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30 anni di “disobbedienza”

di Stefano
Galieni

Per il trentennale del Dossier Statistico sull’Immigrazione, realizzato dal Centro Studi IDOS e da “Confronti”, le 20 presentazioni che si sono svolte oggi 28 ottobre in 20 città italiane mancava il clamore del pubblico presente. Le norme anti covid hanno obbligato a far incontrare tutte/i da remoto ma non per questo il testo ha avuto meno impatto. Solo durante la presentazione romana un migliaio di persone hanno avuto l’opportunità di scaricarsi il Dossier in formato pdf, un testo di 482 pagine che abbraccia quantitativamente e qualitativamente gran parte delle tematiche dell’immigrazione. In 30 anni il Dossier è riuscito a segnare tanto i cambiamenti che avvenivano nella società italiana, in maniera puntuale, scientifica senza mai divenire freddamente accademica, in cui chi ci contribuiva lasciava tracce di una passione di impegno sociale, culturale, spesso anche politico senza perdere il rigore necessario. 

Trenta anni fa, quando nacque per iniziativa di monsignor Luigi Di Liegro,direttore della Caritas diocesana di Roma, un prete che invitava a “disobbedire alle leggi ingiuste” e che si ritrovò ad occupare l’ex pastificio della Pantanella insieme ad un migliaio di migranti rimasti senza casa e ad alcuni attivisti antirazzisti, mettendo quindi in pratica quanto affermava, il dossier era un piccolo volumetto, scarno ma già allora essenziale. 

Negli anni molte cose sono cambiate. Oggi il testo è realizzato anche grazie al contributo dell’8X1000 della Tavola Valdese e, soprattutto negli ultimi anni, si è ritrovato a divenire, raccontando la realtà, sempre più strumento di denuncia di politiche sbagliate, di leggi ingiuste, di razzismo diffuso, di un Paese e di un continente che hanno tradito le tanto declamate doti democratiche e di civiltà. 

Il racconto che ha fatto nella presentazione romana Luca Di Sciullo, presidente di IDOS, che ha preso le redini e il fardello pesante di una eredità lasciata dal lavoro certosino di Franco e Lidia Pittau, ha avuto la durezza di un j’accuse rivolto a gran parte della classe politica e dirigente da trent’anni a oggi. 

Il dossier ha il pregio di raccontare, anche numericamente, la presenza migrante provincia per provincia, disaggregando per comunità di provenienza, età, sesso, religione, divenendo quindi anche utile ai territori.

Ma contemporaneamente si divide in capitoli e temi che affrontano questioni di rilevanza internazionale, che rivolgono lo sguardo a quanto avviene nel Mediterraneo e nei paesi rivieraschi, in Turchia, nei Balcani, si interroga sulle scelte fatte in sede europea.

E contemporaneamente tocca temi rilevanti come il lavoro e il rapporto con i sindacati, con le condizioni di sfruttamento o di sotto occupazione (in media lavoratori e lavoratrici di origine straniera percepiscono il 30% in meno rispetto agli autoctoni), c’è quello che accade nei ghetti e sui cantieri, si interroga sulla particolarità della condizione femminile, spesso di doppio sfruttamento, su quella dei minori, tanto dei non accompagnati quanto con chi va nelle scuole.

E la denuncia forte, che Di Sciullo ha ripetuto nella presentazione, tocca senza remore questi temi, da una legge sulla cittadinanza che ormai ha 28 anni e nessuno ha voluto, ha ripetuto più volte, cambiare, ad un Testo Unico altrettanto antiquato e fallimentare, a politiche europee basate sulla costruzione di muri, l’esternalizzazione delle frontiere, gli accordi da ricatto con la Turchia, il Memorandum con la Libia servito a foraggiare una sedicente Guardia costiera e a finanziare i centri di detenzione divenuti simbolo delle torture e del degrado del ventunesimo secolo.

Storie alle lettrici e ai lettori di transform! italia note e stranote, ma che, attraverso il Dossier, strumento a cui è riconosciuta autorevolezza ormai internazionale, possono divenire realmente di dominio pubblico, da depositare sui tavoli dei decisori politici, delle questure e delle prefetture, nelle redazioni dei giornali mainstream e delle tv generaliste. Un testo che ha una potenza enorme e che va rilanciato ovunque, utile per tutto l’anno per smentire le menzogne con cui gli imprenditori della paura si costruiscono carriera politica.

Una su tutte, dal 2018 al 2019 la presenza di cittadini stranieri è cresciuta di sole 43 mila unità, quella di persone provenienti da paesi non comunitari è scesa drasticamente di oltre 106 mila persone, a fronte di un calo demografico di 550 mila persone (il peggiore in 102 anni) e di un emigrazione di italiani e stranieri verso altri paesi. 

Altro che invasione, il termine giusto è fuga, anche per la logica degli imprenditori, anche per chi ha bisogno di “risorse” e forza lavoro, per un apparato produttivo che avrà sempre più bisogno di braccia. 

Il peso degli arrivi via mare, e lì la denuncia dei porti chiusi, è irrisorio e insignificante ma è divenuto da anni la sola percezione mediatica dell’immigrazione, la presenza nei centri di accoglienza è calata dal 2107 al 2019, di circa 100mila ospiti, (da 190 mila a 84 mila), gli arrivi sono diminuiti mentre i morti in mare sono in percentuale aumentati, complici le scelte scellerate di EU e governi italiani.

Le scelte salviniane hanno poi portato il numero dei presunti irregolari da 510 mila a circa 700 mila, di questi in 220 mila hanno provato a regolarizzarsi con i provvedimenti di giugno ma si attendono i risultati mentre è crollato il numero di persone che hanno avuto accesso all’asilo e ad altre forme di protezione, quella umanitaria è ancora oggi cancellata. 

Questo e altro ancora si trova nel Dossier che presto si potrà avere anche in formato cartaceo presso il Centro Studi IDOS, ma è giusto ringraziare chi, anche quest’anno lo ha realizzato, 97 persone, rappresentanza di un pluralismo vasto ma selezionati perché sul singolo tema di cui hanno scritto, lavorano da anni, sporcandosi le mani e raccogliendo sul campo gli elementi utili.

Un ringraziamento che non può che concludersi con un immenso grazie a Franco Pittau per l’impegno e la passione di tanti anni e che continuerà certamente a far sentire la propria voce.

Ed un saluto immenso a sua moglie Lidia che recentemente ci ha lasciato. Cresciuta anche lei in Caritas è sempre stata esempio di inclusione e coinvolgimento di ognuna e ognuno, indipendentemente dal credo politico, ma che si impegnava su questi temi.

Le dobbiamo molto a questa grande donna e a chi da anni, come chi scrive, è cresciuto nelle battaglie antirazziste, mancherà per sempre.

 Ecco il download per Dossier Statistico Immigrazione 2020 valido ancora per pochi giorni

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