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Modello di sviluppo, difesa della salute ed economia circolare

di Roberto
Rosso

La risposta alla pandemia da Sars-Cov2 ha disegnato una mappa accurata delle strutture sanitarie del paese dei livelli di cura dal punto in cui la la pandemia è deflagrata in Val Seriana grazie ad un misto di incompetenza e incapacità di decidere, unite alla sudditanza verso le associazioni imprenditoriali dei governi regionali e nazionali, sino alla sua diffusione -diseguale-a a livello nazionale grazie alla mancanza di un piano di gestione di una emergenza epidemica, sanitaria degno di questo nome, comprese le risorse necessarie.

Le lotte contro gli episodi di inquinamento e devastazione ambientale ormai da decenni reclamano un sistema sanitario capillarmente diffuso, strutturato a più livelli, capace di prevenire e curare, di ricostruire la storia delle persone e delle comunità, di correlare la geografia della salute con la mappa sociale, economica e produttiva del paese. Come abbiamo già scritto a proposito dello sviluppo delle lotte, della coscienza e dell’organizzazione ambientale: “È stato un processo durato anni, talvolta decenni, diverso dalla reazione alle drammatiche carenze del sistema sanitario di prevenzione e cura della pandemia, che ha rivelato in poche settimane carenze che si erano accumulate nei decenni precedenti. Carenze erano già state evidenziate dalle lotte in difesa della salute contro i fenomeni di contaminazione delle matrici ambientali. La differenza è che gli effetti drammatici sulla salute da parte dei fenomeni di inquinamento si distribuiscono lungo il corso della vita delle persone, non sono evidenti e spesso esistono cause concorrenti e l’intreccio di diverse patologie.”

Ogni condizione sociale, in tutto il suo sviluppo, lascia la sua impronta sulle condizioni di salute delle persone, la mappa attuale delle condizioni di salute della popolazione, la mappa delle cui patologie mal curate corrisponde alla storia, alla geografia economia e sociale del paese.

Se dai disastri della pandemia -che oggi manifesta una nuova configurazione, in un crescendo di casi di contahio- esce la rivendicazione globale verso il sistema sanitario, decenni di lotte per la salute sui posti di lavoro e nei territori hanno insegnato che si è costretti a debordare dal recinto delle istituzioni sanitarie per andare alla radice dei rapporti sociali di produzione.

L’economia circolare, orizzonte utopico necessario

L’origine della pandemia da Sars-Cov-2 a sua volta identificato in un fenomeno di zoonosi, di trasmissione di agenti patogeni dal mondo animale all’uomo, effetto della distruzione degli ecosistemi, rimanda lla circolarità negativa del modello di sviluppo globale che corre ormai sull’onda dei cambiamenti climatici, del riscaldamento globale.

A questa circolarità negativa nasce come risposta quella della circolarità positiva che dovrebbe metter fine alla rottura dei cicli naturali, il progetto -per ora – di una capacità di far vivere i rapporti sociali di produzione in simbiosi con i cicli naturali. Purtroppo la situazione reale non sembra evolvere verso quell’orizzonte utopico necessario, in termini di emissioni, devastazione degli ecosistemi e cancellazione della biodiversità. La salute globale delle popolazioni ne è ulteriormente peggiorata, sempre più ammassate nelle periferie delle megalopoli, impiegate nelle filiere del lavoro precario, dove le già precarie condizioni di salute precipitano sotto i colpi della pandemia. Nelle statistiche della Banca mondiale invece si registra una riduzione della povertà per qualche dollaro in più guadagnato in quelle condizioni miserabili, almeno sino all’arrivo della pandemia. Analogamente l’accesso alle cure, cresce statisticamente rispettando le diseguaglianze che una lettura attenta delle cronache della pandemia rivela ed anche il “Primary Health Care on the Road to Universal Health Coverage. 2019 Global monitoring report. Conference edition” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità1 leggiamo “Nella sua lunga esperienza di clinico ed epidemiologo in Australia, negli Usa e in Inghilterra, Michael Marmot ha studiato diverse popolazioni, dai giapponesi emigrati nelle Hawaii e in California, agli statali inglesi e ha evidenziato come la deprivazione e il livello socio-economico sono causa di malattia, allo stesso modo del fumo di sigarette, della pressione arteriosa e della colesterolemia. Sono, infatti, le persone socialmente più disagiate, con una scolarità più bassa e minore controllo sulla propria esistenza, quelle che si ammalano di più, poiché le condizioni di povertà e lo svantaggio sociale sono associate a una maggiore frequenza di fattori di rischio individuali, a stili di vita non salutari e ad ambienti di vita più degradati.”

La svolta Green dell’Europa

I finanziamenti previsti dal ‘Next Generation EU’ prevedono una quota importante alla promozione degli investimenti ‘Green’, in coerenza con le previsioni, le pianificazioni e le decisioni che l’hanno preceduto. L’11marzo 2020 la Commissione Europea aveva già emesso la ‘Comunicazione Della Commissione Al Parlamento Europeo, Al Consiglio, Al Comitato Economico E Sociale Europeo E Al Comitato Delle Regioni Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare Per un’Europa più pulita e più competitiva’2.

Questa comunicazione è parte della Nuova Strategia Industriale Europea3.

Lo stesso obiettivo viene declinato facendo riferimento alla ‘sostenibilità’4.

Nella comunicazione della Commissione del 14 gennaio 2020 intitolata ‘Sustainable Europe Investment Plan – European Green Deal Investment Plan’ si legge come tutti i diversi programmi devono convergere verso l’obiettivo della sostenibilità e di una sorta di transizione ecologica: il Fondo di coesione, il Fondo per lo sviluppo regionale, la Politica Agricola, Horizon Europe, il programma LIFE, il Connecting Europe Facility e il Fondo Sociale Europeo.

Tornando al nostro paese, alla luce di quanto abbiamo osservato nell’articolo “Il modello di sviluppo del bel paese” non si vede all’orizzonte una strategia organica di transizione ‘verde’ della nostra economia, della sua formazione sociale in ogni suo aspetto. La stessa strategia europea verso una ‘transizione verde’ all’insegna della sostenibilità è a sua volta tutta da analizzare per comprenderne l’efficacia e la coerenza, l’adeguatezza tra mezzi e fini nel contesto dell’economia mondiale e del suo fondamento neo-liberista.

Basta un tema per tutti ed è quello dei trasporti, inestricabilmente legato a quello degli assetti territoriali ed urbani. È venuto drammaticamente all’ordine del giorno con il problema dell’affollamento, degli assembramenti su treni e trasporti urbani a fronte di necessità di distanziamento nel pieno sviluppo della seconda ondata della pandemia Covid-19.

Un sistema di trasporti -articolato, per percorsi, orari e frequenze, dimensioni dei mezzi di trasporto e loro livello di inquinamento, ridondante in termini personale e mezzi per far fronte alle emergenze ed alla variabilità della domanda- è la base necessaria di ogni progetto di transizione ecologica, di riduzione delle emissioni clima-alternati e della contaminazione delle matrici ambientali (aria, acqua e suolo). È una necessità acclarata ormai da decenni, crescente col passare del tempo e si è rivelata una mancanza fatale nella gestione della pandemia, le cui conseguenze si rovesciano sull’organizzazione delle scuole e luoghi di lavori che produce flussi concentrati di persone nel tempo e nei luoghi.

Su questo punto vale la pena fare un inciso. Lo sviluppo dei veicoli elettrici che nel prossimo perido rivoluzionerà tutto il sistema di trasporto su strada mette ancora una volta al centro il trasporto individuale, privato. Si infittiscono le sperimentazioni sull’auto a guida automatica, non c’è traccia di un analogo sforzo in termini di ricerca e di investimenti per lo sviluppo di quel sistema di trasporto pubblico e condiviso – quel sistema articolato e stratificato cui abbiamo accennato- che lo sviluppo delle reti digitali della acquisizione e scambio di informazioni in temo reale permetterebbe di strutturare. Con un innalzamento delle prestazioni, riduzione dei costi e dei livelli di inquinamento. Su questo varrebbe la pena spingere per uno sviluppo di prototipi e tecnologie

Le emergenze da pandemia segnalano le le fratture le mancanze abissali della nostra organizzazione economica e sociale. La relazione, trasformata in contraddizione, tra salute e lavoro, tra ambiente e lavoro, su cui da decenni sono cresciute lotte e saperi condivisi, è esplosa con la pandemia.

Il sistema produttivo italiano a sua volta non è attrezzato per fornire i prodotti necessari a quella che chiamiamo sinteticamente transizione energetica ed ecologica, dai mezzi di trasporto, ai materiali per l’edilizia, ai pannelli fotovoltaici, con un andamento schizofrenico delle facilitazioni offerte dlle leggi che prima favoriscono lo sviluppo. Ad esempio dei fotovoltaico- e poi lo strozzano.

Manca una logica di sistema, una logica di circolarità e connessione trai diversi comparti dell’economia, una reale pianificazione strategica.

Siamo ancora una volta a dire che sistemi urbani e territoriali nelle loro diverse componenti residenziali, commerciali e produttive, di trasporto merci e mobilità delle persone, di connessione digitale, a partire dalle caratteristiche della storia secolare e del modello di sviluppo degli ultimi decenni, rispettando e ricostruendo gli equilibri idro-geologici ed ambientali sono il cuore di ogni possibile traiettoria di sviluppo che abbia un futuro nel contesto dei cambiamenti climatici, sono la base per ristabilire condizioni di eguaglianza sociale, sono la condizione perla costruzione di assetti sociali destinati a durare.

Costituiscono il contesto in cui si possa garantire il diritto alla salute per tutti i cittadini, per ogni comunità e territorio. La retorica dell’economia circolare deve smettere di essere tale, per trasformarsi in pratiche, in una capacità d progettare un sistema sociale complesso la cui realizzazione non può che essere basata sulla partecipazione di tutti i soggetti sociali.

Le statistiche e le previsioni sul PIL in conseguenza del dilagare della pandemia in tutti paesi, nulla ci dicono sulla reale trasformazione delle economie e delle società che pure il quadro rivelato dalla pandemia richiede.

I diritti fondamentali alla salute, all’abitare nella sua accezione più larga, alla mobilità, all’informazione all’accesso ad ogni forma di conoscenza, alla connessione come strumento necessario di relazione sociale e supporto ad ogni altra forma di diritto, al lavoro ed al reddito sono l’espressione soggettiva della grande trasformazione che lotte sociali rivendicano da sempre aggiornata alla forma attuale dei rapporti sociali di produzione.

Gli ultimi due termini lavoro e reddito sono tra loro ovviamente inestricabilmente correlati, la cui qualità e quantità sono del tutto determinati dla modello di sviluppo attuale con il lavoro come ricatto, in forme che smettono di rinnovarsi ed il reddito come indice delle diseguaglianze crescenti. Sul lavoro pubblico in particolare nei settori che garantiscono diritti e bisogni essenziali della popolazione molto è stato detto e si sta dicendo in altri articoli di questo organo di informazione e confronto.

Del reddito è presto detto, la sua garanzia è strumento necessario partendo dalla condizione di precarietà e povertà crescenti e nell’attraversamento di trasformazioni sociali che cambiano la composizione di classe, l’organizzazione del lavoro.

È il quadro complessivo dell’economia, la matrice che la descrive che deve essere trasformata, dove la riduzione dell’orario di lavoro e il controllo sulla suaditribuzione negli intervalli di tempo, dalla settimana al mese, all’anno è uno dei punti di applicazione sociale per un conflitto sociale che voglie determinare il verso della trasformazione sociale.

Questo ovviamente è il punto la possibilità di costruire conflitto sociale, obiettivi e piattaforme e pratiche generali e diffuse verso quella che stiamo chiamando ‘società della cura’5 nel suo senso più generale, concreto ed assieme onnicomprensivo.

  1. https://www.epicentro.iss.it/globale/documentazione-mondo)) e come si legge nel breve commento “Dal documento emerge che, nonostante l’accesso ai servizi sanitari di base sia migliorato in tutte le Regioni e per tutte le fasce di reddito (in particolare nei Paesi a basso reddito), il ritmo con cui si progredisce sta rallentando e le nazioni più povere risultano ancora indietro. Sempre più persone infatti si trovano ad affrontare importanti difficoltà finanziarie per poter pagare i servizi sanitari essenziali.”

    Sullo stesso sito dell’ISS, nel commento della presentazione dell’edizione italiana del libro di Michael Marmot (“La salute disuguale: la sfida di un mondo ingiusto” – Il Pensiero Scientifico Editore 2016)(( https://www.epicentro.iss.it/politiche_sanitarie/MarmotIss2016[]

  2. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?qid=1583933814386&uri=COM:2020:98:FIN[]
  3. https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/europe-fit-digital-age/european-industrial-strategy_en)) che lega la competitività sul piano globale alla transizione verde e digitale, termini che risuonano come un mantra in ogni documento europeo e nazionale. Il contesto generale è quello del Green Deal Europeo((https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal_it[]
  4. https://ec.europa.eu/growth/industry/sustainability_en[]
  5. https://comune-info.net/la-societa-della-cura-fuori-dal-profitto/[]
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