Nell’esprimere solidarietà alla Casa delle Donne di Milano che rischia la chiusura perché esclusa, per un difetto formale, dal bando per l’assegnazione degli spazi nei quali si trova da 8 anni, vogliamo ribadire che gli spazi pubblici non dovrebbero essere assegnati attraverso procedure burocratiche ma sulla base di scelte politiche che mirino a promuovere partecipazione e protagonismo delle e dei cittadini
Dopo più di due anni dalla scadenza del contratto con il Comune che prevedeva l’assegnazione degli spazi di via Marsala 8/10 in comodato d’uso e dopo più di un anno di trattativa, il progetto della Casa delle Donne di Milano è stato escluso per un vizio di forma senza nemmeno essere letto.
La Casa delle Donne di Milano è stata ed è il frutto di una grande mobilitazione di cittadinanza attiva delle donne di Milano, che ha dato vita a una realtà con un importante valore simbolico e pratico, e a 8 anni di incessante attività: centinaia di incontri e dibattiti, una scuola di italiano per donne migranti, uno sportello di ascolto per donne in difficoltà, una bibliomediateca che aderisce al Servizio bibliotecario nazionale (SBN), mostre e mercati dell’usato per autofinanziamento, corsi di cucito, un coro, una palestra per attività di benessere, un laboratorio interculture, un network internazionale, gruppi di lavoro che riguardano la relazione con la città, con la cultura (partecipazione a Book City, Photofestival), contatti e convenzioni con teatri e cinema milanesi, musei della Lombardia, libri e lettura, cucina etica, giardino e cura degli spazi, pratica dell’autocoscienza, valorizzazione dei talenti femminili e molto altro.
Proprio sulla base di questa storia, alla scadenza del contratto, è iniziata una trattativa con il Comune perché riconoscesse l’importanza di un luogo delle donne in una città come Milano e ne garantisse la continuazione.
Fin dai primi incontri l’Amministrazione Comunale ci ha messo di fronte le sue normative e ad un regolamento approvato dalla precedente Giunta Moratti e mai modificato, secondo cui il Comune deve “valorizzare“ gli immobili in suo possesso assegnandoli in affitto.
Il quadro è cambiato quando il Parlamento, grazie all’iniziativa di molte parlamentari e della mobilitazione dei luoghi delle donne, ha approvato nella Legge di Bilancio del 30.12.2020 (allegato 3) alcuni articoli che demandano alle Amministrazioni di concedere “l’utilizzo collettivo di beni immobili appartenenti al patrimonio pubblico in comodato d’uso gratuito alle associazioni che promuovono la libertà delle donne”.
Questi articoli della legge di bilancio hanno finalmente sbloccato la lunga trattativa con l’Amministrazione Comunale di Milano che però ha scelto di mettere a bando gli spazi di via Marsala a differenza di quello che è accaduto a Roma dove la Casa Internazionale delle Donne, dopo una lunga lotta politica, ha ottenuto l’assegnazione diretta.
Il bando a cui abbiamo dovuto partecipare è scaduto il 7 agosto 2021 e le buste amministrative sono state aperte il 28 gennaio 2022.
La Casa delle Donne di Milano ha partecipato al bando con un progetto che coinvolge Cadmi, Cerchi d’Acqua, la Casa delle Artiste e il Ced e che valorizza quanto fatto fino ad ora, ma apre anche nuove traiettorie per il futuro. Questo progetto non è stato nemmeno letto, proprio per un vizio di forma, facilmente sanabile, che è diventato pretesto per la nostra esclusione.
Già dall’inizio della trattativa, il Comune di Milano ha dimostrato di non voler riconoscere la peculiarità degli spazi delle donne, che non solo rispondono a bisogni specifici, ma reagiscono all’esclusione delle donne dalla sfera pubblica offrendo luoghi di libertà e forza. Inoltre, l’Amministrazione Comunale gestisce gli spazi comunali o come immobili da mettere a profitto, o come luoghi da assegnare solo attraverso i bandi, che sono strumenti amministrativi estremamente rigidi e che limitano moltissimo la partecipazione e la dimensione politica della gestione degli spazi.
I bandi che sottendono una logica della gara, inducono alla competizione che fra donne diventa una manifestazione di miseria piuttosto che di valori. Questa è la logica che il femminismo ha da sempre denunciato e rifiutato.
Per questo crediamo che sia necessaria un’ampia mobilitazione sullo statuto dei luoghi delle donne che coinvolga le donne della nostra città e le Associazioni con cui siamo in relazione, perché la promozione della libertà femminile non può essere ridotta ad un fatto burocratico.
Il direttivo della Casa delle Donne di Milano
Milano, 30 gennaio 2022