Il “Congressional Research Service” fornisce regolarmente i parlamentari degli Stati Uniti di analisi continuamente aggiornate su tutte le questioni politiche interne e internazionali con un’ottica che vuole essere bipartisan. Il 6 marzo scorso ha aggiornato il report sulla Polonia: “background and U.S. relations”.
La sintesi è fornita nel capoverso introduttivo: “nel corso dei tre decenni passati, le relazioni tra gli Stati Uniti e la Polonia sono state strette e cooperative. Gli Stati Uniti hanno fortemente sostenuto l’accesso della Polonia alla NATO nel 1999 e appoggiato il suo ingresso nell’Unione Europea nel 2004. La Polonia ha dato un significativo contributo alle operazioni militari guidate da Stati Uniti – e NATO – in Iraq e Afghanistan (ndr: si noti che, come per Putin in Ucraina, non si usi la parola guerra ma più pudicamente la dicitura “operazioni militari”). Polonia e Stati Uniti continuano a lavorare strettamente insieme su uno spettro di questioni di politica estera di sicurezza internazionale, principalmente in risposta all’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Nel febbraio 2023, il Presidente degli Stati Uniti ha visitato la Polonia per la seconda volta in 11 mesi.”
A Varsavia Biden ha definito la Polonia “uno dei nostri grandi alleati” e il Presidente polacco Duda, esponente della destra al Governo nel paese, ha sottolineato che “gli Stati Uniti sono la garanzia della sicurezza in Europa”. Come annota il rapporto, “la Polonia è tra le voci europee più determinate a favore del mantenimento di un ruolo degli Stati Uniti in tema di sicurezza dell’Europa”. Il “Congressional Research Service” dà spazio anche alle critiche per le tendenze autoritarie del Governo polacco e il rapporto conflittuale con l’Unione Europea ma riferisce come il tono degli interventi di Biden è mutato da quando, ancora candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, criticava lo stato della democrazia in Polonia. Ma ora sono “cambiate le priorità” che consistono nel costruire un solido fronte anti-russo.
La collaborazione militare svolge naturalmente un ruolo importante in questa “luna di miele” che per altro continua, con qualche marginale increspatura, da molti anni. Infatti il rapporto la definisce “stretta ed estesa”. Il Governo polacco, che già era tra quelli che avevano raggiunto e superato la soglia del 2% di spese del PIL destinate al militare, le ha innalzate al 3% con la promessa di portarle al 4%. Inoltre è stato avanzato l’obbiettivo di raddoppiare le dimensioni dell’esercito entro i prossimi 5 anni portandolo a 300.000 soldati.
Questo consistente incremento di spesa si traduce in significativi acquisti di armi dagli Stati Uniti. Almeno 20 miliardi di dollari sono transitati dalla Polonia al “complesso militare-industriale” nordamericano. Aerei F-35, carri armati Abrams, anti-missili Patriot, sistema di lancio di razzi HIMARS, missili anti-tanks Javelin fanno parte di queste ricche forniture militari. Solo la Corea del Sud è l’altra fonte importante di forniture militari.
Washington (che sia Trump o Biden poco cambia) spinge anche per la cosiddetta “Iniziativa dei tre mari” che vede coinvolti 12 Paesi dell’Unione Europea. Tutti quelli che appartenevano all’ex blocco socialista più l’Austria, uniti in una rete che tocca il Baltico, l’Adriatico e il Mar Nero. L’obbiettivo di questa Iniziativa promossa nel 2015 da Polonia e Croazia è di sviluppare le infrastrutture transfrontaliere di energia, trasporto e digitali. La Camera dei Rappresentanti statunitense aveva approvato nel novembre 2020 una risoluzione bipartisan nella quale si esprimeva il proprio sostegno considerandola utile a “rafforzare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e dell’Europa” (un concetto, quello statunitense di “sicurezza nazionale” proprio di una potenza imperiale). Questo sotto-blocco interno all’Unione Europea doveva favorire lo sganciamento energetico dalla Russia ma anche, implicitamente, contribuire ad allentare le relazioni est-ovest che tendono a collegare questo paesi più al resto dell’Europa che non tra loro.
Gli Stati Uniti, mentre sono disposti a chiudere un occhio e anche tutti i due nei confronti delle tendenze autoritarie della destra polacca, stanno aumentando la pressione verso l’Ungheria di Orban, introducendo nuove sanzioni. Se questi due paesi sono stati spesso trattati come espressione di un’analoga tendenza a costruire una fronte di “democrazie illiberali”, avendo assunto posizioni diverse sulla guerra in Ungheria ricevono oggi un trattamento decisamente differenziato. Anche se i rapporti tra loro non escludono occasioni di reciproco sostegno come dimostra il rifiuto di partecipare all’azione legale contro l’Ungheria per le leggi anti-LGBT. Da un lato si è concretizzato un fronte reazionario al quale si è aggiunta anche l’Italia di Giorgia Meloni, ma dall’altro resta il dubbio che certe iniziative siano prese più per far pagare all’Ungheria lo smarcamento dal fronte anti-russo, che le pur fondate questioni di merito.
Il ruolo della Polonia come puntello dell’egemonia statunitense sull’Europa lo si è visto con chiarezza anche in occasione delle recenti affermazioni di Macron sulla necessità per l’Unione Europea di avere un proprio punto di vista sulle questioni globali, senza necessariamente doversi sempre allineare agli Stati Uniti. Come ha osservato il sito “Politico”, Morawiecki ha giocato a Washington il ruolo dell’anti-Macron. Il primo ministro polacco ha sottolineato il proprio ruolo di alleato cruciale della Casa Bianca. Morawiecki respinge anche solo l’idea avanzata da Macron, finora mai veramente concretizzatasi in scelte precise, di una “autonomia strategica” dell’Unione Europea dagli Stati Uniti. Al contrario per la destra polacca è indispensabile una “parnership strategica” nella quale, ovviamente, agli Stati Uniti spetta il ruolo di guida. Morawiecki ha ripreso il tema, già elaborato anni fa a Washington, dell’esistenza di una “nuova Europa”, contrapposta alla “vecchia”, di cui la Polonia è il paese “leader”. Ogni ipotesi di prendere le distanze da Washington, ad esempio nel conflitto con la Cina, porterebbe alla “frantumazione dell’Unione Europea”.
La linea atlantista del partito “Legge e Giustizia” al potere in Polonia non deve essere considerata una novità, né una conseguenza della guerra in Ucraina. Emerge chiaramente anche dal ruolo e dal posizionamento ideologico di lungo periodo del gruppo del Parlamento Europeo di cui questo partito è la forza dominante. Promosso inizialmente dai Conservatori britannici per prendere le distanze dall’eccessivo europeismo del Partito Popolare europeo, contrariamente alle aspettative non si è dissolto con la Brexit. Il gruppo dei “Conservatori e Riformisti” (ECR) raccoglie una parte dell’estrema destra presente al Parlamento europeo e a differenza di “Identità e Democrazia”, del quale fanno parte il Rassemblement National di Marine Le Pen e la Lega di Salvini, non è mai stato oggetto di un vero “cordone sanitario” teso ad escluderlo dai ruoli istituzionali dell’assemblea. I tentativi di unire tutta l’estrema destra in un unico gruppo parlamentare non è finora mai riuscita per vari motivi tra cui il diverso atteggiamento nei confronti della Russia di Putin. Ma il gruppo guidato dai polacchi e ora, con un ruolo accresciuto, anche da Fratelli d’Italia, è sempre stato caratterizzato oltre da un certo grado di euroscetticismo, adattato agli interessi politici del momento, da oltranzismo liberoscambista e atlantista.
Come scrivono Steven Martin e Aleks Szczerbiak “l’ECR rimane il più apertamente pro-Americano tra i gruppi dell’EP” (Parlamento Europeo). I suoi parlamentari sono “accesi sostenitori del ruolo degli Stati Uniti nella geo-politica e della NATO nelle relazioni internazionali e in tema di sicurezza”. Ma in linea con il conservatorismo di impronta thatcheriana, l’ECR mantiene la sua predilezione per “libero mercato, business e commercio”. Soprattutto grazie al ruolo svolto per diversi anni dal parlamentare ceco Jan Zahradil, l’ECR ha offerto una visione “thatcheriana/reaganiana” dei pubblici affari e delle politiche dell’Unione Europea.
Questo ruolo non contrasta con alcune scelte politiche che all’interno della Polonia hanno consentito al partito “Legge e Giustizia” di godere di un solido consenso. Misure di sostegno economico ai ceti popolari, sempre mantenute in un contesto di conservatorismo sociale e di paternalismo morale, e anche iniziative per riportare alcuni settori economici alla proprietà nazionale. La Polonia è chiamata al voto entro l’autunno del 2023 e al momento, secondo i sondaggi, risulta in calo e potrebbe trovarsi lontana dalla maggioranza assoluta e quindi costretta ad allearsi con altre forze. Un osservatore esperto come il già citato Szczerbiak non esclude però che nei prossimi mesi il partito possa recuperare consensi dato che per ora i suoi elettori più disillusi sembrano orientarsi o verso formazioni ancora più estremiste o verso l’astensione.
Il ruolo di principale supporto del “partito americano” in Unione Europea svolto dalla destra polacca (quella al governo, ma anche quella all’opposizione), nell’attuale contesto internazionale potrebbe facilitare nuovi equilibri in Europa dopo le prossime elezioni del 2024. Come ha rilevato Francesca De Benedetti sul Mulino: “quel cordone sanitario che doveva tenere a distanza la destra estrema da tutto il resto dell’arco politico è ormai collassato: le destre di ogni conio sono sempre più vicine fra loro, più compatte e quindi aggressive. Lo si vede nitidamente con l’alleanza tattica tra il centrodestra popolare europeo e i conservatori di Giorgia Meloni”. Secondo la De Benedetti l’ascesa della maltese Roberta Metsola alla presidenza dell’Europarlamento “è in sé il simbolo della nuova conformazione dell’arco politico, perché si fonda sulla alleanza tattica tra popolari e conservatori, tra quello che veniva percepito come il centrodestra tradizionale e le destre più estreme, dai sovranisti nostrani agli ultraconservatori polacchi”.
Anche la recente intervista rilasciata da Manfred Weber, Presidente del gruppo popolare al Parlamento europeo, nella quale si avalla la politica anti-immigrati del governo Meloni va letta in questo quadro.
La nuova “guerra fredda”, come per altro già avvenne con la vecchia, ha come effetto, tra gli altri, di legittimare l’estrema destra, anche quella che svela ogni giorno la sua familiarità con i peggiori fondi di magazzino intellettuali del fascismo storico come del neofascismo.
Franco Ferrari
Riferimenti bibliografici
Balas, Pierre, The Far-Right in the European Parliament, gennaio 2023, ePaper www.transform-network.net
Congressional Research Service, Poland: Background and U.S. Relations, 6 marzo 2023.
De Benedetti, F. Il cordone sanitario intorno alla sinistra, Il Mulino 1/23 pp. 50-57.
Kulesza, C. and Rae, G., The Law and Justice Party and Poland’s Turn to the Right, gennaio 2017, paper, www.transform-network.net
Cienski, J., Poland’s Morawiecki plays Europe’s anti-Macron, 13 aprile 2023, Politico.
Scassellati, A., L’Unione Europea sospesa tra “vassallaggio” agli USA e “autonomia strategica”, 12 aprile 2023, Transform! Italia.
Steven, M. and Szczerbiak, A. (2022), Conservatism and “Euroealism in the European Parliament: the European conservatives and reformists under the leadership of Poland’s law and justice. European Politics and Society. pp. 1-18.
The Polish Political Blog, Can Poland’s right-wing ruling party win this year’s parliamentary election?