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È iniziata la nuova era dei dazi protezionisti di Trump 2

di Alessandro
Scassellati

Trump ha accettato di posticipare di un mese i dazi del 25% su Canada e Messico, ma la Cina dovrà affrontare una tariffa del 10% sulle esportazioni verso gli Stati Uniti. In risposta, la Cina ha messo dei dazi su alcuni prodotti statunitensi (carbone, GNL, petrolio greggio e altri beni) e ha aperto un’indagine anti-trust su Google. Ha anche imposto controlli sulle esportazioni di una serie di minerali essenziali per le nuove tecnologie. Con Trump 2 si chiude definitivamente l’era degli USA come campioni di un “ordine basato su regole” (un mondo in cui ci si aspetta che gli Stati-nazioni rispettino trattati, regole e norme) e della globalizzazione neoliberista. I dazi di Trump fanno parte di un disperato tentativo da parte di un’America in declino di aggrapparsi alla sua posizione di paese più potente del mondo, usando il suo peso economico e militare per costringere rivali e alleati ad allinearsi ai suoi voleri. Trump vuole colmare il deficit commerciale degli Stati Uniti con il resto del mondo, che ammonta a 1.000 miliardi di dollari, e prende alla leggera le guerre commerciali, sostenendo che sono facili da vincere. Stiamo per scoprire se ha ragione e se innescheranno una ripresa economica o causeranno il caos.

Alla fine Donald Trump si è tirato indietro dall’orlo di una guerra commerciale con Canada e Messico, posticipando di un mese le nuove tariffe statunitensi sulle merci dei due più stretti partner economici degli Stati Uniti1. Nessuna missione commerciale per definire i dettagli. Invece, Trump si è affidato a chiamate dirette one-to-one con i leader di Messico e Canada per siglare accordi. È la terza volta in due settimane che il presidente degli Stati Uniti ha congelato le sue minacciate tariffe del 25% sui due paesi.

La Cina, invece, deve affrontare una nuova imposta del 10% sulle sue esportazioni verso gli Stati Uniti – oltre alle tariffe esistenti risalenti al primo mandato di Trump che per alcuni prodotti arrivano fino al 50% – dal 4 febbraio in avanti2.

Dopo i colloqui con il primo ministro canadese, Justin Trudeau, e la presidente messicana, Claudia Sheinbaum, lunedì 3 febbraio, Trump ha accettato all’ultimo minuto di astenersi dall’imporre nuovi dazi sui due paesi. Gli accordi sono stati raggiunti in un giorno di estrema volatilità nei mercati finanziari globali, mentre gli investitori scossi reagivano alla prospettiva di una disputa in forte escalation che coinvolgeva alcune delle maggiori economie del mondo.

Il presidente degli Stati Uniti aveva sconvolto i legami tra Stati Uniti e Messico nel fine settimana quando aveva annunciato tariffe del 25% e accusato l’amministrazione di Sheinbaum di aver stretto un'”alleanza intollerabile” con gruppi criminali messicani. Sheinbaum ha respinto quell’accusa “calunniosa”, ma lunedì mattina ha adottato una nota più soft quando ha annunciato “una serie di accordi” con Trump dopo una conversazione tra i due leader durante la quale hanno concordato di sospendere le tariffe statunitensi per un mese per consentire nuovi negoziati. Il Messico ha accettato di inviare 10.000 membri della sua guardia nazionale “per impedire il traffico di droga dal Messico agli Stati Uniti, in particolare di fentanyl”, ha affermato Sheinbaum3. In cambio, gli Stati Uniti hanno accettato di lavorare per impedire che armi ad alta potenza attraversino il confine con il Messico. Trump ha confermato l’accordo poco dopo sul suo social network Truth. Ha detto che 10.000 soldati messicani sarebbero stati “specificamente designati per fermare il flusso di fentanyl e migranti illegali nel nostro paese”. Ha detto anche che nel corso della pausa di un mese si svolgeranno dei negoziati che coinvolgeranno alti funzionari messicani, il Segretario di Stato, Marco Rubio, il Segretario al Tesoro, Scott Bessent, e il Segretario al Commercio, Howard Lutnick.

Dopo due chiamate con Trump lunedì, Trudeau ha annunciato che i dazi sarebbero stati “sospesi” per 30 giorni4. “Il Canada sta implementando il nostro piano di confine da 1,3 miliardi di dollari, rafforzando il confine con nuovi elicotteri, tecnologia e personale, un coordinamento migliorato con il nostro partner statunitense e maggiori risorse per fermare il flusso di fentanyl”, ha detto in una dichiarazione. “Circa 10.000 persone in prima linea stanno e lavoreranno per proteggere il confine”. Il Canada nominerà uno zar del fentanyl, elencherà i cartelli come terroristi e “garantirà occhi 24 ore su 24, 7 giorni su 7 sul confine”.

Trump ha dichiarato vittoria e scritto su Truth Social: “Come Presidente, è mia responsabilità garantire la sicurezza di TUTTI gli americani, e sto facendo proprio questo. Sono molto soddisfatto di questo risultato iniziale, e le tariffe annunciate sabato saranno sospese per un periodo di 30 giorni per vedere se si potrà o meno strutturare un accordo economico definitivo con il Canada. EQUITÀ PER TUTTI!”

Verso la fine dell’anno scorso, Trump aveva minacciato di imporre tariffe a Canada, Messico e Cina il primo giorno della sua presidenza. Dal primo giorno della sua presidenza, ha detto che lo avrebbe fatto dal 1° febbraio. Questo fine settimana, ha detto che sarebbero entrate in vigore dal 4 febbraio. Ora, quelle per Messico e Canada sono state posticipate a marzo.

Trump e i dazi

Il team di Trump sostiene che l’imposizione di un muro tariffario costringerà le aziende a spostare investimenti e posti di lavoro negli Stati Uniti: si pensi a tutti quei chip in silicio ora realizzati a Taiwan o agli iPhone realizzati in Cina. Trump sostiene che i nuovi dazi renderanno ricchi gli americani, ha persino promesso di istituire un nuovo External Revenue Service per riscuotere tutte le entrate5. Afferma anche che le aziende straniere li pagheranno e che non danneggeranno i consumatori americani. Nell’immaginazione di Trump, i dazi sono come un coltellino svizzero, uno strumento che può simultaneamente risolvere il deficit commerciale degli Stati Uniti, migliorare la sua competitività, promuovere gli investimenti e l’innovazione nazionali, sostenere la classe media e creare posti di lavoro in patria.

Tuttavia, non è così che funzionano. Le tariffe sono una tassa che viene pagata dall’importatore alla frontiera. Se aumentano, l’importatore si trova di fronte a una scelta: trasferire l’aumento di prezzo al consumatore o accettare una compressione dei propri margini di profitto6. Gli economisti hanno avvertito che l’ondata di tariffe pianificata da Trump rischierebbe di aumentare i prezzi per milioni di americani, solo poche settimane dopo che si era impegnato, al momento dell’insediamento, ad abbassarli “rapidamente”. Sostengono inoltre che i dazi siano lo strumento sbagliato per risolvere il deficit commerciale causato dalle abitudini di indebitamento e di consumo degli Stati Uniti7. Lunedì, tuttavia, Trump aveva sostenuto che le tariffe erano un mezzo “molto potente” sia per rafforzare economicamente gli Stati Uniti sia per “ottenere tutto il resto che si desidera”. Ogni paese vuole concordare un modo per evitare le tariffe statunitensi, ha affermato il presidente: “In tutti i casi, vogliono tutti fare accordi”. Comunque, Trump aveva anche ammesso nel weekend che i dazi avrebbero potuto causare “un po’ di dolore” negli Stati Uniti. “CI SARÀ QUALCHE DOLORE? SÌ, FORSE (E FORSE NO!)”, ha scritto sui social media. “MA RENDEREMMO L’AMERICA DI NUOVO GRANDE, E TUTTO NE VARRÀ IL PREZZO CHE DOVRÀ ESSERE PAGATO”.

I mercati hanno subito forti vendite in tutto il mondo in risposta a quello che è stato descritto come un “capriccio tariffario di Trump” o anche come “la guerra commerciale più stupida della storia” (il comitato editoriale del Wall Street Journal) prima di recuperare parte delle perdite dopo la diffusione della notizia dell’accordo con il Messico e il Canada. Wall Street è scesa nelle prime contrattazioni, con l’S&P 500 in calo di quasi il 2%. I prezzi delle azioni in Europa lunedì hanno seguito un brusco calo in Asia. L’indice FTSE 100 di Londra è sceso dell’1,4% dal massimo storico di venerdì prima di recuperare parte delle perdite e scendere dell’1%. Martedì, invece, a Hong Kong, l’indice azionario Hang Seng è balzato di quasi il 2,8%, mentre il Kospi della Corea del Sud è salito dell’1,3%. Il FTSE 100 è sceso di 31 punti a 8.551 poco dopo l’apertura a Londra.

Funzionari, analisti ed economisti che credono che i dazi di Trump potrebbero avere conseguenze disastrose per l’economia globale e per il posto di Washington nel mondo hanno espresso sollievo per l’accordo con il Messico. Per il Messico, comunque, il danno è fatto. Trump continuerà a usare le minacce tariffarie per ottenere piccole vittorie nella sua disputa con il Messico sui tre temi chiave:  migrazione, sicurezza e traffico di droghe. Probabilmente entro un anno Trump sarà di nuovo in buoni rapporti con il Messico, ma sarà difficile ignorare cosa è successo nei primi giorni di febbraio. L’incertezza non se ne andrà e il Messico dovrà dormire con un occhio aperto per i prossimi quattro anni. E se le aziende prendono decisioni in termini di anni e decenni, il modo in cui pensano specificamente al Messico e al suo posto nella catena del valore degli Stati Uniti è forse cambiato per sempre. Lo stile negoziale ad alto rischio di Trump inietta incertezza nel processo decisionale politico ed economico: non solo tiene i paesi con il fiato sospeso, ma rende anche più difficile per le aziende pianificare gli investimenti.

Parlando alla sua conferenza stampa a Città del Messico, Sheinbaum ha detto ai giornalisti che alla fine di una conversazione di 30-45 minuti con Trump, aveva scherzato con lui dicendo che le sarebbe piaciuto vedere le tariffe sospese per sempre. Ha detto che credeva che una sospensione di un mese rappresentasse un buon affare, tuttavia, ha dipinto l’accordo come una vittoria per entrambe le parti. “In Messico abbiamo lanciarazzi che provengono illegalmente dagli Stati Uniti… Come possono queste armi ad alta potenza entrare in Messico dagli Stati Uniti?” ha chiesto, elogiando l’apparente impegno di Trump a combattere il contrabbando di armi come parte dell’accordo.

In un certo senso, le tattiche aggressive di Trump per ottenere risultati tangibili a breve termine in politica estera, sembrano funzionare. Quattro delle sue mosse iniziali sulla scena mondiale sono avvenute in America Latina: scontri diplomatici con Colombia e Venezuela sulla deportazione dei migranti; con il Messico sul traffico di droga e l’immigrazione; e con Panama sul presunto coinvolgimento cinese nel canale di Panama. In tutti e quattro i casi, Trump è riuscito a rivendicare la vittoria o a ottenere concessioni, sebbene i critici sostengano che molte di queste siano in gran parte cosmetiche e progettate per ottenere poco più che compiacere la sua base elettorale MAGA. Non c’è dubbio che ciascuno di questi governi si sia mosso molto più rapidamente per soddisfare Washington di quanto non avrebbe fatto con una richiesta più tradizionale. La domanda è, però: cosa comporta questo per le alleanze di Washington nel medio termine? Avvicina questi paesi alla Cina? Probabilmente no, ma con tutte queste crisi, le cicatrici rimangono. I governi hanno capito che il Trump 2 è un governo ancora più transazionale rispetto al Trump 1, e che non possono più pensare in termini di alleanze con gli Stati Uniti. Questo è un enorme cambiamento.

I dazi di Trump per la Cina e le controreazioni

Donald Trump ha sparato la prima salva della sua guerra commerciale, imponendo tariffe alla Cina martedì che hanno scatenato una rappresaglia immediata da parte di Pechino, tra i timori per le ripercussioni economiche globali. Pochi istanti dopo l’entrata in vigore delle tariffe statunitensi del 10%8, infatti, il governo cinese ha deciso una serie di misure in risposta all’“aumento unilaterale delle tariffe” da parte di Washington. L’Amministrazione statale per la regolamentazione del mercato cinese ha annunciato un’indagine anti-trust su Google9. Il ministero delle Finanze cinese ha anche annunciato tariffe del 15% su carbone e gas naturale liquefatto e del 10% su petrolio greggio10, attrezzature agricole, veicoli di grossa cilindrata e pick-up dagli Stati Uniti che potrebbero avere un impatto su aziende come Caterpillar e John Deere.

Il ministero del Commercio cinese e la sua amministrazione doganale hanno affermato che per “salvaguardare gli interessi della sicurezza nazionale” il paese stava anche imponendo controlli sulle esportazioni di una serie di minerali rari: tungsteno, tellurio, rutenio, molibdeno, bismuto e articoli correlati al rutenio, materiali essenziali per le tecnologie avanzate, l’energia pulita e la sicurezza nazionale.

Il ministero del commercio ha anche affermato di aver aggiunto le società statunitensi PVH Group e Illumina alla sua lista di entità inaffidabili, esponendole a restrizioni o sanzioni, senza specificare di cosa sono state accusate le società11. PVH è un’azienda di abbigliamento che possiede marchi tra cui Tommy Hilfiger e Calvin Klein12. Illumina è un’azienda biotecnologica specializzata nel sequenziamento genomico che ha recentemente stretto una partnership con Nvidia per la tecnologia IA correlata alla salute.

“L’imposizione unilaterale di tariffe da parte degli Stati Uniti viola gravemente le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio”, ha affermato il ministero delle Finanze cinese nella sua dichiarazione che annunciava le tariffe di ritorsione. “Non solo non aiuta a risolvere i propri problemi, ma danneggia anche la normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti”.

Per le esportazioni dalla Cina, gli Stati Uniti hanno anche eliminato un’esenzione tramite la quale le spedizioni di valore inferiore a $ 800 non hanno dovuto affrontare tariffe (una scappatoia chiamata “de minimus”). I rivenditori cinesi più popolari come Shein e Temu (ma anche Haul di Amazon, una nuova app di e-commerce che importa prodotti da venditori con sede in Cina) hanno fatto affidamento sull’esenzione per vendere beni economici negli Stati Uniti (abbigliamento pronto moda, cosmetici, articoli per la casa e decorazioni). E proprio a seguito dell’eliminazione dell’esenzione minima per i dazi doganali per i pacchi di basso valore, il servizio postale statunitense ha sospeso la distribuzione dei pacchi in arrivo dalla Cina e da Hong Kong fino a nuovo avviso.

Mentre gli Stati Uniti preparavano tariffe più elevate sulla Cina, la Casa Bianca ha annunciato che Trump parlerà al telefono – “senza fretta” – nel corso di questa settimana con il presidente cinese, Xi Jinping, per cui ci potrebbe ancora essere un accordo.

Le nuove tariffe sui prodotti statunitensi entreranno in vigore il 10 febbraio, ha affermato il ministero. Gli annunci statunitensi fatti martedì hanno aumentato le restrizioni commerciali tra Pechino e Washington che erano state soprattutto limitate al settore tecnologico durante l’amministrazione Biden, che cercava di limitare l’accesso della Cina ai semiconduttori di fascia alta13.

I dazi di Trump per l’Unione Europea

Domenica Trump ha anche indicato che l’UE sarà la prossima ad affrontare i dazi, ma non ha detto quando. Ha intensificato la sua retorica, definendo l’UE un’“atrocità”. Il punto è che Trump vuole mostrare all’Europa e al mondo che è disposto a infliggere punizioni pesanti anche a costo di danneggiare la potenza degli Stati Uniti. Per come la vede Trump, gli Stati Uniti sono stati turlupinati durante i lunghi anni di generosità ingiusta (la “pax americana”) verso i clienti/alleati europei, consentendo loro di beneficiare, oltre che di un welfare-state di qualità che non c’è negli Stati Uniti, di lucrosi affari commerciali ai danni degli USA. Il futuro dell’America dipende, pensa Trump, dall’inversione delle politiche di protezione gratuita dei suoi clienti europei e dalla riduzione del disavanzo commerciale con l’UE (pari a 150 miliardi di euro per la parte merci).

Secondo gli analisti della Deutsche Bank, un dazio del 10% sulle importazioni dall’UE ridurrebbe probabilmente il PIL dell’Unione di circa lo 0,5-0,9%. Considerando che quest’anno si prevede che l’economia dell’UE crescerà dell’1%, è probabile che l’Unione si ritrovi sull’orlo della recessione.

I leader dell’UE si sono incontrati in un vertice informale a Bruxelles lunedì e hanno affermato che l’Europa reagirà se gli Stati Uniti imporranno dazi, ma hanno chiesto di negoziare. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha affermato che l’UE è pronta “per un dialogo robusto ma costruttivo” con gli Stati Uniti. “Quando verrà presa di mira in modo ingiusto o arbitrario, l’Unione Europea risponderà con fermezza”, ha aggiunto. Gli Stati Uniti sono il principale partner commerciale e di investimento dell’UE (la relazione economica transatlantica è pari al 30% del commercio globale di beni e servizi). L’UE è un importante esportatore di automobili, medicinali e cibo verso gli Stati Uniti. Secondo i dati dell’U.S. Census Bureau, nel 2023 l’UE ha esportato negli Stati Uniti beni per un valore di 502,3 miliardi di euro, pari a quasi il 20% delle sue esportazioni totali, rendendo gli USA il secondo partner commerciale dell’Unione, mentre gli USA hanno esportato nell’UE merci per un valore di 346,5 miliardi di euro (poco meno di un quinto delle esportazioni totali dell’UE). Però, nel settore dei servizi, gli Stati Uniti hanno registrato un surplus commerciale di 104 miliardi di euro, con esportazioni pari a 396,4 miliardi di euro e importazioni pari a 292,4 miliardi di euro. Ciò significa che il deficit commerciale complessivo degli Stati Uniti con l’UE è stato di 51,8 miliardi di euro.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha affermato che se gli interessi commerciali del blocco saranno attaccati, “si farà rispettare e quindi reagirà”. Le ultime “scelte e dichiarazioni” dell’amministrazione del nuovo presidente degli Stati Uniti “spingono l’UE a essere più unita e più attiva nel rispondere alle questioni di sicurezza collettiva”, ha affermato. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha affermato che l’UE potrebbe rispondere, se necessario, con propri dazi, ma ha sottolineato che sarebbe meglio per le due parti trovare un accordo sul commercio. Il capo della politica estera del blocco, Kaja Kallas, ha detto che non ci saranno “vincitori in una guerra commerciale”. L’Europa e gli Stati Uniti hanno bisogno l’uno dell’altro, ha detto, mentre il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha detto che una guerra commerciale è “un errore completo” e che si deve fare tutto il possibile per impedire agli alleati di combattere “di fronte a una minaccia russa o all’espansione cinese”. Anche il primo ministro finlandese, Petteri Orpo, ha affermato che l’Europa deve negoziare con Trump sul commercio. “Non ho intenzione di iniziare una guerra, voglio iniziare i negoziati”, ha affermato, aggiungendo che la minaccia più grande per l’Europa è la Russia. La prima ministra danese, Mette Frederiksen, ha affermato che Copenaghen in genere “non sosterrebbe mai alleati che si combattono”, ma “[se l’amministrazione Trump impone] tariffe severe all’Europa, abbiamo bisogno di una risposta collettiva e solida”.

Nel primo mandato, Trump, ha imposto dazi del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio nel 2018, mentre l’Unione Europea ha risposto mettendo 6 miliardi di dollari in tariffe sulle motociclette Harley Davidson, sui jeans Levi’s, sul succo d’arancia e sul bourbon, misure mirate a causare il massimo dolore nelle roccaforti repubblicane. Trump ha poi minacciato di intensificare i dazi colpendo le importazioni di auto europee, ma non si è mai arrivati a tanto. Alla fine, le tariffe sono state sospese da entrambe le parti. La tregua con l’UE scade alla fine di marzo, il che significa che anche se Trump non colpisce l’Europa con le tariffe ora, la loro disputa commerciale potrebbe comunque sfuggire di mano.

Una cosa da tenere d’occhio: Trump abbandonerà i dazi contro gli alleati europei se accetteranno di allinearsi con gli Stati Uniti nell’escludere la Cina? Questa è una possibilità a cui l’Unione Europea si aggrappa nella speranza di mantenere la pace transatlantica. Inoltre, i governanti europei potrebbero impegnarsi a comprare più gas liquefatto e armi statunitensi al fine di ridurre il disavanzo della bilancia commerciale con gli USA14. Probabilmente, Trump chiederà che l’UE modifichi o abbandoni le politiche di moderazione dei contenuti e della concorrenza digitale che tentano di limitare il potere monopolistico delle Big Tech statunitensi. Allo stesso tempo, l’UE potrebbe brandire un suo “bazooka” commerciale, uno strumento anticoercizione, che porrebbe la ritorsione su una base legale più solida. Gli esperti temono, tuttavia, che lo strumento anticoercizione possa essere troppo lento, perché prevede un periodo di consultazione prima dell’azione. L’UE ha bisogno di un nuovo, più grande bazooka che possa essere sparato in tempo reale, sostengono.

Alessandro Scassellati

  1. In base all’accordo tra Stati Uniti, Messico e Canada, o USMCA – un accordo di libero scambio negoziato da Trump durante il suo primo mandato – le economie dei tre paesi sono profondamente interconnesse, in particolare nei settori agricolo, automobilistico ed energetico. Bisognerebbe riconfigurare le catene di fornitura in molti dei grandi settori chiave. Se prendiamo le automobili, un pezzo di auto può attraversare i confini di Stati Uniti, Canada e Messico sei volte o più, poiché gli assemblatori aggiungono valore. In Messico, i lavoratori con salari più bassi realizzano pezzi di auto e assemblano veicoli destinati quasi esclusivamente al mercato statunitense. Eppure le tariffe generalizzate che il presidente Trump minaccia di imporre in un mese non tengono conto di questa integrazione avanti e indietro. Secondo una stima, addebitare alle case automobilistiche statunitensi il 25% ogni volta che un pezzo o un’auto attraversa i confini aumenterebbe il prezzo medio di una nuova auto “americana” di circa $ 3.000. Nel complesso, il Peterson Institute for International Economics stima che i dazi del 10% sulla Cina, sommati ai dazi del 25% ancora incombenti su Messico e Canada, costerebbero alle famiglie statunitensi – in larga misura pagati dalle famiglie con reddito medio e medio-basso – più di 1.200 dollari all’anno in aumenti di prezzo per ogni cosa, dalla costruzione di una nuova casa alla benzina.[]
  2. Per la prima volta, Trump ha invocato i poteri di emergenza previsti dall’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977, finora utilizzati solo da Joe Biden per imporre sanzioni alla Russia per la guerra contro l’Ucraina. L’IEEPA non era ancora stato utilizzato per giustificare le tariffe, ed è possibile che le aziende che subiscono danni finanziari a causa di ciò intraprendano azioni legali. È improbabile, tuttavia, che un giudice emetta un’ingiunzione immediata contro le tariffe. Qualsiasi contenzioso probabilmente si protrarrebbe a lungo.[]
  3. Più di 450.000 persone sono state assassinate in Messico da quando, nel 2006, è stata lanciata un’importante offensiva contro i cartelli della droga.[]
  4. Questo dopo che domenica Trump aveva pubblicato sulla piattaforma social Truth il seguente messaggio: “Paghiamo centinaia di miliardi di dollari per SUSSIDIARE il Canada. Perché? Non c’è motivo. Non abbiamo bisogno di niente di ciò che hanno loro. Abbiamo energia illimitata, dovremmo costruire le nostre auto e avere più legname di quanto potremmo mai usare. Senza questo enorme sussidio, il Canada cesserebbe di esistere come Paese vitale. Duro ma vero! Pertanto, il Canada dovrebbe diventare il nostro amato 51° stato. Tasse molto più basse e una protezione militare di gran lunga migliore per la popolazione canadese, E NESSUNA TARIFFA!”[]
  5. Per quanto riguarda le potenziali entrate dalle tariffe, Trump ama tornare alla fine del XIX secolo, quando le tariffe rappresentavano oltre la metà delle entrate federali degli Stati Uniti. Ma questo era prima dell’imposta sul reddito, che oggi sostiene un’amministrazione pubblica molto più grande in relazione all’economia complessiva. Non c’è modo che le entrate delle tariffe possano pagare per uno Stato moderno. A Trump piace anche la “Dottrina Monroe”(1823), ma se per il presidente Monroe e i suoi seguaci dell’Ottocento ciò significava eliminare le presenze coloniali europee, per Trump significa rafforzare la presa territoriale degli Stati Uniti, così da rafforzare la lotta all’immigrazione illegale, limitare l’influenza cinese (Canale di Panama) e acquisire nuove risorse strategiche.[]
  6. Come risultato delle nuove tariffe del 10% sui prodotti cinesi, un’azienda statunitense che acquista smartphone di fabbricazione cinese per un valore, diciamo, di $ 1.000 dovrà pagare al governo federale il 10%, ovvero $ 100. L’azienda assorbe quel costo extra o lo trasferisce ai consumatori sotto forma di telefoni più costosi. Secondo la Tax Foundation, i nuovi dazi contro la Cina ridurrebbero la crescita economica degli Stati Uniti solo dello 0,1% e aumenterebbero le entrate federali (e le tasse sugli americani) di circa 241 miliardi di dollari. Alcuni analisti ritengono che i consumatori statunitensi non noteranno molto l’aumento dei prezzi, ma pagheranno un po’ di più per l’elettronica, i macchinari e i giochi cinesi. Alla fine, le aziende possono adattare le loro catene di fornitura per produrre o acquistare altrove, ma il processo è generalmente molto lento. Nonostante sette anni di tariffe più elevate e la loro guerra commerciale a breve termine, gli Stati Uniti acquistano ancora centinaia di miliardi di dollari di beni cinesi ogni anno.[]
  7. Tra l’altro, le tariffe possono avere effetti altamente disomogenei sulla produzione manifatturiera, avvantaggiando alcuni e danneggiando coloro che dipendono da input importati o mercati esteri. Anche laddove aumentano i profitti, non vi è alcuna garanzia che ciò porterà a maggiori investimenti in nuove tecnologie o creazione di posti di lavoro. Le aziende che diventano più ricche possono scegliere di distribuire i proventi ai loro manager e azionisti invece di aumentare la capacità produttiva.[]
  8. Oggi, il valore delle esportazioni cinesi di beni verso gli USA rappresentano più soltanto il 13,5% del totale. Negli ultimi sette anni la Cina ha molto diversificato il suo export, soprattutto verso l’Asia orientale (Vietnam, Malaysia e Indonesia). Inoltre, le esportazioni statunitensi rappresentano solo il 3% del PIL della Cina, rispetto al 15% del resto del mondo. Durante la campagna elettorale, Trump aveva promesso di imporre una tariffa del 60% sulle importazioni cinesi. Durante il suo primo mandato nel 2018, Trump aveva avviato una brutale guerra commerciale di due anni con la Cina per il suo enorme surplus commerciale con gli Stati Uniti, con tariffe tit-for-tat su centinaia di miliardi di dollari di beni che hanno sconvolto le catene di approvvigionamento globali e danneggiato l’economia mondiale. Nelle ultime settimane, Trump aveva avvertito che avrebbe potuto aumentare ulteriormente le tariffe sulla Cina a meno che Pechino non si impegni ad arginare il flusso di fentanyl, un oppioide mortale, negli Stati Uniti (Sull’epidemia da fentanyl negli Stati Uniti vedi i nostri articoli qui e qui.). “Speriamo che la Cina smetta di inviarci fentanyl e, se non lo farà, le tariffe aumenteranno notevolmente”, ha affermato lunedì. La Cina ha definito il fentanyl un problema dell’America e ha affermato che avrebbe contestato le tariffe “maligne” presso l’Organizzazione mondiale del commercio e preso altre contromisure, ma ha anche lasciato la porta aperta ai colloqui. L’Organizzazione mondiale del commercio è un organismo globale creato 30 anni fa per fungere da arbitro nelle controversie commerciali, tuttavia, al momento non è in grado di svolgere quel ruolo, dopo che sia Trump che Biden hanno bloccato la nomina di giudici al suo organo d’appello, o corte d’appello suprema.[]
  9. L’Amministrazione statale per la regolamentazione del mercato cinese ha affermato che Google è sospettata di aver violato la legge anti-monopolio del paese e che ha avviato un’indagine sulla società in conformità con la legge. Non ha fornito ulteriori dettagli sull’indagine o su ciò che Google avrebbe fatto per violare la legge. I prodotti Google come il suo motore di ricerca sono bloccati in Cina, ma collabora con partner locali come gli inserzionisti nel paese.[]
  10. La Cina è il principale importatore di energia fossile al mondo, ma i suoi acquisti dagli Stati Uniti sono relativamente modesti, il che attenua l’impatto della decisione presa martedì da Pechino di imporre tariffe di ritorsione sulle importazioni di petrolio greggio, gas naturale liquefatto (GNL) e carbone dagli Stati Uniti. Le importazioni cinesi di petrolio greggio statunitense sono diminuite del 52% a circa 230.540 barili al giorno nei primi 11 mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, hanno mostrato i dati della U.S. Energy Information Administration. Per l’intero anno, le importazioni statunitensi hanno rappresentato l’1,7% delle importazioni di greggio della Cina, per un valore di circa 6 miliardi di dollari, secondo i dati doganali cinesi, in calo rispetto al 2,5% del 2023. Le importazioni di GNL della Cina dagli Stati Uniti sono tuttavia cresciute, totalizzando 4,16 milioni di tonnellate l’anno scorso per un valore di 2,41 miliardi di dollari, quasi il doppio dei volumi del 2018 per il carburante utilizzato nella produzione di energia e rappresentando circa il 5,4% degli acquisti della Cina. Gli Stati Uniti sono il principale fornitore di GNL al mondo, ma sono solo il quinto fornitore della Cina. Tuttavia, hanno ambizioni di forti incrementi nelle esportazioni di GNL nei prossimi anni sotto Trump, con la Cina, il più grande importatore mondiale di carburante, vista come un potenziale cliente per maggiori forniture.[]
  11. Il ministero del Commercio cinese ha affermato che le due società hanno adottato quelle che ha definito “misure discriminatorie contro le imprese cinesi” e “danneggiato” i legittimi diritti e interessi delle aziende cinesi. Le aziende aggiunte alla lista nera possono essere soggette a multe e a una vasta gamma di altre sanzioni, tra cui il congelamento del commercio e la revoca dei permessi di lavoro per il personale straniero.[]
  12. PVH era già stata sottoposta a esame da parte delle autorità di regolamentazione cinesi per condotta “impropria” nella regione dello Xinjiang.[]
  13. La Cina ha dichiarato a dicembre di aver avviato un’indagine su Nvidia per una sospetta violazione della legge anti-monopolio del paese, un’indagine ampiamente vista come un colpo di ritorsione contro le ultime restrizioni imposte da Washington al settore dei chip cinese. Anche i prodotti Intel venduti in Cina sono stati sottoposti a una revisione di sicurezza alla fine dell’anno scorso da un influente associazione industriale cinese.[]
  14. Il segretario generale della NATO Mark Rutte ha affermato che è chiaro che gli Stati Uniti stanno “vendendo molto più” equipaggiamento di difesa all’Europa rispetto al contrario e che ci sono “così tanti soldi in giro” con altri in arrivo man mano che gli alleati europei della NATO aumenteranno la spesa per la difesa. Rutte, però, sostiene che se i paesi europei si limitassero a spendere di più per la difesa, senza riformare gli antiquati sistemi nazionali di approvvigionamento, anche il 4% non sarebbe sufficiente. La domanda cruciale è: dove troveranno i governanti europei i miliardi per finanziare nuovi acquisti di armi? La maggior parte dei paesi europei si trova ad affrontare vincoli fiscali dovuti alla bassa crescita economica, agli elevati prezzi dell’energia e alle regole di deficit autoimposte. Più soldi per la difesa significherà sottrarli alle pensioni, all’assistenza sanitaria, all’istruzione e al welfare.[]
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