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Dal Rio delle Amazzoni a Bologna, passando per Kiev e Kazan

di Roberto
Rosso

IL 13 maggio del 2022 i ministri responsabili delle politiche ambientali dei cinque paesi dei BRICS, riuniti in una conferenza virtuale,  emisero un comunicato sul cambiamento climatico1 in cui si enfatizzava l’impegno dei diversi paesi nell’affrontarlo. I rispettivi obiettivi come nl caso della Cina  la soglia  della decarbonizzazione totale per 2060, prevedendo di raggiungere il picco delle emissioni nel 2030, dimostrano concretamente come le traiettorie previste sforino abbondantemente l’obiettivo definito nella COP del 2015 a Parigi di non superare  la soglia di 15 gradi centigradi di aumento medio della temperatura globale. I mancati accordi ogli accordi parziali delle ultime COP testimoniano della mancanza di un accordo globale, quantomeno trai i paesi responsabili di gran parte delle emissioni globali di gas climalteranti. Nei BRICS l’India in particolare non è in grado di rinunciare all’uso del carbone come materia prima energetica, se vuole mantenere l’attuale ritmo di sviluppo.

Gl incontri sul tema del cambiamento climatico2, svolti in preparazione dell’incontro in corso a Kazan, dimostrano l’attenzione ai temi dell’ecologia e del cambiamento climatico, ma anche la genericità e la non centralità di questi temi rispetto all’agenda della conferenza. Il flusso di risorse finanziarie dai paesi più sviluppati -principali responsabili in passato e nel presente- della maggior quota di emissioni, verso i paesi più colpiti dalle conseguenze del riscaldamento globale è dell’ordine dei 100 miliardi di dollari l’anno. Nonostante l’aumento degli stanziamenti previsti dall’ultima COP siamo lontanissimi dal raggiungere quella soglia.

L’avvicinamento e l’ingresso nei BRICS dei principali produttori di petrolio e gas naturale come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti3 e Iran, rende la questione della transizione energetica un tema potenzialmente ancor più rilevante e l’alleanza un luogo di confronto, benché sia del tutto evidente come l’OPEC e l’OPEC allargato siano i reali centri decisionali, dove avvengono i confronti decisivi. Del resto la Russia a seconda delle politiche di taglio alla produzione diventa il primo produttore dell’Opec  allargato, superando l’Arabia Saudita4; per alimentare quella che è sempre di più una economia militarizzata, la Russia deve pompare al massimo la propria produzione, stringendo ancor di più i propri rapporti con India e Cina, ampliando la flotta fantasma con cui esporta gli idrocarburi.

Una cooperazione globale -va ribadito ancora una volta- è la condizione necessaria per affrontare realmente il riscaldamento globale, invertirne la tendenza e mitigarne le conseguenze, lo scenario globale offre la prevalenza della tendenza alla guerra, all’incremento delle spese militari, all’utilizzo dell’innovazione tecnologica in campo militare, alla subordinazione dei flussi di finanziamento; nel frattempo non decolla il progetto di un secondo gasdotto tra Russia e Cina5 necessario a compensare la riduzione delle esportazioni verso l’Europa. La questione energetica viene sempre di più giocata entro la trama dei conflitti e delle alleanze globali, del confronto strategico che non nel procedere effettivo ed efficace della transizione climatica.

Nell’articolo della scorsa settimana6 abbiamo evidenziato come lo sviluppo di grandi potenze sul piano delle nazioni e delle mega imprese multinazionali -in particolare quelle del digitale le Big Tech-  non ha ridotto i livelli di contraddizione del mercato globale, dell’economia globale capitalistica, nella quale tutti i paesi nessuno escluso, sono inseriti; semplicemente -si fa per dire- ha spostato verso l’alto il livello delle contraddizioni dei conflitti potenziali ed in atto, l’anarchia del mercato capitalistico (chiedendo scusa agli anarchici).

Siamo quindi in un contesto di crescita dei conflitti globali e regionali, di aumento delle diseguaglianze di incapacità di affrontare la crisi climatica, di aumento del livello di indebitamento globale, quindi ciò che appare è una sostanziale incapacità di affrontare la transizione a più livelli e dimensione che la formazione sociale globale sta attraversando; eppure proprio in queste settimane si intrecciano summit globali che mobilitano le rappresentanze di tutti o buona parte dei paesi del mondo. Oltre alla conferenza dei BRICS a Kazan, la cui rappresentanza è in crescita costante7, in questo giorni è in svolgimento il summit annuale di Fondo Monetario e Banca Mondiale8. Il 18-19 novembre si svolgerà a Rio de Janeiro l’incontro annuale del G209 sotto la presidenza brasiliana, mentre sono già in corso una serie di eventi preparatori e collegati. Nel merito delle sue conclusioni, nel suo intervento alla sessione sulla cooperazione fiscale internazionale, durante la riunione dei ministri delle Finanze e dei presidenti delle banche centrali del G20, il ministro delle finanze brasiliano Haddad ha commentato che il vertice segnerà l’inizio di un “nuovo dialogo globale sulla giustizia fiscale”. “Trovare modi efficaci per tassare i super-ricchi è una priorità per la presidenza brasiliana del G20.” È legittimo interrogarsi sull’efficacia di un tale dichiarazione, su quali impegni concreti ne possano conseguire. Certo a conclusione di questi eventi emergeranno tendenze, aggiustamenti di strategie e ridefinizione di rapporti di forza, che ci sforzeremo di analizzare seguendone l’evoluzione.

Tuttavia si sente la mancanza di un protagonista dei primi anni del secolo che fu il movimento dei social Forum che poneva i movimenti e i popoli, i processi di autodeterminazione al centro della trasformazione globale, contro l’allora trionfante globalizzazione neoliberista di cui oggi conosciamo la deflagrazione, la trasformazione in un regime di conflitto globale, caratterizzato da alleanze a geometria variabile. Quella rete di movimenti culturali, sociali e politici, che trovava il suo centro nel Brasile che avrebbe eletto Lula a suo presidente, si fondava sulla valorizzazione massima delle differenze, delle specificità nel contesto di processo globali, il nesso locale-globale, ormai banalizzato nel moltiplicarsi delle sue citazioni, in realtà l’articolazione dei processi di autodeterminazione a più livelli, attraversando regioni e continenti, di cui si aveva una percezione netta nel succedersi degli eventi mondiali da Porto Alegre a Mumbai, da Nairobi a Caracas, mentre in Europa si succedevano le edizioni del Social Forum Europe a Firenze, Parigi, Londra, Atene. Una catena di eventi, una rete complessa di relazioni dinamiche in grado quanto meno di produrre non solo e non tanto una condivisione di conoscenze a livello virtuale come oggi la rete permette di realizzare, ma incontri di persone, realtà associative e organizzative in carne ed ossa, con un grado di conoscenza reciproca e validità degli impegni presi in comune che altrimenti non si sarebbe data.

Ai summit già citati dobbiamo aggiungere la COP29 che si svolgerà a Baku -luogo che evoca immagini di pozzi petroliferi- nei giorni 11-22 novembre Difficilmente avremo in quel luogo manifestazioni importanti, certo c’è sempre il ruolo che associazioni, ONG, sindacati, amministrazioni locali potranno giocare, quanto meno nel portare istanze, riportare informazioni ed evidenziare contraddizioni.

Nel suo piccolo, visto nella dimensione globale, ma nella sua drammaticità, quanto è successo a Bologna ed in tutta la regione Emilia-Romagna, dimostra come il superamento di certe soglie di portata e frequenza degli eventi metereologici estremi , metta in crisi le forme che ha assunto l’antropizzazione dei territori, metta all’ordine del giorno la demolizione di quegli assetti territoriali, la necessità di abbandonare aree ricoperte da insediamenti residenziali, industriali, commerciali e logistici, da fitte reti di infrastrutture. Si rende necessaria da oggi, anzi da ieri, nel prossimo futuro, una gigantesca operazione di riconversione degli assetti territoriali, sociali economici e produttivi, che gli stolti o gli approfittatori pensano di risolvono nei termini della copertura assicurativa. Nel nostro paese il problema si pone peri complesso delle fragilità, della precarietà degli assetti idrogeologici, di contaminazione diffusa delle matrici ambientali e di pericolosità sismica.

La radicalità dei provvedimenti necessari a salvaguardare la vita e le condizioni minime di benessere delle persone, delle comunità e delle popolazioni a Bologna, come nel resto del nostro paese, sono una manifestazione locale di una dimensione globale. Una precarietà dal punto di vista climatica-ambientale che fa il paio con la precarietà degli assetti economici e sociali indotta dalla transizione tecnologico-digitale. Sarebbe il caso quindi tirare le somme di questo intreccio di processo di trasformazioni, di crisi radicali di forme di precarietà , tuttavia la traduzione in termini di coscienza collettiva di questa situazione è drammaticamente carente e si traduce in un ripiegamento su se stesse delle cosiddette opinioni pubbliche, delle espressioni politiche di molteplici strati delle popolazioni di tutti i paesi; dove pare esprimersi una sorta di polarizzazione negli schieramenti politici, appare fortemente caratterizzata e radicalizzata, violenta ed intransigente nelle sue espressioni, l’opinione, la manifestazione, lo schieramento più reazionario, variamente definito come populismo di destra; di contro non appare esprimersi un punto di vista opposta altrettanto radicale, nelle sue ragioni, nelle sue manifestazioni concrete e nella sua proiezione temporale di lungo periodo, contrapposto all’immediatezza elle soluzioni dello schieramento opposto.

Al termine di del succedersi di conferenze a livello globale forse è il caso di chiedersi se sia possibile in un tempo ragionevole farsi una idea condivisa del quadro delle forme governo -in senso lato come si usa dire di governance- che ne emerge, mentre si sviluppa il tragico contesto di cui sopra. Farsi una idea condivisa in una rete più ampia e diversificata possibile, premessa e condizione per confronto aperto e diretto, di presa di iniziativa che abbia l’ambizione di creare le occasioni concrete di questa condivisione e di questo confronto, senza pregiudicarlo con l’anteporre sistematico di pregiudiziali che vadano oltre l’affermazione e la difesa dei beni comuni dell’umanità, del diritto alla vita di ogni persona e di ogni forma di vita su pianeta.

Come nell’atto fondativo del movimento globale dei Social Forum, è necessario che dai quatrro angoli del mondo si prenda l’iniziativa. Se non ora quando?

Roberto Rosso

  1. http://brics2022.mfa.gov.cn/eng/hywj/ODMM/202205/t20220529_10694182.html []
  2. https://brics-russia2024.ru/en/news/the-environment-ministers-of-the-brics-countries-discussed-new-projects-in-the-field-of-ecology/   []
  3. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/arabia-saudita-ed-emirati-nei-brics-ma-a-due-velocita-187819  []
  4. https://www.milanofinanza.it/news/la-russia-soprassa-l-arabia-saudita-e-diventa-primo-produttore-di-petrolio-dell-opec-202307141547073231 []
  5. https://eurasianet.org/russia-china-gas-deal-appears-to-hit-the-skids https://www.voanews.com/a/putin-makes-renewed-push-for-gas-pipeline-deal-with-china-/7772134.html https://www.pipeline-journal.net/news/proposed-russian-pipeline-china-hits-roadblock-mongolia-excludes-it-national-plan  []
  6. https://transform-italia.it/conflitto-competizione-e-pianificazione-nella-transizione/ []
  7. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/cosa-sono-i-paesi-brics-e-perche-sono-importanti-187946  []
  8. https://meetings.imf.org/en/2024/Annual []
  9. https://www.g20.org/en/about-the-g20/summit-rio-2024 []
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