Oppenheimer il film più visto, più atteso e discusso, ha riempito le sale anche di adolescenti, con quale motivazione questi ultimi? Forse la curiosità, l’attrazione per la ‘bomba’, certo hanno avuto modo di conoscere le origini dell’epoca in cui stiamo vivendo, la nascita della Big Science legata alla guerra, origine e ponte fra due epoche, come illustra la discussione sul perché siano state sganciate le due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki il 6 ed il 9 agosto: se per evitare un ulteriore bagno di sangue per la conquista del Giappone o se invece l’obiettivo fosse intimidire l’Unione Sovietica, in parallelo alla caccia al comunista che dilagava in patria.
La guerra, la tecnologia, gli equilibri globali, una combinazione di fattori che rimanda immediatamente alla situazione attuale, all’incrocio tra diversi processi di crisi, di rottura degli equilibri, di trasformazioni radicali, benché da allora il contesto globale, i processi a cui si fa riferimento siano cambiati in maniera radicale, a partire dalla grande cesura che sommariamente definiamo come passaggio dal modo di produzione fordista a quello post-fordista.
L’innovazione tecnologica, attraverso accelerazioni successive, è definita dai passaggi del digitale la cui frontiera è costituita oggi da ciò definiamo genericamente Intelligenza Artificiale (I.A.), che viene ad operare su una rete pervasiva di raccolta, produzione e gestione di dati ed informazioni: un processo evolutivo che per analogia ricorda -nel processo evolutivo delle forme di vita- il diffondersi e specializzarsi del sistema nervoso assieme al prodursi di un suo centro di raccolta, coordinamento, elaborazione e comando in un organo centrale, il cervello.
Il digitale è uno dei due terribili gemelli che definiscono la nostra epoca assieme alla transizione indotta dalla necessità di contrastare il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici conseguenti; se il primo costituisce il fondamentale processo interno di trasformazione della formazione sociale globale, il secondo è il contesto, il contenitore, l’orizzonte della sua evoluzione; assieme strutturano e destrutturano, selezionano ciò che è destinato a sopravvivere e in quale forma nelle realtà sociali e nei sistemi ecologici.
Il nesso tra i due processi è strettissimo, per affrontare il cambiamento climatico si cerca di utilizzare la metodologia del ‘digital twin’ della simulazione digitale del processo che si intende analizzare, conoscere e governare, in questo caso si lavora a ricreare un gemello digitale del sistema climatico, il più accurato possibile, ai diversi livelli da locale al globale; ne è un esempio l’iniziativa della Commissione Europea Destination Earth (DestinE)1
Nella morsa dei due terribili gemelli si svolge il tutto, si sviluppa l’intreccio delle crisi globali, che è stato battezzato come policrisi, la guerra nelle sue più diverse forme (ibrida, asimmetrica, convenzionale, non convenzionale, …) le crisi economiche e finanziarie, il mutamento degli equilibri geostrategici. In quadro così mobile e contraddittorio è difficile sfuggire alla tentazione di trovare una chiave interpretativa che spieghi il tutto, che riduca la complessità del reale, ne renda prevedibile l’evoluzione e soprattutto sia in grado di attribuire responsabilità e discriminare per così dire tra buoni e cattivi. In realtà è relativamente facile definire chi siano le vittime.
Ciò che è certo è che nessuno soggetto -comunque definito- detiene una quota di potere e di risorse tale da permettere di governare, di ridurre questa complessità. A fronte della crisi climatica, che mostra di progredire sempre più velocemente -man mano che si aggiungono informazioni e si potenziamo gli strumenti di analisi- le ultime due COP hanno mostrato l’incapacità di realizzare una azione globale coordinata, in grado di darsi tempi certi per raggiugere Net Zero la riduzione approssimativamente a zero delle emissioni di gas climalteranti, prodotte dall’uso dei combustibili fossili e dalla distruzione dei sistemi ecologici; le principali regioni e nazioni del globo procedono ognuna con una propria tabella di marcia, e complessivamente sforano di decenni l’obiettivo. Questa condizione rende del tutto precario qualsiasi equilibrio che si cerchi di stabilire a livello globale, attraverso alleanze a geometria variabile, di cui i Brics ed il loro allargamento costituiscono l’ultima innovazione. La transizione climatica di per sé determina-in assenza di un coordinamento globale- una competizione sulle risorse necessarie ad affrontarla in termini di tecnologie e materie prime, da quelle energetiche a quelle necessarie ad alimentare i nuovi apparati tecnologici. Lo sviluppo di nuove tecnologie, come l’evoluzione di qualsiasi forma di conoscenza, è favorito dalle pratiche di condivisione e di cooperazione, dall’incremento di complessità dell’apparato produttivo e di ricerca a fronte dalla complessità dei fenomeni che è necessario affrontare. La frammentazione del sistema dell’innovazione tecnologica non può che rallentarne il processo a scapito di tutti; è ciò che è sta accadendo innanzitutto con la rottura della collaborazione tra Stati Uniti e Cina2 -vale dire le due principali potenze tecnologiche- risale al 1979 l’accordo tra Cina e Usa siglato tra i presidenti Deng Xiaoping e Jimmy Carter, rinnovato da allora regolarmente, che va a scadere entro questo mese. Il cosiddetto decoupling è iniziato in anni recenti con le accuse portate verso alcuni ricercatori cinesi3. Oltre il 40% della produzione scientifica americana, misurata dal numero di articoli di alta qualità prodotti dagli scienziati statunitensi, prevede la cooperazione con ricercatori all’estero, secondo Clarivate, una società di dati con sede a Londra che tiene traccia della ricerca scientifica globale.
In un contesto caratterizzato dall’emergere di nuove potenze -innanzitutto la Cina, ma non solo subito dopo l’India- e dalla necessità di operare la transizione energetica ed ecologica -ovvero un mutamento radicale e profondo dei rapporti sociali- ogni paese e regione del globo è alla ricerca di nuovi gradi libertà che permettano di percorrere strade sino ad ora inesplorate, laddove la propria struttura interna e collocazione internazionale non sono in grado di garantire l’affrontamento della transizione. Una maggiore libertà di azione e come nel caso dell’India la rivendicazione di un ruolo primario sulla scena globale. Il caso più emblematico è forse quello dell’Arabia Saudita che ha accettato la mediazione della Cina nel suo contenzioso storico con l’Iran, che aderisce ai Brics che si muove nella prospettiva di operare essa stessa la transizione energetica, di diventare anche una potenza tecnologica –vedi il progetto dell’edificio-citta lungo oltre mille chilometri del tutto autosufficiente dal punto di vista energetico, che affascinerebbe Le Corbusier se potesse tornare in vita– di usare per questo le risorse finanziarie che la produzione di gas e petrolio le ha permesso di accumulare e che hanno ancora un futuro sia pure sempre più incerto.
La transizione necessaria impone passaggi stretti e differenziati ai diversi paesi che cercano nuovi margini di azione, cercando di dare forma a nuove alleanze come i Brics; è il caso anche del Brasile di Lula che mentre cerca di porre un freno al consumo di suolo ed ecosistemi nella foresta pluviale amazzonica, potenzia la propria produzione petrolifera proprio alla foce del Rio delle Amazzoni. Del resto il summit dei paesi che sono responsabili nel proprio territorio del mantenimento della foresta amazzonica oltre a dichiarazioni di principio, ha prodotto poco o nulla in termini di obiettivi concreti, collocati temporalmente, come peraltro è accaduto nelle COP sul cambiamento climatico e sulla biodiversità.
La regione del globo dove più contraddittoria appare l’azione con cui si affronta la duplice transizione climatica e digitale-tecnologica è indubbiamente l’Europa, l’Unione Europea in particolare ed al suo interno la Germania, la cosiddetta locomotiva d’Europa, che non solo sta vivendo una fase di stagnazione-recessione, ma sta rivelando una inaspettata inadeguatezza nell’affrontare la transizione, inadeguatezza di un modello produttivo legato ai settori tradizionali dell’automotive, del meccanico e del chimico, che sino alla guerra russo-ucraina ha potuto disporre di una fonte di energia costante ed a basso costo, mentre la sua posizione in termini di innovazione digitale non la vede ai primi posti in Europa4, senza produrre quel flusso di imprese innovative che caratterizza l’economia Usa ed anche quella cinese.
La situazione dell’UE ci porta ad analizzare brevemente la questione finanziaria dove la creazione dell’Euro si è tradotta, invece di uno strumento di unificazione economica e sociale, di potenziamento dello sviluppo economico in una gabbia di ferro, che impone logiche recessive e discriminatorie al proprio interno esaltando le differenze territoriali e le diseguaglianze sociali. Questo dato si esalta nel contesto del processo inflazionistico prodotto dalla guerra e dal blocco conseguente delle forniture energetiche da parte della Russia, laddove la subordinazione alla logica degli Stati Uniti, al prevalere delle strategie della NATO su quelle dell’Unione, la rinuncia ad ogni funzione di mediazione nei confronti della Russia, si coniuga con la logica recessiva della gestione dei mercati monetari e finanziari da parte della BCE, dove sta prevalendo la logica dei cosiddetti falchi.
Nella congiuntura globale risalta la condizione della Cina, anch’essa impegnata in una difficile fase di transizione dove il governo è impegnato a governare la crisi del settore immobiliare e connesso a questo l’alto livello di indebitamento delle amministrazioni locali, del cosiddetto settore finanziario ombra (Shadow Banking)5. La crescita esponenziale delle grandi imprese del digitale è stato messo sotto controllo negli scorsi mesi dal governo cinese, che vedeva in questa la nascita di u potere autonomo dal potere politico, ma questo non può non avere conseguenze sullo sviluppo economico e tecnologico del paese, il quale peraltro sta uscendo dalla pandemia con ritmi di crescita che non sono paragonabili a quelli pre-pandemia, la ristrutturazione del settore immobiliare e la necessità di riprendere il controllo dell’indebitamento delle amministrazioni locali e di tutto il settore finanziario legato al settore immobiliare in crisi, impone processi di ristrutturazione profonda , di ricollocazione delle risorse, il che implica una ridefinizione dei rapporti do potere e del nesso tra potere politico e potere economico. In questo contesto preme una forza lavoro giovane e altamente qualificata che non trova un impego adeguata, assieme paradossalmente all’invecchiamento della popolazione dovuto a decenni di controllo della natalità, mentre la questione climatica e la crisi dei sistemi ecologici premono assieme alla necessità di fornire il cibo ad una prolazione di oltre 1,4 miliardi di persone.
Il governo del ciclo monetario e finanziario costituisce un obiettivo imprescindibile per ogni soggetto, nazionale o sovranazionale che voglia competere e conquistare una propria autonomia sul mercato mondiale; è ciò che nell’ambito dei Brics si sta tentando di realizzare come evidenziato nell’articolo di Alessandro Scassellati nel numero scorso della rivista. La Banca da loro realizzata non è ancora competitiva nei confronti del duopolio Fondo Monetario – Banca Mondiale. Un passaggio fondamentale è senz’altro uno strumento di regolazione degli scambi monetari e finanziari che prima di essere una moneta vera e propria può essere una unità di conto, la cosiddetta R5, composta da un paniere delle monete dei cinque paesi( a questo punto anche dei nuovi aderenti a Brics) in proporzione alla potenza economica dei singoli paesi, in grado di essere da riferimento all’uso delle singole monete negli scambi, con la possibilità di definire regimi di cambio anche con altre monete o aree monetarie.
Queste brevissime annotazioni, che sono il prologo ad un percorso di analisi di ben altra consistenza, cercano di evidenziare come le problematiche, legate ai molteplici percorsi di transizione in corso, sono il motore delle trasformazioni, degli aggiustamenti geostrategici che si stano svolgendo sotto i nostri occhi, che purtroppo si traducono, quando non in conflitti aperti, in una crescita straordinaria degli apparati militari che si avvalgono delle straordinarie possibilità che lo sviluppo tecnologico-digitale mette a disposizione; sottraendo risorse, il che va da sé, alla transizione climatica e ad ogni forma di riduzione delle diseguaglianze. Anzi al contrario l’instabilità di intere regioni del globo si accentua, il caso del Sahel, di cui si tratta in altra parte della rivista, è emblematica con il collasso delle strutture sociali, economiche e politiche, legate alle forme di dominio neocoloniale. Un processo che sembra non aver fine, con ondate di instabilità che si succedono le una alle altre, a partire volendo dare un riferimento, dall’esplosione ed al fallimento delle cosiddette primavere arabe, legate poi all’emergere di altri movimenti sociale e negli Stati Uniti.
Quando si analizzano i rapporti di forza, le trasformazioni, le configurazioni a livello geostrategico si dimentica spesso il ruolo di processi di trasformazione dal basso, variamente caratterizzato da logiche di movimento e/o di organizzazione politica. In Nord Africa e nel Sahel ben diversa potrebbe essere la situazione se le primavere arabe avessero avuto successo e determinato un altro tipo di trasformazione politica, economica e sociale nei loro paesi. Con i se, si dice non si fa la storia, ma certamente si imparano le lezioni.
Roberto Rosso
- https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2405880723000559 – https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/policies/destination-earth La Destinazione Terra (DestinE) è un’iniziativa faro della Commissione europea per sviluppare un modello digitale altamente accurato della Terra su scala globale. Questo modello monitorerà, simula e predicherà l’interazione tra fenomeni naturali e attività umane. Contribuirà al conseguimento degli obiettivi della duplice transizione verde e digitale nell’ambito del Green Deal e della strategia digitale della Commissione europea. https://stories.ecmwf.int/provider-page-climate-adaptation-digital-twin/index.html [↩]
- https://www.wsj.com/world/china/the-u-s-is-turning-away-from-its-biggest-scientific-partner-at-a-precarious-time-9fb9adaa?mod=china_more_article_pos12 https://www.wsj.com/articles/china-trumps-u-s-in-key-technology-research-report-says-adbb56bc?mod=article_inline [↩]
- https://www.wsj.com/articles/criminal-charges-professors-china-mit-faltering-11640016143?mod=article_inline [↩]
- https://inhuntworld.com/digital-transformation-opportunities-and-challenges-for-german-companies/ https://www.oecd-ilibrary.org/science-and-technology/oecd-reviews-of-innovation-policy-germany-2022_68c27933-en [↩]
- https://www.wsj.com/articles/hundreds-protest-in-china-as-government-cuts-medical-benefits-71514690?mod=article_inline https://www.wsj.com/articles/in-tackling-chinas-real-estate-bubble-xi-jinping-faces-resistance-to-property-tax-plan-11634650751?mod=article_inline [↩]