha tentato di mandare una parte dei bambini di queste famiglie, della scuola materna, in altri comuni, perché erano troppi rispetto agli italiani. Poi ha lanciato una campagna contro il “burkini” al mare. Allo scorso natale è giunta a far chiudere i centri culturali islamici (che per lei sono moschee in cui si propaganda il terrorismo), provocando una bella reazione popolare che ha coinvolto sacerdoti, sindacati e la parte progressista della città. Ma la Sindaca vince, se col primo mandato ottenne il 51% dei consensi, col secondo è giunta al 72% e questo le permetterà di andare a Strasburgo. Il pensiero degli altri e delle altre lo si trova sui social: Silvia Sardone ad esempio “Ora la #Schlein vuole dare le #pensioni ai #migranti e farli votare. Ecco il nuovo geniale piano del Pd sull’immigrazione”, oppure Isabella Tovaglieri “il modello Riace in Italia è quello di cui NON abbiamo bisogno quando parliamo di immigrazione integrazione di stranieri”. Poi c’è chi tuona “Capito??? Il progetto dei compagni è semplice: sostituire gli italiani con gli immigrati e per farlo utilizzano le Ong!!! Se anche tu vuoi fermare tutto questo vota Angelo Ciocca. Ottima autopromozione. Poi c’è Susanna Ceccardi “Difendi i tuoi confini. Il mio impegno contro l’immigrazione irregolare è stato costante negli anni e le mie posizioni sono da sempre ben chiare: controllo dei confini e lotta agli irregolari”. Ne abbiamo citati solo alcuni, ma il tratto che li accomuna, indipendentemente dai gruppi di appartenenza, è nell’aver compreso perfettamente che, con i tagli che dovranno imporre al proprio paese per le spese militari – la manovra che si prepara legata al patto di stabilità ne sarà la prova – la solita ricerca del capro espiatorio è fondamentale per avere consenso. E se oltre metà Paese non crede neanche a loro e non va a votare, chi ci va, cade in un tranello costruito in decenni di bombardamento mediatico e culturale in cui ci sono grosse responsabilità anche a sinistra.
Intanto avanza l’Europa nera
Nel resto del continente il tema del contrasto all’immigrazione è stato alla base della crescita di alcune forze politiche. Se il Rassemblement National, di Marine Le Pen, pur insistendo con uno slogan caro ai leghisti nostrani, “prima i francesi”, parla di moratoria sulle migrazioni ma si è dato un profilo più presentabile, diverso è il discorso per l’AfD Alternative für Deutschland. Il partito ha radicalizzato le proprie posizioni anti immigrazione, numerosi suoi esponenti sono stati accusati di razzismo e di antisemitismo eppure sono divenuti il secondo partito in Germania, dietro la coalizione Cdu/Csu. Nei Land dell’ex Germania Est, dove peraltro la presenza di cittadini immigrati è bassissima, AfD è il primo partito e nemmeno alcuni scandali esplosi nei mesi precedenti il voto ne hanno diminuito la capacità attrattiva. AfD è contraria alla guerra e alle sanzioni imposte alla Russia, è comunque per una Germania nella Nato, ma sono contraddizioni che sembrano non aver creato problemi. Da una prima disamina sembra che una parte del consenso che avrebbe potuto prendere questo partito è stata sottratta dall’ “Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw). Il nuovo partito, nato da una rottura della Linke, è uno spazio in cui convivono posizioni ultra pacifiste insieme ad un pericoloso e ambiguo rapporto sui temi dell’immigrazione. Definire questa forza “rossobruna” è forse una forzatura, ma ignorare queste contraddizioni è una semplificazione inaccettabile. Da notare che in Germania c’è stata, in queste elezioni, una grande crescita del numero dei votanti, oltre il 65% e hanno votato anche i sedicenni, un dato che pesa ancora di più nel notare come le forze moderate di governo come Spd e Verdi siano letteralmente crollate nei consensi. Pesante è la situazione che si è determinata in Austria dove il “Partito della Libertà” (FPO), con oltre il 25,5% è il primo partito. I temi su cui ha puntato? Ovvio: sicurezza e immigrazione. Un buon successo ha registrato in Spagna Vox, degno erede del franchismo, dai cui palchi parla molto spesso Giorgia Meloni. Anche la loro campagna elettorale si è concentrata su come fermare l’arrivo degli stranieri. Nonostante abbiano cavalcato lo stesso tema è andata male per i “Democratici Svedesi”, accreditati come secondo partito, sono alla fine arrivati quarti, sia a causa di scandali informatici, sia della scarsa partecipazione, è andata male anche per i “Veri Finlandesi” (7,6% sono divenuti il sesto partito) e per la Danimarca dove le destre anti immigrazione hanno esagerato e, in controtendenza, sono state penalizzate. Frammentato anche ciò che resta di Alba Dorata in Grecia, in 4 formazioni che comunque sono riuscite a portare complessivamente 5 parlamentari a Strasburgo. Complesse le ragioni delle loro divisioni – chi siamo noi per giudicare – comunque il proibizionismo verso l’immigrazione li accomuna. Per quanto riguarda questi ed altri paesi minori, che in quanto piccoli hanno diritto a pochissimi seggi, il tema del contrasto alle migrazioni è stata la bussola, una bussola che ha coinvolto anche le forze conservatrici più “rispettabili” del Partito Popolare Europeo, si veda la Germania o la Grecia. Ma il tema resto divisivo anche nei mondi a noi più vicini. Se a sinistra, quando si parla di soccorso in mare, di accoglienza, di diritto d’asilo, si trova ancora disponibilità e interesse, quando si comincia a parlare di diritti inalienabili dei migranti che lavorano, di cittadinanza, di accesso al voto, allora cala un imbarazzante silenzio. Evidentemente si tratta di una questione non ancora divenuta patrimonio politico e culturale anche di tutte le nostre forze.
Stefano Galieni