Le note che seguono aggiornano in buona sostanza agli ultimi avvenimenti l’analisi che stiamo conducendo sulle pagine di questa rivista dei processi di crisi-trasformazione delle nostre società a livello regionale e globale di cui si trova traccia in alcuni articoli citati in nota1, riepilogandone i contenuti.
Quando una parola è posta all’incrocio di due mega processi. Amazon, una delle Big Tech, capillarmente presente e universalmente conosciuta annuncia 14.000 licenziamenti2 che – secondo informazioni raccolte da Reuters3 dalle solite fonti ben informate- diverranno presto 30.000. L’Amazzonia oltre ad essere uno degli epicentri della crisi ecologica indotta dal riscaldamento globale e dalla devastazione degli ecosistemi, sarà protagonista nella città di Belem del confronto globale sul cambiamento climatico, ospitando la COP30, la trentesima conferenza mondiale sul clima.
Ecosistemi naturali e artificiali a confronto, la foresta fluviale, dalla cui integrità dipendono gli equilibri globali del clima, e l’ecosistema tecnologico di Amazon in particolare, ma delle Big Tech in generale che in modo profondo e pervasivo sono agenti di una trasformazione radicale dei rapporti sociali di produzione. L’annuncio dei licenziamenti da parte di Amazon è contemporaneo alla dichiarazione del segretario dell’ONU Gutierrez, riportata dal Guardian4 nella quale prende atto pubblicamente di un dato accertato da tempo, vale a dire che il limite di 1,5 gradi centigradi per il riscaldamento globale, posto dalla COP21 del 2015 a Parigi, è un obiettivo definitivamente mancato.
I due annunci sono tappe di due processi globali intrecciati nella trasformazione delle società in cui viviamo, in quella che definiamo come Formazione Sociale Globale (FSG).
Con l’uso di questo termine mettiamo al centro della nostra analisi il carattere totalmente interconnesso dei diversi processi di riproduzione e trasformazione delle diverse società e regioni del globo, sottolineando il nesso tra la dimensione antropica -sociale, tecnologica, economica e culturale– e la dimensione del ricambio organico con la natura, il sistema climatico, gli ecosistemi, la biodiversità. Il contesto globale che si è venuto determinando è stato definito – e noi accogliamo pienamente la definizione- come policrisi, intreccio inestricabile di processi di crisi-trasformazione che operano e si evolvono in modo sinergico.
Interconnessione tra i processi, complessità e non linearità delle dinamiche, che richiedono il contributo trasversale di tutti gli strumenti di analisi, di tutti i campi disciplinari per poterne avere una comprensione adeguata, adeguata a prospettare le strategie necessarie per reagire al contesto globale che si sta prospettando; ma reagire in che senso?  A fronte di cambiamenti radicali e globali, le sole strategie efficaci possono essere solo quelle che si fondano su una cooperazione globale, vale dire il contrario di quella competizione globale, caratterizzata dal venir meno di ogni patto globale condiviso, dalla delegittimazione di ogni istituzione sovranazionale, senza entrare in questo momento sulle linee di condotta dei protagonisti della competizione globale, che sono caratterizzate da aggiustamenti e mutamenti di rotta continui.
Una cooperazione globale che per essere tale dovrebbe avere come obiettivo la salvezza dell’umanità in tutte le sue componenti, quanto meno la riduzione delle diseguaglianze in ogni società e tra di esse. Una mobilitazione di tutte le risorse economiche, sociali, tecnologiche e culturali, a partire dal principio della solidarietà e del riconoscimento reciproco, dalla valorizzazione e rispetto di ogni carattere genericamente umano e quindi della mobilitazione e partecipazione di ogni soggettività. Quanto siamo oggi lontani dal realizzare queste condizioni è del tutto evidente ad ognuno di noi, salvo volerlo riconoscere. Il carattere competitivo e conflittuale delle relazioni globali si esprime e produce il confronto potenziale o attuale sul piano militare, alimenta e si alimenta con una crescita straordinaria degli investimenti. 
Lo sviluppo degli apparati, dei dispositivi militari e di sicurezza assorbe una quota crescente di risorse finanziarie, tecnologiche, produttive e organizzative che vengono sottratte ad ogni altro utilizzo, operando modificazioni profonde anche all’interno delle singole società che si devono attrezzare e strutturare in funzione ed in previsione di un coinvolgimento diretto in un conflitto bellico.  Il cambio di strategie in atto nell’Unione Europea ne è l’esemplificazione più lampante, con un passaggio in pochi mesi dalla prospettiva di combattere il cambiamento globale come cuore di una strategia complessiva, alla centralità degli investimenti in campo militare, un passaggio drastico dal Green Deal allo War Deal. La torsione imposta alla struttura ed alle dinamiche delle società è profonda, ne investe ogni aspetto. Il disciplinamento dei comportamenti individuali e collettivi, la formalizzazione di un regime di sicurezza sono la condizione necessaria per costruire la coesione del corpo sociale a sostegno dello sforzo bellico, legittimandone la visione del mondo che lo sostiene e giustifica.
Sul piano economico si racconta la favola che lo sviluppo dell’industria militare, delle tecnologie e dei servizi chiamati a garantire la sicurezza interna ed esterna sono un fattore di sviluppo economico, di uscita dalla stagnazione e dalla crisi. Che questa sia una favola, pura propaganda è assodato, ma diventa la sola proposta che resta in campo, vedi la crisi del settore auto in Europa per cui in Germania Rheinmetall prospetta l’acquisizione di uno stabilimento della Volkswagen, convertendolo a produzione militare, stesso destino per lo stabilimento di Cassino è prospettato dal ministro ( per il Made in Italy) Urso, che promette ad ogni occasione il rilancio dello stabilimento, a fronte però della mancanza di ogni strategia industriale e di ogni intervento pubblico in un settore quello dell’auto investito da una trasformazione tecnologica radicale entro una competizione globale, affrontabile solo con investimenti che nel caso di FCA (ex-FIAT) si vanno rivolgendo verso gli USA. Nel contesto della svolta bellicista europea le scelte del governo tedesco sono forse le più chiare; entro un contesto di crisi progressiva del modello economico tedesco5, l’investimento nel settore bellico coniuga strategia economica e politica sul piano interno e internazionale.
La torsione verso il militare di ogni filiera tecnologica è all’ordine del giorno, il cosiddetto ‘Dual use’6 implica che il potenziale uso militare di ogni tecnologia, in particolare quelle dell’ecosistema digitale col traino dell’intelligenza Artificiale (AI, acronimo universale in lingua inglese) si realizza e assorbe una percentuale crescente delle risorse necessarie al loro sviluppo. Corre l’obbligo di citare per l’ennesima volta l’uso dell’A.I. da parte delle forze armate e dei servizi di informazione israeliani7. “Non eravamo interessati a uccidere agenti [di Hamas] solo quando si trovavano in un edificio militare o erano impegnati in un’attività militare,” ha detto A., un ufficiale dei servizi segreti, a +972 e Local Call. “Al contrario, come prima opzione, le IDF li bombardarono nelle loro case senza esitazione. È molto più facile bombardare la casa di una famiglia. Il sistema è costruito per cercarli in queste situazioni.” La macchina Lavender si unisce a un altro sistema di intelligenza artificiale “The Gospel”, le cui informazioni erano state rivelate in una precedente indagine condotta da +972 e Local Call nel novembre 2023, nonché nelle pubblicazioni dell’esercito israeliano. Una differenza fondamentale tra i due sistemi sta nella definizione dell’obiettivo: mentre Il Vangelo segna gli edifici e le strutture da cui l’esercito afferma che operano i militanti, Lavanda segna le persone — e le inserisce in una lista di uccisioni. Inoltre, secondo le fonti, quando si è trattato di prendere di mira presunti militanti junior marchiati da Lavender, l’esercito ha preferito utilizzare solo missili non guidati, comunemente noti come bombe “stupide” (a differenza delle bombe di precisione “intelligenti”), che possono distruggere interi edifici sopra i loro occupanti e causare vittime significative8.
Torniamo ad Amazon. Se i licenziamenti annunciati riguardano posizioni lavorative negli uffici, le prospettive che si aprono sono drammatiche per l’intero settore della logistica.
Se negli uffici tremano anche i lavoratori dei magazzini si dicono preoccupati. Da mesi Amazon, secondo datore di lavoro negli Stati Uniti, sta accelerando sul fronte dell’automazione grazie ai robot e all’IA. Secondo il New York Times, l’azienda potrebbe rinunciare ad assumere oltre 160mila persone entro il 2027. E questo nonostante le previsioni di aumento della domanda di consegne da parte dei consumatori. Si stimano addirittura 600 mila posti di lavoro in meno in dieci anni. Il Ceo Andy Jassy, in una comunicazione interna ai dipendenti inviata a giugno, aveva reso noto come l’azienda intenda incrementare l’uso dell’intelligenza artificiale valutando la significativa riduzione del personale. «Avremo bisogno di meno persone per svolgere alcuni dei lavori che vengono svolti oggi e di più persone per svolgere altri tipi di lavori», ha dichiarato, spiegando che l’obiettivo è «fare di più con meno»9.
“La forza lavoro statunitense di Amazon è più che triplicata dal 2018, arrivando a quasi 1,2 milioni. Ma il team di automazione di Amazon prevede che l’azienda possa evitare di assumere più di 160.000 persone negli Stati Uniti di cui avrebbe altrimenti bisogno entro il 2027. Ciò consentirebbe di risparmiare circa 30 centesimi su ogni articolo che Amazon preleva, imballa e consegna ai clienti. L’anno scorso i dirigenti hanno detto al consiglio di amministrazione di Amazon che speravano che l’automazione robotica avrebbe permesso all’azienda di continuare a evitare di aumentare la sua forza lavoro negli Stati Uniti nei prossimi anni, anche se prevedono di vendere il doppio dei prodotti entro il 2033. Ciò si tradurrebbe in più di 600.000 persone che Amazon non ha bisogno di assumere.”
(…)
“Nelle strutture progettate per consegne superveloci, Amazon sta cercando di creare magazzini che impieghino pochi esseri umani. E i documenti dimostrano che il team di robotica di Amazon ha l’obiettivo finale di automatizzare il 75 percento delle sue operazioni.”
(…)
“I documenti prevedono di evitare di utilizzare termini come “automazione” e “intelligenza artificiale” quando si parla di robotica, e di utilizzare invece termini come “tecnologia avanzata” o di sostituire la parola “robot” con “cobot”, il che implica la collaborazione con gli esseri umani.”10.
I licenziamenti nell settore tecnologico negli USA è ormai una pratica costante11, 150.000 nel 202412.
“Chegg, l’azienda di formazione online, ha citato le “nuove realtà” dell’intelligenza artificiale annunciando lunedì una riduzione del 45% della forza lavoro. Quando Salesforce ha tagliato 4.000 ruoli nel servizio clienti il mese scorso, il suo amministratore delegato ha affermato che erano gli agenti di intelligenza artificiale a svolgere il lavoro.”
(…)
“UPS ha dichiarato martedì di aver tagliato 48.000 posti di lavoro dallo scorso anno. In precedenza, l’amministratore delegato della società di consegne aveva collegato i licenziamenti, in parte, al machine learning.”
(…)
“Un recente studio della Federal Reserve Bank di St Louis ha rilevato una correlazione tra occupazioni con una maggiore prevalenza di intelligenza artificiale e aumenti della disoccupazione dal 2022.”13.
L’ecosistema tecnologico-digitale produce quindi un aumento dei profitti alle spese del lavoro, con una progressiva profonda modificazione dei profili professionali e lavoratrici, una modificazione strutturale del mercato del lavoro, una bolla dei valori finanziari e borsistici, una circolarità di partecipazioni e investimenti finanziari tra i protagonisti di quel mercato; esso contribuisce quindi in maniera sostanziale all’instabilità complessiva delle formazioni sociali e dei mercati finanziari.
La sorte invece degli ecosistemi naturali, del sistema climatico globale a sua volta è segnato. L’andamento non lineare dei processi fa sì che le previsioni debbano essere costantemente aggiornate, con la definizione di scenari diversificati a seconda dell’andamento dei processi che generano le emissioni di gas climalteranti e la devastazione degli ecosistemi e la contaminazione delle matrici ambientali. Andamento non lineare per cui i processi possono subire cambiamenti drammatici, con una rottura della continuità degli andamenti. Un processo, più volte segnalato, è quello dell’andamento delle correnti dell’oceano atlantico, il cosiddetto AMOC, il cui rallentamento può indurre cambiamenti radicali nel clima delle regioni che oggi ne subiscono l’influenza, per capirsi la mitigazione dei climi indotta da quella che noi conosciamo come Corrente del Golfo.
Tutti i cambiamenti in corso seguono andamenti non lineari assieme a profonde diversità negli andamenti a livello regionale, come è il caso della regione artica e del mediterraneo dove l’incremento delle temperature è superiore alle media. Le foreste pluviali a loro volta dal Congo all’Amazzonia, perdono progressivamente la loro capacità di assorbire anidride carbonica sino al punto di diventare produttori netti.
Oltre alle COP sul clima anche quelle sulla biodiversità hanno mostrato l’incapacità di produrre iniziative coordinate e globali14, mentre la conferenza sugli oceani se evidenzia una capacità di analisi dello stato dei mari e degli oceani, non produce adeguati livelli di cooperazione ed iniziativa15.
Sotto l’egida della competizione sugli armamenti, nell’instabilità complessiva del sistema economico-finanziario è in corso una ridefinizione dei rapporti commerciali e della collocazione delle filiere produttive, che ruota innanzitutto attorno alla competizione tra Cina e Stati Uniti, a partire dall’iniziativa della presidenza Trump che ha fatto saltare tutti i tavoli e le mediazioni pre-esistenti.
In questo contesto la lotta al cambiamento climatico ha un ruolo del tutto secondario, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e delle tecnologie collegate, non è in grado di ridurre in modo sostanziale l’emissione dei gas climalteranti, mentre si indeboliscono i meccanismi naturali nelle foreste e negli oceani che ne producono l’assorbimento. Peraltro l’assorbimento di anidride carbonica da parte degli oceani produce effetti drammatici sugli ecosistemi marini.
In conclusione vediamo come lo sviluppo tecnologico, necessario per operare una trasformazione dei rapporti sociali di produzione necessaria a mitigare gli effetti del riscaldamento globale e ad invertirne l’andamento, non sia assolutamente alle viste, nonostante analisi, conoscenze e tecnologie non manchino, nella realtà si va in direzione ostinatamente contraria.
Come continuiamo a sottolineare, gli andamenti sono diversificati a seconda delle regioni del globo e delle condizioni socio-economiche, mentre i chi più ne subisce gli effetti non è certo tra i maggiori responsabili.
Gli aiuti che le COP sul clima prevedono verso i paesi più poveri e colpiti dal cambiamento climatico sono per un verso insufficienti in partenza e per un altro neppure rispettati. L’investimento di risorse crescenti negli armamenti assieme agli effetti delle guerre in atto hanno un effetto sinergico con le conseguenze del riscaldamento globale, operano quella che abbiamo una selezione neodarwiniana nella qualità di vita e nella possibilità di sopravvivenza delle popolazioni e delle loro frazioni di classe.
L’effetto finale che va sottolineato è la difficoltà a produrre una consapevolezza di questo stato di cose, la condivisione delle conoscenze necessarie che solo si può alimentare dal nascere e crescere di conflitti sociali che motivino la volontà di sapere e rompano la subordinazione alle retoriche dominanti. Ne sono una testimonianza gli orientamenti politici che si manifestano nei diversi angoli del mondo, peraltro dove questi hanno modo di manifestarsi.
Roberto Rosso
- https://transform-italia.it/senza-una-bussola-tra-guerra-competizione-globale-e-crisi-climatica/ https://transform-italia.it/tre-conferenze-ununica-crisi-i-veri-confini-del-mondo/ [↩]
- https://www.aboutamazon.com/news/company-news/amazon-workforce-reduction.[↩]
- https://www.reuters.com/sustainability/amazon-lay-off-about-14000-roles-2025-10-28/ .[↩]
- https://www.theguardian.com/environment/2025/oct/28/change-course-now-humanity-has-missed-15c-climate-target-says-un-head .[↩]
- https://it.insideover.com/economia/germania-10-mila-disoccupati-in-piu-al-mese-crollo-della-produzione-export-in-crisi-altro-che-effetto-merz.html.[↩]
- https://transform-italia.it/a-i-dual-use-doctor-jekyll-and-mister-hyde/ [↩]
- https://www.972mag.com/lavender-ai-israeli-army-gaza/ https://transform-italia.it/sinergie-tra-intelligenza-artificiale-ed-intelligenza-umana-tra-politica-e-tecnologia-in-guerra-2/ https://”www.972mag.com/mass-assassination-factory-israel-calculated-bombing-gaza/ [↩]
- https://www.972mag.com/lavender-ai-israeli-army-gaza/ [↩]
- https://www.corriere.it/economia/lavoro/25_ottobre_28/amazon-taglia-30-mila-posti-di-lavoro-negli-uffici-oggi-le-prime-lettere-di-licenziamento-fe565bea-fee0-409e-8621-add68cccfxlk.shtml?refresh_ce.[↩]
- https://www.nytimes.com/2025/10/21/technology/inside-amazons-plans-to-replace-workers-with-robots.html?searchResultPosition=2.[↩]
- https://techcrunch.com/2025/10/24/tech-layoffs-2025-list/.[↩]
- https://techcrunch.com/2024/12/31/a-comprehensive-archive-of-2024-tech-layoffs/.[↩]
- https://www.bbc.com/news/articles/clyk7zg0gzvo.[↩]
- https://asvis.it/editoriali/3257-22322/fallisce-la-cop-16-sulla-biodiversita-niente-soldi-per-la-tutela-della-natura https://transform-italia.it/dalla-cop15-sulla-biodiversita-la-conferma-della-necessita-di-una-nuova-alleanza/ https://transform-italia.it/biodiversita-la-vita-in-gioco-tra-sesta-estinzione-e-terza-guerra-mondiale-a-pezzi/ [↩]
- https://transform-italia.it/la-conferenza-sugli-oceani-in-difesa-della-vita-contro-la-guerra/.[↩]
