Sui media si rincorrono le notizie sull’ondata di calore che sta investendo il nostro paese, il mediterraneo e gran parte dell’Europa. Quando, in ritardo rispetto ai primi decessi, si incontrano governo e ‘parti sociali’ per decidere in quali orari in mezzo alla giornata si devono bloccare i lavori all’aperto, mentre l’inferno delle carceri -il presidente Mattarella ne parla, focalizzando li suo discorso sul numero di suicidi diventa ancora più infernale- il racconto supera il disagio e diventa dramma, mentre le strade, i cantieri le campagne infuocate, le celle soffocanti, sovraffollate senza un filo d’aria, diventano metafora della condizione di una parte dell’umanità che il cambiamento climatico, il riscaldamento globale costringe ad una condizione ai limiti della sopravvivenza. Stiamo superando i ‘confini del mondo’ facendo riferimento ad una precisa definizione di ‘confini planetari’ come da nostro articolo Tre conferenze, un’unica crisi: i veri confini del mondo1.
“Il riferimento ai confini planetari, in letteratura il cosiddetto planetary boundaries framework, è fondamentale per cogliere l’articolazione e le interconnessioni delle crisi climatico-ecologiche. “Il concetto di confini planetari (PBC) è emerso come un concetto chiave di sostenibilità globale nelle arene internazionali dello sviluppo sostenibile. Inizialmente presentata come un’agenda per la ricerca globale sulla sostenibilità, ora mostra il potenziale della governance di sostenibilità. “Il concetto di confini planetari presenta un insieme di nove confini planetari all’interno dei quali l’umanità può continuare a svilupparsi e prosperare per le generazioni future per la prima volta, tutti i nove processi che regolano la stabilità e la resilienza del sistema terrestre. Questi nove confini planetari sono stati proposti per la prima volta dall’ex direttore del centro, Johan Rockström, e da un gruppo di 28 scienziati di fama internazionale nel 2009. I Confini Planetari sono i limiti sicuri per la pressione umana sui nove processi critici che insieme mantengono una Terra stabile e resiliente.”
Nel 2023 Per la prima volta, un team internazionale di scienziati è in grado di fornire uno schema dettagliato della resilienza planetaria mappando tutti i nove processi di confine che definiscono uno spazio operativo sicuro per l’umanità2, sei di questi limiti, confini sono stati superati.
Nell’analisi che stiamo conducendo sul grado di avanzamento e le forme della crisi climatica abbiamo sempre posto l’accendo sul carattere globale di questa crisi, sull’interconnessione tra le diverse dimensioni della formazione sociale globale, tra la riproduzione sociale e quella degli ecosistemi, delle dinamiche, sempre più squilibrate, del clima. Globalità e interconnessioni dei processi richiedono per essere affrontati una cooperazione tra tutti i soggetti in campo altrettanto globalmente connessa e strategicamente coordinata. I dati sull’andamento globale e regionale del cambiamento climatico dimostrano una accelerazione in tutti i suoi andamenti, per cui l’urgenza della cooperazione globale si fa sempre più urgente; come diciamo sempre l’orizzonte oltre il quale l’andamento dei fenomeni diventa del tutto imprevedibile è sempre più prossimo, qualunque strategia per essere efficace ha sempre meno tempo per attivarsi e dispiegarsi, per articolarsi secondo le diverse dimensioni e regioni a cui applicarsi. Nella realtà la competizione più accesa ed il conflitto aperto sono la regola, nel suo articolo Assistiamo attoniti all’agonia del diritto internazionale3 Alessandro Scassellati ha fatto una disanima attenta puntuale dell’evoluzione e della parabola discendente del diritto internazionale, del diritto pubblico internazionale in particolare; non si salva alcuna area nei rapporti internazionali, nella difesa dei diritti fondamentali e dei beni comuni. Questa condizione vede protagonista la guerra, la militarizzazione di ogni rapporto tra le nazioni e al loro interno, l’uso a fini militari, di logiche di sicurezza e di controllo sociale, di ogni filiera tecnologica per ognuna delle quali si apre nel suo sviluppo la possibilità di un uso duale, per così dire civile e militare. Siamo ben oltre la logica, il predominio del mercato e della concorrenza su cui l’Organizzazione Mondiale del Commercio il WTO, nel suo acronimo universalmente conosciuto; dove si celebrò l’ingresso della Cina, quale segno di un passaggio epocale nel consolidarsi di un presunto ordine globale. Siamo ben oltre quella condizione in cui i movimenti i si opponevano al predominio del diritto privato sul diritto pubblico. Sappiamo cosa valgono i mandati di arresto spiccati verso Netanyahu e i suoi ministri per crimini contro l’umanità.
Sul finale del suo articolo Alessandro giustamente evoca la catastrofe climatica globale come passaggio per il ristabilimento della vigenza del diritto internazionale, finale che vale pena di citare per intero.
“Solo una grande crisi costringerà l’umanità a unirsi, a riorganizzare le istituzioni globali e a riprendere il confronto con il diritto internazionale. La grande crisi che potrebbe in ultima analisi portare a un rinnovamento del diritto internazionale, probabilmente non sarà Israele-Palestina, o Russia-Ucraina, o la minacciata annessione della Groenlandia, o l’erosione delle istituzioni multilaterali, ma il cambiamento climatico, una questione critica che rende evidente un mondo basato sulla coscienza della necessaria unità del genere umano. Nei prossimi anni, il diritto internazionale risponderà al cambiamento climatico, e questo si rifletterà su altri aspetti del settore: prima gli investimenti commerciali, e poi, infine, su aspetti come l’integrità territoriale e i procedimenti della CPI. L’anno scorso, un numero senza precedenti di Stati ha partecipato ai procedimenti di crisi climatica presso la Corte Internazionale di Giustizia, e i giudici stanno ora lavorando a un parere consultivo sugli obblighi statali in materia di protezione dell’ambiente. Se si leggono i rapporti scientifici dell’IPCC dell’ONU, ci dicono chiaramente che stiamo perdendo la lotta contro il collasso climatico.”
In questo momento dazi e tassazione sono il terreno di uno scontro aperto dalla nuova amministrazione Trump, il cui ultimo passaggio è la rinuncia da parte dell’Unione Europea a tassare le Big Tech le multinazionali del digitale, che la stessa amministrazione ha liberato da ogni vincolo e controllo nello sviluppo delle tecnologie di Intelligenza Artificiale; tecnologie la cui azione dirompente verso ogni filiera produttiva e di servizi è destinata -ed è già operativa- stravolgere i rapporti di forza , le dinamiche dell’economia globale. Come sempre a livello finanziario il processo ha uno sviluppo parallelo e autonomo che ribalta però sullo sviluppo concreto e materiale, per quanto digitale, la crescita i valori borsistici dei protagonisti superano di gran lunga i valori di mercato, sia dei big che delle startup che i big acquisiscono per mantenere il controllo sui processi di innovazione.
Sempre ripetendoci, le tecnologie del digitale sono lo strumento necessario per affrontare in tutta a sua complessità la crisi degli equilibri climatici e deli ecosistemi, purtroppo non è su questo che si stanno orientando le strategie dominanti. I sistemi di monitoraggio e di sviluppo de modelli si avvalgono dei sistemi satellitari, della raccolta e analisi di moli di dati che crescono in parallelo alla diffusione dei sistemi di raccolta e della potenza di calcolo, ma da lì in poi la collaborazione internazionale sostanzialmente diventa inefficace.
Di questo stato di cose avevamo preso atto in fine 2024 con l’articolo Tre conferenze, un’unica crisi: i veri confini del mondo1. Talvolta accade che eventi diversi di portata globale convergano nei tempi e nei contenuti a segnalare un passaggio cruciale nella storia del nostro pianeta, nell’evoluzione della vita sulla sua sottile superficie. È il caso del succedersi di tre diversi incontri, la COP161 sulla biodiversità che si è svolta a Calì in Colombia, la COP 29 sul clima appena conclusa a Baku ed infine l’incontro Intergovernmental Negotiating Committee on Plastic Pollution INC5, il quinto della serie, convocato dalle Nazioni Unite a Bausan nella Corea del sud, per giungere ad un accordo sulla riduzione della produzione e del consumo delle materie plastiche per porre un freno all’inquinamento ormai pervasivo e globale degli ecosistemi e delle matrici ambientali, acqua e suolo in primo luogo, ma anche l’atmosfera da parte delle microplastiche.
L’articolo si concludeva nel medo seguente. “Riprendendo l’incipit di questo scritto il combinato disposto delle tre conferenze globali che si sono succedute nelle scorse settimane, l’ultima è ancora in corso, ci mettono di fronte alle reali poste in gioco che definiscono il nostro comune futuro, in quanto umanità, persone e comunità. Questa convergenza non pare aver attirato una sufficiente attenzioni da parte di soggetti, movimenti e d organizzazione che fanno della critica radicale allo stato presente delle cose la loro ragion d’essere. Consessi internazionali come BRICS, G7 e G20, hanno mostrato, hanno dato segnali di essere ovviamente al corrente di queste prospettive drammatica, ma le mediazioni, le alleanze, la competizione ed i conflitti in cui sono impegnati rimandano ad un futuro non meglio definito. Purtroppo è il pensiero e la prassi di critica radicale che non ne prende atto.”
Ultima conferenza sullo stato del pianeta è stata quella sugli oceani, che trasversalmente erano stati al centro delle tre conferenze citate, di cui all’articolo La conferenza sugli oceani, in difesa della vita contro la guerra4, dove troviamo descritto il lento e difficile percorso che ha portato ad accordi internazionali, i quali peraltro devono essere approvati in sede nazionale per essere applicati. Ancora una volta l’amministrazione, di cui è nota la determinazione a non sottoporsi al vincolo di alcun accordo, squarcia il velo sul futuro più probabile, infatti: Nel mese di aprile, Donald Trump ha fatto una mossa per accelerare l’attività di sfruttamento minerario dei fondali marini in alto mare sotto la legge degli Stati Uniti, eludendo gli sforzi internazionali per regolamentare il settore. La conferenza ha visto quattro nuovi paesi – ora 37 – che si sono uniti alla Francia per chiedere una moratoria, una pausa o un divieto sulle attività minerarie in alto mare, avvertendo di danni “irreversibili” agli ecosistemi se si dovesse andare avanti.
“L’ordine esecutivo di Trump giovedì ha imposto alla National Oceanic and Atmospheric Administration di accelerare i permessi per le aziende a scavare il fondo dell’oceano sia in acque statunitensi che internazionali. La mossa arriva in quanto la Cina controlla molti minerali critici come nichel, cobalto e manganese utilizzati nella produzione di alta tecnologia, anche per usi militari. Trump ha detto che il suo ordine “stabilisce gli Stati Uniti come leader globale nell’esplorazione e nello sviluppo minerario dei fondali marini sia all’interno che al di fuori della giurisdizione nazionale.” Nuove rotte e nuove opportunità di sfruttamento minerario si aprono con lo scioglimento dei ghiacci dell’Artico, a cui sono collegate le pretese più o meno realistiche dell’amministrazione USA sul Canada e la Groenlandia, che come abbiamo imparato, aprono a nuove trattive su prospettive di ordine strategico ed economico.
La criosfera, il mondo dei ghiacci in ogni parte del mondo, si sta letteralmente sciogliendo5, ancora una volta la realtà ha caratteri di drammaticità, di pericolosità per le nostre vite, per la vita in generale, ben maggiori rispetto alle previsioni.
Dal sommario dell’articolo citato. Durante il periodo 2021-2024, i ghiacciai nel Canada occidentale e negli Stati Uniti conterminous (WCAN-US), e la Svizzera hanno perso massa rispettivamente a tassi di 22,2 9,0 e 1,5 0,3 Gt anno 1 che rappresentano un aumento del doppio rispetto al periodo 2010-2020. Dal 2020, il volume totale di ghiaccio si è ridotto del 12% (WCAN-US) e del 13% (Svizzera). Le condizioni meteorologiche che hanno favorito alti tassi di perdita di massa includevano un basso accumulo di neve in inverno, ondate di calore all’inizio della stagione e condizioni prolungate calde e secche. Le alte linee di neve transitoria e il carico di impurità dovuto agli incendi (WCAN-US) o alla polvere del Sahara (Svizzera) hanno oscurato i ghiacciai e quindi aumentato la perdita di massa attraverso una maggiore radiazione a onde corte assorbita disponibile per la fusione. Entro un trend, un andamento generale, specifiche condizioni aggravano i processi modellizzati, in modo non occasionale e comunque portando i sistemi oltre determinate soglie che ne definiscono gli equilibri.
In questo contesto l’Unione Europea che sembrava aver preso un impegno strategico nella lotta al cambiamento climatico, con quel complesso di provvedimenti che va sotto il nome di Green Deal, sta cambiando rotta sotto la spinta di interessi convergenti ed il mutare delle alleanze politiche spurie che ne tengono in piedi l’esecutivo6. Anche a livello nazionale si propone la contrapposizione tra competitività e transizione climatica, operando sui tempi con i quali si vuole realizzare quest’ultima, ne è un esempio la richiesta della Francia del presidente Macron di spostare in vanti nel tempo le date in cui raggiugere gli obiettivi fissati7.
La Commissione vuole fissare l’obiettivo per il 2035 a metà strada tra l’attuale obiettivo dell’UE per il 2030 e il nuovo traguardo del 2040, che prevede una riduzione delle emissioni del 72,5% rispetto ai livelli del 1990. Senza l’obiettivo del 2040, non c’è un chiaro percorso da seguire. Una traiettoria lineare tra il 2030 e la scadenza della neutralità climatica del blocco nel 2050 – l’opzione sostenuta dalla Polonia – si tradurrebbe in un obiettivo 2035 inferiore di circa il 66 per cento.
È banale dire che si sta invece imponendo una sorta di War Deal, mentre nel braccio di ferro con l’amministrazione Trump sulla tassazione delle Big Tech lo stesso esecutivo perde la sua battaglia, lasciando loro mano libera e con ciò soffocando nella culla lo sviluppo del digitale europeo. Peraltro le decisioni sugli investimenti nel militare per i prossimi dieci anni, il 5% e gli ottocento miliardi, appaiono come decisioni politiche il cui sviluppo è in gran parte indeterminato e vede sempre più protagonista l’industria militare. Cogenti sono per ora gli impegni presi verso la NATO la cosiddetta capability in termini di mezzi e strutture. La produzione di munizioni e missili viene aumentata e finanziata per tenere dietro al consumo della Ucraina, in una guerra nella quale il ruolo dell’Unione è stato sino ad ora pressoché nullo.
In buona sostanza non abbiamo neppure uno War Deal se con ciò indichiamo un accordo una capacità di indirizzo strategico da parte dell’Unione, mentre il Green Deal lo esprimeva, siamo in realtà di fronte al collasso delle capacità di indirizzo strategico complessivo dell’Unione, mentre sul piano monetario e finanziario assistiamo alla svalorizzazione del dollaro nei confronti dell’euro a seguito dele politiche trumpiane. La conseguenza di questo stato di cose è l’assunzione necessaria di compiti di direzione strategica più rilevanti da parte della BCE, che si trova a gestire la moneta, il credito e la finanza per quanto di sua competenza in un contesto che definire turbolento è fare esercizio di eufemismo, nel pieno delle prove di forza e delle trattative aperte a 360° dall’amministrazione USA; non è da sottovalutare in proposito l’indirizzo sempre più spinto verso l’uso delle cripto valute, in particolare delle stablecoin da parte di quest’ultima, che potrebbe avere ulteriori sviluppi con le dimissioni dell’attuale presidente della Federal Reserve Powell, non è un caso che si faccia sempre più serrato il confronto sull’emissione dell’Euro Digitale come strumento necessario di innovazione del sistema dei pagamenti. Un esempio del ruolo della presidenza della BCE lo ritroviamo nell’ intervento di Christine Lagarde presidente della BCE, alla nona conferenza annuale di ricerca “Integrazione economica e finanziaria in un mondo tempestoso e frammentato” organizzata dalla Banca nazionale d’Ucraina e dalla Narodowy Bank Polski a Kyiv, Ucraina(https://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2025/html/ecb.sp250619~1cd73165da.en.html.)); i documenti citati e allegati in nota all’intervento chiariscono l’orizzonte in cui si muove oggi l’istituzione, sia pure a partire da uno specifico punto di vista.
Grande è il disordine sotto li sole -ne sappiamo qualcosa- la situazione non è eccellente, anzi è tragica. Per noi in Italia è particolarmente tragica, immersi in quel mediterraneo che è un punto caldo, un hot spot del riscaldamento globale, con un profilo orografico che favorisce gli eventi estremi ed il tracollo degli equilibri territoriali, come in questi giorni le situazioni di Bardonecchia e del Cadore purtroppo dimostrano, in attesa degli eventi autunnali, attivati da un mare che supera di almeno cinque gradi le temperature medie degli ultimi trent’anni.
Una situazione particolarmente grave in Italia, nel Mediterraneo in Europa, dove assistiamo al dissolvimento degli obiettivi strategici contro la crisi climatica, dove i nuovi indirizzi non approssimano neppure una strategia, dove si approssimano tattiche di sopravvivenza politica, perdendo ogni capacità di governare i processi di trasformazione nel continente, perdendo ogni forza e autodeterminazione nello scenario globale.
A questo punto ci starebbe un riferimento ad una prospettiva di movimento di lotta, di programma, di organizzazione … alla prossima.
Roberto Rosso
- https://transform-italia.it/tre-conferenze-ununica-crisi-i-veri-confini-del-mondo/.[↩][↩]
- https://www.stockholmresilience.org/research/research-news/2023-09-13-all-planetary-boundaries-mapped-out-for-the-first-time-six-of-nine-crossed.html https://www.stockholmresilience.org/research/planetary-boundaries.html.[↩]
- https://transform-italia.it/assistiamo-attoniti-allagonia-del-diritto-internazionale/ [↩]
- https://transform-italia.it/la-conferenza-sugli-oceani-in-difesa-della-vita-contro-la-guerra/.[↩]
- https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/terra_poli/2025/06/29/accelera-la-velocita-di-scioglimento-dei-ghiacciai_1be9e4d5-d65a-4306-9c2d-7a06b38683df.html https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1029/2025GL115235 Glaciers in Western Canada-Conterminous US and Switzerland Experience Unprecedented Mass Loss Over the Last Four Years 2021–2024.[↩]
- https://www.lastampa.it/economia/2025/06/29/news/von_der_leyen_metsola_scontro_green_deal_riarmo-15211008/ https://www.politico.eu/article/inside-divided-coalition-green-deal-far-right-eu-parliament/ https://www.politico.eu/article/eu-cripple-next-climate-target-global-warming-2040-carbon-credits-emissions/.[↩]
- https://www.politico.eu/article/emmanuel-macron-france-delay-eu-next-climate-milestone/.[↩]