Tommaso Di Francesco, condirettore del Manifesto, in un editoriale di qualche giorno fa, scriveva che ci sarebbe bisogno di una Sinistra capace di essere all’altezza di una situazione che in Europa comunque è in movimento.
Io sono d’accordo con lui. Ma come si fa?
La mia idea è che la questione fondamentale oggi sia quella di avere una piattaforma autonoma e sorretta da soggetti reali capace di indicare e praticare risposte alternative.
Di farlo in modo autonomo da ciò che accade sul “fronte borghese” che cerca di riattrezzarsi nel Mondo e in Europa, ad una crisi che, stavolta, richiede riposizionamenti.
La cosa che colpisce è che mentre questo fronte borghese è permanentemente in campo vuoi nei conflitti tra Stati vuoi sul terreno economico sociale, latita un’analoga capacità di chi vuole, e dovrebbe, lavorare ad un’alternativa.
In Italia poi ciò che vuole Confindustria è chiarissimo e squadernato nelle prese di posizione e nelle azioni che fa. Prendere tutto per sé e continuare come prima.
Questa posizione trova amplissima sponda nel governo e nell’opposizione e nel fronte trasversale dei sedicenti governatori del Nord.
Si arriva al punto che si vogliono convogliare i soldi che arriveranno tutti al Nord e magari per tagliare le tasse all’imprese per esempio rendendo strutturale il taglio dell’Irap.
Questa posizione è demenziale rispetto a ciò che succede e alle ricollocazioni in corso negli scenari globali.
Pensare di continuare con il Nord trainato dall’ordoliberismo tedesco significa non capire che così si continua a consegnare pezzi di nostri apparati produttivi e a non intercettare i nuovi trend della globalizzazione (reti e capitalismo verde) né tantomeno a mettere in campo una nuova idea di economia.
Per altro si resta esposti a tutti i ritorni dell’austerity che sono tutt’altro che esclusi.
Dunque?
Sarebbe bene non solo chiarire cosa effettivamente “arriva”, tutti i limiti, finanziari e di condizionamento, mantenere aperta l’esigenza di interventi ben più sostanziali, diversamente finanziati colpendo le ricchezze multinazionali e indirizzati non alla vecchia e fallimentare centralità di aziende e mercato, ma, appunto costruire piattaforma e vertenzialità.
Certo è ben necessario avere una idea di quadro e, se si punta nonostante tutto sull’Europa, di come deve essere e cosa non deve essere più.
E dunque no a Maastricht e al Mes. Puntare su una Unione Politica “normale” e dunque su una Bce riformata, su bilancio proprio, su istituzioni democratizzate.
Ma nessun cambio, se deve essere come lo auspichi, si realizza da sé.
Allora, il tempo della Sinistra di cui parla Di Francesco è ora. Non a tavolino o “dal governo”. Ma da piattaforma e movimento. E in riferimento alla Sinistra che c’è in Europa.
Non sta a me scrivere una piattaforma. Ma qualche idea la posso avanzare.
Ripartire dal Sud perché lo sviluppo della Val Padana è in crisi ambientale e il modello duale è una palla al piede per l’italia e per l’Europa.
Ripartire dal Pubblico perché il privato non ha letteralmente l’intelligenza di operare il cambiamento. D’altronde la Storia questo ci insegna come ad esempio nel dopoguerra.
Ripartire dai grandi beni comuni e servizi pubblici. Ambiente da risanare. Servizio sanitario e scuola da riportare laddove era pensato che dovessero stare quando le riforme erano vere.
Ripartire dall’eguaglianza perché è ciò che consente la convergenza degli sforzi in un grande piano di cambiamento.
Questi principi possono articolarsi in piattaforma e vertenze.
Per il reddito di base.
Per un agricoltura di lavoro e di qualità.
Per un nuovo turismo.
Per una riconversione degli apparati industriali.
Per la riqualificazione urbana.
E le risorse possono venire da una patrimoniale e dall’equità fiscale. Ma anche da circuiti di economia territoriale alimentati da un uso virtuoso dei crediti fiscali e quindi fuori dal debito e dall’economia finanziarizzata.
Ma niente si fa da sé. Bisogna fare lotta. L’8 giugno comincia la scuola. Facciamo che sia solo l’inizio.
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Ma in tutto ciò, fondamentalmente giusto, cosa c’entrano Maastrict e il MES? UN BEL NIENTE!
Questa idea di sinistra con gli euro distinguo, simili se non uguali a quelli della destra non attira, anzi condanna a divisione e irrilevanza.
Perché senza Europa questo paese è condannato, è senza speranza.
Concordo con l’analisi e con l’elenco di misure da mettere in atto subito.
Mi pare però che manchi la spiegazione di come sia possibile attuarle nella situazione presente, in cui il potere è di fatto nelle solite mani.
ciao Roberto condivido quanto hai scritto, aggiungerei 2 o 3 cose da approfondire:
1 il livello europeo dell’unità d’azione da costruire
2 concordo completamente sul ruolo pubblico e dei beni comuni, ma non dimentichiamo le piccole e micro imprese
3 centralita’ delle nuove figure del lavoro clandestino, precario e pseudoautonomo.
un saluto