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Fuoco a Los Angeles, acqua a Valencia, ghiaccio -in ritirata- in Groenlandia

di Roberto
Rosso

Le immagini di migliaia di abitazioni incenerite dal fuoco a Los Angeles, l’area di Pacific Palisades, come la città di Altadena in cui si riconoscono l’intreccio delle strade e le abitazioni ridotte a moncherini fumanti, da giorni riempiono gli schermi televisivi e le cronache in rete. L’analisi della situazione è presto fatta e condivisa, un periodo di siccità di inusitata durata ha creato il terreno ideale per lo sviluppo di incendi alimentati da venti intensi, a fronte di questo un apparato di intervento del tutto inadeguato a combattere incendi di una tale dimensione. La città degli angeli senz’acqua, alimentata da un acquedotto che si alimenta a trecento chilometri di distanza. L’andamento delle precipitazioni, le temperature ed i venti, un combinato disposto che il cambiamento climatico ha reso possibile, ha trovato un contesto che favorito il suo impatto devastante. Nulla della struttura urbana e dei dispositivi di prevenzione ed intervento era realizzato per resistere a fenomeni di questa dimensione ed intensità, l’amministrazione aveva ridotto anche gli stanziamenti per i pompieri. La California progressista, che vive da sempre sotto l’incubo della rottura della faglia di San Andreas capace di generare il sisma devastante il cosiddetto mitico Big One1, non è preparata ad affrontare il cambiamento climatico. In un altro contesto l’alluvione che ha investito la regione di Valencia devastato un territorio che non era in grado di sopportare quell’episodio di precipitazioni concentrate in un breve lasso di tempo, in quel caso una amministrazione di destra e negazionista non ha dato retta alle previsioni, evitando dare l’allerta alle popolazioni che avrebbe ridotto il numero delle vittime. A suo tempo la catena dei disastri provocati da fenomeni climatici estremi, su cui insisteva la nostra analisi, collegava Valencia a Bologna, un lungo rosario a cui si aggiungono in ogni stagione e sotto ogni latitudine nuovi grani. Situazioni diverse tra loro da ogni punto di vista, che in termini ambientali, di modello di antropizzazione del territorio e di governo politico, di composizione economica e sociale, si sono rivelate del tutto inadeguate ed indifese di fronte agli effetti concentrati del cambiamento climatico.

La catastrofe di Los Angeles ci colpisce per le sue dimensioni e poiché investe una delle aree più ricche e famose del globo, di cui sono vittime anche figure prestigiose, simboli del successo. In realtà si dimostra come queste catastrofi non fanno che approfondire le diseguaglianze tra chi ha i mezzi per ‘riparare i danni’ mantenere il proprio regime di vita e chi ne vede distrutte le basi, chi con la casa ha perso gran parte delle proprie risorse.

Le compagnie di assicurazione di fronte ai disastri climatici

Nelle aree colpite dagli incendi in molti casi le compagnie di assicurazioni si erano rifiutate di siglare   polizze contro gli incendi, lasciando quindi migliaia di famiglie private dei mezzi necessari a ricostruire le proprie abitazioni. Soprattutto implica il fatto che le compagnie avevano valutato il rischio come troppo alto. Capacità di previsione messa al servizio di un interesse privato, senza che questa capacità di previsione sia condivisa al servizio di un interesse comune. Di fronte all’aggravarsi ed all’infittirsi di fenomeni metereologici estremi e al degradarsi delle condizioni ambientali di intere regioni del globo, le compagnie di assicurazioni sono forse il soggetto più interessato ad approfondire la conoscenza degli andamenti del cambiamento climatico, regione per regione; non sono  certo coinvolte in una battaglia più o meno ideologica, ma sono mosse da interessi ben concreti2.  Nell’ articolo citato si legge, “Molti Stati stanno affrontando una crisi del mercato assicurativo dei proprietari di case, con polizze sempre più costose e difficili da reperire”, spiega la Columbia Climate School3, in un documento pubblicato circa un anno fa. E questa crisi potrebbe non fermarsi al mondo delle assicurazioni: se le proprietà diventano non assicurabili a causa dei rischi climatici, anche le banche che forniscono i mutui potrebbero rifiutare i prestiti, con un effetto domino dai confini imprevedibili. Ricordate la crisi dei subprime? Nel 2015, l’amministratore delegato di Axa, una delle principali compagnie assicurative, ha dichiarato che un mondo riscaldato di due gradi Celsius potrebbe essere assicurabile, ma un mondo riscaldato di quattro gradi “certamente non lo sarebbe”.

L’Italia ha subito 1/3 dei danni da eventi estremi registrati in tutta Europa dal 1980. Nel 2023 l’Italia ha segnato il nuovo record di danni assicurati generati dal cambiamento climatico attraverso gli eventi estremi. Oltre 6 miliardi di euro. Di cui 5,5 mld per eventi atmosferici e 800 milioni dalle alluvioni in Emilia-Romagna e in Toscana. Sono i dati rilasciati da Ania il 2 luglio 2023 durante l’assemblea dell’associazione a Roma. E con l’aumento di frequenza e intensità previsto per questi fenomeni nei prossimi anni, le assicurazioni per i danni del clima saranno un tassello fondamentale per limitare l’impatto della crisi climatica4. Dal 2025 tutte le imprese sul territorio dovrebbero stipulare una polizza di assicurazione per calamità naturali: pronto il decreto attuativo con le sanzioni previste per mancato adempimento5; tuttavia il decreto attuativo è già stato rinviato due volte.

Oggi è impossibile sottovalutare il rischio indotto nella vita di ogni paese e regione del globo dal cambiamento climatico, tuttavia mentre si privatizza la copertura dai rischi,  si delimitano i confini nei quali quei rischi producono profitti per le compagnie,  BlackRock,  il più grande asset manager del mondo, ha detto giovedì 8 gennaio che lascerà la Net Zero Asset Managers Initiative (NZAMI), l’ultima società di Wall Street a lasciare un gruppo di investitori a favore dell’ambiente sotto la pressione dei politici repubblicani. BlackRock, che gestisce circa 11,5 trilioni di dollari, ha detto che con due terzi dei suoi clienti globali impegnati a ridurre le emissioni a zero, aveva senso unirsi a gruppi come l’organizzazione conosciuta come NZAMI6. Peraltro l’azione di BlackRock era considerato semplice, si fa per dire, green washing da associazioni ambientaliste come ClientEarth7.

L’evento che segna un passaggio decisivo nelle strategie ambientali delle società multinazionali è l’arrivo di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti d’America che si appresta ad assestare un colpo mortale a tutte le politiche in difesa dell’ambiente all’interno ed anche all’esterno, togliendo il sostegno e l’adesione degli USA alle associazioni internazionali e a rilanciare l’estrazione e l’uso dei combustibili fossili.

Come le compagnie di assicurazione  cercano di prevedere e quantificare le conseguenze del cambiamento climatico, il presidente Trump, la cui amministrazione si appresta a governare nei prossimi giorni, entra nel gioco le cui poste sono prodotto diretto di quel cambiamento; quindi la Groenlandia che vede cresce il suo valore strategico nel momenti in cui lo scioglimento dei ghiacci artici apre nuove vie di comunicazione, che permettono di risparmiare  migliaia di chilometri ai trasporti marittimi, e libera aree terrestri e marittime per l’estrazione di minerali strategici per la transizione digitale ed energetica; come la Groenlandia il Canada è compreso nel gioco del grande nord aperto dallo scioglimento dei ghiacci artici.

 Complessità e instabilità

Il cambiamento climatico ridisegna le mappe del mondo, una nuova geografia dei valori economici e strategici di ogni regione, delle vie di comunicazione, delle catene di approvvigionamento. Mutamenti, dislocazioni dei rischi e delle opportunità che diventano poste di un gioco sempre più spregiudicato che necessariamente non rispetta i confini, la mappa di pregresse sovranità.

Siamo in presenza di una saldatura inedita, della convergenza di mutamenti climatici e ambientali, tecnologici, economici e sociali nel cui contesto si alimenta la competizione globale. Le transizioni gemelle climatico-energetica e tecnologico digitale si svolgono sotto il segno della competizione che mette in gioco struttura e sovrastruttura, per usare termini classici -che richiedono per essere utilizzati una loro profonda attualizzazione- ovvero tutta la complessità delle reti, delle forme di estrazione del valore e di governo delle società, che si presentano intrecciate tra loro come non mai prima.

Se analizziamo le diverse regioni del globo, a partire dalle formazioni sociali dominanti, protagoniste della competizione globale -assieme ai soggetti capaci di agire sulle reti economiche, logistiche, tecnologiche e finanziarie globali, oltre i limiti delle sovranità nazionali- ci rendiamo conto che nessuna delle parti di questo panorama mostra i caratteri della stabilità, ben oltre quello che ci si può aspettare dalla dinamicità intrinseca ai rapporti sociali di produzione capitalistici.

Anche i tradizionali rapporti tra nord e sud globali, sono oggetto di una concorrenza feroce che non rispetta tradizionali rapporti di dominio, aree di influenza e di subordinazione, al contrario è la guerra di tutti contro tutti, la rottura delle storiche aree di influenza, come accade nel continente africano senza che questo produca nuove stabili configurazioni. Cruciale è il fenomeno del land grabbing, l’appropriazione di vaste aree fertili da destinare a colture che soppiantano quelle tradizionali indispensabili per la sopravvivenza delle popolazioni; piccoli agricoltori, popolazioni indigene e piccole comunità rurali schiacciate nella morsa di grandi aziende che estendono il dominio su sempre più ampi appezzamenti di terre. Un fenomeno sospinto dalla corsa alle materie prime, dal mercato dei crediti di carbonio e da progetti di sviluppo energetico “green”8; lo sfruttamento del sud globale si realizza quindi anche lungo le linee di sviluppo della transizione energetica dei paesi del nord globale. Esso è parte essenziale di quella competizione ed assume un carattere strategico man mano che il cambiamento climatico, la crisi degli ecosistemi devastano intere regioni, contribuendo a devastare gli ecosistemi e di conseguenza gli equilibri climatici a livello regionale. Se ragioniamo sul continente africano questa crisi ecologica si presenta come crisi acuta delle forme di riproduzione delle popolazioni, in un contesto di impetuosa crescita demografica ed urbanizzazione della popolazione con l’abbandono delle campagne in un tragico circolo vizioso; da qui l’instabilità sociale, economica e politica di gran parte dei paesi africani e della regione del Sahel in particolare, alimentando la dislocazione di intere popolazioni e i flussi migratori.

In questo contesto distinguere puntigliosamente le cause dei fenomeni migratori tra cause economiche, climatiche, politiche o belliche si presenta come un semplice artificio per bloccarne i flussi, laddove la realtà vede questi fattori intrecciati tra loro in maniera inestricabile.

Come più volte dimostrato le transizioni gemelle climatico-energetica e tecnologico-digitale si svolgono in questo contesto di instabilità e conflitto, caratterizzato da contraddizioni crescenti, non si prospetta quindi possibilità di una transizione regolata, solidale e soprattutto efficace, la crisi climatica ne è la manifestazione più evidente della tragica materialità delle trasformazioni in atto contro ogni utopia di smaterializzazione dei processi economici e sociali, come evidenziato nel precedente numero della rivista9.

Le dichiarazioni del presidente Trump a proposito di Groenlandia, Canada, canale di Panama e ridenominazione del Golfo del Messico non costituiscono quindi un esercizio retorico, sono invece la manifestazione della reale condotta del confronto strategico da parte delle grandi potenze, sia che questa si configuri come uso diretto delle armi, semplice minaccia o ricatto economico. Nel caso del canale di Panama, se di fatto il paese è sempre stato a sovranità limitata, paradiso fiscale e luogo di trame traffici tra organizzazioni criminali e servizi segreti USA, vedi i Panama Papers10, oggi il problema per gli USA è la presenza massiccia degli investimenti cinesi, come del resto in tutte le regioni del globo, dove è in gioco l’egemonia strategica, l’accaparramento di risorse strategiche. Robert O’Brien, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, ha detto che la Groenlandia, che ha avuto una base militare degli Stati Uniti dal 1941, è la chiave per contrastare la minaccia della Cina e della Russia, ma è anche “molto importante per l’Artico, che sarà il campo di battaglia critico del futuro perché con il riscaldamento climatico, l’Artico diventerà un percorso che forse ridurrà l’uso del canale di Panama”. Mentre il riscaldamento globale sta facendo perdere ghiaccio alla Groenlandia, a Panama ha contribuito a scatenare una grave siccità che ha colpito il paese dal 2023. Questa siccità ha causato il crollo di diversi metri del lago Gatún, creato dall’uomo e che fornisce l’acqua al canale, limitando il traffico attraverso la famosa via navigabile. Lo scorso anno, le navi che entrano nel canale sono diminuite di quasi un terzo a causa di queste restrizioni. Gli USA, riaffermando il dominio sul canale di Panama, che hanno ceduto a Panama tramite un trattato nel 1999, vorrebbero, come in Groenlandia, conferire loro un controllo vantaggioso sulle risorse sempre più tese dalla crisi climatica. (…)

Gli Stati Uniti non sono l’unica potenza che cerca di capitalizzare sul capovolgimento di un clima stabile, con la Cina che ha in programma una “via della seta polare” che collegherà i porti cinesi all’Europa e oltre attraverso una rotta marittima settentrionale, mentre l’Artico diventa meno dominato dal ghiaccio. 11     Attualmente, la Cina è stata coinvolta in molteplici progetti minerari e di rompighiaccio in Groenlandia, ognuno con conseguenze. La legge sui progetti su larga scala ha concesso alla Groenlandia l’autorità di assumere lavoratori stranieri, il che ha creato preoccupazioni circa la potenziale destabilizzazione della regione a causa di un afflusso di lavoratori cinesi. Il progetto cinese delle terre rare ha suscitato polemiche, poiché i paesi sviluppati hanno cercato di contrastare la dominanza della Cina sul mercato delle terre rare. La Groenlandia sembra essere accecata dal l’obiettivo di un’autonomia politica dalla Danimarca, e la Cina è riuscita a ottenere il monopolio degli elementi delle terre rare presenti in Groenlandia12. L’Arctic Yearbook ha analizzato i diversi possibili driver dietro l’impegno cinese nei progetti di estrazione di zinco e elementi di terre rare in Groenlandia. Le loro conclusioni suggeriscono che “Il coinvolgimento cinese nei progetti R.E.E. [elementi di terre rare] all’estero è più probabilmente guidato dall’interesse della Cina per la risorsa strategica stessa, mentre le decisioni su dove impegnarsi in progetti di zinco sono più probabilmente determinate dalle priorità della politica estera della Cina. “La Cina ha obiettivi strategici che possono essere raggiunti attraverso l’estrazione delle risorse della Groenlandia”13.

Bisogna sempre tener presente che le tecnologie che abilitano la transizione energetica, come quella digitale, richiedono l’uso di una serie materie prime su cui si è aperta una concorrenza feroce su cui nessuna mediazione è possibile, l’elenco è fissato da un report del Dipartimento per l’energia del governo USA14; la valutazione strategica combina la funzione dei materiali nelle tecnologie chiave ed il rischio del venir meno  catene di approvvigionamento.

Il succedersi dei disastri dovuti al cambiamento climatico, dimostra in modo specifico in ognuno dei casi, la sinergia negativa tra gli attuali assetti territoriali, ambientali, sociali ed economici, i processi di antropizzazione hanno prodotto assetti che si dimostrano sempre più fragili rispetto agli eventi metereologici estremi. Nella contea di Los Angeles la precarietà delle linee di distribuzione dell’energia elettrica pare essere una delle cause dell’accedersi degli incendi, la loro rottura sotto la spinta di venti fortissimi che successivamente hanno alimentato il diffondersi inarrestabile degli incendi. È la dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che l’insieme delle infrastrutture che reggono le società nella sua complessità deve essere ridisegnato. La materialità dei rapporti sociali di produzione capitalistici, la sua impronta complessiva è diventata insostenibile per il pianeta e per il governo delle società. LA crisi del modello di riproduzione e trasformazione delle società diventa purtroppo il terreno sul quale si scatenano i conflitti per una ridefinizione dei rapporti di forza e dele forme di potere. Lo straordinario potere predittivo a trasformativo di scienza e tecnologia a questo sono piegate. In questo gioco le potenze del digitale a cui tecnologia e finanza danno il potere di intervenire nei livelli più alti del potere e nelle pieghe più intime delle relazioni sociali, a questo gioco partecipano a pieno titolo, contribuendo alla sua legittimazione.

Di questo parleremo e della necessità e forse della possibilità di una efficace ed estesa rivolta.

Roberto Rosso

  1. https://en.wikipedia.org/wiki/San_Andreas_Fault  []
  2. https://economiacircolare.com/assicurazioni-crisi-climatica/ []
  3. https://news.climate.columbia.edu/2022/11/03/with-climate-impacts-growing-insurance-companies-face-big-challenges/ []
  4. https://www.rinnovabili.it/clima-e-ambiente/cambiamenti-climatici/assicurazioni-danni-clima-italia-rischi-catastrofali/ []

  5. Presa da: https://www.ingenio-web.it/articoli/obbligo-di-assicurazione-per-calamita-naturali-dettagli-adempimenti-e-sanzioni-previste/ []
  6. https://www.reuters.com/sustainability/blackrock-quits-climate-group-wall-streets-latest-environmental-step-back-2025-01-09/ []
  7. https://www.clientearth.org/latest/news/clientearth-taking-action-against-blackrock-for-greenwashing/ []
  8. https://www.nigrizia.it/notizia/africa-dal-land-grabbing-al-land-squeeze-transizione-verde-ipes-food   https://ipes-food.org/report-summary/land-squeeze/ []
  9. https://transform-italia.it/crisi-e-transizioni-catastrofe-stato-stazionario-o-decrescita/ []
  10. https://www.icij.org/investigations/panama-papers/ []
  11. https://www.theguardian.com/environment/2025/jan/13/trump-greenland-panama-canal-climate-crisis[]
  12. La Groenlandia è eccezionalmente ricca di “minerali critici”. Secondo un rapporto del 2024 dell’Economist, l’isola ha depositi noti di 43 su 50 di questi minerali.[]
  13. https://theowp.org/reports/greenlands-pursuit-of-independence-implications-for-china-greenland-relations-and-arctic-resource-management/ []
  14. https://www.energy.gov/cmm/what-are-critical-materials-and-critical-minerals []
cambiamento climatico, guerra, Los Angeles
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