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La transizione senza fine verso un’ingiustizia globale

di Roberto
Rosso

Se prendiamo in considerazione la messa a disposizione dei vaccini ai paesi più poveri, il sostegno finanziario necessario ad affrontare gli effetti del cambiamento climatico, le risorse necessarie per raggiungere i cosiddetti Sustainable Development Goals, SDGs1 ovvero Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (obiettivi del millennio), ci troviamo di fronte ad un elenco di promesse non mantenute, di obiettivi mai presi realmente in considerazione. Secondo il Segretario Generale dell’ONU António Guterres il percorso verso gli obiettivi del millennio è destinato a naufragare2. Prima dello scoppio della pandemia si stimava fossero necessari 2.500 miliardi di dollari per i cosiddetti ‘paesi in via di sviluppo’ -quelli che oggi definiamo sud globale- di questi 1.300 per la sola Africa. Secondo le Nazioni Unite il raggiungimento degli obietti richiede globalmente dai 3 ai 5mila miliardi dollari. L’ African Development Bank stima che i paesi africani ogni anno subiscano danni per il cambiamento climatico tra i 7 e 15 miliardi di dollari, destinati a posizionarsi nel 2041 tra i 45 e i 50 miliardi. Per rimediare e contrastare gli effetti degli eventi estremi prodotti dal cambiamento climatico -ed effettuare la transizione energetica- si valuta siano necessari 2.700 miliardi di dollari.

In buona sostanza il cambiamento climatico rende sempre più arduo e costoso il raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2030 in termini di riduzione della povertà e garanzie complessive di qualità della vita.

Nel frattempo ad aggravare la situazione contribuisce il cambiamento nella struttura del debito. I debiti dei paesi africani contratti con accordi bilaterali sono passati dal 52% nel 2000 al 25 di oggi, mentre quelli derivanti da accordi commerciali sono passati dal 17 al 43%, cosa che rende comunque assai più arduo qualunque progetto di contenimento e governo del debito e dell’onere degli interessi. I cosiddetti Diritti Speciali di prelievo emessi dal Fondo Monetario potrebbero essere uno strumento utile allo scopo, tuttavia dei 650 miliardi di dollari emessi dal FMI nel 2021  ne sono stati destinati all’Africa solo 33 vale a dire il 5%3. Nel frattempo dobbiamo capire che i fondi pensione e gli investitori istituzionali gestiscono globalmente un capitale finanziario di 145.000 miliardi di dollari.

Dal 4 al 6 settembre si è svolto a Nairobi l’African Climate Summit4. Il continente africano è responsabile attualmente del 4% delle emissioni globali, mentre oltre 600 milioni di abitanti non hanno accesso all’’elettricità. Si stima che il continente disponga del 40% delle risorse energetiche rinnovabili, solo 60 miliardi di dollari negli ultimi dieci anni sono stati investiti in Africa su 3.000 miliardi globalmente  investiti negli ultimi 10 anni nelle fonti rinnovabili; come sottolinea la dichiarazione finale del summit5. Se il continente africano ha straordinarie potenzialità di utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili, contemporaneamente alcuni paesi sono gran produttori di gas e petrolio. Ed a questo affidano necessariamente le proprie prospettive di sviluppo, fatto salvo il ruolo nel loro sfruttamento delle multinazionali dell’energia.

Questi dati sul continente africano relativo alle potenzialità dell’Africa nella transizione energetica, confrontati con gli investimenti reali in questa transizione e nella più generale transizione riconversione necessari per i gli ‘obiettivi del millennio’, assieme ai danni che il riscaldamento globale già provoca, sono significativi rispetto alla situazione globale. Tutte le geometrie variabili e le configurazioni geopolitiche, i cambiamenti di regime devono passare per la porta stretta determinata dalla crisi climatica e dalla finanziarizzazione dell’economia, dagli investimenti crescenti nel campo bellico e della sicurezza, entro cui si fa strada l’innovazione tecnologica, senza peraltro cambiare la direzione degli eventi.

Le condizioni e le prospettive di vita di centinaia di milioni di persone -per rimanere al continente africano- sono determinate da questi processi convergenti, la rivolta contro e la demolizione delle ultime vestigia del neo-colonialismo, lo scontro tra le grandi potenze attuali, il confronto per allargare la propria sfera di influenza non può che confrontarsi con una transizione in corso che è destinata ad assumere caratteri sempre più drammatici. Sempre nello stesso continente incremento demografico, processo di urbanizzazione, rottura degli ecosistemi e dei processi di riproduzione di intere aree regionali che mettono a rischio le stesse possibilità di sopravvivenza, disegnano scenari che non possono essere affrontati con le logiche tradizionali. La tempesta o meglio l’uragano6 Daniel che ha colpito la Libia orientale ha provocato almeno 6.000 morti e altre migliaia di dispersi; nella Libia divisa colonne di soccorso si stanno dirigendo da Tripoli verso Derna.

Indubbiamente la capacità di produrre scenari con l’ausilio degli algoritmi dell’Intelligenza Artificiale, alimentati da una mole di dati senza precedenti, sostenuti da una potenza di calcolo anch’essa senza precedenti, ci viene in soccorso proprio per disegnare questo futuro distopico alimentato dalle tendenze oggi dominanti. La concentrazione delle risorse nella produzione delle nuove forme di I.A. in grado di produrre i propri enunciati, elaborando le conoscenze accumulate nei depositi della rete, non produce quel tipo di innovazione localizzata, diffusa e condivisa necessaria ad affrontare le nuove condizioni in cui le popolazioni devono riprodursi, realizzando un nesso nuovo tra processi globali e condizioni, soluzioni locali.  L’innalzamento dei prezzi dei prodotti alimentari dovuti alla riduzione dei rifornimenti dovuti alla guerra russo-ucraina, ha colpito duramente molte popolazioni, ma contemporaneamente ha messo in risalto il ruolo di soluzioni innovative in campo agricolo7

Il nesso cambiamento climatico e innovazione tecnologica è sempre più stretto, la transizione energetica ed ecologica, sino all’obiettivo dello zero emissioni, si presenta come un orizzonte non condiviso; la rincorsa verso nuove soluzioni tecnologiche non vede una equa ripartizione delle risorse, delle opportunità delle soluzioni ed in questo contribuisce ad incrementare le diseguaglianze a livello globale. Il modo con cui è stata affrontata la pandemia illustra in modo esemplare questa frattura8. Non a caso la questione è stata sollevata durante il ‘Summit for a New Global Financing Pact’ di Parigi9 nel giugno di quest’anno.

Lo scorso giugno, alla cerimonia di chiusura del Summit for a New Global Financing Pact a Parigi, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha introdotto un argomento che, a prima vista, aveva poco a che fare con la finanza internazionale. Nel confronto con dozzine di leader globali, ha sollevato la questione dei vaccini COVID-19. Nel 2021, quando sono stati lanciati i primi vaccini COVID-19, i sudafricani “si sentivano come mendicanti quando si trattava di disponibilità del vaccino”, ha detto Ramaphosa. “I paesi dell’emisfero settentrionale … li stavano monopolizzando e non volevano rilasciarli nel momento in cui ne avevamo più bisogno. Questo”, ha continuato, “ha generato e approfondito delusione e risentimento da parte nostra, perché sentivamo che la vita nell’emisfero settentrionale è molto più importante della vita nel Sud del mondo”.

La pandemia è nata e si è sviluppata nel cuore delle contraddizioni della formazione sociale in cui viviamo, le analisi sulle modalità con cui il virus si è trasferito sull’uomo, non fanno altro, nelle diverse ipotesi, che mostrare e dimostrare la rottura di tutti gli equilibri, le dinamiche ecologiche, che hanno regolato il rapporto tra gli esseri umani, le comunità umane e l’ambiente in cui esse si riproducono, in tutta la loro complessità.

Il sostanziale fallimento del programma Covax, come illustrato nell’articolo citato, illustra a sua volta lo iato esistente tra progetti e dichiarazioni miranti ad abbattere le diverse forme di diseguaglianza e la loro effettiva attuazione; a maggio 2021 il 35% dei cittadini USA erano stati vaccinati contro lo 0,3% in Africa. La produzione dei vaccini è stato un evento, un processo di grande rilievo per comprendere le modalità con si realizza l’innovazione tecnologica, il ruolo del finanziamento pubblico, l’appropriazione privata delle conoscenze e dei profitti nei paesi che posseggono le risorse finanziarie e tecnologiche ed a scendere l’emarginazione dei paesi in basso nella scala della ricchezza e dello sviluppo.

La sperequazione nelle risorse impiegate per risollevarsi dal crollo dell’economia globale prodotto dalla pandemia –In media, i paesi del G-20 hanno impegnato il 20% del PIL in queste priorità. Ma i paesi a basso reddito sono stati in grado di impegnare solo il tre per cento. Per finanziare i servizi essenziali nel 2020, i paesi a basso reddito hanno preso in prestito miliardi di dollari per mantenere le luci accese mentre i loro bisogni urgenti facevano che crescere – illustra a sua volta, in un arco temporale concentrato, ciò che accade ed è destinato ad accadere con gli effetti catastrofici immediati e di medio periodo del riscaldamento globale.

Possiamo definire i fenomeni ed i processi evidenziati nei paragrafi precedenti come parte di una fase di transizione globale, i cui caratteri si stanno evidenziando, ma i cui esiti sono in buona sostanza imprevedibili; o meglio, se è sempre più probabile che gli obiettivi della conferenza di Parigi sul clima del 2015 non saranno raggiunti, viste le strategie e le politiche messe in atto, i passaggi concreti che ci porteranno a questo futuro prossimo sono in buona sostanza imprevedibili; questa imprevedibilità, la gravità degli eventi metereologici, la rottura improvvia di configurazioni climatiche stabili da milllenni si affianca al procedere progressivo di altri fenomeni, come lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte e lo postamento delle aree di popolamento di molteplici specie vegetali ed animali, di interi habitat.

Come dicevamo in un articolo precedente10Ciò che è certo è che nessuno soggetto -comunque definito- detiene una quota di potere e di risorse tale da permettere di governare, di ridurre questa complessità. A fronte della crisi climatica, che mostra di progredire sempre più velocemente -man mano che si aggiungono informazioni e si potenziamo gli strumenti di analisi- le ultime due COP hanno mostrato l’incapacità di realizzare una azione globale coordinata, in grado di darsi tempi certi per raggiugere Net Zero la riduzione approssimativamente a zero delle emissioni di gas climalteranti, prodotte dall’uso dei combustibili fossili e dalla distruzione dei sistemi ecologici; le principali regioni e nazioni del globo procedono ognuna con una propria tabella di marcia, e complessivamente sforano di decenni l’obiettivo. Questa condizione rende del tutto precario qualsiasi equilibrio che si cerchi di stabilire a livello globale, attraverso alleanze a geometria variabile, di cui i Brics ed il loro allargamento costituiscono l’ultima innovazione.

L’attenzione allo sviluppo delle tecnologie che vanno sotto l’etichetta di Intelligenza Artificiale si va facendo spasmodica, già si vedono gli effetti in diversi settori della produzione dei servizi, si parla a livello globale della sostituzione di funzioni lavorative che riguarderebbero almeno 300 milioni di lavoratori in Europa e negli USA, ossia nei paesi più avanzati, come sottolinea Lucio Pascarelli nel primo workshop sull’I.A. organizzato il 7 settembre11 nel quale sono state esposte ed analizzate in maniera divulgativa le tecnologie che vanno sotto la definizione di Intelligenza Artificiale. Una analisi tutta interna al modo di produzione, che arriva a porsi il problema del nesso e delle differenze tra Intelligenza Artificiale e Intelligenza Umana, coscienza di sé.

La riflessione che si impone, stretti nella dialettica tra crisi climatica ed ecologica da un lato ed innovazione tecnologica (trainata dal digitale in generale e dall’I.A. in particolare), è sulla dialettica tra naturale ed artificiale, sulla valenza ontologica dei due termini, compresa anche ne quadro di un processo di artificializzazione, per cui sempre più la riproduzione delle vita passa per nessi artificiali introdotti nei suoi processi, processi che si fratturano, si frammentano nella crisi ecologica.

Sulla questo, sulla ‘natura’ della natura, ha riflettuto Jason Moore il cui pensiero è rievocato nell’articolo di Alice del Gobbo12 a commento della riedizione del volume Ecologia-mondo e crisi del capitalismo. La fine della natura a buon mercato di Jason W. Moore (a cura di Gennaro Avallone) nelle edizioni Ombre corte.

Citiamo alcuni passaggi.

La Prefazione è lo spazio in cui si introducono i nodi concettuali generali dell’ecologia mondo, ossia l’assunto per cui la Natura, lungi dall’essere ciò che maggiormente può essere dato per scontato, è un progetto di classe, lo strumento attraverso cui, per riprendere il titolo di questa sezione, “la classe dominante governa” (p. 25). L’incipit recita: “Questo non è un libro sulla Natura. È un libro sul capitalismo”. Non si tratta di un superficiale posizionamento rispetto ai temi trattati: è piuttosto una dichiarazione di intenti teorica molto netta, che racchiude implicitamente la svolta concettuale di Moore all’interno dell’eco-marxismo: l’idea che non esiste Natura se non nel capitalismo, donde l’impossibilità di parlare di Natura al di fuori di un ragionamento a proposito di questo sistema. In altre parole, come dice Moore stesso altrove, “il capitalismo non ha un regime ecologico, il capitalismo è un regime ecologico” (p. 49). Questo modo di intendere la relazione tra il capitalismo in quanto insieme di relazioni sociali di ri/produzione e la natura in quanto materia viva del lavoro e del valore al suo interno è ciò che probabilmente distingue in maniera più netta l’opera di Moore.
(…)

Visto così, il capitalismo “fa”, costruisce, delle specifiche ecologie che sono funzionali ai suoi obiettivi di accumulazione, ma è anche vero il contrario: le nature non umane, le condizioni climatiche, la distribuzione geografica delle risorse ne permette, o ostacola, l’espansione.
(…)

Moore suggerisce infatti che, a partire dalla cosiddetta “scoperta dell’America” e con l’avvio del grande progetto coloniale che vedrà la borghesia europea protagonista di articolati processi di terraformazione su scala globale, il concetto di Natura diventa fondamentale per sostenere i processi di accumulazione capitalista.

(…)

Tuttavia, Moore nota come a partire dalla crisi del 2008 (e potremmo dire ancora oggi), i prezzi del cibo siano tendenzialmente in aumento e allo stesso tempo le innovazioni tecnologiche – si pensi alle biotecnologie, ma anche alla digitalizzazione in campo agricolo, o a sperimentazioni alimentari come le proteine post-animali – non sembrano essere capaci di produrre nuovo surplus ecologico, ossia cibo a buon mercato. Al contempo, le frontiere si “chiudono” sempre di più, secondo Moore, dal momento che restano sempre meno pezzi di mondo e di vita al di fuori dalle relazioni di valore capitaliste e per questo motivo appropriabili.

Queste brevi citazioni, oltre a ribadire l’invito a leggere la recensione di Alice del Gobbo ed il libro di Jason Moore, ci suggeriscono come approcciare -in termini pratici e analitici, socialmente efficaci, verrebbe da dire- il tema dell’innovazione tecnologica nel contesto della crisi climatica, nell’intreccio delle crisi globali. Noi osserviamo la natura -quella esterna e quella interna che ci compone – attraverso/dall’interno del nostro essere sociale, essere società, operando costantemente distinzioni e ricongiunzioni; la crisi climatica è il limite estremo della terra formazione sociale operata dalla società dell’uomo nella sua evoluzione. L’intelligenza artificiale costituisce un limite estremo –per ora– della artificializzazione delle funzioni, delle facoltà, delle relazioni individuali e sociali dell’essere umano con sé stesso -in quanto capacità riflessiva ed autoriflessiva- e con il proprio ambiente.

Questo processo di artificializzazione riguarda tutti i processi naturali ed i caratteri umani, sembra essere la continuazione del processo di ominazione13, mentre appare come una crescita di complessità dei rapporti sociali del processo d riproduzione, esso in realtà si presenta come un processo di riduzione della complessità della rete della vita di cui l’umanità fa parte. La creazione di capacità algoritmica di elaborare informazione, linguaggio/linguaggi e conoscenza si traduce in uno strumento di dominio entro gli attuali rapporti sociali, di discriminazione delle possibilità di sopravvivenza e sviluppo umano tra diverse classi e settori della formazione sociale globale; lo strumento per una selezione neodarwiniana rispetto alla possibilità di mera sopravvivenza e di qualità della vita.

La transizione infinita a cui la trasformazione capitalistica ci ha abituato, entro un illusorio orizzonte di progresso infinito, mostra il suo orizzonte reale, gli stretti passaggi verso cui converge.

Abbiamo bisogno che si metta al lavoro una rete di saperi, culture e conflitti, forme di vita, producendo una ‘politica mondo’   entro la crisi profonda dell’ecologia mondo.

Roberto Rosso

  1. https://sdgs.un.org/goals  https://www.undp.org/sustainable-development-goals []
  2. https://www.washingtonpost.com/business/2023/06/22/attention-macron-the-world-s-financial-architecture-is-failing-africa/88b91198-10c3-11ee-8d22-5f65b2e2f6ad_story.html []
  3.   La Banca Africana di Sviluppo e la Banca Interamericana di Sviluppo hanno messo a punto una soluzione per i paesi sviluppati per fornire prestiti DSP a lungo termine alle banche multilaterali di sviluppo (MDB) sotto forma di capitale ibrido, combinato con un accordo di sostegno alla liquidità -Liquidity Support Agreement. Ciò consentirà alle MDB di sfruttare i DSP di 3-4 volte per soddisfare le maggiori esigenze di finanziamento. La soluzione ha ora soddisfatto i requisiti del FMI Reserve Asset Status in termini di affidabilità creditizia e liquidità. Ciò dovrebbe essere attuato rapidamente.[]
  4. https://www.theguardian.com/environment/2023/sep/04/africa-leaders-climate-crisis-plans-nairobi-summit-opens https://www.theguardian.com/global-development/2023/sep/12/africa-is-talking-but-is-anyone-listening-analysing-the-africa-climate-summit []
  5. https://www.documentcloud.org/documents/23939960-the-african-leaders-nairobi-declaration-on-climate-change-and-call-to-action []
  6. mediterranean hurricane – medicane https://www.space.com/medicane-daniel-above-sahara-libya-satellite-photos []
  7. https://www.theguardian.com/global-development/2023/sep/06/from-desperation-to-innovation-africans-on-the-ground-tell-their-stories-as-climate-summit-leaders-meet   – The UN World Food Programme’s monthly market monitor for Uganda indicates that, for major food items such as maize flour, prices are far higher than at the same time last year. For instance, the average price for beans in July is 45% greater than July 2022.

    “Sometimes the neighbors have nothing to eat, and we must share the little we have,” says Nantongo, as she dips a piece of cassava into silver-fish stew and gives it to a child who has wandered into the house with her two-year-old daughter.[]

  8. https://www.foreignaffairs.com/africa/roots-global-souths-new-resentment []
  9. https://nouveaupactefinancier.org/en.php    []
  10. https://transform-italia.it/la-storia-la-cronaca-lincrocio-delle-crisi-globali/   []
  11. https://www.other-news.info/italia/workshop-7-settembre/    []
  12. https://www.leparoleelecose.it/?p=47579&fbclid=IwAR0D1bK9HjL5fOtKRgEfDo97JwgJ9pzYnNcZbgRRNJ82Tl1L4pn2xCa3c9o   []
  13. https://www.treccani.it/vocabolario/ominazione/ []
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