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Dalla Ucraina nel grande gioco globale, riuscirà uscirne il movimento per la pace, a romperne le regole?

di Roberto
Rosso

Le cronache e le analisi, che nel nostro piccolo su questo sito svolgiamo settimanalmente anche con articoli long form che sono veri e propri saggi come quelli di Alessandro Scassellati, hanno mostrato e mostrano la precarietà degli equilibri, degli assetti socio-economici, strategico-militari e tecnologici, per non parlare di quelli climatico-ecologici, a livello regionale e globale. Ogni angolo del mondo, ogni fattore economico o tecnologico è occasione di scontro e competizione tra potenze globali o regionali.

In questi mesi abbiamo avuto modo di vedere come la massima potenza, gli Stati Uniti, non siano abbastanza potenti  per governare le contraddizioni ed i diversi terreni di scontro di questo scenario globale; le storiche ambizioni imperiali degli Stati Uniti, in particolare sul terreno euro-asiatico, avventura dopo avventura, si sono rivelate irrealizzabili,  a cui hanno risposto in maniera contraddittorio le diverse presidenze da Obama, a Trump e Biden; la ritirata rovinosa dall’Afghanistan ne è stata la dimostrazione più plateale, mentre si afferma il ruolo della Cina,, candidata a superare nei prossimi anni la potenza economica degli USA, mentre ne insidia i primati in tutti i campi ed estende la propria influenza attraverso l’insieme di iniziative che vanno sotto il nome di Nuova Via  della Seta. La Russia è rimasta in buona sostanza una grande potenza solo grazie alle sue 4.500 testate nucleari, anche se gli investimenti nel settore militare -gran parte del bilancio di stato- sono poca cosa rispetto agli investimenti degli USA; sostanzialmente una potenza di serie B ed a mortificarne il ruolo -come universalmente riconosciuto- è stata l’estensione della Alleanza Atlantica sino ai suoi confini. Negli scorsi anni in diverse aree più o meno prossime ai suoi confini, la Russia di Putin è intervenuta in diverse crisi nazionali e regionali; l’intervento in Siria è stato determinante per sostenere il regime, stabilire la propria influenza in tutta l’area, stringendo legami con la Turchia di Erdogan che pure è paese della NATO. Le strategie elaborate ed applicate dagli stati maggiori russi rispettano pienamente i canoni della guerra ibrida unendo forze militari tradizionali, guerra elettronica e truppe mercenarie; tristemente famoso è l’esercito segreto, la struttura di mercenari denominata Wagner, dal nome di battaglia del suo fondatore1, impiegata su tutti fronti, dalla Siria, all’Africa -ultimo episodio è quello del Mali- spesso con l’obiettivo di realizzare attacchi mirati a centri di  comando e personalità politiche. Ad essi si aggiungono le truppe cecene, temprate -si fa per dire- nella guerra civile cecena.

L’Europa ancora una volta è il terreno di confronto e scontro a livello globale; del contesto storico e delle motivazioni dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha scritto e scrive  in questo numero Alessandro Scassellati, tuttavia è necessario analizzare non solo l’Europa come terreno e posta dello scontro strategico, ma anche e soprattutto la sua esistenza o meno come soggetto unitario, attore politico, capace di muoversi autonomamente su tutti i terreni da quello economico a quello militare. Non mancano certo le analisi in merito, a partire dalla asimmetria nei poteri derivante dall’esistenza della banca centrale Europea che governa le politiche economiche nell’area monetaria dell’Euro a fronte della mancanza di politiche fiscali e di bilancio condivise, in presenza dei vincoli sui deficit di bilancio, che solo la pandemia da Sars-CoV-2 ha momentaneamente sospeso, lasciando però in predicato il loro ristabilimento o meno; per finire con la barocca architettura istituzionale tripartita che regola i rapporti reciproci tra Commissione, Consiglio e Parlamento.

Rapporti di forza in Europa e ostpolitik tedesca

Sotto l’asimmetria nelle forme di integrazione e coordinamento tra i diversi poteri comunitari stanno asimmetrie e diseguaglianze profonde tra i singoli paesi che compongono l’Unione che ne determinano una ben precisa gerarchia e alleanze interne a geometria variabile. Di questo abbiamo avuto abbondanti testimonianze a partire dalla gestione della crisi 2008-2011, con i sacrifici imposti alla Grecia in primo luogo ed all’Italia. La Germania gioca il ruolo di potenza egemone, dividendo in parte questo ruolo con la Francia attraverso periodiche consultazioni ed un parziale coordinamento di politiche settoriali; la Germania copre il ruolo di potenza economica egemone, mentre la Francia è portatrice del ruolo di potenza militare dotata dell’arma nucleare.

Il ruolo della Germania è particolarmente rilevante nel dispiegare le proprie filiere produttive in diversi paesi in particolare nei paesi dell’Europa centrale e orientale, contribuendo a riorganizzarne le economie, -uscite dalle specializzazioni imposte, sino al ruolo dell’Unione Sovietica, dal Comecon e dal controllo statale sulle attività economiche- definendone un nuovo ruolo nella divisione internazionale del lavoro, nelle filiere produttive dell’economia tedesca2 in particolare nell’automotive. Contemporaneamente negli stessi anni proseguiva l’integrazione con l’economia russa post-sovietica quest’ultima come fornitore di materie prime energetiche, mentre la Germania esportava prodotti a più alto contenuto tecnologico dal farmaceutico all’automotive3; la Ostpolitik tedesca, dopo la cauta della cortina di ferro, si è realizzata quindi attraverso processi di integrazione economica; la realizzazione del nord-stream 2, la cui messa in funzione oggi è sospesa come rappresaglia per l’invasione dell’Ucraina, costituiva un tassello fondamentale, con un collegamento diretto tra i due paesi, sottratto all’interferenza di qualsiasi altro paese; questo nonostante che dopo l’incorporazione della Crimea il clima sia in parte cambiato. L’espansione economica nell’Europa centro-orientale è avvenuta sotto l’ombrello della Allenza Atlantica che man mano incorporava i paesi ex-socialisti. Del resto l’antefatto è costituito dall’unificazione tedesca che è stata realizzata  come presa di controllo dell’economia della Repubblica Democratica da parte della Germania Federale, con l’acquisizione a prezzi di liquidazione dei suoi pezzi pregiati, la messa in liquidazione effettiva dei settori e delle unità non competitive, mentre si rendeva disponibile per le aziende dell’ovest una forza lavoro a basso costo e fortemente scolarizzata; l’annessione si realizza attraverso l’Accordo tra Mitterand e Khol, nel quale l’assenso francese all’unificazione tedesca è passato attraverso  l’accettazione dell’Euro da parte tedesca4, cosa che peraltro non ha messo in discussione l’egemonia monetaria tedesca, passato dal Marco alla moneta  unica, rispecchiando sempre i rapporti di forza tra le diverse economie, sempre valorizzati e riaffermati  anche grazie alle asimmetrie nel quadro istituzionale tra governo della moneta, politiche di bilancio ed  il resto delle politiche. Le bilance commerciali e dei pagamenti dei diversi paesi, le quotazioni dei titoli di stato e relativi spread, registrano i rapporti di forza nella struttura economica dell’Unione. Per inciso l’appropriazione privata delle risorse economiche della Germania dell’Est fa il paio con la depredazione che gli Stati Uniti hanno realizzato nei confronti della Russia uscita dal crollo dell’Unione Sovietica.

L’iniziativa di Putin, fa saltare il banco, rompe tutti gli equilibri. La Ostpolitik deve per forza rinnovarsi, l’ombrello della NATO non può solo funzionare come garanzia di uno status quo in cui si è sviluppata l’architettura economica a guida tedesca, è saltato il gioco delle parti tra Stati Uniti, Unione Europea e Germania; la pandemia aveva già sconvolto tutti gli equilibri, l’intervento russo in Ucraina ha definitivamente destabilizzato il quadro. Salta la presunta immagine ‘pacifica’ dell’Europa che in realtà ha costruito i suoi assetti attuali all’interno della NATO che è passata intatta, anzi si è estesa, attraverso la cesura del crollo dell’Unione Sovietica, proiettandosi a livello globale nella cosiddetta guerra contro il terrorismo dopo l’attentato alle Torri Gemelle del settembre 2001.

Sostegno militare all’Ucraina e difesa comune europea

In risposta all’invasione russa dell’Ucraina, la Germania su cui pesavano ancora i tabù generati dalla seconda guerra mondiale a guida nazista, ha deciso un investimento straordinario per la Bundeswehr di 100 miliardi di euro, mentre affluiscono rifornimenti di armamenti e dispositivi militari più o meno letali da parte dei paesi dell’Unione -esclusa la Spagna- all’Ucraina. La disastrosa ritirata dall’Afghanistan, di cui  l’amministrazione Biden ha deciso i tempi senza consultare gli alleati, aveva già stimolato il dibattito e rinforzato la propensione alla realizzazione di una difesa europea, fortemente  motivata da Romano Prodi5; la creazione di un apparato di difesa europea non implica solo la realizzazione di un apparato strettamente militare, ma richiede e promuove la realizzazione di tutte le filiere produttive e tecnologiche dove, il settore militare diventa trainante per la costruzione di un ecosistema tecnologico che lega i settori militari, civili e dello spazio6. L’invasione dell’Ucraina costituisce una occasione straordinaria per fare il salto verso la costruzione della struttura produttiva, tecnologica, finanziaria, politica e militare della cosiddetta Difesa Europea. Siamo di fronte alla possibile ennesima torsione nei poteri, delle istituzioni che governano l’Unione Europea e l’area dell’Euro, che ne regolano i rapporti di forza, aumentando le asimmetrie costruite attorno al potere di regolazione della BCE. Il potere economico tedesco, il cui surplus nella bilancia commerciale non è mai stato preso in considerazione come elemento di squilibrio profondo negli assetti europei, costituisce la base per questo straordinario investimento di 100 miliardi di euro nell’apparato militare.

Il contesto globale

L’avventura ucraina russa è un elemento perturbatore di tutti gli assetti economici, finanziari, strategici a livello globale. Il rapporto tra Russia e Cina a sua volta è anch’esso messo in movimento, gli aggiustamenti ora per ora, comunicato per comunicato della dirigenza cinese dicono molto della prudenza con la quale la Cina guarda allo sviluppo della vicenda russo-ucraina ed alle risposte dell’Alleanza atlantica. Se non può identificarsi con pienamente con l’aggressore dall’altra non può perderne le distanze con una condanna secca. La traiettoria del rapporto tra Russia e Cina, è in gioco – col ruolo egemone della Cina- ma è l’insieme dei rapporti nell’Indo-pacifico che è al centro delle strategie cinesi, dove l’invasione dell’Ucraina ha effetti non differenti sulle forze politiche di Taiwan, che registrano le analogie della propria situazione con quella dell’Ucraina, fatte salve le diverse strategie della Cina -rispetto a quelle di Putin verso l’Ucraina- miranti alla annessione Taiwan alla madrepatria. Taipei non è Kiev, ma la diffidenza verso le incertezze della politica dell’amministrazioni Biden dopo la ritirata dall’Afghanistan sono cresciute. La Cina può contare sul fatto che una potenza regionale come l’India non  è disponibile a farsi semplicemente arruolare nello schieramento guidato dagli USA7, in fatti si è astenuta sulla risoluzione di condanna delle Nazioni Unite, come già aveva fatto in occasione dell’invasione ella Crimea; in questo l’alleanza a quattro tra India, Giappone, Australia e Stati Uniti si rivela molto meno solida -ben lontana dal configurarsi come una NATO dell’indo-pacifico mirata a contrastare la potenza e le pretese cinesi in quell’area,  come poteva sembrare in precedenti incontri8, nei quali comunque l’India appariva riluttante a prendere una posizione decisa sulla questione ucraina visti i suoi stretti legami con la Russia.

Le diverse aree di crisi e confronto strategico, i diversi protagonisti hanno rapporti tra loro molto intricati ed in evoluzione che rendono assai difficile fare previsioni, nette, attendibili sul loro sviluppo, tanto meno sul medio lungo periodo, benché i protagonisti principali abbiano propri obiettivi da perseguire e strategie relative.

I terreni del confronto strategico nel frattempo stanno profondamente mutando, rispetto al secolo scorso ed in particolare nell’ultimo decennio, l’uso del digitale e dell’Intelligenza artificiale nei dispositivi militari, nella definizione delle strategie nel controllo e nel coordinamento delle azioni sul campo di battaglia è sempre più decisivo; non solo l’uso pervasivo delle tecnologie digitali sino all’Intelligenza Digitale nel complesso dei rapporti sociali di produzione costituisce un fattore decisivo nella competizione globale, trai i suoi attori principali; ne sono una testimonianza due rapporti l’ Executive Summary: DoD Data Strategy Unleashing Data to Advance the National Defense Strategy, il Final Report della National Security Commission on Artificial Intelligence9.

Le analisi sulla funzione e gli effetti dell’innovazione tecnologica, dove il digitale costituisce il tessuto connettivo delle di erse filiere, col ruolo decisivo delle biotecnologie, mostrano come esse costituiscano un fattore sempre più rilevante nella competizione globale, mentre proprio per l’acuirsi cella competizione globale, non diventano un fattore decisivo -come dovrebbe e potrebbe essere- per evitare le catastrofi climatiche ed ecologiche e ridurre le drammatiche diseguaglianze sociali e le condizioni di sfruttamento di gran parte dell’umanità. L’ultimo rapporto dell’IPCC toglie ogni illusione su quello che ci aspetta, come umanità tutta e regione per regione.

Il ciclo economico era già ampiamente destabilizzato prima dell’invasione dell’Ucraina, dopo due anni di pandemia, con quest’ultima le oscillazioni e gli squilibri sono destinati forzatamente ad aumentare; tra l’altro è una pura illusione che le sanzioni economiche verso la Russia non abbiano conseguenze sul contesto globale, a partire dal possibile sequestro delle riserve della banca centrale moscovita.

In estrema sintesi ci troviamo in una condizione che genera in un circolo vizioso diseguaglianze e conflitti, dove sembra impossibile trovare il bandolo della matassa per invertire logiche di sfruttamento e riduzione dei conflitti, mentre ogni nuovo conflitto genera le premesse per i successivi, per una crescita delle diseguaglianze e dei disastri umanitari. I movimenti per la pace rischiano di trovarsi nel circolo vizioso della loro impotenza se non siamo in grado di aggredire le condizioni che generano poteri tanto illegittimi quanto incontrollati, quando l’opposizione al dilagare degli apparati militari si deve confrontare con il diritto alla resistenza dei popoli aggrediti. Sappiamo come il supporto alla resistenza contro l’invasore russo sia una ipocrisia da parte di chi, di quei poteri che hanno generato le condizioni per un confronto sempre più duro tra Alleanza Atlantica e Russia, facendo di questa crisi l’occasione per una espansione senza precedente dell’apparato militare europeo in tutte le sue componenti finanziarie, tecnologiche e produttive.

 Quale movimento per la pace?

Comunque non possiamo fare lezioni, di pacifismo, col ditino alzato, a chi vuole resistere contro una aggressione senza precedenti da decenni sul terreno europeo, la situazione è certo la peggiore in cui ci troviamo da oltre vent’anni; la contraddizione è evidente se guardiamo a Berlino dove centinaia di migliaia di persone sono scese  in piazza contro la guerra mentre il governo si presta a stanziare 100 miliardi di euro per nuovi investimenti in armamenti, rompendo con una tradizione che dura dal dopoguerra.

Un referente fondamentale è in quelle persone, in quelle associazioni e quei movimenti che oggi in Russia scendono in piazza e manifestano contro la guerra, nel contesto delle contraddizioni che questa guerra sta generando nella struttura di potere del paese. Un esplicito riferimento e sostegno è necessario, trovando le modalità d’azione, comunicazione e solidarietà possibili e necessarie. Dalla forza che po’ acquisire quel movimento può venire di ritorno a noi la forza per lottare contro la militarizzazione sempre più spinta dei nostri paesi, che non sembra trovare ostacoli reali.

 

Roberto Rosso

  1.   https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/10/12/gruppo-wagner-mercenari-putin/ https://www.amnesty.fr/justice-internationale-et-impunite/actualites/wagner-armee-secrete-poutine []
  2. Eastern Europe became a major European production centre, with Eastern European countries (plus Turkey) going on to account for 25.8% of all vehicles made in Europe, versus 9.9% in 2000 (cf. Figure 1). Geographical Restructuring of the European Automobile Industry in the 2000sThe Internationalization of Corporate R&D and the Automotive Industry R&D of East-Central Europe[]
  3. https://oec.world/en/profile/bilateral-country/deu/partner/rus#historical-data  []
  4. https://www.limesonline.com/cartaceo/la-vera-storia-di-maastricht []
  5. http://www.romanoprodi.it/articoli/il-disastro-in-afghanistan-dimostra-che-leuropa-deve-riprendere-il-suo-ruolo-nella-nato_17931.html  []
  6. https://www.huffingtonpost.it/entry/una-difesa-comune-perche-nella-nato-lue-paga-molto-e-pesa-poco_it_6130d45ee4b0df9fe272f873/ []
  7. https://ilmanifesto.it/lastensione-allonu-dellindia-svela-il-bluff-del-quad/ []
  8. https://timesofindia.indiatimes.com/india/quad-focus-on-china-russia-but-india-steers-clear-of-ukraine/articleshow/89512912.cms  []
  9. https://bookstore.gpo.gov/products/national-security-commission-artificial-intelligence-final-report    []
Cina, digitale, NATO, Ostpolitik, pace, Russia, Ucraina
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