editoriali

Guerre e guerra

di Roberto
Musacchio

Massacri. È il tempo, maledetto, dei massacri. La Storia è diventata una gigantesca fossa comune che inghiotte corpi. Palestinesi e Israeliani. Ucraini e Russi. Migranti.

Antiche ingiustizie, come l’occupazione della Palestina, si riaccendono in questa guerra mondiale a pezzi che fa a pezzi centinaia di migliaia di corpi. Guerra infinita quella in Palestina in cui milioni di persone pagano le “colpe della Storia”. La diaspora ebraica, il colonialismo, le guerre mondiali, pagate da un popolo, quello Palestinese, con la negazione dei diritti fondamentali ma anche “costringendo” il popolo israeliano a farsi carnefice. Nessuna incertezza su chi occupa e chi è occupato. Ma bisogno, per porre fine all’orrore, di capire come si fa la Pace tra nemici, rifuggendo l’idea di vittoria. Quello che aveva di grande il marxismo era di dare un senso alla Storia, di considerare il razionale come bussola per il reale, di farlo rendendo protagoniste le masse, meglio il movimento operaio come liberatore. Quanto soffriamo della eclissi di questa liberazione umana ferocemente perseguita dal capitalismo. Come tutto è reso più a precipizio verso la barbarie che in risalita verso il socialismo. Putin non è certo l’Urss. Netanyahu non ha niente del socialismo dei Kibbutz. L’Ucraina di Zelensky non è la Palestina. Ma neanche Hamas è come Arafat o Mandela. C’è, al posto della razionalità dell’anticapitalismo e dell’anticolonialismo e antimperialismo, un mix di suprematismo, nazionalismi, fondamentalismi religiosi, pessima geopolitica, rovesciamento della lotta di classe e lotta sporca per la sopravvivenza. Stefano Galieni nel suo articolo spiega bene come si sia passati dalla Palestina di Arafat a quella di Hamas e non certo perché i palestinesi siano bestie come un “uomo di governo” israeliano ha detto per motivare la punizione etnica e in realtà profanando la Storia del proprio popolo. Quella Storia per cui io mai accosterò ai comportamenti dei governi israeliani l’aggettivo nazista. Perché io quella Storia tragica l’ho incisa in me. Ma ogni altro aggettivo è motivato per chi si sta perdendo, uccidendo etnicamente da Stato. D’altronde Israele di oggi è ben lontana da quella sognata. Classi dirigenti corrotte e fascisteggianti gestiscono una sporca guerra demografica in cui il consenso religioso è sostenuto da immigrati arrivati per la propria sopravvivenza e che avrebbero altri credo.

Tutto questo orrore non si ferma con più guerra. Con più campismo, per cui la lotta sugli accordi di Abramo vale migliaia di morti. Serve più che mai riprendere la strada per cui è il razionale a doversi fare reale perché il reale di questo tempo del capitalismo è solo orrore.

 

Roberto Musacchio

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1 Commento. Nuovo commento

  • Marcello Pesarini
    11/10/2023 20:29

    Molto bello tutto. Su un punto mi permetto di cercare ancora di approfondire, e chiedo scusa per la mia limitata preparazione storia: gli israeliani non rappresentano tutti gli ebrei, hanno avuto per loro un compito più difficile, quello di rappresentare il senso di colpa dell’Occidente, perché l’Occidente sapeva, almeno ai suoi livelli più alti, cosa fosse la soluzione finale, e molti ebrei che avevano cercato di denunciarlo erano stati messi da parte dalle potenze occidentali in guerra. Questo compito, gestito con la consegna di uno stato e la cacciata di un popolo, ha messo in moto un meccanismo che va avanti da 70 anni, e che solo la mentalità comunista avrebbe potuto modificare. Ma né il comunismo già avariato dell’URSS, né quello dell Cina, e neanche il socialismo dei Kibbutz ci hanno provato, perché il socialismo richiede un grande sforzo di sensibilità e senso comune, mentre l’egoismo capitalista affida tutto a pochi capi.

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