Ho accettato con piacere l’invito dei compagni e amici di Transform di rendere pubblico il mio voto.
In particolare mi interessa trasmettere e condividere con i lettori il percorso che mi ha portato a questa decisione. Sono una persona di sinistra, dal 1972 iscritta al PCI fino alla nascita del Partito Democratico.
In seguito, ho condiviso l’esperienza politica di Sinistra Ecologia e Libertà. Al Congresso del 2017, senza polemiche e con una lettera al segretario esprimevo le mie perplessità proprio sulla collocazione politica di SEL in Italia e in Europa, e decidevo di non rinnovare la tessera anche per il clima di scontro tra fazioni che si era creato nel confronto interno.
Oggi, sono una delle tante persone di sinistra senza partito ma non senza passione e impegno, questi ultimi trovano risposte nell’associazionismo e in luoghi, quali il CRS (Centro per la Riforma dello Stato) che , con altre/i continuiamo ad animare.
Ad Anzio, dove vivo da quasi dieci anni, sono impegnata insieme ad altri in varie imprese per smuovere politicamente una realtà di provincia che non è fatta solo di cattiva politica o malaffare, essa ha molte energie positive soprattutto tra i giovani,donne e anziani, questi ultimi, forse, meno assillati dalla “fatica di vivere”.
Non rinnego nulla delle mie scelte passate e ho buoni rapporti con tutte le persone che hanno condiviso con me la politica della sinistra in oltre 50 anni, anche con chi ha fatto scelte diverse dalle mie, anzi, con l’età, ho recuperato un rapporto con molte/i che si collocavano alla sinistra del PCI, rammaricandomi per quelle/i di loro, per fortuna pochi, che ritrovo in territori politici per me impensabili.
La mia esperienza nel Parlamento Europeo, durata ben 18 anni, mi aiuta nel comprendere l’importanza, i limiti di questo processo e i veri e propri pericoli che, non da oggi, stiamo correndo.
Non si tratta di evocare tali e quali gli spettri del passato, quanto di capire che quell’argine che ci illudevamo di aver costruito contro il nazionalismo e la guerra sta pericolosamente franando e mi scandalizza il fatto che la guerra/le guerre siano entrate nell’ordine delle cose possibili senza quell’avversione che la storia di questo continente avrebbe dovuto trasmettere fino a stamparlo nel DNA dei suoi figli.
Anche e proprio per questo ho condiviso, fin dal primo invito alla manifestazione di Firenze, la proposta di Claudio Grassi e di tante/i altri, di associarsi per rendere chiaro che la lotta contro la guerra stava diventando una priorità assoluta, al di sopra e non contro le diverse appartenenze politiche.
Seguendo poi le posizioni che le istituzioni europee andavano assumendo la preoccupazione è divenuta terrore, rabbia e voglia di reagire.
Lo sconcerto ha riguardato soprattutto le posizioni del Parlamento Europeo, l’Istituzione più democratica, quella che avrebbe dovuto rispecchiare il sentimento maggioritario tra i cittadini dell’Europa, al contrario, esso è stato l’apripista delle posizioni più belliciste, anticipando perfino le posizioni oltranziste della pessima Presidente della Commissione Von der Leyen e dell’irresponsabile Louis Michel, Presidente del Consiglio con un asservimento totale ai dettami NATO, quest’ultima protagonista indiscussa dell’intero processo di crisi che è sfociato nella guerra.
Con questo non voglio assolvere, assolutamente, le responsabilità della Russia e di Putin il quale, per primo, ha fatto dell’uso della forza lo strumento per un recupero di egemonia che i processi del dopo ’89 avevano fortemente compromesso anche per responsabilità di un Occidente che,puntando all’isolamento della Russia, ha, per paradosso, contribuito a rafforzare il potere interno del Presidente autocrate.
È peraltro vero che un mese dopo l’invasione (febbraio 2022) si era raggiunto ad Istanbul una intesa che avrebbe potuto fermare la guerra praticamente al suo inizio (marzo 2022) ma ciò fu sabotato in particolare da UK e USA con la conseguenza di rendere ancor più stretto il vincolo con Kiev; da allora in poi, la sua resistenza è divenuta la“nostra” guerra fino alle estreme conseguenze cui stiamo assistendo.
In Palestina, la reazione agli Accordi di Abramo con l’orrenda carneficina di civili perpetrata da Hamas, accompagnata dalla presa di ostaggi, ha dato il via al più sconsiderato e indiscriminato massacro di un popolo , non solo a Gaza.
L’obiettivo della banda che governa Tel Aviv è la cacciata dei palestinesi dalla loro terra dopo che per 75 anni sono stati esiliati, costretti in carceri a cielo aperto con limitazioni nei movimenti ed anche imprigionati con processi sommari, spogliati illegalmente anche di quelle terre che avrebbero dovuto far parte di un loro ipotetico Stato.
Poiché né tribunali, né dissuasioni amiche, né Risoluzioni dell’Assemblea Generale ONU e neanche quella del suo Consiglio di Sicurezza sul cessate il fuoco, riescono a fermare questa inaudita violenza da parte di uno Stato, è sempre più possibile che l’area del conflitto si allarghi. In entrambi gli scenari le armi atomiche sono sullo sfondo.
In questa situazione, è pensabile nel rinnovo del Parlamento Europeo, trattare la questione della guerra come un problema tra gli altri?
Le recenti dichiarazioni del Segretario Generale della NATO Stoltenberg (laburista Norvegese) che si aggiungono a quelle del Presidente della Repubblica Francese Macron e alla dissennata politica dei vertici delle Istituzioni Europee volte ad istigare Kiev e mai, ripeto, mai a prospettare accordi per interrompere questo massacro, non rendono eticamente e politicamente la guerra, la questione delle questioni?
In Italia, a sinistra, si è aperto per tempo un dibattito sulla possibilità di dar vita ad una lista di scopo che avesse al centro il ripudio della guerra; non facendo parte di alcun Partito, in punta di piedi, ho cercato di fare la mia parte per arrivare a questo obiettivo anche memore del precedente voto Europeo che non ha visto alcun esponente italiano della sinistra eletto in quel Parlamento.
Alcune forze si sono unite, ma non tutte; che dire? All’incerto quorum, oggi avremmo potuto opporre la certezza di una buona rappresentanza. Nutro qualche dubbio sulla componente dei Verdi per il fatto che a livello Europeo, quel Gruppo, con mio grande stupore e rammarico, ha assunto posizioni tra le più belliciste fin dall’inizio. Non ho ancora capito, forse per mia disattenzione, in che Gruppo politico siederanno nel Parlamento Europeo gli eventuali eletti verdi della lista AVS; per me questo non costituisce un dettaglio.
Non è il momento di tatticismi e neanche quello di caricarsi come elettori di responsabilità che altri non si sono voluti assumere, mi riferisco al ricatto del raggiungimento del quorum; anche dopo le elezioni europee, la vita continuerà e ci sarà molto da lottare dentro e fuori le Istituzioni, l’importante è dare alla guerra l’attenzione che merita perché da essa discende tutto il resto.
Per tutti questi motivi voterò con convinzione per la lista Pace, Terra, Dignità, che corrisponde di più a quella che ritengo la priorità delle priorità e cioè: fermare le guerre.
Pasqualina Napoletano