editoriali

Venti di guerra e narrazioni mistificanti

di Riccardo
Rifici

Soffiano sempre più venti di guerra e qualcuno ha ottime ragioni per essere contento.

Fra questi ci sono certamente i fabbricanti di armi e chi li finanza (banche e altri) e qualcuno potrebbe dire che anche costoro sono utili perché fanno girare l’economia e producono ricchezza! Anzi, sotto, sotto, questa è la motivazione principale per tutto ciò che si muove in Europa e nel mondo per incrementare le spese militari.

Il tema della produzione di ricchezza, con altri concetti mistificanti, fa parte delle narrazioni tossiche che le classi dominati ci propinano ogni giorno.

Una delle cose che ritenemmo necessaria come Transform, quando, con la parola d’ordine “Rosso Verde”, ci impegnammo in un dibattito e in un lavoro di ricerca, fu proprio quello di cercare di demistificare le narrazioni tossiche, cercando nel contempo di far comprendere che l’impegno per la tutela ambientale non può fare a meno della lotta contro il capitalismo.

Anche se è abbastanza evidente a tutti che questo modello socio-economico ha molte responsabilità nel saccheggio della natura, non sempre vengono colte le menzogne con cui vengono salvati i “capitalisti buoni”, (quelli che magari fanno riferimento alla sostenibilità, ma che nel contempo investono nelle fabbriche d’armi, e rapinano risorse naturali), o quelli che senza essere in prima persona fabbricanti di armi e magari appartenenti a forze politiche “progressiste” approvano piani finanziari per aumentare la spesa militare (perché in fin dei conti bisogna pur difendersi, e comunque così si aumenta il PIL!) .

Bisogna, quindi, prestare più attenzione ai messaggi che ci arrivano, cercando di fare un po’ di luce su alcuni concetti e su alcuni termini. Ad esempio i nostri governati (non solo quelli di destra), spesso, quando si riferiscono a padroni, gli assegnano il ruolo di “produttori di ricchezza”.

Tra questi messaggi c’è il concetto di “valore” che in alcuni casi muta con quello di “ricchezza”. Legati a questi temini ci sono altri concetti da chiarire: chi crea valore, e chi lo estrae? Che cosa determina il valore di un bene? In proposito, qualcuno dice che il valore di un bene è determinato/definito dal suo prezzo; ma allora questi prezzi chi li definisce realmente e come? Forse “i mercati”? forse le “borse”?

Forse basterebbe rileggersi qualche pagina del vecchio Marx per avere chiari questi concetti.

In realtà il capitale (tanto meno se finanziario) non crea valore, ma semplicemente lo estrae dal lavoro o dalla natura (sempre per mezzo del lavoro). E qui, per farla breve, che risiede l’imprescindibile legame tra lotta per la tutela ambientale e la lotta di classe!

Ma andrebbe anche contrastata l’idea che il valore di un bene si definito dal prezzo!

In proposito basterebbe analizzare alcuni casi. Ad esempio, per quel riguarda l’Italia è stato calcolato che ai produttori agricoli arrivi solo il 10% dei ricavi della vendita dei loro prodotti: la maggior parte dei ricavi va alla grande distribuzione, il resto alla logistica e ad altri settori. Mentre per quanto riguarda prodotti agricoli provenienti da altri paesi, ad esempio delle banane provenienti dal sud America, è stato calcolato che solo il 3% dei guadagni finisca nelle mani dei produttori. Quindi viene da pensare che il prezzo di un prodotto sia definito soprattutto non dal valore intrinseco dello stesso ma da altri fattori, quasi sempre speculativi e non sempre determinati dalla disponibilità del bene stesso o dal bisogno di acquistarlo.

Lo stesso esempio si potrebbe fare per altri prodotti, ad esempio per i medicinali, o per l’energia, o per l’acqua.  Per quanto riguarda i medicinali, la scusa adottata dalle case farmaceutiche per imporre alcuni prezzi, è il costo della ricerca, trascurando che la parte più consistente di questi costi è sovvenzionata da finanziamenti pubblici.

Comunque si può certamente affermare che il prezzo di questi prodotti è principalmente determinato dalle speculazioni che accompagnano la storia produttiva dei prodotti.

In proposito vale anche la pena di ricordare che molti dei prezzi di questi beni (soprattutto dei beni primari), non rispecchiano quasi mai il valore reale di quel bene (né il valore estratto, né il valore intrinseco), quasi sempre ne sono molto al di sotto, sia perché legati a situazioni di indicibile sfruttamento del lavoro, sia perché non comprensivi di quelle cose chiamate “esternalità ambientali” (cioè quei costi che non rientrano nel prezzo, ma che le comunità locali e i governi dovranno sopportare per riparare i danni  (alla salute umana e ambientale) provocati dai modi con cui i “dominanti” estraggono il valore dal lavoro e dalla natura.

Che succede quando per vari motivi diventa più difficile estrarre questo valore? Magari perché qualcuno vuole estrarlo per conto proprio, o magari semplicemente perché qualcuno non vuole rispettare delle regole (ambientali, sociali…)?

Semplice, le regole si possono fare saltare! E poi c’è sempre la guerra, sia per far saltare tutte le regole, sia per garantirsi la possibilità di accaparrare le risorse naturali e gestirsi in proprio l’estrazione del valore!

Sembra proprio che siamo entrati in questa fase storica. Anche l’Unione europea, con la scusa della necessità di difenderci, cancella regole ambientali, finanzia la spesa militare e si prepara alla guerra. La realtà è che le oligarchie politico-economiche europee vogliono semplicemente cercare di riconquistare un ruolo di rilievo nelle strategie (imperialiste) negli equilibri geopolitici.

Quindi che fare nella situazione attuale?

Mobilitarsi per contrastare i venti di guerra, e cercare di unire le lotte, quelle per la difesa dell’ambiente, quelle per la difesa del lavoro, e quelle contro tutte le forme di sopraffazione.

Il tutto cercando di riappropriarsi degli strumenti di analisi, anche per poter fare la necessaria controinformazione.

Riccardo Rifici

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