appello, focus

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NO direttiva Vergogna

Per facilitare l’adesione, abbiamo aperto una petizione su change.org che potete raggiungere da QUI

Firma per salvare i diritti in Europa. La nuova “direttiva rimpatri” che verrà discussa in autunno al parlamento europeo, rischia di produrre soltanto un innalzamento dei muri e un impianto repressivo diffuso verso migranti e richiedenti asilo. L’Europa in cui ancora ci ostiniamo a credere non può e non dove accettare questa raffica di violazioni al diritto internazionale, a tutto quanto di positivo è stato costruito dopo la Seconda guerra mondiale, in nome di una lotta all'”immigrazione illegale”. Firma per un’Europa degli uomini e delle donne in grado di poter determinare il proprio destino non in virtù di un passaporto o di un titolo di viaggio ma dell’opportunità di costruire un futuro migliore, per chi arriva e per chi in questo vecchio continente è nata/o.”

Le avvisaglie sono già arrivate nel settembre 2018. A fine maggio scorso è stato definito un testo che ha costituito una base di discussione del Consiglio dei Ministri dell’Interno dell’UE che si è riunito a Lussemburgo il 6 e 7 giugno scorso. Il testo di cui parliamo è la nuova versione della Direttiva Rimpatri (115 UE) che nel 2008 definiva strumenti e mezzi per contrastare quella che chiamano “immigrazione illegale”. Allora la chiamammo “direttiva della vergogna” perché di fatto istituzionalizzava e definiva in ambito comunitario l’innalzamento dei muri della Fortezza Europa, implementava i rimpatri, le detenzioni degli “irregolari” in attesa di espulsione, le misure militari e politiche per allontanare gli arrivi non graditi e per esternalizzare ulteriormente le frontiere.

La Direttiva del 2008, per quanto micidiale, lasciava alcuni elementi di garantismo, si preoccupava di veder rispettate nella sostanza le principali Convenzioni Internazionali, nella bozza di quella nuova tutto questo sembra sparire. In 10 anni la situazione è cambiata, è cresciuto in maniera esponenziale il numero delle aree di conflitto, dei territori in cui i cambiamenti climatici hanno reso impossibile ogni forma di vita, delle situazioni di profonda crisi economica. Questo ha prodotto e continua a produrre sfollati interni ed esterni di cui solo una piccolissima percentuale tenta di affacciarsi al continente europeo. Ma è bastato poco a far parlare di invasione, a investire in uomini, mezzi e dispositivi legislativi per cacciare ad ogni costo le persone. Ed in 10 anni è cresciuto il numero di uomini donne e bambini che nell’attraversare il tratto di mare più sorvegliato del pianeta, ha perso la vita in naufragi che hanno trasformato il Mediterraneo Centrale in una immensa fossa comune.

La Direttiva di cui discuteranno prima il nuovo parlamento europeo e poi il Consiglio d’Europa parla esclusivamente di rimpatri da effettuare con velocità ed efficienza, di uniformità di sistemi di detenzione per migranti “illegali” ma anche per richiedenti asilo, per minori, per famiglie, di diminuzione dei diritti di difesa, di accordi capestro con i paesi di provenienza e di deportazioni in paesi terzi o di transito. Muore qualsiasi visione solidaristica e di garanzia dei diritti umani dell’Unione, si afferma il suo braccio armato sovranista che punta a creare il deserto. Muore ben sapendo che tutte le norme, le gabbie, le guardie di frontiera, non potranno mai fermare le persone in movimento, soltanto aumentare il numero delle vittime. Abbiamo ancora qualche mese per costruire un contrasto a queste politiche spiegando bene alle persone che chi arriva in Europa non costituisce neanche lo 0,3% della popolazione residente, che queste presenze non hanno nessuna colpa dei guai e le difficoltà di vita e i disagi sociali, i tagli al welfare che non dipendono da questi arrivi ma da scelte politiche che favoriscono l’arricchimento di pochi, dei grandi interessi finanziari e hanno impoverito sempre più grandi strati di popolazione europea.

Ci appelliamo affinché si costruiscano in ogni ambito possibile mobilitazioni e informazione. È un dovere di ognuna/o di noi fare il possibile per far sentire la nostra opposizione verso questa deriva e verso la criminalizzazione di chi opera per il rispetto dei diritti umani. Domani potrebbe essere troppo tardi. No ad altre Direttive della Vergogna si alla possibilità di ingresso regolare per chi cerca un futuro.