editoriali

5.090

di Roberto
Morea

di Roberto Morea – I numeri del contagio sono impietosi e ci sbattono in faccia il disastro di ciò che sono state le politiche di privatizzazione e smantellamento della “cosa pubblica” in questi anni.

Il modello sociale costruito con tanta fatica e con le lotte del mondo del lavoro è stato pezzo per pezzo distrutto e parallelamente sostituito con il modello neo liberista.

La crisi economica del 2008, invece di costituire un punto di svolta, è stata utilizzata per implementare quel modello, imponendo ancora più austerità e più mercato.

Oggi di fronte a questa urgenza sanitaria serve una riflessione di fondo che vada alla radice del male e dell’incapacità di affrontare il diffondersi del virus con le giuste risorse e gli strumenti necessari.

L’Italia dopo la Cina è il paese con più deceduti per il corona virus, la domanda è Perché?

Perché qui si è diffusa con maggior rapidità?  Perché il virus qui è più pericoloso? 

In effetti ci sono molti aspetti che si possono additare come cause, molte di carattere medico e sanitario, ma ce n’è uno su tutti che colpisce in modo particolare, un numero che da solo spiega tutto… 5.090. 

Questo secondo l’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale, riferito al 2017 (il più recente) , sono i posti letto di terapia intensiva, quelli necessari per far uscire dal pericolo di vita chi ha contratto il virus.

Se la malattia ha sicuramente bisogno di una terapia, la stessa Sanità Pubblica necessita di una anamnesi, prognosi e cura.

Nel 2018 l’Italia ha destinato risorse pubbliche alla sanità per un valore pari al 6,5 per cento del Pil, decisamente più bassa di quella di altri grandi Paesi europei come Germania (9,5 per cento), Francia (9,3 per cento) e Regno Unito (7,5 per cento). 

Un dato tra l’altro che continua a scendere portando a continui tagli.

Impressionante, per noi romani sopratutto, guardare un ospedale che proprio delle cure alle vie respiratorie era stato un’eccellenza come il Forlanini, lasciato in stato di abbandono.

Possiamo permetterci di guardare questa crisi come una parentesi? Possiamo pensare che “passata la nottata” tutto torni come prima?

Credo che sia da stupidi non vedere che le politiche di Austerity imposte dalla Unione Europea e dai governi nazionali sono quello che ha prodotto i disastri che dobbiamo affrontare.

Trovo veramente scandaloso che le istituzioni europee discutano di MES di salvaguardia delle banche, della primazia degli interessi finanziari prima e discapito della salute stessa dei suoi cittadini.

Il 16 marzo l’Eurogruppo ha anticipato la firma della modifica del trattato di quello che viene erroneamente definito fondo salva stati, ma che in realtà è uno strumento finanziario che mette nelle mani dei paesi con le economie più forti, ancora più saldamente di quanto non sia ora, le redini della “governace”. Questo ci metterà nelle condizioni di subire ancora di più le politiche di tagli e di smantellamento del ruolo del Pubblico.

Ma se la crisi del 2008 è stata “solo” una crisi finanziaria, quella che stiamo attraversando è ben altra cosa. Allora, malgrado tutto, il lavoro non era messo in discussione, oggi la cosa è diversa e battere il ferro finché è caldo, imponendo misure come il MES a chi è in difficoltà, sarà l’ennesima bastonata ad una giusta integrazione europea. 

Una bastonata che soprattutto il partito democratico consegnerà ai propri elettori, siano questi in scatole di sardine, siano quelli, ancora pochi, con una tuta da operaio.

Serve una opposizione che sappia rappresentare un punto di vista di sinistra su queste questioni e non lasciare solo a chi, da destra, raccoglie il malcontento di chi, da troppi anni ormai, guarda le cose andare sempre peggio.

MES, rigorismo UE, Ue
Articolo precedente
Un virus chiamato austerity
Articolo successivo
Le belle statuine

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.