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Keynesismo di guerra e confronto globale

di Roberto
Rosso

I negoziatori del Congresso martedì mattina hanno dato via libera al testo di un pacchetto omnibus per stabilire il finanziamento linea per linea per ogni ufficio federale in tutto il governo, aprendo la strada al Congresso per approvare gli stanziamenti per l’intero anno ed evitare uno shutdown venerdì sera. Il pacchetto prevede un aumento complessivo della spesa discrezionale non per la difesa di circa il 5,5%, in calo rispetto a un aumento del 6,7% nell’anno fiscale 2022 e all’aumento del 10% richiesto dal presidente Biden. La spesa per la difesa salirà a 858 miliardi di dollari, segnando un aumento del 10% che è ben al di sopra del 4% che Biden aveva chiesto1.
(…) Il disegno di legge fornirebbe 1,7 trilioni di dollari in finanziamenti discrezionali, con 858 miliardi di dollari destinati al Pentagono e ai programmi correlati e 772,5 miliardi di dollari destinati alle agenzie nazionali.
Dobbiamo aggiungere che “Nel complesso, il Dipartimento di Giustizia riceverebbe un aumento di finanziamento del 10% nell’ambito dell’omnibus. Gran parte dell’aumento della giustizia riguarda il personale delle forze dell’ordine come l’FBI, la Drug Enforcement Agency e lo U.S. Marshals Service, che assumeranno nuove responsabilità di protezione giudiziaria.”
In buona sostanza siamo di fronte ad una sorta di keynesismo orientato alla guerra – con gli 858 miliardi di dollari del 2023 National Defense Authorization Act– ed alla sicurezza interna.

Nelle trattative al congresso l’aumento delle spese militari è stato maggiore rispetto a quello richiesto dal presidente Biden. Non c’ è il minimo dubbio che il contesto determinato dalla guerra in Ucraina abbia stimolato questo importante incremento della spesa militare Usa già negli anni precedenti di proporzioni gigantesche. Le dichiarazioni del governo cinese su Taiwan e l’aumento delle pressioni per mezzo di manovre militari, con gli aerei della RPC che superano la cosiddetta ‘linea di mezzo’, costituiscono forse uno stimolo ancora maggiore, laddove l’area dell’Indopacifico costituisce il terreno di confronto strategico più importante a livello globale.
Il panorama internazionale è definito dal confronto strategico tra USA e Cina, ma è anche caratterizzato dal formarsi di piattaforme multilaterali2 nelle  quali i diversi paesi si aggregano seguendo i propri interessi su diversi piani commerciali, tecnologici, energetici ed anche direttamente militari, senza per questo dare  vita a vere e proprie alleanze.

Lo scenario internazionale è in movimento, il recente viaggio di Xi Jinping in Arabia Saudita con il conseguente florilegio di accordi rende conto delle dinamiche in corso, ben diverse dalle rigide geometrie della guerra fredda. Il confronto USA-Cina si fa sempre più serrato ed investe tutti i terreni possibili, al cui centro sta la capacità di sviluppo tecnologico trainato dal digitale; il settore militare costituisce uno dei suoi fattori trainanti, mentre è sempre più necessario eliminare ogni dipendenza dall’avversario nei settori strategici. Ne è un esempio la filiera di produzione dei semiconduttori, che costituiscono il cuore di ogni dispositivo digitale, la cui produzione sino ad ora è stata concentrata a Taiwan.
Mentre la FED investe l’economia americana con il rialzo dei tassi di riferimento, la spesa militare costituisce un input significativo per garantire la crescita di interi settori dell’economia USA. Nell’anno fiscale 2022, che comprende l’ultimo trimestre del 2021 il totale della spesa federale è stato 6.270 miliardi di dollari3  circa un quarto del PNL USA che ammonta a 25.020 miliardi di dollari.

L’incremento sostenuto nelle spese militari si accompagna ad una focalizzazione dell’attenzione del governo, dell’amministrazione federale e delle diverse agenzie nei confronti della Cina. Il dipartimento di Stato americano ha inaugurato oggi il Ufficio di coordinamento per la Cina, chiamato anche China House in maniera informale4; la decisione del Dipartimento di Stato segue quella della CIA che aveva istituito il China Mission Center, nella dichiarazione del direttore William J. Burns5 si legge “Questi cambiamenti sono il risultato delle revisioni strategiche che il direttore Burns ha lanciato la scorsa primavera e che si sono concentrate su aree come la Cina, la tecnologia, le persone e le partnership”.

Nella riorganizzazione dell’Agenzia sono previsti anche un Chief Technology Officer e un Transnational and Technology Mission Center, “che affronterà questioni globali critiche per la competitività degli Stati Uniti, comprese le tecnologie nuove ed emergenti, la sicurezza economica, il cambiamento climatico e la salute globale”. Inoltre, il direttore ha deciso di lanciare il programma Cia Technology Fellows per attrarre le migliori menti e ha voluto apportare “dei cambiamenti nei processi per ridurre significativamente il tempo necessario ai candidati” per entrare nell’Agenzia6. Queste trasformazioni in corso nella organizzazione della CIA mostrano le trasformazioni in corso nei terreni su cui si svolge la competizione globale, crisi climatica, pandemie, rivoluzioni tecnologiche e transizioni energetiche.  L’aumento delle spese militari non è quindi -ma è anche ovvio- un  mero dato quantitativo, esso è finalizzato a trasformare profondamente l’intero apparato militare e le strategie che lo guidano, facendone un elemento trainante della rivoluzione tecnologica che a sua volta costituisce il cuore di ogni competizione strategica, laddove il contesto è sempre più definito dalla crisi climatica, destinata a stravolgere sempre più -in ogni regione del globo- le condizioni, sociali, economiche ed ambientali in cui avviene il confronto.

L’aggiornamento della strategia richiede una ristrutturazione profonda, una unificazione delle strutture delle diverse agenzie finalizzate alla produzione del software, la cui disorganizzazione d eterogeneità costituisce un paradosso nel paese all’avanguardia nel digitale7: “Non è un segreto che il Pentagono non abbia sufficienti centri di produzione del software. E mentre i servizi militari li hanno, ognuno con approcci e modelli diversi, le dozzine di agenzie e attività di difesa, spesso chiamate ‘Quarto Stato’, non ne hanno uno che possano chiamare proprio. Ma questo potrebbe cambiare nel nuovo anno. A gennaio, la Defense Information Systems Agency(DISA) mira a lanciare Vulcan, un programma che promette una serie di strumenti per aiutare qualsiasi organizzazione in dozzine di agenzie di difesa ad adottare moderne pratiche di sviluppo software.
(…) All’inizio di quest’anno, la DISA ha iniziato il beta-testing di una delle funzionalità di Vulcan, un repository di codice chiamato Enterprise Git Repo che utilizza la popolare piattaforma di sviluppo GitLab, con circa 1.800 utenti e 2.000 progetti in tutto il Dipartimento della Difesa.”

Nell’attuale congiuntura, mentre si annuncia l’ennesima recessione o stagflazione più o meno globale, la corsa agli armamenti è un dato di evidente attualità. Quello che possiamo definire come stato di ‘belligeranza globale’ è un po’ come la deriva dei continenti che mette sotto tensione tutta la crosta terrestre e di volta in volta produce dei punti di rottura con conseguenti terremoti o eruzioni vulcaniche, mentre si manifestano alcuni punti di rottura le tensioni si stanno caricando.

Ha cominciato la Germania con l’annuncio del cancelliere Olaf Scholz di un piano di riarmo da 100 miliardi di euro, che si colloca nel salto di qualità determinato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, rispetto alle evoluzioni del quadro europeo del dopo 1989 e soprattutto del dopo 2014. Affiancato all’investimento di 200 miliardi di euro nella ristrutturazione dell’economia tedesca nel quadro della transizione energetica, questa decisione ridefinisce il ruolo della Germania quanto meno da qui al 2030, per dare un orizzonte dotato di senso, a fronte del cambiamento delle condizioni strutturali determinato dalle scelte sul piano energetico della Federazione Russa; queste decisioni avranno grandi conseguenze per la Germania tanto sul piano interno che su quello europeo in particolare e globale.

Peraltro sino ad ora lo stato tedesco non appariva dotato di una strategia militare degna di questo nome come afferma in un suo articolo8 il Lt. Gen. Jörg Vollmer indicato come Germany’s highest-ranking officer il cui punto di vista molto articolato -ed indubbiamente interessato- può essere riassunto nella seguente frase “Ricostruire la Bundeswehr per renderla più pronta costerà un’enorme quantità di denaro, ma con la nuova spesa pianificata, ci sarà abbastanza per far crescere la forza e coltivare alcune nuove capacità”. Le conseguenze sul piano delle relazioni con l’ambito NATO vengono definite come segue “Un esercito tedesco rinvigorito significa che la Polonia e gli altri ad est della Germania vorranno essere particolarmente attenti a interagire con la Germania. Gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia, l’Italia, la Spagna e altri alleati vorranno fare altrettanto. Le esercitazioni su larga scala che coinvolgono le divisioni pianificate della Germania dovrebbero essere all’ordine del giorno di tutti.”

Quanto sia cambiato il quadro di riferimento può essere indicato da un singolo dato9La Russia prevede di creare un nuovo corpo di 15.000 uomini in un campo di addestramento costruito dal produttore di armi tedesco Rheinmetall AG, affermano le forze armate ucraine. Il campo di addestramento dell’esercito, Mulino, vicino a Nizhny Novgorod, è stato costruito da una società tedesca nel 2014 con un costo di 250 milioni di euro. Era il più grande dei contratti tra l’esercito russo e l’industria degli armamenti tedesca. La Rheinmetall AG è stata sino al 2014 uno dei maggiori fornitori di armamenti per la Russia.

Il nesso tra crescita quantitativa e qualitativa delle spese militari, ciclo economico e confronto strategico globale -nei limiti di queste note- può essere confermato analizzato quanto sta decidendo il governo giapponese.

Nel rilasciare tre documenti strategici storici a dicembre, il Giappone ha annunciato che seguirà un nuovo approccio alla sicurezza nazionale nei prossimi anni definito da maggiori spese per la difesa, l’acquisizione di capacità missilistiche di contrattacco e una spinta per superare il divario civile-militare che ha a lungo minato il suo settore della difesa10.

Il 16 dicembre 2022, l’amministrazione del primo ministro giapponese Kishida Fumio ha pubblicato tre documenti strategici: la strategia di sicurezza nazionale (NSS), la strategia di difesa nazionale (NDS) e il programma di accumulo della difesa. Questa è stata la prima importante revisione dell’NSS11 dalla sua uscita nel 2013. Questi documenti hanno articolato in modo complessivo le sfide alla sicurezza del Giappone e come intende rispondere ad esse nel prossimo decennio. Secondo Kishida, hanno lo scopo ditrasformare drasticamente” l’approccio postbellico del paese alla politica di sicurezza nazionale.

La dichiarazione del Giappone che prevede di acquisire capacità di contrattacco è il cambiamento politico più significativo annunciato nei documenti strategici. Queste capacità miglioreranno la deterrenza consentendo alle SDF di colpire il territorio di un avversario in risposta a un attacco missilistico contro il Giappone. La Cina e la Corea del Nord stanno accumulando i loro inventari di missili balistici e da crociera a medio-lungo raggio e sviluppando sistemi d’arma ipersonici che sfidano le attuali difese missilistiche balistiche giapponesi. Secondo una valutazione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, la Cina possiede circa 2.000 missili balistici e da crociera in grado di colpire il territorio giapponese. Secondo quanto riferito12, il Giappone sta acquistando  1.500 missili – tra cui missili da crociera Tomahawk e  capacità missilistiche stand-off13 sviluppate internamente  – per il dispiegamento nel 2026 nel tentativo di minare il crescente vantaggio missilistico regionale della Cina.

Quanto alle conseguenze sull’intera economia vale quanto segue “La NSS segnala che le SDF creeranno nuovi meccanismi per collaborare con attori civili e commerciali, sia in tempo di pace che in caso di emergenza. Il Giappone ha sperimentato la frammentazione civile-militare14 dalla fine della seconda guerra mondiale a causa di forti norme antimilitariste, in particolare tra la comunità di ricerca scientifica e il governo. Ciò ha impedito al settore della difesa di sfruttare appieno le capacità tecnologiche avanzate del paese e ha anche impedito ai settori civili e ai governi locali di cooperare efficacemente durante la pianificazione di emergenza.”

Il documento della nuova NSS sottolinea che nessun paese può affrontare una miriade di minacce alla sicurezza da solo, aggiungendo che “c’è un rinnovato riconoscimento dell’importanza della cooperazione con gli alleati che hanno l’intenzione e la capacità di rispondere all’invasione congiuntamente al fine di scoraggiare l’invasione dall’esterno“. Il Defense Buildup Program prevede che il Giappone aumenterà la sua spesa per la difesa a circa il 2% del suo prodotto interno lordo, che ammonterebbe a circa 43 trilioni di yen (315 miliardi di dollari) fino al 202715. Il nuovo obiettivo di spesa alla fine spingerà il bilancio annuale del Giappone a circa 10 trilioni di yen, il terzo più grande del mondo dopo Stati Uniti e Cina. Ciò segnerebbe un aumento del 56% rispetto all’attuale piano quinquennale del Giappone.

L’evoluzione delle spese militari -in senso quantitativo e qualitativo- di USA, Germania e Giappone indicano quale sia il cambiamento di rotta delle strategie di questi paesi, in termini più o meno radicali a seconda delle reciproche storie e tradizioni politico-strategiche, come si intreccino processi di ristrutturazione profonda delle economie, interventi sul ciclo economico e strategie geopolitiche. C’è poco da aggiungere per un primo giudizio e ed un primo livello di analisi c’è indubbiamente da proseguire un lavoro di analisi che certo non è iniziato oggi.

Le trasformazioni corso hanno radici profonde che si diramano nella struttura complessiva, delle società, delle formazioni sociali, in quanto tali portano il segno di un cambiamento non semplicemente congiunturale, ma di una transizione storica, nella quale cambiamenti congiunturali sono il segno di trasformazioni ben più profonde. Transizioni che non portano certo il segno di una benefica, positiva transizione energetica e climatica che abbiamo visto arenarsi nella COP26 e 27, anzi sottraggono risorse benché il risparmio energetico sia uno degli obiettivi dei nuovi dispositivi bellici e lo scenario prodotto dal cambiamento climatico sia diventato parte degli scenari di guerra.

In questo scenario l’obiettivo del rovesciamento, del cambiamento radicale dello stato di cose presenti si complica ulteriormente, ma se ne rafforzano le ragioni.

Buon lavoro.

Roberto Rosso

  1. https://www.defenseone.com/policy/2022/12/defense-spending-up-858-billion-congress-pentagon/381164/ .[]
  2. https://transform-italia.it/la-competizione-globale-tra-lo-scontro-usa-cina-e-la-creazione-di-piattaforme-multilaterali/.[]
  3. https://fiscaldata.treasury.gov/americas-finance-guide/federal-spending/  https://www.cbpp.org/research/federal-budget/introduction-to-the-federal-budget-process.[]
  4. https://formiche.net/2022/12/cia-diplomazia-usa-china-house/.[]
  5. https://www.cia.gov/stories/story/cia-makes-changes-to-adapt-to-future-challenges/.[]
  6. https://formiche.net/2021/10/cina-tech-nuovi-centri-missione-cia/.[]
  7. https://www.defenseone.com/defense-systems/2022/10/you-get-software-factory-and-you-get-software-factory/379049/ .[]
  8. https://warontherocks.com/2022/03/how-the-bundeswehr-should-spend-its-money/  .[]
  9. https://tvpworld.com/61171499/russian-soldiers-train-at-training-ground-built-by-german-company .[]
  10. https://www.iiss.org/blogs/analysis/2022/12/japans-transformational-national-security-documents  .[]
  11. https://www.mod.go.jp/j/approach/agenda/guideline/pdf/security_strategy_en.pdf.[]
  12. https://japan-forward.com/japan-defense-ministry-to-acquire-1500-long-range-missiles/.[]
  13. https://www.iiss.org/blogs/analysis/2022/09/japan-to-accelerate-its-acquisition-of-stand-off-defence-capabilities.[]
  14. https://www.iiss.org/blogs/analysis/2021/08/japan-civil-military-integration.[]
  15. https://www.defensenews.com/global/asia-pacific/2022/12/20/new-japanese-strategy-to-up-defense-spending-counterstrike-purchases/.[]
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