La pandemia si è imposta come un processo globale che ha sconvolto le dinamiche dell’economia mondo ha interferito con i trend di innovazione tecnologica trainati dal digitale. Nelle nostre esistenze particolari siamo comunque sovrastati da processi fuori misura rispetto alla nostra realtà quotidiana di cui abbiamo esperienza, alla percezione del mondo che ne deriva. Processi smisurati rispetto alla percezione dei nostri cervelli di uomini del neolitico, nonostante da allora siano stati il fondamento materiale delle menti che hanno costruito le nostre società, le nostre culture, la nostra civilizzazione che da allora si è parecchio complicata o meglio complessificata.
Un esempio di orizzonte limitato entro un mondo sconfinato: una parte della nostra vita, delle nostre relazioni si svolge nei social network, in una sorta di ‘bolla’, una frazione infinitesima di quella platea centinaia di milioni, -di oltre due miliardi e mezzo nel caso di Facebook- di altre persone. La bolla di alcuni è di un ordine di grandezza paragonabile con la totalità, i follower di Trump su Twitter, prima che il suo account fosse sospeso, erano oltre 80 milioni; tuttavia la presidenza Trump passa, Twitter resta.
Il progredire trionfale della globalizzazione finanziaria, tecnologica e digitale è stato interrotto dalla pandemia o meglio è stato deviato dalla precedente traiettoria. Il propagarsi della pandemia ha suscitato uno sforzo straordinario che ha portato -in tempi assai ridotti rispetto al passato- alla creazione di vaccini, grazie alla concentrazione straordinaria di risorse tecnologiche e finanziarie. Con la diffusione del lockdown a livello planetario -ripetuta nei mesi, fase dopo fase- si è diffusa la sostituzione delle attività in remoto a quelle in presenza con grande vantaggio per chi forniva i servizi online. Le cinque società big del digitale, riunite nell’acronimo GAFAM, le multinazionali di Big Pharma hanno il ruolo del protagonista in questo passaggio cruciale, in questa svolta nelle relazioni globali. Questo passaggio ha rimesso al centro contraddizioni dell’economia mondo che pur non essendo una novità, si sono acutizzate oltre misura. Quelle società costituiscono una concentrazione di potere quasi del tutto autonomo da ogni controllo pubblico. Il prodotto di un processo di astrazione sociale, di estrazione e concentrazione di conoscenza: sono al centro di un ecosistema in costante rinnovamento, di una rete dalla configurazione mutevole, caratterizzata dalla nascita di poli di innovazione, di cui assorbono, attraggono la produzione. Il loro potere finanziario la crescita della loro capitalizzazione è un semplice indice del ruolo assunto, assieme all’ecosistema complessivo dell’innovazione tecnologica nella grande trasformazione.
Il ciclo D-M-D’ produce l’accumulazione di quella ricchezza, in termini di profitti, dividendi e di capitalizzazione borsistica, ma contemporaneamente nel ciclo M-D-M’ -condizione dell’incremento del denaro, del ciclo precedente- la merce si trasforma quantitativamente e qualitativamente, si incrementa il contenuto e la complessità delle tecnologie, la loro pervasività ovvero classicamente la sussunzione delle relazioni sociali.
I big del digitale sono al centro di conflitti con il potere politico che cerca di ricondurli sotto il proprio controllo in modi che -come abbiamo visto in un precedente articolo1- differiscono a seconda della formazione sociale in cui operano: Europa, USA e Cina; solo In Cina il potere dello stato è in condizione -per ora- di limitare i big del digitale, ma la contraddizione resta aperta; il governo tiene insieme le diverse componenti di un sistema caratterizzato da uno sviluppo ineguale, con le aziende di stato che assorbono una quota sovrabbondante di risorse e la fragilità del sistema bancario. Proprio le critiche esplicite a questo sistema da parte di Jack Ma gli hanno attirato la vendetta del governo2, una reazione di stato nei confronti di un soggetto che denuncia la fragilità di un sistema, avendo acquisito uno straordinario potere costruito sulle tecnologie che lo stanno trasformando questo sistema in modo radicale, rivoluzionandolo nel profondo a partire dai sistemi di pagamento virtuali ormai dominati e dalle reti di commercio elettronico; proprio a questi sistemi lo stato cinese attinge per costruire forme sempre più pervasive di controllo sociale. Il sistema digitale produce una quantità smisurata di informazioni su comportamenti e relazioni sociali, il modello cinese permette allo stato di usufruirne.
Ovunque il nesso tra sistema delle imprese tra capitale e stato, il ruolo dello stato nel regolare il processo di riproduzione del sistema appaiono in profondo mutamento; la pandemia ha richiesto un incremento straordinario dei flussi finanziari3.
Il caso cinese ci permette quindi di prendere in fine in considerazione il progredire del riscaldamento globale che ormai sta raggiungendo – nella scala delle decine d’anni se non degli anni- la soglia di irreversibilità vale a dire che molti dei processi avviati richiedono un orizzonte di molte vite per venir meno con effetti a loro volta permanenti. Il cambiamento climatico, che accelera la devastazione degli ecosistemi già in atto, costituisce il contenitore di specifici quadri descrittivi delle realtà sociali, il punto di osservazione obbligato sul futuro dell’umanità ovvero il vincolo ineludibile di ogni strategia; dovendo tenere conto peraltro degli effetti su specifiche realtà regionali ed ecosistemi, sia che si tratti dello scioglimento dei ghiacci della Groenlandia, che l’incremento di fenomeni metereologici estremi nell’area del mediterraneo ed in Italia in particolare o la modificazione delle correnti oceaniche.
Devastazione degli ecosistemi e rottura degli equilibri climatici globali originati dal processo di riscaldamento globale sono il contesto in cui oramai si sviluppano le vicende di tutte le società umane, che nelle proprie differenziazioni e conflitti sono tutte assieme contenute in questo contesto globale che contribuiscono a produrre. Questa dismisura è la misura di come le nostre vite, le vicende delle comunità a cui apparteniamo, siano trascinate come un battello in fiume in piena.
L’origine stessa della pandemia è va individuata, per opinione prevalente, in un passaggio -zoonosi- da specie animali all’uomo del virus Sars-ov-2 prodotto della devastazione degli ecosistemi, La trasformazione di origine antropica è talmente profonda da poter essere identificata come un passaggio significativo tale da lasciare quelle tracce che permettono di connotare un passaggio di era geologica, con tutte le sue trasformazioni nei sistema climatico, negli ecosistemi. da qui la definizione di Antropocene.
Sula definizione di questo passaggio nella storia non solo dell’umanità ma del globo terrestre in tutta la sua realtà, si è aperto un dibattitto estremamente articolato che porta a sostituire il termine Antropocene con Capitalocene, individuando nei rapporti di produzione capitalistici l’agente trasformatore del complesso dei rapporti ecologici e climatici: non genericamente l’umanità, ma più precisamente il modo di produzione dominante. Se questo è certamente vero è altrettanto indiscutibile il fatto che questo modo di produzione nelle sue diverse articolazioni e manifestazioni è la forma determinata con cui l’umanità si riproduce, il modo di rapportarsi con e di utilizzare il mondo della vita di cui fa parte. La crisi climatica e ambientale è assieme il grande contenitore e la trama della attuale congiuntura. I tempi stretti, anzi strettissimi che sono concessi alla nostra civiltà sono ormai dell’ordine dei tempi dei cicli economici, delle scadenze dei prodotti finanziari. Siamo ormai in una situazione paradossale dove da un lato sui mercati finanziari gli scambi si giocano sul file di frazioni infinitesime di secondo ed i prodotti finanziari devono tenere conto degli andamenti prossimi della crisi climatica, come accade con i titoli fondati sull’emergenza idrica. Nel frattempo salta la pianificazione finanziaria, vengono meno le raccomandazioni sui vincoli di bilancio con la pratica delle autorità monetarie a immettere quantità crescenti di denaro per combattere gli effetti recessivi della pandemia((https://www.reuters.com/article/us-russia-imf/spend-as-much-as-you-can-imf-head-urges-governments-worldwide-idUSKBN29K1XJ.)).
Possiamo prendere come ultimo esempio il settore trainante dell’epoca fordista, quello dell’auto. Esso è stato investito da un processo straordinario di concentrazione mentre affronta il primo grande radicale mutamento tecnologico – da non confondere con gl straordinari miglioramenti che ha subito nelle diverse tecnologie convergenti nella produzione di mezzi animati dal motore a scoppio – il passaggio all’auto a trazione elettrica. Tuttavia il modello di società proposto -di questo si tratta per l’effetto che il modello di mobilità ha sulle relazioni sociali ed il modello economico- non cambia e si riconferma il trionfo della mobilità individuale, senza l’impiego della capacità de di trattare in tempo reale i dati dei flussi, dei bisogni di mobilità delle persona a cui rispondere con una molteplicità di servizi basati sulla variabilità dei tempi, dei percorsi e delle dimensioni dei mezzi individuali e collettivi. Si incorpora sempre più ‘intelligenza in questi mezzi, capaci magari di dialogare con strade a loro volta ‘intelligenti’ garantendo una guida automatica, ma tutta questa ‘intelligenza’ non muta di una virgola il modello di partenza. D’altra parte le economie di scala, in termini cdi piattaforme tecnologiche e linee produttive sono tali per cui le scelte di oggi determinano gli andamenti dei prossimi decenni, salvo crisi repentine capaci di interrompere l’ordine delle cose, per quanto il potere finanziario sia tale da permettere di fare ponte su queste crisi scaricandone gli effetti sui sistemi sociali. Si possono leggere le linee di sviluppo strategico del settore nelle prospettive dell’ultima fusione del settore che ha coinvolto FCA e PSA dando origine al Stellantis, quarto gruppo mondiale.
Il vincolo della crisi ambientale, le risorse della rivoluzione tecnologica permanente danno forma al sistema globale della mobilità delle persone e delle merci, su una scala smisurata che ancora una volta che ci sovrasta, salvo che un altro processo globale la pandemia, con il fenomeno delle mutazione del virus Sars-Cov-2 va ad impattare le forme dell’abitare, dello spostarsi del lavorare, esaltando le diseguaglianze.
La pandemia accelera, come abbiamo visto, i processi di investimento e trasformazione, così è accaduto nella produzione dei vaccini e nella crescita dei servizi digitali; la dismisura dei processi che plasmano la nostra vita induce accelerazione nelle risposte dei sistemi dominanti, ma c’è chi dice che anche una risposta sovversiva rispetto al sistema dominante deve cavalcare l’onda, deve accelerare queste trasformazioni, ritenendone di doverli piegare ad obiettivi che contraddicono il sistema da cui originano, contraddicendo l’ l’ idea di una ‘decrescita felice’. È il cosiddetto accelerazionismo che ci colloca in un orizzonte fuori misura, come peraltro fuori misura appare ogni processo rivoluzionario che voglia abbattere il potere smisurato che ci domina. Un potere che peraltro più accresce la propria potenza meno è in grado di governare il sistema mondo nel suo complesso. Di processi e poteri smisurati, di accelerazioni e brusche deviazioni, continueremo a ragionare. Alla prossima.
- https://transform-italia.it/usa-cina-europa-quale-controllo-sui-big-del-digitale/.[↩]
- https://www.ilsole24ore.com/art/ant-group-scontro-pechino-e-costato-153-miliardi-ADJcsgAB.[↩]
- https://www.reuters.com/article/us-russia-imf/spend-as-much-as-you-can-imf-head-urges-governments-worldwide-idUSKBN29K1XJ.)).
Il sistema cinese apparentemente è quello più solido nella sua capacità di controllare gli effetti ‘rivoluzionari’ delle tecnologie digitali, ma il potere politico deve tenere sotto controllo una transizione in atto che coinvolge ogni aspetto della formazione sociale. La strategia del partito guidato da Xi Jinping ha due obiettivi fondamentali tra loro interconnessi, l’elevamento del livello di vita di centinaia di milioni di cinesi e la doppia via nel modello di sviluppo che necessariamente coniuga lo sviluppo interno con la penetrazione nel mercato mondiale. Il contenitore, per così dire, il contesto e la premessa per ogni strategia è il governo della crisi climatica ed ambientale. L’inquinamento atmosferico delle megalopoli, il processo di desertificazione che arriva a lambire le aree urbane, la contaminazione delle acque sotterranee e superficiali mettono a rischio la qualità della vita di centinaia di milioni di persone ed esasperano le diseguaglianze territoriali(( https://www.nature.com/articles/s41467-020-14532-5. Il degrado ambientale è ovviamente accelerato dai cambiamenti climatici indotti dal riscaldamento globale, rispetto a questo il governo ha prospettato un orizzonte di emissioni zero di gas climalteranti per il 2060((https://www.bbc.com/news/science-environment-54256826 – http://italian.cri.cn/opinioni/notizie/3208/20201216/592662.html.[↩]
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Grazie per la chiarezza del contributo!