Democrazia proletaria fu la più eretica delle formazioni politiche della nuova sinistra nate negli anni Settanta. La sua originalità si desume sin dal soprannome che ne diede il leader Mario Capanna: l’agile mangusta che doveva muoversi con sveltezza per colpire il cobra della Democrazia Cristiana e del padronato, uno strumento leggero e coerente più efficace del pesante e immobile pachiderma del Partito Comunista Italiano.
A trent’anni dallo scioglimento, questa storia di quello che si autodefiniva «Il piccolo partito dalle grandi ragioni», scritta dalla visuale privilegiata di Alfio Nicotra che fu membro della direzione del partito, scava soprattutto nelle proposte di legge e negli atti parlamentari del periodo di massima attività istituzionale (dal 1983 al 1987) in cui poté contare su sette deputati.
Il libro ci riporta dentro una legislatura carica di eventi importanti per la storia del paese: dal primo governo a guida socialista di Craxi alla morte di Enrico Berlinguer; dalla lotta contro il dispiegamento dei missili nucleari a Comiso all’accordo tra Reagan e Gorbačëv; dalla crisi di Sigonella alla sconfitta operaia sul referendum sulla scala mobile. Una fase di profonda trasformazione politica e sociale in cui si possono leggere i segni della frana che porterà negli anni Novanta alla scomparsa di tutti i partiti della Prima repubblica.
Nelle parole dell’autore, il libro rappresenta anche un tentativo di riscatto per la generazione degli anni Ottanta: «Gli anni Ottanta, spesso ingiustamente liquidati come il periodo della restaurazione, furono invece ricchissimi di processi di resistenza sociale e videro l’emergere di un nuovo impegno politico sui grandi temi della pace, dell’ambiente e del femminismo. C’è una generazione non raccontata o, se vogliamo, derubricata ad aspetto marginale in un’epoca segnata dal thatcherismo, dal reaganismo e, in Italia, dal decisionismo craxiano».
L’agile mangusta. Democrazia proletaria e gli anni Ottanta
Di Alfio Nicotra
Pag: 320
16,00 euro