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Myanmar ed Etiopia

Il 7 ottobre Parlamento Europeo ha adottato due Risoluzioni, una sulla situazione dei diritti umani in Myanmar/Birmania, compresa la situazione dei gruppi religiosi ed etnici, ed un’altra sulla situazione in Etiopia, in particolare sulla situazione umanitaria nel Tigrai.

Myammar

Per quanto riguarda il Myanmar, la Risoluzione, adottata dopo un ampio dibattito, condanna con fermezza il colpo di Stato messo in atto il 1° febbraio 2021 dalle forze armate, note come Tatmadaw, sotto la guida del comandante in capo Min Aung Hlaing. In palese violazione della Costituzione del Paese, i militari hanno arrestato il presidente Win Myint, il consigliere di Stato Aung San Suu Kyi e una serie di membri di spicco del governo, hanno preso il potere sui rami legislativo, giudiziario ed esecutivo del governo attraverso un colpo di Stato e hanno dichiarato lo stato di emergenza per un anno. Poi, nell’agosto 2021, Min Aung Hlaing si è proclamato primo ministro e ha annunciato la proroga dello stato di emergenza fino ad agosto 2023.

Il PE invita il Tatmadaw a rispettare pienamente l’esito delle elezioni democratiche del novembre 2020 e a ripristinare immediatamente il governo civile, porre fine allo stato di emergenza, porre fine all’uso della violenza contro manifestanti pacifici, rispettare i diritti umani, il diritto alla libertà di espressione e di associazione e consentire a tutti i parlamentari eletti di assumere il proprio mandato.

Inoltre, il PE invita l’esercito a rilasciare tutti i detenuti politici, a revocare le restrizioni alla libertà di espressione, di riunione e di associazione e a rispettare la libertà di religione o di credo. Esprime profonda preoccupazione per i frequenti attacchi contro chiese, moschee, scuole e strutture mediche e per gli arresti di leader religiosi. Ritiene che il rilascio di tutti i leader politici e i prigionieri sia il primo passo essenziale verso una soluzione pacifica della crisi e il ripristino delle legittime autorità. Chiede che il Comitato Internazionale della Croce Rossa abbia accesso immediato e regolare ai detenuti e alle carceri, come sancito dalle convenzioni di Ginevra; invita le forze militari e di polizia a fornire alle famiglie di tutte le persone detenute in relazione alle operazioni condotte dalle forze di sicurezza in tutto il Myanmar prima e dopo il 1° febbraio 2021 informazioni esaurienti circa la loro sorte e il luogo in cui si trovano.

Sul piano politico, il PE sostiene il Comitato di Rappresentanza della Pyidaungsu Hluttaw (CRPH) e il Governo di Unità Nazionale (NUG) in quanto unici rappresentanti legittimi delle aspirazioni democratiche del popolo del Myanmar/Birmania e invita l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) e la comunità internazionale a includerli e coinvolgerli in un dialogo politico autentico e inclusivo e negli sforzi volti alla risoluzione pacifica della crisi basata sul rispetto dello Stato di diritto. Invita anche il Consiglio Europeo a continuare a imporre sanzioni mirate nei confronti dei responsabili del colpo di Stato del febbraio 2021 e alle loro imprese, e a prendere in considerazione altre eventuali misure al fine di tagliare le fonti di reddito della giunta, garantendo nel contempo che tali sanzioni non danneggino la popolazione del Myanmar. Esorta il Consiglio Europeao a inserire il Consiglio di amministrazione dello Stato quale entità, invece dei suoi singoli membri, nell’elenco delle persone fisiche e giuridiche, delle entità o degli organismi soggetti a misure restrittive.

La Risoluzione è stata adottata a larga maggioranza: 647 voti a favore, 2 contrari e 31 astensioni (di cui 10 di deputati del Gruppo della Sinistra-GUE/NGL).

Tigrai

Per quanto riguarda l’Etiopia, ed in particolare la situazione umanitaria nel Tigrai – Stato regionale investito da un conflitto militare con le forze federali, eritree e dello Stato regionale Amhara che dura da 11 mesi – il PE chiede la cessazione immediata delle ostilità a opera di tutte le parti coinvolte, presupposto necessario per l’indispensabile miglioramento della situazione umanitaria nel Tigrai e in altre regioni, in particolare nell’Afar e nell’Amhara. Per il PE la situazione può essere risolta solo con mezzi pacifici e attraverso un dialogo inclusivo tra tutte le parti belligeranti, un effettivo cessate il fuoco e la protezione dei diritti umani. Per questo ribadisce la disponibilità dell’UE a sostenere, avviare e organizzare un dialogo, in stretto coordinamento con altri attori, al fine di mantenere aperto lo spazio per il dialogo e gettare le fondamenta per i colloqui tra le due principali parti belligeranti. Al tempo stesso, esprime il proprio sostegno agli sforzi di mediazione regionale, come quelli del mediatore dell’Unione africana, l’ex Presidente Obasanjo, e accoglie inoltre con favore la recente nomina di una nuova rappresentante speciale dell’UE per il Corno d’Africa.

Sul piano politico, chiede un immediato ritorno all’ordine costituzionale e l’istituzione di un meccanismo di monitoraggio del cessate il fuoco unilaterale dichiarato dal governo etiope il 28 giugno 2021 che però non ha posto fine ai combattimenti. Invita tutti gli attori nazionali, regionali e locali interessati a consentire l’accesso umanitario immediato e senza ostacoli e il soccorso alle popolazioni colpite nel Tigrai, ponendo fine al blocco di fatto dell’assistenza umanitaria e delle forniture critiche, compresi cibo, medicinali e carburante, e a facilitare l’assistenza alle popolazioni bisognose nell’Amhara e nell’Afar.

Il PE condanna fermamente gli attacchi deliberati contro i civili da parte di tutti i belligeranti e il presunto reclutamento di bambini a opera delle parti del conflitto, comprese le forze tigrine, nonché i continui casi di stupro e violenza sessuale, ricordando che gli attacchi deliberati contro i civili e il reclutamento e l’impiego di bambini-soldato costituiscono crimini di guerra. A questo proposito, invita gli Stati membri a bloccare le esportazioni di armi e tecnologie di sorveglianza verso l’Etiopia, attualmente impiegate per facilitare gli attacchi contro i civili e perpetrare violazioni dei diritti umani.

Il PE dichiara che l’UE è al fianco del popolo etiope ed esprime la propria volontà di pervenire a una risoluzione pacifica del conflitto, tuttavia suggerisce di ricorrere a sanzioni della Commissione Europea nei confronti dei membri del governo dell’Etiopia, del governo dell’Eritrea e del Fronte popolare di liberazione del Tigrai, nonché di altri individui che si siano resi responsabili del protrarsi del conflitto e dell’inasprimento della situazione umanitaria di milioni di etiopi qualora tale situazione non migliori in modo significativo entro la fine di ottobre 2021, in particolare dopo la formazione di un nuovo governo etiope.

La Risoluzione, che consta di 27 punti, è stata adottata a larga maggioranza: 618 voti a favore, 4 contrari e 58 astensioni (10, i deputati della Sinistra che si sono astenuti)

Ricordiamo che Transform-Italia ha analizzato sia la situazione in Myammar (qui e qui) sia quella in Etiopia (qui e qui).

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