Dopo l’elezione del nuovo Parlamento dell’UE, si dispiegano le procedure per l’elezione dei vertici delle istituzioni Europee -presidenza della commissione, presidenza del parlamento, presidenza delle commissioni- la presentazione dell’atteso rapporto di Mario Draghi sulla competitività1 nel frattempo viene rinviato a settembre2.
Il report potrà avere un impatto importante, si presume, sulle scelte politiche strategiche dell’Unione, in proposito 30 organizzazioni a suo tempo hanno espresso la propria preoccupazione3 per l’assoluta mancanza di trasparenza sul processo di elaborazione di un documento e la possibilità che sia del tutti sbilanciato a favore del big business4 a scapito delle politiche sociali; del resto la medesima preoccupazione nasce dalla lettura del programma politico e del discorso con cui Ursula Von Den Leyen si è ricandidata alla carica di presidente della commissione5, focalizzato sulla necessità di recuperare lo straordinario ritardo dell’UE nei confronti di Cina e Stati Uniti nel processo di innovazione, sorretto da giganteschi investimenti, richiesto dalla duplice transizione climatico-energetica e tecnologico-digitale.
La posizione da cui Mario Draghi prende avvio era stata espressa in un articolo sull’Economist6 sintetizzata ulteriormente nell’ultimo paragrafo.
“Le strategie che assicuravano la prosperità e la sicurezza dell’Europa in passato, affidandosi agli Stati Uniti per la sicurezza, alla Cina per le esportazioni e alla Russia per l’energia, sono diventate insufficienti, incerto o inaccettabile. In questo nuovo mondo, la paralisi è chiaramente insostenibile per i cittadini, mentre l’opzione radicale di uscire dall’UE ha dato risultati decisamente contrastanti. La costruzione di un’unione più stretta si rivelerà in ultima analisi l’unico modo per garantire la sicurezza e la prosperità che i cittadini europei desiderano.”
La coalizione politica che ha eletto Ursula von Der Leyen esprime il massimo di contraddizioni rispetto alla strategia con cui affrontare le crisi e transizioni in atto, in particolare la transizione climatico-energetica, su c c’è il massimo disaccordo tra popolari, socialisti e verdi. Al di là di un elenco di obiettivi, sintetizzati nelle sei pagine del discorso rispetto alle 30 del programma, l’obiettivo di rendere il sistema economico e sociale, finanziario e produttivo competitivo a livello globale nella doppia transizione, richiede una straordinaria mobilitazione di risorse, una centralizzazione ed un coordinamento delle strategie che non sono alle viste, nonostante il riferimento alla messa in campo di nuovi dispositivi di governo e di finanziamento. Il confronto tra le risorse messe in campo dopo la pandemia da Stati Uniti e Unione Europea può rendere l’idea della distanza esistente tra gli obiettivi ed i mezzi mobilitati per raggiungerli.
Si indica il doppio obiettivo della transizione climatica e dell’industrializzazione nel cosiddetto Clean Industrial Deal da realizzare nei primi 100 giorni.
Vengono altresì proposti due nuovi strumenti la European Savings and Investments Union7 e l’ European Competitiveness Fund8.
Nella transizione climatica il ruolo del settore agricolo, di tutto il ciclo agro-alimentare è cruciale, nel merito si rimanda all’avvio dello Strategic Dialogue on the Future of Agriculture in Europe.
Rituali appaiono nel programma e nel discorso i riferimenti alla dimensione sociale, alla riduzione delle diseguaglianze.
La dimensione reale delle trasformazioni in atto, che investono e investiranno in modo profondo e pervasivo, a livello regionale e globale, non è assolutamente presa in esame, è nascosta e sfumata dietro i buoni propositi. La transizione in cui sono coinvolte tutte le formazioni sociali regionali ed in relazione tra loro quella globale, non risparmia alcun aspetto degli assetti attuali, come abbiamo già evidenziato costituisce un processo di rottura della configurazione attuale dei rapporti sociali di produzione, che si trovano in uno stato di assoluta precarietà. Gli assetti istituzionali, i loro fondamenti costituzionali -formali e materiali- appaiono ovunque inadeguati e sono soggetti ad aggiustamenti progressivi nelle strategie e nelle politiche dei governi, che nascondono una precarietà più profonda delle architetture politiche e d istituzionali nel loro complesso.
L’inadeguatezza della strategia proposta -se di strategia si può parlare, trattandosi piuttosto di una mediazione discorsiva tra linee politiche contrastanti su nodi fondamentali- risalta sul tema dell’emigrazione, vale a dire un processo che è il portato inevitabile dello sviluppo diseguale tra le diverse parti del globo, della crisi radicale degli assetti sociali, economici e territoriali esistenti, di andamenti demografici divergenti, nel contesto della crisi climatica che esalta questa rottura degli equilibri esistenti. Le politiche di supporto allo sviluppo del continente africano, appaiono risibili nelle risorse messe in campo, a fronte delle necessità e dalla competizione messa in atto da Cina e Russia, sul piano economico e militare.
Il contesto globale a cui è necessario è quello in cui la rottura progressiva degli assetti della ormai defunta globalizzazione neo liberista, con i suoi assetti nella divisione internazionale del lavoro, dove architrave della logica competitiva che regola i rapporti internazionali, l’evolversi dei rapporti di forza nei diversi settori, è la tendenza alla guerra, la militarizzazione della competizione. L’ Unione europea è in questo contesto vaso di coccio, tra vasi ferro, terreno di uno scontro diretto ed esplicito che spinge verso una militarizzazione crescente di tutti i rapporti. Questa condizione costituisce un vincolo sempre più stringente per le scelte strategiche dell’Unione e dei singoli governi, un vincolo che opera nel presente e nell’immediato futuro su scelte strategiche che dovrebbero proiettarsi sui decenni a venire.
Il conflitto russo-ucraino è l’espressione di una tendenza generale che alimenta e ne viene alimentata, è il prodotto locale del convergere delle strategie del blocco atlantico -nel quale le istituzioni politiche europee non sono state in grado di conquistarsi una autonomia reale rispetto all’allargarsi del dispositivo militare della NATO- con le trasformazioni economiche, sociali e politiche della federazione Russa, dopo il crollo dell’Unione Sovietica; ormai questa è storia, le cui conseguenze ed evoluzione non si iscrivono semplicemente nel contesto europeo, ma -è bene ribadirlo- nella militarizzazione progressiva e crescente di tutti i contesti della formazione sociale globale.
I propositi della Presidenza della Commissione europea appaiono quindi straordinariamente inadeguati, sostanzialmente inconsistenti, privi di qualsiasi strumento efficace nel governare il naviglio europeo nella tempesta globale. Il finale della dichiarazione9 con il suo riferimento alla resistenza nei confronti dei tank sovietici, rende, senza alcun rifermento alla sconfitta del nazi-fascismo rende l’idea dell’orizzonte di questa presidenza.
Nell’assetto istituzionale dell’Unione il convitato di pietra e poi la BCE, la sua politica monetaria, assieme al nuovo patto di stabilità10, che sia pure con le sue innovazioni -che prevedono la definizione di strategie proiettate su cinque o sette anni- si conferma come un dispositivo di riduzione delle risorse che dovrebbero ampliarsi per sostenere le radicali trasformazioni necessarie per affrontare crisi e transizioni atto; un dispositivo chiamato ad operare in una fase in cui i tradizionali assetti economici sono saltati, laddove la Germania un tempo il motore dell’economia continentale deve attraversare una difficile fase di ristrutturazione interna delle sue filiere produttive e delle sue infrastrutture, alla ricerca di una nuova collocazione nel mutevole contesto globale.
Per concludere non è alle viste un dispositivo politico, economico ed istituzionale in grado di produrre una direzione strategica all’Unione Europea; il programma della presidenza della commissione appare una caricatura di una tale strategia, non sorretto comunque da una alleanza politica coerente nei suoi propositi fondamentali.
Il previsto rapporto di Mario Draghi che si annuncia come un progetto di radicale revisione degli assetti economici ed istituzionali, in grado di proporre una strategia per la transizione, una ricollocazione dell’UE contesto globale, attraverso la ridefinizione degli assetti istituzionali necessari a realizzarla, se tale sarà, potrebbe essere destinato a mettere in gioco i fragili equilibri delle istituzioni europee, rendendo impossibile la semplice ripetizione degli andamenti e degli aggiustamenti del passato. Tale sarà se sarà espressione di, se produrrà una nuova coalizione all’interno classi dirigenti dei paesi europei, di una nuova strategia di trasformazione del capitale europeo in quanto tale. Come sempre quale ruolo giocherà il conflitto sociale, la sua organizzazione sociale e politica si colloca in un orizzonte imperscrutabile, che tocca comunque esplorare.
Roberto Rosso
- https://www.eunews.it/en/2024/04/16/draghis-report-holds-the-key-to-europes-future-competitiveness-radical-change-needed/.[↩]
- https://www.politico.eu/article/mario-draghi-europe-eu-union-italy-politics-report-central-bank-china-commission-france/ https://www.eunews.it/en/2024/07/09/von-der-leyen-draghi-report-still-being-drafted/.[↩]
- https://corporateeurope.org/en/2024/05/open-letter-mario-draghi-and-ursula-von-der-leyen-mario-draghis-competitiveness-report https://www.euronews.com/my-europe/2024/05/14/draghis-report-lacks-transparency-and-risks-capture-by-big-business.[↩]
- https://www.businesseurope.eu/publications/eu-industry-has-high-expectations-upcoming-eu-competitivenessreport.[↩]
- https://commission.europa.eu/system/files/2020-04/political-guidelines-next-commission_en_0.pdf https://ec.europa.eu/commission/presscorner/api/files/document/print/en/statement_24_3871/STATEMENT_24_3871_EN.pdf.[↩]
- https://www.economist.com/by-invitation/2023/09/06/mario-draghi-on-the-path-to-fiscal-union-in-the-euro-zone?utm_medium=cpc.adword.pd&utm_source=google&ppccampaignID=18151738051&ppcadID=&utm_campaign=a.22brand_pmax&utm_content=conversion.direct-response.anonymous&gad_source=1&gclid=CjwKCAjwzIK1BhAuEiwAHQmU3mih-hAbhqic_lbPu0hxXbinVQnlxxf77jQzVa3NibgNmgrUv3ikyRoCl20QAvD_BwE&gclsrc=aw.ds.[↩]
- Every year EUR 300 billion of European families’ savings go from Europe to foreign markets, because our capital market is too fragmented. And then this money is often used to buy innovative European companies from abroad. This has to change. We need to leverage this enormous wealth to create growth here in Europe. This is why we will propose a European Savings and Investments Union. European start-ups should not need to look at the US or Asia to finance their expansion. They must find what they need to grow right here in Europe. We need a deep and liquid capital market[↩]
- It will be focused on common and cross-border European projects that will drive competitiveness and innovation – notably to support the Clean Industrial Deal. It will ensure that we develop strategic tech and manufacture it here, in Europe[↩]
- And the post-war generation, who built peace on coal and steel. People who stood unarmed in the face of Soviet tanks, who put carnations into rifles, and tore down a wall with their bare hands. People who still risk their life today, for this dream called Europe.[↩]
- https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20240419IPR20583/patto-di-stabilita-i-deputati-approvano-le-nuove-regole-di-bilancio.[↩]