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Giorgio Tremagi e il rasoio di Occam

di Paolo
Pietrangeli

Sono finito in un gorgo. Fatto di sangue e di sugo, di donne e di uomini con le gambe in testa e le mani ai piedi, di storie e non storie, di lettere e rilegature, di punti e a capo di carta e di colla.

Trascinati a fondo pochi sorridono e nessuno ride. Se riesco a uscire, mi dico, nuoto il più lontano possibile per arrivare su una spiaggia più rassicurante, più “per bene” oppure provo a nuotare nei mulinelli vorticosi per imparare a vincere il gorgo, addirittura per cambiare il verso della corrente? Allora provo a scrivere un giallo nero, come la bandiera tedesca che non ha mai fatto ridere nessuno, che prenda in giro i luoghi comuni del parlare di ogni giorno che penetrano in ogni pagina di quel genere di letteratura encomiabile perché non scende dall’ alto, cerca di somigliare al mondo; disprezzabile perché è anche il regno degli stereotipi della brutta scrittura consapevole o inconsapevole.

Così sono di nuovo nel gorgo e penso di essere sulla buona strada per deviare un poco la corrente e provare a raccontare un giallonero che faccia anche sorridere e, complice il bambino cinese “Malimorte” (non trovo l’accento da mettere sulla e) anche ridere.

Non se ne accorge nessuno tranne pochi sofisticati intellettuali che fatico a decrittare ma invece di smettere insisto forse scherzando in un altro modo ma con più odori nel sugo delle polpette.

Insomma sta per uscire grazie alle edizioni Todaro, un altro mio libro: Giorgio Tremagi e il rasoio di Occam.
Fate voi.

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