Lo scenario delle elezioni regionali ci consegna un quadro desolato e desolante dello stato della politica. Certo le amministrative hanno sempre registrato meno partecipazione, ma quello che sembra segnalare questo 60% di astensione è una caduta tendenziale della credibilità delle proposte politiche.
Un sistema elettorale costruito ad arte per cancellare ogni idea di partecipazione, ma fatto solo per costringerci dentro la camicia di forza del bipolarismo, alla fine riesce solo a creare disaffezione e senso di nausea. Anche il teatrino dello schieramento in campi contrapposti sembra ormai non avere più il fascino delle sfide dei tempi passati Berlusconi/Prodi, il richiamo al voto utile, alla difesa della Patria o a qualsiasi altro simbolo religioso/ideale, è palesemente inutile. Troppi gli anni in cui l’alternanza ha mascherato una similitudine di scelte e di visione che hanno prodotto governi, anche regionali. Basti guardare al sistema sanitario regionale in cui la gara tra Lombardia a guida leghista e Lazio a guida PD è stata a chi privatizzava di più e non credo che la Lombardia abbia vinto alla grande.
Anche il grande vaffa.. si è spento in qualche timido e contradditorio distinguo e dopo aver cavalcato l’antipolitica e il giustizialismo sommario, sembra destinato ad un ruolo ancillare. Forse, dopo la grande fuga dal voto, il mancato sorpasso sul PD del voto ai 5stelle, è uno dei risultati di maggiore interesse.
Come la scarsa incidenza del terzo polo.
E, soprattutto, la conferma di FdI come forza che, nella desertificazione, va oltre limiti che avrebbero dovuti essere “storici”. Ma sappiamo quante cose di “revisionismo storico e sociale” lo abbiano consentito.
Di fronte a tutto questo non si può dire che la proposta delle sinistre/sinistre sia stata capace di fermare la disaffezione, né in Lombardia dove l’alleanza PD/5stelle aveva lasciato uno spazio politico per una proposta alternativa, né nel Lazio dove i 5stelle marciando divisi dal PD volevano coprire lo spazio di rottura/competizione con quella forza politica.
Si può dire che tutte le varianti, (alleanza PD, 5stelle, verdi e sinistra italiana in Lombardia; PD, terzo polo, verdi e pezzi di sinistra da un lato; 5stelle e altri pezzi di sinistra dall’altro nel Lazio) né hanno portato al voto né hanno contrastato le destre. Che avrebbero vinto, con questi numeri, anche davanti a Cami larghissimi, da Calenda a Fratoianni.
Certo si può dire che sapere che “non c’è partita” porta a non partecipare. Ma appare una considerazione che semmai aggrava la perdita di senso del voto e che probabilmente non fa i conti veramente con cosa significa “vincere”. I dati sociali del Paese stanno lì a dirci di uno sfinimento che parla di sconfitte e non certo di vittorie.
Non si è onesti con se stessi se non si riflette su come chi ha provato a stare fuori dal coro ha avuto poca voce. Certo le difficoltà sono enormi e pesa uno stato delle cose che va in direzione contraria. Pure bisogna cercare ancora ciò che può trasformare una meritoria perseveranza anche, finalmente, in una risalita.
Roberto Morea