Puerto Montt (Sud del Cile), 2007. Franco, detto “Pulce” e Angel sono due fratelli rinchiusi nel carcere minorile da un anno, in attesa del processo. Il padre li ha abbandonati quando erano piccoli. La madre, che ha avuto un terzo figlio che i due ragazzi non conoscono, ha rinunciato alla loro custodia, non scrive, non li va a trovare. I nonni portano cibo e conforto ogni volta che possono. Franco e Angel non raccontano loro nulla di quanto avviene all’interno, non parlano dei sedativi che vengono somministrati, della mancanza di cure, della violenza, delle perquisizioni, dei gas lacrimogeni, delle punizioni insensate. Parlano poco con i nonni, ma parlano molto tra loro e con gli altri ragazzi e con le ragazze con cui svolgono alcune attività comuni. Sognano, queste ragazze e questi ragazzi. “Si fanno i film” di come sarà la loro vita fuori da lì. Studiano. Giocano a calcio. Scrivono. Si prendono in giro. Rappano. Si difendono reciprocamente. Si disperano. Si innamorano. Qualcuno tenta il suicidio. Tutti pensano ad andarsene, in un modo o nell’altro, dalla “merda” nella quale sono costretti a vivere. Nella Casa 5 fanno un piano per evadere: una domenica sera, dopo aver visto una partita in televisione, danno fuoco a tutto quello che riescono a trovare. Quando arriveranno i pompieri, hanno pensato, scapperanno tra le montagne. Ma i pompieri non arrivano, le porte non vengono aperte, i ragazzi vengono lasciati a morire asfissiati.
Presentato l’anno scorso a Locarno e quest’anno al Giffoni film festival (ha vinto il Gryphon Award per il miglior film nella sezione Generator +16), Mis hermanos sueñan despiertos della regista Mapuche Claudia Huaiquimilla, è dedicato, come si legge nei titoli di coda, ai 10 ragazzi morti nel centro di detenzione Sename di Puerto Montt e a tutti i 1.796 detenuti morti nelle carceri cilene tra il 2005 e il 2020.
La regista ha raccontato che l’idea del film le è venuta dopo essere stata in un istituto minorile per presentare il suo film precedente, Mala Junta (Bad influence) ed aver verificato che non si tratta di “centri” o di “istituti” ma di prigioni vere e proprie. Si è quindi ricordata del caso di Puerto Montt e del memoriale che è stato eretto fuori dal carcere, privo però delle fotografie dei ragazzi, che sono state distrutte, come se “questi ragazzi non fossero mai esistiti. […] Abbiamo [con Pablo Green] iniziato a scrivere la sceneggiatura immaginando chi avrebbero potuto essere, cosa volevano e perché hanno fatto quello che hanno fatto, perché hanno preso una decisione così radicale da dare inizio a una rivolta e quindi mettersi a rischio. Non è la cronaca di quello che è successo, ma un modo per immaginare cosa potrebbe averli portati a farlo”1.
E bisogna farlo uno sforzo, almeno di immaginazione, per evitare che i fallimenti dei sistemi familiari, scolastici e dello stato sociale (quando c’è) si scarichino sulle prigioni. Per grandi e per piccoli.
Maria Pia Calemme
- https://variety.com/2021/film/global/locarno-claudia-huaiquimilla-my-brothers-dream-awake-1235039166/.[↩]