Nell’ultimo articolo Tre conferenze, un’unica crisi: i veri confini del mondo((https://transform-italia.it/tre-conferenze-ununica-crisi-i-veri-confini-del-mondo/)) ci siamo soffermati su tre conferenze che affrontano globalmente i processi convergenti della crisi climatico-ecologico, la perdita di biodiversità, l’avanzare della crisi climatica prodotta dal riscaldamento globale la contaminazione pervasiva delle matrici ambientali a parte delle materie plastiche.
Così nell’incipit dell’articolo.
Talvolta accade che eventi diversi di portata globale convergano nei tempi e nei contenuti a segnalare un passaggio cruciale nella storia del nostro pianeta, nell’evoluzione della vita sulla sua sottile superficie. È il caso del succedersi di tre diversi incontri, la COP16 sulla biodiversità che si è svolta a Calì in Colombia, la COP 29 sul clima appena conclusa a Baku ed infine l’incontro Intergovernmental Negotiating Committee on Plastic Pollution INC5, il quinto della serie, convocato dalle Nazioni Unite a Bausan nella Corea del sud, per giungere ad un accordo sulla riduzione della produzione e del consumo delle materie plastiche per porre un freno all’inquinamento ormai pervasivo e globale degli ecosistemi e delle matrici ambientali, acqua e suolo in primo luogo, ma anche l’atmosfera da parte delle microplastiche.
Incontri nei quali la crisi del clima e degli ecosistemi a livello regionale e globale, dovrebbe essere affronta attraverso l’unico modo possibile ossia attraverso il progredire in tempi rapidi della cooperazione globale che si realizza attraverso la condivisione di tutte le risorse scientifiche e tecnologiche disponibili sostenute da flussi finanziari di straordinaria portata dell’ordine di migliaia di dollari per anno. Un grado di cooperazione irraggiungibile a fronte del livello di competizione, conflitto, militarizzazione e guerra aperta del confronto tra le maggiori potenze e le alleanze a geometri a variabile in cui si articolano questi rapporti.
La plastica
Una descrizione dello stato presente delle cose che sembra ripetersi sempre uguale, ma in realtà -purtroppo- si arricchisce di nuovi contenuti e peggiora ogni volta. L’esito dell’INC-5 a Bausan sull’inquinamento da materie plastiche ne è una drammatica conferma, un sostanziale fallimento1.
Oltre 100 paesi sostengono la definizione di un obiettivo per i tagli alla produzione, e decine di altri sostengono anche l’eliminazione graduale di alcuni prodotti chimici e prodotti di plastica non necessari. Non è chiara la posizione dei due principali produttori mondiali di plastica, la Cina e gli Stati Uniti. Entrambi sono stati notevolmente assenti dal palco in una conferenza stampa di domenica da parte dei paesi che sollecitano un trattato forte. “Stanno ancora considerando e siamo fiduciosi che ci sarà un certo interesse da parte loro,” ha detto il capo della delegazione del Messico, Camila Zepeda. “Questa coalizione di volontà è un invito aperto. Non è come se fossero loro contro di noi.2
“Non è stata fissata alcuna data o luogo per la ripresa dei colloqui. L’Arabia Saudita e altri paesi stanno cercando di garantire che essi iniziano non prima della metà del 2025. Un numero record di lobbisti dell’industria della plastica ha partecipato ai colloqui a Busan, con 220 rappresentanti delle industrie dei combustibili fossili e chimiche presenti. Presi insieme, sono stati la delegazione più numerosa ai colloqui, con un numero maggiore di lobbisti del l’industria della plastica rispetto a quelli provenienti dall’UE e ciascuno dei suoi Stati membri (191) o dal paese ospitante, la Corea del Sud (140), secondo un’analisi CIEL.”3.
La delegazione messicana è la capofila di uno schieramento che cerca di mantenere aperta una negoziazione, che nei fatti sino ad ora ha mostrato quanto siano divergenti gli interessi dei paesi a seconda della rispettiva collocazione nell’industria petrolifera e della plastica. La contaminazione pervasiva delle plastiche nelle matrici ambientali, con la progressiva frammentazione sino alle nanoplastiche penetra entra in circolazione dentro gli esseri viventi attraversando le catene alimentari, essa interagisce quindi con processi più intimi della riproduzione delle forme viventi oltre che con la crisi climatica e la rottura degli ecosistemi.
In questo procedere fallimentare delle trattative si evidenzia la divaricazione crescente tra ciò che viene accertato con crescente precisione e dovizia di dati dalle analisi prodotte concordemente dai centri di ricerca e le scelte di governi e classi dirigenti dei paesi più potenti e coinvolti nei cicli produttivi tradizionali nelle logiche estrattive nei confronti, una divaricazione che non viene ridotta da un maggiore consapevolezza e azione di movimenti in grado di confliggere con questa della crisi climatico-ecologica. Una alleanza tra movimenti e i governi dei paesi più colpiti e meno responsabili della crisi non appare all’orizzonte, benché una opposizione radicale nelle forme e nei contenuti appaia allo stato delle cose assolutamente necessaria. La tenaglia di crisi convergenti -secondo l’ormai affermato concetto della policrisi- disgrega fronti e coalizioni, rinchiude ogni singola realtà in sé stessa.
Il digitale non ci salva
La transizione tecnologica-digitale, dove il digitale è la componente pervasiva e abilitante rispetto a tutte le filiere tecnologiche, si sviluppa in modo da esaltare le diseguaglianze, non c’è pasto gratis per i paesi che ricevono gli investimenti in reti digitali, infrastrutture produttive, logistiche ed estrattive. Il monopolio delle conoscenze nelle filiere tecnologiche che strutturano l’insieme delle trasformazioni economiche e sociali è una componente fondamentale nel definire i rapporti di forza e va di pari passo il controllo sulle risorse finanziarie. Il potenziamento degli apparati militari ha un ruolo sempre rilevante nella costruzione delle aree di influenza, nel supporto alle classi dirigenti da conquistare, sino al sostegno a schieramenti, parti in causa in paesi lacerati da guerre civili.
Ai summit su crisi climatico-ecologica e contaminazione da plastiche, si sono intrecciati summit di carattere strategico, i BRICS a Kazan in Russia, il G7 in Italia ed il G20 a Rio de Janeiro in Brasile. Da quest’ ultimo è uscito l’appello per la lotta contro la fame e la povertà, la tassazione degli i individui con un patrimonio netto ultra elevato oltre che sull’affrontamento della crisi climatica, nessun accordo cogente. Del resto nel G20 del 2023 a guida indiana nessuna menzione nel comunicato finale sulle fonti energetiche fossili, a porre il veto sulla risoluzione sono stati i Paesi petroliferi Arabia Saudita, Russia e Australia e i paesi legati al carbone, India e Sud Africa4.
Il ruolo dei BRICS può crescere con il crescere del numero dei partner, con la possibilità di livelli diversi di coinvolgimento benché non tutti i meccanismi di adesione siano chiariti. Ad oggi i progetti più promettenti si collocano sul piano finanziario e monetario, in particolare l’Interbank Cooperation Mechanism5. “In base al meccanismo, le banche partecipanti si concederebbero reciprocamente credito in valuta locale. Gli accordi hanno lo scopo di rafforzare e sviluppare le relazioni commerciali ed economiche tra le istituzioni finanziarie e le imprese dei Paesi membri BRICS riducendo il rischio di cambio derivante dal commercio transfrontaliero e minimizzando l’esposizione valutaria. Il meccanismo consentirebbe quindi ai cinque paesi di ridurre la dipendenza dal dollaro USA, di ridurre i costi commerciali e di aumentare i flussi commerciali e di investimento.”
L’altro progetto è il cosiddetto BRICS PAY un sistema di regolazione dei pagamenti internazionali alternativo al sistema Swift6. Di particolare interesse nel progetto è la sua architettura7 che intende garantire assieme un sistema globale di pagamento unitario, ma decentralizzato, con forme di centralizzazione a livello nazionale. In discussione la possibilità di avere una moneta, una unità di conto e pagamento8.
In generale nei 132 punti della dichiarazione finale ci sono potenzialmente tutti i capitoli del governo dei rapporti, dei conflitti e degli accordi possibili sul piano globale, tuttavia la capacità reale di interrompere i conflitti in corso non è ancora alle viste, salvo un accordo raggiunto tra Cina ed India sulle contese di confine. L’eterogeneità dei regimi politici, della forza economica influenza lo sviluppo possibile delle forme di concertazione reale, in un contesto globale che è quanto di più instabile sia possibile immaginare.
Su clima, crisi ecologica e transizione energetica, la conclusione della COP29 di Baku ci dice che ogni paese segue le proprie opportunità in assenza di meccanismi adeguati di condivisione delle risorse, che richiederebbero otre 1000 miliardi di flussi finanziari annui.
Il deserto
Torniamo alle questioni che riguardano il clima e l’integrità degli ecosistemi e della biodiversità. Alla serie di summit dobbiamo aggiungere quella sulla desertificazione in corso a Ryad in base alla UN convention on combating desertificatine (UNCCD)9. La convenzione è la meno conosciuta dei tre incontri internazionali, insieme alle COP sul clima e sulla biodiversità, che sono state istituite al vertice della Terra del 1992 per garantire che il pianeta rimanesse abitabile. Il nuovo rapporto sottolinea come tutte queste questioni siano interconnesse e contribuiscano a una serie di crisi ambientali e umanitarie.
Secondo uno studio, il degrado del suolo si sta diffondendo a livello mondiale al ritmo di 1 milione di chilometri quadrati ogni anno, minando gli sforzi per stabilizzare il clima, proteggere la natura e garantire un approvvigionamento alimentare sostenibile. Il report Stepping Back from the Precipice10 è realizzato nel contesto dello schema del planetary boundaries framework11. Il report individua diversi punti critici di degrado in regioni aride quali l’Asia meridionale, la Cina settentrionale, le Alte pianure e la California negli Stati Uniti, nonché il Mediterraneo. Un terzo dell’umanità vive attualmente nelle terre aride, che comprendono tre quarti del continente africano.
Osserviamo che il mediterraneo è un hot spot del riscaldamento globale, della desertificazione e dell’inquinamento da plastica12. Un report del Fondo mondiale per la natura (WWF)13 afferma che tutti i paesi mediterranei non hanno fatto il minimo necessario nella gestione della contaminazione da plastica. Secondo la relazione, ogni anno vengono scaricate in mare 570.000 tonnellate di plastica – l’equivalente di 33.800 bottiglie al minuto. L’associazione di chiede ai governi e all’UE di ridurre drasticamente la produzione di plastica e aumentare il riciclaggio.
Il nostro paese quindi si trova immerso in una regione del globo caratterizzata da una accelerazione dei processi di degrado del clima, degli ecosistemi dei processi di riproduzione delle forme di vita.
Il concetto di hot spot -termine in letteratura che possiamo tradurre come punti critici- di questi processi è essenziale per capire come essi procedono, soprattutto quando la loro convergenza è in grado di disarticolare i processi di riproduzione delle società e degli ambienti naturali, degli ecosistemi nella loro interazione reciproca. È fondamentale comprendere come un processo di degrado procede all’inizio in maniera lineare e a macchia di leopardo sul territorio, finché non si giunge ad una soglia oltre la quale il degrado procede esponenzialmente, le connessioni ecologiche e sociali collassano assieme ai flussi di materia ed energia che caratterizzano gli equilibri globali del clima. Ciò riguarda in primo luogo le correnti oceaniche da cui dipende il trasferimento di calore, salinità e sostanza organica, di cui abbiano già trattato. La criticità riguarda il cosiddetto AMOC14; AMOC sta per Atlantic Meridional Overturning Circulation. L’ AMOC fa circolare l’acqua da nord a sud e viceversa in un lungo ciclo nel l’Oceano Atlantico, noi ne conosciamo un parte come Corrente del Golfo. Questa circolazione porta calore a varie parti del globo e trasporta anche le sostanze nutritive necessarie per sostenere la vita oceanica. L’acqua dell’oceano è costantemente in circolazione per le correnti. Le correnti di marea si verificano vicino alla riva e sono influenzate dal sole e dalla luna. Le correnti di superficie sono influenzate dal vento. Tuttavia, altre correnti molto più lente che si verificano dalla superficie al fondo marino sono determinate da cambiamenti nella salinità e nella temperatura del l’oceano, un processo chiamato circolazione termoalina. Queste correnti sono trasportate in un grande “nastro trasportatore globale”15, che comprende l’AMOC. Da questa circolazione dipende il clima di tutte le regioni che costeggia, in particolare nell’emisfero boreale. Il suo andamento è variabile nel tempo e di volta si stabilizza, è attratto da specifiche configurazioni, il problema è come oggi sia destabilizzato cambiamento climatico e come possa a sua volta contribuirci16.” I risultati ottenuti mostrano che l’AMOC può collassare spontaneamente a causa della sua variabilità climatica interna, anche senza forzanti esterne. Inoltre, alcune traiettorie tracciate dal modello mostrano un collasso che persiste per centinaia di anni, suggerendo il passaggio di un tipping point e l’instaurarsi di una nuova configurazione stabile per l’AMOC.”
Il concetto di ‘tipping point’ -traducibile come punto di svolta- è cruciale nell’analisi delle dinamiche del clima e nelle previsioni che i diversi modelli possono offrire17. Il V° Rapporto dell’Ipcc sui cambiamenti climatici (Ipcc AR5, 2014) ha definito i “tipping points” come criticità dei sistemi ambientali a partire dalle quali si originano cambiamenti ambientali rapidi, significativi ed irreversibili che vanno ad interessare anche il sistema climatico globale. Si tratta cioè di vere e proprie “soglie” a carico dei diversi sistemi ambientali che, se superate, possono portare a grandi ed irreversibili cambiamenti nei sistemi stessi, ma anche ad una accelerazione nelle emissioni di gas serra naturali con ripercussioni sullo stato del sistema climatico terrestre. Il Rapporto Ipcc afferma che il rischio di raggiungere (e superare) i tipping point climatici aumenta con l’aumentare della temperatura terrestre, anche se i livelli precisi di riscaldamento climatico sufficienti per innescare i punti di non ritorno di specifici sistemi naturali sono ancora in corso di valutazione. I tipping points sono quindi effetto del riscaldamento climatico ma sono anche causa della sua accelerazione: il raggiungimento di uno o più tipping point ambientali può infatti innescare feedback auto-rinforzanti con effetti anche sul comparto atmosferico, amplificando così ulteriormente anche il riscaldamento climatico globale.
Le tre conferenze strategiche e le quattro conferenze su crisi climatica, ecologica, ambientale e sui processi globali di contaminazione delle matrici ambientali, non sembrano minimamente in grado di affrontare, coordinandosi globalmente, queste convergere di processi di crisi e di degrado che generano punti critici e punti di svolta le cui conseguenze già oggi abbiamo imparato a conoscere, ma andranno ben oltre la nostra esperienza attuale. Il divario tra le conoscenze e le tecnologie prodotte -che conoscono un loro sviluppo esponenziale, loro punti critici e punti di svolta- e i processi reali di governo delle società e della formazione sociale globale nel suo complesso è stupefacente e segnala l’assenza di una soggettività politica, culturale e sociale di colmare questo divario, attivando condivisione diffusa delle conoscenze e processi di cooperazione.
Nella nostra trattazione non abbiamo parlato del ciclo dell’acqua, convitato di pietra di ogni crisi climatico-ecologica. Di questo parleremo come degli hot spot e tipping point dei processi di contaminazione delle matrici ambientali assieme ai punti di rottura della transizione tecnologica digitale che conosce sviluppi che potremmo definire addirittura come singolarità, che si traducono in una relazione di causa-effetto con gli assetti della formazione sociale globale: fattore abilitante assieme di trasformazioni radicali e fallimenti epocali.
Roberto Rosso
- https://forourclimate.org/newsroom/1009 https://www.renewablematter.eu/en/global-plastics-treaty-inc-5-closes-without-agreement-postponed-2025 https://environment.ec.europa.eu/news/eu-regrets-inconclusive-global-plastics-treaty-2024-12-02_en [↩]
- https://www.theguardian.com/environment/2024/dec/01/international-talks-on-curbing-plastic-pollution-fail-to-reach-agreement-busan[↩]
- https://www.theguardian.com/environment/2024/dec/02/countries-call-for-binding-targets-to-cut-plastic-production-busan-talks [↩]
- https://www.aics.gov.it/oltremare/articoli/pianeta/g20-buona-geopolitica-mediocre-diplomazia-climatica/ [↩]
- https://www.treasury.gov.za/brics/icm.aspx In linea con l’impegno dei paesi BRICS di rafforzare la cooperazione tra le banche di sviluppo dei BRICS, è stato firmato dalle banche di sviluppo dei paesi membri l’accordo quadro sulla cooperazione finanziaria nell’ambito del meccanismo di cooperazione interbancaria dei BRICS. Il Master Agreement on Extending Credit Facility in Local Currency e il Multilateral Letter of Credit Confirmation Facility Agreement tra le nostre EXIM/Development Banks, dove due componenti di un accordo sono state firmate, all’interno del meccanismo di cooperazione interbancaria dei BRICS, impegnando le banche aderenti, vale a dire la Banca di sviluppo del Sudafrica (DBSA), la China Development Bank (CDB), la EXIM Bank of India, la Vnesheconombank russa e il Banco Nacional de Desenvolvimemto Economico e Social (BNDES) brasiliano. [↩]
- https://www.lowyinstitute.org/the-interpreter/brics-pay-challenge-swift-network https://www.brics-pay.com/ [↩]
- L’architettura di BRICS Pay prevede una struttura più centralizzata all’interno dei singoli paesi, pur mantenendo un approccio decentralizzato su scala internazionale. La distribuzione ad alta velocità, la scalabilità, il decentramento e l’interoperabilità sono raggiunti attraverso la creazione di reti distribuite per trasmettere sia le informazioni di pagamento che la liquidità. La topologia centrale del sistema è una topologia stellare decentralizzata, rappresentata come un grafo connesso con reti di subgrafi di pagamento all’interno di ciascun paese. I partecipanti al sistema di regolamento possono connettersi a vari vertici (nodi) delle transazioni. Questi sottosistemi (sottografi) rappresentano i sistemi di pagamento esistenti o futuri, con le banche di regolamento locali situate al centro di questi sottografi. Ogni paese può avere più banche di questo tipo. Inoltre, all’interno della topologia implementata di BRICS Pay, le banche partecipanti possono stabilire relazioni dirette con altre banche estere o altri istituti finanziari.[↩]
- https://unitfoundation.org/ [↩]
- https://www.unccd.int/convention/overview https://www.unccd.int/convention/governance/strategic-framework-2018-2030 [↩]
- https://www.unccd.int/resources/reports/stepping-back-precipice-transforming-land-management-stay-within-planetary [↩]
- https://www.theguardian.com/environment/2024/sep/23/earth-breach-planetary-boundaries-health-check-oceans https://transform-italia.it/tre-conferenze-ununica-crisi-i-veri-confini-del-mondo/ [↩]
- https://www.unep.org/unepmap/resources/factsheets/pollution https://www.bbc.com/news/world-48554480[↩]
- http://awsassets.panda.org/downloads/a4_plastics_reg_low.pdf [↩]
- https://oceanservice.noaa.gov/facts/amoc.html#:~:text=The%20AMOC%20is%20a%20system,surface%20water%20throughout%20the%20world https://it.wikipedia.org/wiki/Capovolgimento_meridionale_della_circolazione_atlantica [↩]
- https://oceanservice.noaa.gov/facts/conveyor.html [↩]
- https://aisam.eu/articoli-newsletter/simulazioni-di-collasso-spontaneo-della-amoc/ [↩]
- https://www.reteclima.it/tipping-points-ambientali-e-riscaldamento-climatico/ [↩]