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Nuove strategie e militarizzazione della competizione globale

di Roberto
Rosso

La riunione del G7 in Cornovaglia e la successiva riunione generale della NATO sono stati il luogo ed il momento in cui si sono espresse pubblicamente le linee strategiche che l’amministrazione Biden intende seguire e cerca di imporre agli alleati europei.

Alla riunione della NATO in modo eufemistico il segretario generale dell’alleanza Stoltenberg ha detto che la Cina non è un avversario, ma la bilancia del potere sta cambiando1. Stoltenberg parafrasa senza saperlo il titolo di un film di Marco Bellocchio del 1967, al tempo in cui la Cina era il luogo della rivoluzione e non del dominio sull’economia e la tecnologia, ‘La Cina è vicina’, affermando che è sempre più vicina. In un incontro che ha preceduto il summit2 organizzato da NATO, German Council on Foreign Relations (DGAP) e Brookings Institution il confroto con la Cina è meglio definito. “China is asserting itself on the global stage. NATO does not see China as an adversary.
There are opportunities to engage with Beijing. On issues like trade, climate change and arms control. But we must be clear-eyed about the challenges China poses. China will soon have the largest economy in the world. It already has the second largest defence budget and the biggest navy.
And it is seeking to control critical infrastructure in our countries and around the world. But Beijing does not share our values. The Chinese authorities have created an unprecedented system of surveillance and control over their own people.”

Il Comunicato emerso a conclusione della riunione del 14 giugno3 ripropone in modo aggiornato la dottrina che ha guidato l’alleanza, la difesa dell’area euro-atlantica, perseguendo con un approccio a 360 gradi i tre obiettivi fondamentali la difesa collettiva, la gestione delle crisi e la cooperazione per la sicurezza.

Il terzo paragrafo del documento definisce sinteticamente le molteplici minacce, le molte sfaccettature che queste presentano; esse sono ben diverse da quelle che il rapporto di forza del secondo dopoguerra aveva generato con al centro la cosiddetta ‘guerra fredda’ tra USA e URSS con l’Europa come terreno di contesa e confronto assieme ai nuovi equilibri prodotti dal processo di decolonizzazione.

La Cina copre il ruolo principale “China’s growing influence and international policies can present challenges that we need to address together as an Alliance. We will engage China with a view to defending the security interests of the Alliance.” Ciò accade in un contesto caratterizzato da una instabilità crescente. Il ‘climate change’ è sinteticamente ed efficacemente definito, in conclusione, come un moltiplicatore di tutte le altre minacce. Nel comunicato emesso dall’assemblea della NATO del 20144 si affermava “Our Alliance remains an essential source of stability in this unpredictable world.” In quella stessa assemblea si affermò il “Defence Investment Pledge” in base al quale ogni paese NATO doveva arrivare a devolvere il 2% del proprio PNL alle spese della difesa, proposito non nuovo, ma riaffermato di fronte al declino degli investimenti, sotto lo stimolo del contesto internazionale ed in particolare dell’azione della Russia in Ucraina. Di quel 2% da raggiungere si auspica che il 20% sia investito in equipaggiamenti ed in particolare in attività di ricerca e sviluppo. Nella dichiarazione del 2014 la parola ‘China’ non è citata ed il ruolo della competizione sul piano tecnologico è diventato preponderante. La declinazione del termine tecnologia sono frequenti in ambedue le dichiarazioni che stiamo confrontando, ma nel paragrafo 37 della dichiarazione del 2021 si afferma che il cambiamento tecnologico non mai stato più alto, creando nuovi rischi e opportunità5. Fondante della nuova strategia è il riferimento alle Emerging and Disruptive Technologies (EDTs) per le quali è stati definita nel 2019 una roadmap6. Per capire la profondità del cambiamento intervenuto in soli 6 anni vale la pena citare l’icipit della articolo sul sito dell’alleanza “Technologies such as artificial intelligence (AI), autonomous weapons systems, big data, biotechnologies and quantum technologies are changing the world, and the way NATO operates.”

Il percorso di avanzamento dell’iniziativa sulle EDT, iniziato nel dicembre 2019 si conclude per ora nel summit del 2021 in cui i partecipanti devono discutere per l’appunto delle EDT; siamo oltre il ‘normale’ sviluppo tecnologico, le tecnologie che stanno emergendo sono definite ‘disruptive’, vale a dire implicano un salto di qualità, una rottura nel processo di innovazione tecnologica con gli effetti conseguenti sui dispositivi e le strategie militari, più in generale sui rapporti di forza globali.

Il cambiamento di strategia della NATO di cui il summit del 2021 si è espresso è il prodotto di una revisione strategica richiesta al segretario generale nel dicembre 2019 che ha preso il nome di NATO 20307.

Possiamo riferici ad un precedente articolo di Paola Boffo sul rapporto tra i  paesi europei – non tutti hanno lo stesso atteggiamento- l’Unione Europea e la Cina, il titolo curiosamente , ma non tanto, richiama il film di Bellocchio ‘La Cina è vicina’8. Larticolo si riferisce alla conclusione di negoziati, quantomeno in sui principi generale, per un accordo globale sugli investimenti (Comprelensive agreement on investement – CAI). Si può rilevare come, pur restando aperta la questione del trattamento delle minoranze, dell’applicazione del lavoro forzato in  particolare verso gli Uiguri, una volontà di collaborazione da paret europea -si sottolinea l’accordo sulle misure da prendere contro il cambiamento climatico- diversa dalla linea strategica proprosta dalla amministrazione Biden. In realtà nle posizioni europee di allora e quelle della amministrazione democratica sono accomunate dalla valutazione del ruolo economico e strategico che la Cina gioca e ancor più giocherà in futuro; il problema è l’incapacità dei paesi dell’Unione di giocare una unica partita senza dividersi.

È in corso un aggiornamento di strategia a cavallo di due presidenze USA, che nella diversità hanno messo al centro della propria politica globale il confronto con Cina che si impone con forza ineludibile. La strategia dell’amministrazione Biden si differenzia indubbiamente nel ruolo attribuito all’Europa; ciò implica un confronto più duro con la Russia – vedremo come si concluderà l’incontro del 16 giugno di Biden con Putin, definito un killer dal presidente USA – ma è il confronto con la Cina il punto nodale della strategia che emerge dal summit NATO come già avvenuto all’incontro del G7, per inciso la delegazione cinese presso l’Unione Europea ha protestato formalmente per le dichiarazioni del G7 contro il mancato rispetto cinese verso i diritti umani, dichiarazione definita come una ingerenza negli affari interni della Cina.

Per una prima analisi della strategia globale della amministrazione Biden e delle sue motivazioni possono essere utili tre documenti: “Annual Threat Assessement of the US Intelligence Community”(Report of worldwide threats to the national security of the United States) del 20219, il report commissionato dalla Casa Bianca del giugno 2021 “Building Resilient Supply Chains, Revitalizing American Manufacturing, And Fostering Broad-Based Growth”10, il report “AI WEAPONS” IN CHINA’S MILITARY INNOVATION della Brookings Institution11, che esplicita il contenuto già nel titolo, ricco di una importante bibliografia, compresi molti documenti cinesi.

Nel primo – sulle minacce globali – si parla delle provocazioni russe e della spinta della Cina verso un potere globale, verso un ruolo di potenza globale. LA Cina è definita come il principale competitor strategico12 Nella sua brevità il report costituisce una interessante lettura sulla visione dell’Intelligence USA sulle vicende del globo.

Il secondo è un documento che indica le criticità per l’approvvigionamento dell’economia americana di materiali strategici articolato in quattro rapporti:

  • semiconduttori le tecnologie di progettazione e produzione dei microchips in cui i semiconduttori vengono assemblati (Dipartimento del commercio);
  • batterie ad alta capacità, necessarie er i veicoli a trazione elettrica e per il funzionamento delle ‘reti intelligenti’ di distribuzione dell’energia elettrica (Dipartimento dell’energia);
  • minerali e materiali definiti come ‘critici’ per il ruolo essenziale che giocano nelle diverse filiere produttive, in particolare per la diffusione dei dispositivi elettronici e la diffusione delle tecnologie necessarie alla riduzione delle emissioni di CO2 (Dipartimento della difesa);
  • farmaci e ingredienti farmacologici attivi – Pharmaceuticals and active pharmaceutical ingredients (APIs), ovviamente la pandemia Covid-19 ha imposto una revisione di tutte le filiere di approvvigionamento e produzione dell’industria farmaceutica, dei vaccini in particolare.

I quattro report – ricchi di informazioni – prendono in considerazione i bisogni e le capacità produttive nazionali, la distribuzione delle risorse e la competizione globale, ancora una volta viene evidenziato il ruolo critico della Cina nelle quattro mega filiere13.

Vale la pena ricordare come nel confronto tra USA, Cina e Russia svolga un ruolo importante il ‘furto delle tecnologie’ in particolare nel rapporto tra Usa e Cina, dove gli hacker di stato cinesi si distinguono per la loro aione nel penetrare i sistemi informatici di grandi aziende e centri di ricerca, gli USA a loro volta er impedire il travaso di conoscenze vero la Cina hanno messo la bando dal mercato interno, anche sotto l’amministrazione democratica, una cinquantina di aziende cinesi vietando anche di investire nelle loro proprietà ed attività.

Un punto di vista ‘cinese’ sulla strategia Usa per supply chain lo si trova nell’articolo di Global Times14 dove si afferma “Moreover, the formation of East Asian industrial chain is the choice of the market based on economic principals. Any attempt to rely on administrative means to forcibly reverse the market results goes against the market principle, which cannot lead to a sustainable impact on global supply chains.” Si ribalta l’accusa di venir meno al rispetto delle logiche di mercato, si conferma la condizione di una guerra commerciale senza esclusione di colpi.

Il terzo paper sull’avanzamento tecnologico dell’apparato militare cinese, una prima analisi, individua innanzitutto lo sforzo che da parte cinese si sta facendo in diversi campi, con l’uso delle delle tecnologie digitali dell’intelligenza artificiale in particolare15. Gli autori avvertono che ad ora non è possibile definire con esattezza il livello raggiunto nei diversi settori.

In tutti i campi di sviluppo dei dispositivi militari si punta alla progettazione e produzione di sistemi d’arma A.I-enabled, che si fondano per il loro funzionamento sull’Intelligenza Artificiale; i sistemi acquisiscono un certo grado di funzionamento autonomo, sino ai sistemi ‘unmanned’ che intervengono nella logistica o nel combattimento senza intervento umano. Il problema per il raggiungimento degli obiettivi che il sistema militare cinese si sta ponendo -nello sforzo di competere, di raggiungere e superare gli Stati Uniti- sono i colli di bottiglia nelle capacità produttive e nella disponibilità di personale specializzato. Uno sforzo particolare ovviamente è sviluppato nell’aero-spazio di cui lo sbarco su Marte e il lancio del primo modulo della stazione spaziale costituiscono un indizio significativo del livello raggiunto.

In generale non si può ancora affermare che l‘esercito cinese sia arrivato a costituire un sistema integrato fondato sull’uso dell’Intelligenza artificiale, mentre molteplici sono le filiere tecnologiche e produttive già messe in campo.

La preoccupazione da parte americana è comunque alta in particolare per la possibilità della vendita da parte della Cina di sistemi d’arma ‘intelligenti’ con effetti sui rapporti di forza e dei caratteri dei conflitti a livello regionale e l’aumento dell’instabilità; ciò nonostante l’impegno da parte cinese, durante la sessione 2018 delle Nazioni Unite nel Group of Governmental Experts (GGE) on Lethal Autonomous Weapons Systems (LAWS) a bandire l’uso di armi letali caratterizzate dal funzionamento autonomo, le LWAS. Tuttavia la definzione da parte della delegazione cinese appare a detta degli autori involuto e restrittivo16.

Ciò che è certo è il fatto che la competizione globale vedrà la diffusione ed il controllo dei sistemi d’arma intelligenti come un terreno di confronto fondamentale, che si andrà ad integrare nella composizione tecnologica – in termini di strutture e competenze- dei diversi paesi, con la commistione di pubblico e privato, di sviluppo delle logiche di asservimento e del commercio delle armi. Va tenuto presente che l’utilizzo duraturo e sistematico di questi sistemi d’arma è possibile solo se integrato in un sistema di gestione ed innovazione che solo pochi paesi possiedono, a partire dal controllo delle reti di condivisione delle conoscenze e di raccolta di informazione a livello globale, che integrano nella descrizione dei rapporti strategici tutti i tipi di informazione da quelle socio-economiche a quelle ecologiche e climatiche. Una particolare e diversa minaccia è costituita dall’uso sporadico delle armi intelligenti con finalità che vengono definite ufficialmente come ‘terroristiche’.

In generale siamo di fronte ad una ulteriore autonomizzazione da ogni controllo democratico del sistema militare-industriale a livello globale, sotto la spinta e per la motivazione della competizione globale tra le ‘grandi potenze’.

Se la Cina viene vista dagli USA come il vero antagonista nella competizione globale di contro si rafforzano i legami e la cooperazione tra Cina e Russia17, di fronte al comune nemico e per la complementarità degli interessi e della composizione delle rispettive formazioni sociali.

La competizione e l‘evoluzione dei sistemi socio-economici socio-tecnici avviene nel contesto della crisi climatica e del collasso dei sistemi ecologici, su questo si cercano linee di collaborazione18 mentre è inevitabile pensare nel confronto strategico come acquisire posizioni di vantaggio nello svolgersi della crisi climatica cercando quindi di differenziarsi, di acquisire risorse a livello globale come il land grabbing in Africa e Latino America, ponendo un limite alla condivisione di tecnologie capaci di contrastare il degrado climatico ed ecologico.

  1. “China is not our adversary, but the balance of power is shifting,’’ Mr. Stoltenberg said on Monday. “And China is coming closer to us. We see them in cyberspace, we see China in Africa, but we also see China investing heavily in our own critical infrastructure,” he said. “We need to respond together as an alliance.” https://www.nytimes.com/2021/06/14/world/europe/biden-nato-china-russia.html[]
  2. https://www.nato.int/cps/en/natohq/opinions_184636.htm.[]
  3. https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_185000.htm.[]
  4. https://www.nato.int/cps/en/natohq/official_texts_112964.htm[]
  5. The speed of technological change has never been higher, creating both new opportunities and risks in the security environment and to the way NATO operates. We are determined to preserve our technological edge, and ensure Alliance interoperability, in order to maintain the credibility of our deterrence and defence posture. We have recently taken important steps to that end, building on the Emerging and Disruptive Technologies (EDTs) Roadmap we agreed in 2019, and have now adopted our strategy to foster and protect EDTs[]
  6. https://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_184303.htm?[]
  7. https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_184633.htm?selectedLocale=en.[]
  8. https://transform-italia.it/la-cina-e-vicina-e-marcia-insieme-a-noi/ []
  9. https://www.dni.gov/files/ODNI/documents/assessments/ATA-2021-Unclassified-Report.pdf.[]
  10. https://www.whitehouse.gov/wp-content/uploads/2021/06/100-day-supply-chain-review-report.pdf.[]
  11. https://www.brookings.edu/research/ai-weapons-in-chinas-military-innovation/#:~:text=Chinese%20advances%20in%20autonomy%20and,as%20great%20power%20rivalry%20intensifies.[]
  12. China has a goal of achieving leadership in various emerging technology fields 2030. China stands out as the primary strategic competitor to the U.S. because it has a well -resourced and comprehensive strategy to acquire and use technology to advance its national goals, including technology transfers and intelligence gathering through a Military-Civil Fusion Policy and a National Intelligence Law requiring all Chinese entities to share technology and information with military, intelligence and security services.[]
  13. Across all four reports, China stands out for its aggressive use of measures – many of which are well outside globally accepted fair trading practices – to stimulate domestic production and capture global market share in critical supply chains. Several strategies, including public investments in R&D, domestic demand incentives, and strategic international partnerships have been used to support both resilience and competitiveness of key economic sectors.[]
  14. https://www.globaltimes.cn/page/202106/1226220.shtml, ringrazio Alessandro Scassellati per questa e altre segnalazioni.[]
  15. The Chinese military and China’s defense industry have been pursuing significant investments in robotics, swarming, and other applications of artificial intelligence (AI) and machine learning (ML).2 Thus far, advances in weapons systems described or advertised as “autonomous” (自主) or “intelligentized” (智能化) have built upon existing strengths in the research and development of unmanned (无人)3 systems and missile technology.[]
  16. This very restrictive definition includes the following characteristics: (1) lethality, (2) autonomy, defined as “the absence of human intervention and control during the entire process of executing a task,” (3) “impossibility of termination” once the device is set in motion, (4) “indiscriminate effect,” “regardless of conditions, scenarios and targets,” and (5) “evolution,” such that “the device can learn autonomously through interaction with the environment, expanding its functions and capabilities in a way exceeding human expectations.[]
  17. https://www.globaltimes.cn/page/202106/1226246.shtml.[]
  18. https://www.nytimes.com/2021/04/17/world/asia/china-us-emissions.html.[]
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