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Houston abbiamo un problema

di Stefano
Galieni

“Houston abbiamo un problema”. Verrebbe da dire questo ai convinti assertori di essere entrati a far parte di un governo come quello guidato dal, per ora silente Mario Draghi, e che di ora in ora scoprono di essersi cacciati in un ginepraio che metterà a dura prova la loro coerenza, ammesso che ci sia. Ammesso e non concesso che la necessità di un governo e l’impossibilità oltre che la pericolosità di elezioni anticipate, possa aver giustificato la scelta di una nomina inquietante alla presidenza del Consiglio, già il perimetro disegnato con la nuova maggioranza poteva indurre quantomeno alla cautela. Non è bastata la scelta dei ministri che ha permesso a numerosi quotidiani in Europa di esprimere preoccupazione (il titolo de l’Humanité “Il governo della vergogna” ne è un valido esempio), né l’abbassamento di livello operato con la designazione dei sottosegretari prima e con la designazione di un generale degli alpini che ha come “merito” l’aver combattuto in Kosovo e Afghanistan, come commissario straordinario per il covid. Un dubbio, un’alzata di testa? Neanche a parlarne. Gli osanna al presidente Draghi ormai prossimo alla beatificazione, amplificati da tutti i media italiani, hanno permesso di portare all’immobilismo totale, quanto resta di un centro sinistra che ha sempre più l’aspetto di un pugile suonato e pieno di ferite. In attesa che si compiano le scelte sociali più significative, quando scadranno prima il blocco dei licenziamenti e poi quello degli sfratti, la tanto odiata destra contro cui spesso si invocano le alleanze antifasciste territoriali salvo poi governarci insieme il Paese, sta facendo sentire, robusta la sua voce.

Senza essere smentiti (del resto il silenzio governativo è un obbligo), in pochi giorni i ministri leghisti e il loro leader di riferimento hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Garavaglia scribacchia tranquillamente che per il turismo (di cui ricopre il dicastero) viene prima il Nord, Giorgetti, (sviluppo economico) già preannuncia la fine del governo entro settembre. Doti di preveggenza o piano politico? Ma è Salvini che ha in pochi giorni interrotto le genuflessioni al nuovo pontefice, il tempo per piazzare i sottosegretari giusti, per ripartire alla grande, come se fosse il vero e solo dominus della scena. Sbloccare i cantieri rimuovendo gli ostacoli per gli appalti – gentile disponibilità del Pd che evidentemente ha rimosso l’importanza di un controllo oculato – richiesta di sbloccare gli sfratti per dar modo ai “poveri” proprietari di immobili di rivalersi immediatamente su chi in pandemia non aveva i soldi per pagare l’affitto e, last but not least, l’ordine impartito al Viminale per una svolta nelle politiche migratorie che rimetta al centro la necessità di “fermare gli sbarchi”, “chiudere i porti”, impedire “l’immigrazione incontrollata”, nei fatti inesistente ma che tanto consenso ha eroso alla compagine leghista spostato oggi sul nero in fiamma tricolore dei Fratelli d’Italia.

E si ripropone la domanda: cosa faranno gli antifascisti e solidali che fino a ieri chiedevano il fronte comune contro le derive xenofobe?

Ma poi si è aggiunto un ulteriore tassello non direttamente imputabile alla politica ma che rappresenta un fatto politico. La procura di Ragusa ha iscritto nel registro degli indagati per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” per ora quattro tra soci, dipendenti e amministratori della società armatrice del rimorchiatore messo in mare dall’associazione Mediterranea: Luca Casarini, il capo missione del salvataggio Beppe Caccia, ex assessore a Venezia nella giunta Cacciari, l’ex consigliere regionale verde in Veneto Alessandro Metz e il comandante Pietro Marrone, al timone durante le operazioni. L’accusa è pesante e risale a fatti avvenuti il 5 agosto 2020 quando la petroliera danese Maersk Etienne aveva salvato 27 migranti, fra cui una donna in avanzato stato di gravidanza e un bambino. Il soccorso avrebbe dovuto portare le persone ad essere trasferite a Malta. Per 38 giorni la nave rimase senza indicazioni, con i naufraghi a bordo fino a quando, l’11 settembre, la Mare Jonio li prese a bordo dopo aver effettuato un sopralluogo sul cargo. “Il nostro team medico li ha trovati in gravi condizioni psico-fisiche ormai incompatibili con ulteriore permanenza sulla petroliera – fece sapere Mediterranea Saving Humans -. Abbiamo già chiesto alle autorità di Malta, responsabili di questo evento di Soccorso e Ricerca (Sar) del 5 agosto, di indicarci al più presto un porto sicuro di sbarco per queste persone che hanno urgente bisogno di cure”. Il giorno successivo la Mar Jonio ottenne dall’Italia l’autorizzazione allo sbarco a Pozzallo ritenuto “Place Of Safety” (porto sicuro). Per il Pm di Ragusa però gli armatori – l’accusa non è rivolta per ora alla missione umanitaria – avrebbero preso in carico i migranti in cambio di soldi. Un giornalista scrupoloso come Nello Scavo, di Avvenire, ha contattato la compagnia danese Maersk che, sorpresa, assicura di non aver mai avuto alcuna richiesta di contatto con gli investigatori e per tale ragione, a detta di un loro portavoce, hanno deciso di astenersi da qualsiasi commento, pronti a farlo se convocati. Secondo la procura tale pagamento è invece sufficiente come prova della “gratitudine” della Maersk – peraltro non indagata – e, per quanto raccontato da Scavo, nel decreto di perquisizione nei vari uffici italiani posti sotto inchiesta, si legge che da Amsterdam, “uno dei manager del gigante della navigazione commerciale, informava l’indagato Beppe Caccia di aver ricevuto i complimenti di altri importanti armatori europei per l’operazione. Complimenti che sono giunti anche dall’Unhcr per aver risolto uno dei casi più lunghi e complicati in materia di immigrazione il cui portavoce ha parlato di «fondamentale intesa con il governo italiano, nella totale assenza dell’Europa». La procura accusa la società armatrice della Mar Jonio, Idra, di aver ricevuto 125 mila euro dalla Maersk per “servizi portuali resi”. In attesa che anche la compagnia danese venga ascoltata e che l’inchiesta appuri i fatti c’è da dire che, grazie ad una politica scellerata, anche le navi commerciali ogni volta che salvano un naufrago sono sottoposte a un blocco cautelativo e che l’intervento delle “navi umanitarie” per riempire un vuoto lasciato dalle istituzioni italiane ed europee, ha parzialmente risolto la politica di scaricabarile fra Malta e Italia che impedisce la risoluzione di ogni problema. Di fatto i danesi facevano preannunciare «il proprio sostegno politico e materiale» alle organizzazioni umanitarie nel Mediterraneo, «come se l’iniziativa di Mare Jonio – aggiunge la Procura –, avesse coraggiosamente inaugurato una nuova fase». Tradurre questo in una vendita di migranti in cambio di soldi, senza neanche audire coloro che avrebbero versato le somme addebitate è soltanto l’ennesimo insulto al prezioso lavoro di Mediterranea e delle altre ong. Viene da pensare che l’obiettivo sia un altro. Quello del perseverare nella scelta di criminalizzare i soccorritori continuando a voler far restare un deserto in cui morire o in cui rimandare in Libia i profughi, quel tratto maledetto del Mediterraneo Centrale.

Una buona notizia è giunta in queste ore dal TAR della Sicilia che, dopo mesi ha permesso di tornare a navigare alla Sea Watch 4, tenuta ferma per una sorta di “sequestro preventivo” dopo aver salvato numerose persone. Ora è senza dubbio vero che l’autonomia del potere giudiziario da quello politico va preservata ma, in attesa che si svolgano le indagini, è lecito porre la domanda, a deputati e senatori che hanno anche fatto la scelta di salire a bordo delle navi umanitarie. Oggi siete al governo con coloro che considerano l’ennesimo atto di accanimento di una procura come una dimostrazione della validità delle proprie argomentazioni, che già hanno condannato, come hanno sempre fatto, ogni atto di rispetto delle leggi del mare, che augurano ogni male a chi osa far “aumentare la presenza di clandestini” spacciando la propria indignazione per atto umanitario verso coloro che non dovrebbero partire.

Beh oggi che con questi ci governate, dicendo che lo fate soltanto per un’emergenza, che presto tornerete loro avversari, magari alle competizioni amministrative e poi un giorno a quelle politiche. Non pensate di aver così già perso qualsiasi credibilità? Non vi sentirete complici di ogni atto di pirateria umanitaria in cui i vostri cari (nel senso di costosi) alleati, vi coinvolgeranno?

Insomma dimostrando di non avere alcuna dignità: non vi fate almeno un po’schifo?

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