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Montagne russe elettorali e orizzonti politici

di Roberto
Rosso

Le elezioni regionali in Liguria, vinte dal centro destra sul filo di lana, hanno rinnovato l’antico dibattito sul posizionamento dei partiti, organizzazioni, liste di sinistra assieme allo smottamento elettorale dei 5 stelle. Convitato di pietra è la fuga dalle cabine elettorali con la partecipazione scesa al 46%; le percentuali di voto andate alle diverse liste lette come percentuali assolute sugli aventi diritto al voto rendono conto del livello di legittimità in generale dei governi e delle amministrazioni elette con quel livello di partecipazione al voto e della capacità di mobilitare elettori delle diverse liste ed organizzazioni politiche. L’astensionismo è un fenomeno generale che non riguarda la singola frazione politica, ma indubbiamente per ognuna di esse una specifica dinamica, di insediamento politico nella popolazione e nei territori, si manifesta nella partecipazione o meno al confronto elettorale.

Nelle elezioni europee di quest’anno l’astensionismo ha toccato l’ennesimo picco, ha votato il 49,69%1. Le elezioni regionali e quelle europee hanno fatto registrare negli anni dei minimi assoluti, a livello nazionale la partecipazione è più alta, il calo è stato costante sino alle elezioni del 20222 con una partecipazione del 63,8 per il voto alla camera; a partire dalle elezioni del 1979 l’affluenza alle consultazioni parlamentari ha subito un progressivo e quasi continuo calo che l’ha portata dal 93,4% del 1976 al 63,8% del 2022. Formalmente nulla cambia in base ai diversi livelli di partecipazione solo per i referendum abrogativi esiste una soglia di partecipanti al voto che ne valida l’esito, così come esiste una soglia minima di firme per richiederli. Nella storia del paese i referendum hanno avuto un ruolo rilevante, da quello di portata storica sul divorzio a quelli sull’acqua pubblica ed il nucleare, frutto della mobilitazione di grandi movimenti, il cui esito negli anni è stato via via sempre più disatteso. Cruciale fu la sconfitta del governo Renzi nel referendum costituzionale del 2016 sulla cosiddetta riforma Renzi-Boschi3, La consultazione popolare vide un’affluenza alle urne pari a circa il 65% degli elettori residenti in Italia e all’estero e una netta preponderanza dei pareri contrari alla riforma, che superarono il 59% delle preferenze espresse. Non essendo previsto un quorum di votanti, la riforma sarebbe entrata in vigore se il numero dei voti favorevoli fosse stato superiore al numero dei suffragi contrari, a prescindere dalla partecipazione al voto.

Uno protagonista in negativo delle elezioni regionali in Liguria è stato il movimento 5 stelle, uno dei protagonisti della scena politica e delle competizioni elettorali almeno degli ultimi dieci anni, con una parabola che visto un clamorosa crescita elettorale ed un successivo declino4; del M5S si è detto che è più forte nelle elezioni nazionali più che in quelle locali, ma dobbiamo ricordare che la sua ascesa è iniziata a livello comunale e che ha amministrato città come Torino eRoma.

La parabola del M5S fa parte di una dinamica che ha visto in pochi anni il succedersi di forze diverse capaci di primeggiare nel voto nazionale, il risultato della Lega nelle elezioni europee del 2019 fu clamoroso5 con una percentuale del 34,26% e la conquista di 28 seggi; portò al tentativo, disastroso, per lui, di Salvini di andare ad elezioni e conquistare la guida del governo, facendo cadere il governo Conte I.

Oggi abbiamo Fratelli d’Italia che nelle politiche del 2022 ha preso il 26% mentre nel 2013 era quota 2%6. Nelle europee del 2014 il partito democratico a guida Renzi, prese il 40,81% con 31 seggi. Il M5S che si presentava per la prima volta prese il 21,16% con 17 seggi. L’hubris renziana a circa due anni da quel successo portò lui ed il suo governo alla sconfitta del referendum costituzionale con il suo successivo abbandono del partito democratico.

Nelle elezioni politiche del 2018 il M5S superò il 32%, in un contesto di alta volatilità del voto7 vale a dire di percentuale di elettori che cambiano il proprio voto. L’alta volatilità, massima nel 2013 è stata confermata nel 20228.

Lo scopo di questa esposizione di risultati elettorali, tanto sintetica quanto parziale, è per un verso quello di delineare una quadro dei comportamenti elettorali che mostra almeno dal 2013 una estrema variabilità dei comportamenti elettorali, con una alternanza nel ruolo di partito guida, con la comparsa un nuovo soggetto il M5S che ha scompaginato la tradizionale polarizzazione destra-sinistra, a partire da una sfiducia verso il sistema politico-partitico nel suo complesso il rigetto della cosiddetta ‘casta’, caratteristiche si è venuta poi indebolendo sino alla crisi di identità attuale, dopo l’ultima collocazione nell’area di centro sinistra. In questo contesto è vincente la capacità delle coalizioni di mantenersi coese come ultimamente quella di centro-destra; ricordiamoci però la vicenda del governo Conte I, lega-M5S, con i 5 stelle che fanno una svolta di 180°col governo successivo. In questa dinamica il governo Draghi è stato il momento d’incontro tra l’altalena politico-elettorale e le ‘emergenze’ che incombono sul paese.

Una descrizione dei comportamenti elettorali, messa a confronto coi contenuti salienti delle campagne dei diversi soggetti politici che partecipano alla competizione, può rendere conto delle motivazioni che portano gli elettori a votare per l’una o l’altra formazione, delle motivazioni, si potrebbe dire di cosa si muove nella ‘pancia del paese’. Lo stato reale del paese, la sua struttura economico-sociale, le forme, i contenuti ed il grado della conflittualità sociale a confronto con i comportamenti elettorali, con i gli effettivi programmi portati avanti dai governi che si succedono alla guida del paese, rendono conto di quanto poco sia partecipata la lotta politica, quanto (poco) affondi le sue radici in una dialettica sociale partecipata, profonda e articolate.

C’è ampia letteratura sulla scomparsa dei partiti, almeno nella forma di organizzazioni fortemente strutturate, capillarmente diffuse nel corpo sociale, nelle classi di riferimento; siamo nel contesto di una trasformazione della composizione sociale, della composizione di classe che oggi si tende a definire per ceti più che per classi, una composizione sociale che è il frutto di una stagnazione della formazione sociale del paese nel suo complesso, di una sua mancata trasformazione in senso capitalistico, incapace di seguire di inserirsi nei processi trasformazione radicale, di innovazione tecnologica in corso. Il sistema d’impresa è fondato in gran parte sui bassi salari, sul deprezzamento generalizzato del costo del lavoro, quindi su bassi livelli di investimento, sull’elusione e l’evasione fiscale con la conseguenza dell’aggravarsi della crisi fiscale dello stato e delle diseguaglianze sociali, di cui peraltro la legge di bilancio per 2025 costituisce l’ennesima conferma. Il contesto peraltro si estende all’Europa, delle cui crisi intrecciate abbiamo a lungo discusso, da ultimo ragionando e pretendo a pretesto il Rapporto Draghi9.

Nulla di nuovo, si può dire a commento delle precedenti sintetiche note, tuttavia è necessario prendere atto di quale sia il livello, la forma della politicizzazione dei comportamenti e della composizione sociale del nostro paese, come il sistema politico ‘galleggi’ sul mare questa composizione sociale, sul muoversi, il relazionarsi delle diverse parti e ceti che la compongono, senza consistenti processi di partecipazione reale.

Una situazione nella quale le formazioni di sinistra giocano un ruolo sempre più marginale, affette per ciò che si può capire, da una malattia di autoreferenzialità, dall’incapacità di distinguere scelte tattiche, magari finalizzate a contrastare l’azione ed il predominio delle coalizioni di destra-centro oggi al governo, da scelte strategiche che l’attuale situazione rende molto difficili da elaborare, nel contesto di una mancanza di conflitti sociali forti e diffusi, di movimento strutturati e duraturi. Bisogna dire che la guerra in Europa in questo momento non sta facilitando la collaborazione ed il confronto tra le diverse organizzazioni di sinistra.

Non è facile operare in quel mare difficile da esplorare della composizione sociale del nostro paese sui galleggiano le dinamiche politiche, tuttavia non c’è altra scelta che provarci e per farlo è necessario una prassi di cooperazione e non di competizione a priori, di confronto che può assumere toni aspri senza rompere il nesso della cooperazione, con il senso del limite del proprio ruolo, delle proprie conoscenze, entro una pratica fondamentale di condivisione delle conoscenze. Il contesto globale più volte citato è quello di processi di crisi e trasformazioni intrecciati -definito ormai in letteratura come policrisi- delle transizioni gemelle quella tecnologico-digitale e quelle energetico-climatica che rendono aleatoria ogni previsione anche di medio periodo e rendono assai prossimo l’orizzonte degli eventi imprevedibili.

Se per un verso siamo coinvolti in una attraversata del deserto, dall’altro -come si diceva nel precedente articolo10- è necessario alzare lo sguardo, confrontarsi con il succedersi in poche settimane di momenti di regolazione della trasformazione globale che vanno dal G7, al G20, ai BRICS, al Fondo Monetario e Banca Mondiale, sino alla Conferenza delle Parti sul Clima la COP 29 a Baku. Alzare lo sguardo significa aprirsi, cercare le relazioni che si sono realizzate all’inizio di questo secolo nel contesto del movimento dei Social Forum.

Si tratta di unire il massimo sforzo, il massimo di ambizione collettiva e condivisa con il minimo di pretesa di possedere la verità, con il massimo di responsabilità e capacità di mettere a rischio la propria esistenza nei luoghi sociali e della politica dove si opera: dal minimo al massimo al minimo, in una dialettica che non ci offre garanzie a priori.

Roberto Rosso

  1. https://www.avvenire.it/attualita/pagine/l-affluenza-piu-bassa-nella-storia-repubblicana []
  2. https://www.openpolis.it/lastensionismo-e-il-partito-del-non-voto/   https://www.openpolis.it/le-elezioni-e-il-tema-dellastensionismo-crescente/  []
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_costituzionale_in_Italia_del_2016 []
  4. https://it.wikipedia.org/wiki/Risultati_elettorali_del_Movimento_5_Stelle_per_regione_italiana []
  5. https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_europee_del_2019_in_Italia       https://it.wikipedia.org/wiki/Risultati_elettorali_della_Lega_per_Salvini_Premier_per_regione_italiana []
  6. https://it.wikipedia.org/wiki/Risultati_elettorali_di_Fratelli_d%27Italia_per_regione_italiana []
  7.   https://www.youtrend.it/2018/03/07/politiche-2018-analisi-del-voto/ []
  8. https://cise.luiss.it/cise/2022/09/26/volatilita-elettorale-sopra-i-30-punti-sistema-partitico-instabile-per-la-terza-elezione-di-fila/ []
  9.   https://transform-italia.it/il-pensiero-magico-di-draghi-per-trasformare-lue-da-uneconomia-di-pace-ad-uneconomia-di-guerra-2/ []
  10. https://transform-italia.it/dal-rio-delle-amazzoni-a-bologna-passando-per-kiev-e-kazan/ []
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2 Commenti. Nuovo commento

  • Roberto Marcelli
    30/10/2024 17:58

    Penso che abbiamo dimenticato il ruolo della stampa che abdica al suo ruolo critico non fa inchieste ripete a babbo morto ciò che dicono il governo e l’opposizione senza mai parlare della parte politica che ha una visione critica di questo dualismo, infatti in tutti questi anni i lavoratori italiani hanno perso quasi tutti i diritti conquistati negli anni 70, oltre alla stampa se ne può trovare altri di di colpevoli basta guardare, organizzazioni sindacali e di volontariato si fa per dire

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  • Mario Brunetti
    30/10/2024 23:41

    La volatilità dei voti non ha mai investito le liste di estrema sinistra. Queste ultime sono sempre rimaste a margine e hanno riscosso scarsi consensi. Anche in questo articolo manca uno sforzo di riflessione per cercare di individuarne i motivi. Siamo all’ennesima proclamazione del “deserto” ed è ormai stucchevole riaffermare sempre che la via è lunga e difficile. Proprio perché la società è cambiata e cambia sempre più velocemente, bisognerebbe riflettere sul nostro modo di fare politica. C’è ormai un oceano tra le esigenze della popolazione (non solo dei lavoratori), i suoi bisogni, i modi di esprimerli da un lato, e l’azione politica della sinistra ormai quasi avulsa dalla realtà, incapace di capire perché legata a schemi antichi e immutati. Un’organizzazione di pochi militanti, autoreferenziale, poco interessata a stare dentro la società che cambia, certa di essere portatrice di verità (con spunti ormai quasi millenaristici) è destinata ad essere sempre più marginale, a ridursi a una setta. Qual è infine la prospettiva politica che si propone? Quali gli obiettivi e il percorso?

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