editoriali

Pace e rivoluzione

di Roberto
Musacchio

Ho prima firmato l’appello e poi partecipato all’assemblea promossa da La Valle e Santoro.

Personalmente scrivo da tempo che oggi fare politica è combattere contro la guerra, uscire dalla guerra, fermare la guerra.

L’assemblea è andata bene. Partecipata e consapevole di un punto fondamentale. Non siamo in un momento ordinario. Non siamo in un’epoca di normale dialettica democratica. Oggi siamo in piena crisi determinata da un moderno ma antico conflitto inter imperialistico. Moderno perché quelli che si combattono poi sono uniti nella lotta di classe rovesciata. Antico perché il capitalismo, come spiegavano prima Marx ma poi Lenin, si comporta così per sua natura.

Lo sapeva appunto Lenin che tra “pacifisti” e “crediti di guerra” indica la strada di trasformare la guerra imperialista in guerra civile, di classe. Fare la Rivoluzione per fare la Pace. Così farà. E entrerà nella Storia come chi la Rivoluzione l’ha fatta a fatti e non a parole scarlatte. Rivoluzione e poi pace. Ma subito pace, e pane, proposti alle masse per spingerle alla Rivoluzione.

Oggi non ci sono Lenin in giro ma chi come me è comunista sente il valore di quell’insegnamento.

Oggi non è tempo di ordinario parlamentarismo o di campagne scarlatte senza fattibilità.

Oggi è tempo di una parola d’ordine che abbia reali possibilità e comunque faccia male. Per me è uscire dalla guerra per fermare la guerra. Una proposta secca con tanti perché. Il primo dei quali è per me che la UE non è cappuccetto rosso traviato dalla NATO. La UE, le sue caste dominanti fatte di nazionalisti e globalisti insieme, hanno scelto la guerra. E lo hanno fatto da tempo. Da trent’anni. Con Maastricht hanno rovesciato la lotta di classe in Europa, colpito le costituzioni democratiche e sociali, proiettato il neo imperialismo europeo in guerre militari ed economiche. Dissolta e annessa a pezzi l’ex Jugoslavia. Traditi tutti gli impegni presi  con Gorbaciov che pure aveva parlato di Europa casa comune in sede di Consiglio di Europa e che Ursula Von Der Leyen ha “dimenticato” nel suo sproloquio bellico sullo stato dell’Unione tenuto lo scorso anno a pochi giorni dalla morte dell’ultimo leader dell’Urss. D’altronde per lei è ormai consuetudine andare in giro con Meloni, a mostrare la casta che comanda la UE.

Partecipato alle guerre USA e fatte guerre in proprio in Libia come accompagno degli “accordi” della vergogna, dagli EPA ai memorandum per il mercato imperialista e contro i migranti fatti con i dominanti del Sud.

Ed ora in prima fila nella guerra fatta sulla pelle degli Ucraini, sacrificando il North Stream per il riarmo tedesco. E quello europeo fatto con i soldi sottratti alle spese sociali.

Con la lotta di classe rovesciata resa selvaggia dall’austerità e da politiche monetarie che invece che combattere una inflazione da guerra e profitti, sostengono la finanza dalle mosse della Fed USA. Non a caso la UE è l’area dove più sono cresciute le ingiustizie e le disuguaglianze.

Oggi la politica, come scienza della Rivoluzione, passa di nuovo sul tema pace e guerra. Ne hanno terrore le caste dirigenti che hanno cercato di occultare anche il recente voto della Slovacchia contro la guerra. Purtroppo faticano a starci, e si dividono, le sinistre europee. Si può fare in Italia ed aiuterebbe anche la rinascita di una ragion d’essere di una sinistra alternativa. Non farlo, per me, sarebbe imperdonabile.

di Roberto Musacchio

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