Il dibattito che si è svolto nel Parlamento Europeo sulla terribile situazione dei profughi bloccati al confine tra Bielorussia e Polonia ha portato allo scoperto sinistre falle etiche e politiche, presenti non solo nel Parlamento ma nell’intera Unione Europea. Sulla questione non è stata adottata alcuna Risoluzione, ma, anche in assenza di votazioni, il dibattito ha messo chiaramente in evidenza le diverse posizioni.
Unito solo sulla necessità di ampliare le sanzioni, il Parlamento si è invece diviso sulle due questioni principali: il che fare con i profughi e il finanziamento comunitario delle barriere fisiche (muri, recinzioni). Sulla prima questione solo le Destre difendono l’operato della Polonia. I Popolari le rimproverano di non aver adottato un approccio comunitario e, in particolare, il sostegno di Frontex, come in Lituania e Lettonia governate da partiti appartenenti alla famiglia del PPE. Ma cosa succede in questi due Paesi? In Lituania i profughi sono confinati in campi da cui non è permesso uscire ed ai giornalisti di entrare, mentre non si sa cosa succede con i respingimenti perché nessuno può avvicinarsi alle frontiere, e il Parlamento lituano ha autorizzato la costruzione di un muro di 500 chilometri. Il Governo lettone, dal canto suo, ha pensato bene di organizzare, non lontano dal confine, una esercitazione militare della NATO alla quale partecipano 3.000 militari lettoni. Una posizione analoga a quella dei Popolari è stata espressa dai liberali di Renew.
Da parte di Socialisti, Verdi e Sinistra si chiede di intervenire sul Governo polacco per organizzare, in Polonia, gli interventi umanitari resi urgenti dalle condizioni disumane in cui versano i profughi, organizzare regolari procedure di asilo e mettere al bando ogni tipo di respingimento. Anche l’Alto Rappresentante UE per gli Affari Esteri, Josep Borrell, vuole corridoi umanitari ma chiede alla Bielorussia di permetterne l’organizzazione e dice chiaro e tondo che dovranno servire per riportare a casa i profughi. Ci si può chiedere se, invece, non sia il caso di superare con un intervento straordinario anche le regole di Dublino, organizzando in Polonia un hub gestito dalla Commissione Europea, da cui diramare i richiedenti asilo non solo all’interno dell’UE.
Sulla questione dei muri gli schieramenti sono altrettanti articolati: reclamati a gran voce da Popolari e Destre, sono respinti da Socialisti, Verdi e Sinistra; Renew e Borrell non si sono pronunciati. Spaccature che si ripropongono anche tra i vertici del Consiglio Europeo e della Commissione Europee: Michel ha promesso ai polacchi il finanziamento del muro; Ursula von der Leyen è risolutamente contraria. Le stesse divergenze fra i Governi.
Se, come abbiamo visto, l’Unione Europea è capace di non precipitare nel baratro dell’economia, dandosi protesi d’emergenza, ancorché non durature, per arrestare la decomposizione etica alla quale stiamo assistendo, non serviranno aggiustamenti di sorta. Può servire solo la sua ricostruzione su solide fondamenta politiche; una rifondazione, insomma.
Di tutto ciò ci occupiamo nelle Notizie dal Parlamento Europeo.