Che cos’è il salario minimo europeo? Come si fa a rendere più equa una situazione salariale così divaricata come quella esistente nell’UE. Anche a questi interrogativi cerca di rispondere il Parlamento Europeo, impegnato in questo momento a discutere e migliorare la recente proposta della Commissione Europea per un salario minimo “adeguato”. Nell’intento, infatti, di ottemperare al principio n.6 del Pilastro europeo dei diritti sociali (“I lavoratori hanno diritto a una retribuzione equa che offra un tenore di vita dignitoso.”), la Commissione Europea, il 28 ottobre 2020, ha adottato una Proposta di Direttiva “relativa a salari minimi adeguati nell’Unione europea”1.
La Proposta della Commissione non trova pieno consenso all’interno dell’Unione. Sono già pervenuti alla Commissione alcuni “Pareri motivati” – segnatamente da parte del Parlamento Svedese, dal Parlamento Danese e da quello Maltese – che mettono in discussione la legittimità giuridica – in particolare l’applicazione del principio di sussidiarietà – di una normativa sui salari, che a loro detta, dovrebbe essere competenza esclusivamente nazionale.
Il 22 aprile 2021, la Commissione Occupazione e Affari sociali (EMPL) del Parlamento Europeo ha svolto una prima discussione sul Progetto di Relazione contenente un Progetto di Risoluzione legislativa del Parlamento sulla proposta della Commissione Europea. Vista l’importanza della materia in discussione l’elaborazione della Relazione è stata affidata ai due principali Gruppi parlamentari, e, segnatamente, a Dennis Radtke (PPE) e Agnes Jongerius (S&D). La Proposta dei due relatori è decisamente migliorativa di quella della Commissione.
La discussione nella riunione della Commissione EMPL ha mostrato un generale consenso alla Relazione, ad eccezione degli interventi dei parlamentari dei due Gruppi di destra. I parlamentari del Gruppo della Sinistra-Gue/NGL hanno, in primo luogo, sottolineato le condizioni per rendere efficace la Direttiva: puntare a una convergenza europea dei salari verso l’alto; rafforzare la contrattazione collettiva; riportare i salari ai livelli precedenti la crisi, soprattutto nei paesi più colpiti, come la Grecia. In secondo luogo, è stata avanzata una preoccupazione: fissare la soglia minima dei salari al 60% del salario medio nazionale può risultare una misura insufficiente nei paesi in cui la media nazionale è essa stessa molto bassa. Quindi, si potrebbe affiancare al parametro del 60% un altro parametro, quello dell’accesso a un paniere di beni e servizi essenziali a garantire una vita dignitosa ai lavoratori.
Il relatore Radke ha controbattuto le contestazioni sulla legittimità e della consistenza della base giuridica, citando i pareri favorevoli, non solo dei servizi giuridici della Commissione Europea e del Consiglio, ma anche del Bundestag tedesco. Anche il Senato italiano si è espresso favorevolmente sulla Proposta di Direttiva2.
La Commissione EMPL riesaminerà il Progetto di Relazione nella sua riunione del 25-27 maggio 2021. La discussione sulla Relazione può essere seguita sul video della riunione.
Sulla Proposta della Commissione Europea hanno adottato propri Pareri sia il Comitato Economico e Sociale Europeo che il Comitato Europeo delle Regioni.
Il Parlamento aveva già affrontato la materia salariale con la Risoluzione d’iniziativa, del 10 febbraio 2021, sulla povertà lavorativa.
- Sulla Proposta di Direttiva vedi anche: G. Orlandini, “Un salario minimo adeguato per l’Unione Europea” e R. Musacchio, “Salari e pensioni in salsa UE”; nonché la posizione della posizione della Confederazione Europea dei Sindacati.[↩]
- La Commissione Lavoro del Senato ha acquisito alcune importanti memorie di noti giuristi italiani.[↩]